Dopo
le accuse e il commissariamento la giunta tira fuori le unghie e
accusa «Qui si lavora, il capoluogo frena i nostri progetti: Zaia
ha preso una cantonata»
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«La
sfiducia di Zaia è una cantonata che non ci spieghiamo, qui la
nuova giunta lavora sodo e bene e i risultati sono concreti, non
parole». Dopo tre giorni di fuoco incrociato, tra attacchi
interni e commissariamenti regionali, la giunta dell’ente Parco
Sile parte al contrattacco chiamando in causa tutti, dal
presidente della Regione al sindaco di Treviso Giovanni Manildo,
per finire con chi, nell’ombra, lavora per screditare l’operato
di chi ha dato «una svolta radicale all’attività di un ente
che forse si sta facendo molti nemici proprio perchè lavora
bene». È uno sfogo in piena regola, messo nero su bianco in un
comunicato puntuale che parte proprio dal provvedimento con cui
Zaia ha strappato il provvedimento con il quale l’Ente rinnovava
l’incarico al direttore seguito al sostituzione coatta di Bucci,
ovvero Diego Lonardoni. «Il nostro era stato un atto di indirizzo
a cui sono seguite carte ufficiali con cui chiedevano alla Regione
di ratificare» spiega la giunta, «perchè la Regione (che aveva
voluto proprio Lonardoni, ndr) l’abbia rifiutato, non l’abbiamo
capito. Zaia ha deciso di mandare un suo uomo di fiducia? Ben
venga. Si renderà conto di come si lavora, oggi, nel Parco».
Segue l’elenco delle iniziative e dei progetti messi in pratica:
dall’ampliamento forzato del bacino dei comuni che ricadono
nella tutela del parco, «triplicato per tutelare l’ambiente
alla faccia di chi dice che non ci pensiamo», al piano del Caper
Resort di Quinto «che adesso è stato affidato e prenderà
finalmente il via», fino alla Greenway del Sile, «progetto per
il quale abbiamo appena affidato la fase esecutiva». Carrozzone?
«Macchè», replica il presidente Nicola Torresan, «i dipendenti
sono 7, meno di tutti gli altri parchi, il bilancio dei
finanziamenti è calato di 200 mila euro in 6 anni e quest’anno
abbiamo speso 118 euro per rappresentanza». Eppure veleni erano
partiti anche dall’interno dell’Ente, dove il consigliere
Romeo Scarpa, espressione del comune di Treviso, aveva usato
parole pesanti. «L’accusa di Scarpa non l’abbiamo capita»
dice la giunta e ancor meno l’atteggiamento del comune di cui è
espressione. «Il piano della Greenway rallenta? Domandate al
Comune di Treviso perchè è l’unica amministrazione che ancora
non ha firmato le carte per portare avanti le questioni
burocratiche?», dice il presidente. E Manildo? «Qui l’abbiamo
invitato tre volte, mai venuto». E tre volte l’Ente parco ha
cercato di colloquiare anche con Zaia per illustrarli piani,
progetti, attività, ma tre volte è stato rimandato al mittente.
«Il presidente venga pure di persona qui per vedere come stiamo
operando», dice anche l’assessore Ruggero Sartorato, «non
abbiamo alcun timore. Il suo funzionario se ne renderà conto
subito, qui non c’è nessuna paura». In via Tandura, dove ha
sede il Parco, si parla di attacco mirato, polemiche ricamate ad
arte da chi, nel parco, ha perso il suo treno personale. Questioni
politiche condite ad arte anche per stimolare un intervento del
presidente della Regione «che non è giustificato, e Zaia se ne
renderà conto». «Vogliono colpire la giunta del parco?» dice
il presidente Torresan, «allora sono il primo che vuole essere
giudicato. Non tollero attacchi infondati che vanno a colpire chi
lavora con serietà» conclude. Federico de Wolanski
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giovedì 7 novembre 2013
Parco Sile al contrattacco «Mare di fango sull’Ente» (tribuna oggi)
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