"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

venerdì 26 maggio 2023

MALEDETTI AMBIENTALISTI: SIAMO NOI I COLPEVOLI!! L’ESEMPIO DELLA PIAVE E DELLE GRAVE DI CIANO

 

Uno degli sport preferiti in questo periodo di siccità ed alluvioni è il tiro al piccione “ambientalista”, colpevole della situazione attuale (di reale emergenza) a causa del dissenso, che spesso le associazioni ambientaliste hanno nei confronti delle grandi opere tipo, per esempio, il bacino di laminazione sulle grave di Ciano del Montello.

Trovato il capro espiatorio da dare in pasto ai social ed ai media, resta però inspiegabile come un manipolo di volontari, senza risorse economiche, riescano a contrastare interessi potenti e tengano in scacco per lustri la Politica, che aspira aspira solo a fare il bene della comunità senza interessi di parte.

Confesso che, senza aver avuto mai una carica istituzionale in ruoli decisivi, sono orgoglioso e stupito dei miei/nostri superpoteri: così stupito che non me ne sono mai accorto, come il famoso ministro-sindaco che aveva un attico senza saperlo.

 Noi, ambientalisti estremi, a volte definiti eco-terroristi, siamo colpevoli dei seguenti “reati”:

  •         abbiamo consentito ai nostri amici cavatori di scavare in alveo ghiaia pulita; anzi affidiamo spesso al loro consorzio appalti per la “riqualificazione fluviale”, dato che loro sono i migliori a fare gli interessi comuni e loro non mancano di ringraziarci, però segretamente…Oltre tutto evitiamo di dare loro lavori poco remunerativi come la pulizia delle briglie nel bellunese, perché lì la ghiaia non è bella pulita come quando scavi in acqua…

  •       abbiamo consentito l’occupazione degli alvei per la piantumazione di vitigni (anche noi beviamo) e per nuove costruzioni, tanto possiamo non rispettare i vari Piani di Rischio Idraulico, visto che una bella deroga si trova sempre;
  •         siamo sempre stati disponibili a far prelevare quasi tutta l’acqua dal fiume per agricoltura, industrie e pozzi abusivi, che sono l’àncora di salvezza di ogni nostro socio in caso di siccità. La tutela degli ecosistemi, della flora e della fauna sono cose da “intellettuali” che lasciamo a chi amministra i parchi regionali.
  •        siamo per eliminare qualsiasi vegetazione dagli alvei: quando mai si è visto un corso d’acqua con alberi, che sono ormai diventati dei totem sacri? Meglio pulire tutto e bruciare; forse un’opzione è il diserbo totale…

 E’ dura da ammettere, ma noi ambientalisti, siamo effettivamente senza attenuanti perché:

  •        abbiamo reso il fiume un torrente ad andamento rettilineo incidendo l’alveo ed aumentando la velocità dell’acqua con conseguente instabilità delle rive;
  •          abbiamo fatto occupare naturali aree di espansione con costruzioni e vitigni;
  •       abbiamo favorito l’uso massimale dell’acqua per gli interessi dell’economia, lasciando qualche rivolo ai pesci
  •          riteniamo che la vegetazione non possa convivere con un corso d’acqua perché la sicurezza dei ponti prima di tutto e quindi è opportuno fare “tabula rasa” in alveo e fuori alveo; pazienza, se poi, a volte l’alveo è di 4-5 chilometri di larghezza. Ovviamente le viti non contano come “vegetazione” perché sono “elementi produttivi”..

 E ora? Invece di ringraziarci per aver permesso questo uso profittevole del bene Piave, veniamo accusati perché non ci piace la cassa di espansione sulle Grave di Ciano?

 Il nostro reale dubbio, che mai abbiamo finora rivelato alla stampa, è che la cassa di espansione di Ciano del Montello possa NON essere sufficiente tra 10 anni, come non sarà sufficiente nel 2035 a Venezia  il livello di protezione dalle alte maree del Mose.

Invece di usare 555 ettari di suolo sostanzialmente naturale per fare 14km di muri in c.a. di altezza fino ad 8 metri, proponiamo di usare una cifra tonda, diciamo 1000 ettari per fare 30km di muri di altezza fino a 15m: quando si parla di vite umane è meglio non lesinare sui numeri e sui soldi.

Magari serviranno 100 milioni di euro invece di 55 milioni, ma in fondo è tutto “aumento di PIL”, che non può che essere positivo per l’economia del Veneto.

 

foto 1: in rosso la proposta della Regione per le casse di espansione, in giallo la proposta prudenziale degli ambientalisti che contestano

 

Questo nostro ragionamento sembra paradossale e provocatorio, mentre invece è la logica prosecuzione della modalità in cui per decenni è stata gestita la questione Piave, tenendo nei cassetti regionali un Piano di Gestione, che sarebbe obbligatorio.

 La logica corrente, da sempre nel mondo idraulico ed ingegneristico, è quella di vedere il fiume Piave come un amico generoso quando si mantiene “calmo”, ma come un nemico pericoloso quando “si arrabbia”.

Nella realtà il fiume, da sempre, il suo carattere di corso d’acqua torrentizio meandriforme; “torrentizio” significa che le portate sono molto variabili passando da secca a grande piena, mentre “meandriforme” significa che il fiume trova la sua strada con percorsi sinuosi e lenti nei momenti tranquilli, mantenendo una capacità di espansione nei momenti di piena.

 Poi siamo venuti noi, che abbiamo nel tempo costruito zone residenziali a quote molto basse, come per esempio a Ponte di Piave ed usato gli alvei, etc.. etc..

 La scelta fondamentale di metodo è tra due filosofie contrapposte:

·        mantenere i comportamenti e le azioni che noi ambientalisti abbiamo favorito e reagire con opere idrauliche di contenimento (dighe, bacini di laminazioni, etc..): una sorta di braccio di ferro tra noi, formichine intelligenti, e la Natura matrigna.

·        trovare il modo di minimizzare le opere artificiali ed invece assecondare il nostro bizzoso amico Piave: una sorta di accordo tra soggetti capricciosi; ognuno vuole prevalere sull’altro, ma un accordo chiaro sarebbe fruttuoso per ambo le parti. Questa idea utopica prevede che venga ridato SPAZIO AL FIUME e quindi ovviamente l’invasore umano deve retrocedere e le opere di mitigazione devono essere più lievi e diffuse.

 

Noi non crediamo che questo sia possibile perché è più profittevole fare una grande opera, anche insufficiente a medio termine, piuttosto che chinare il capo e cambiare strategia:

ü  dovremmo dire ai cavatori di non scavare più in alveo

ü  dovremmo ripulire le briglie dell’alto bellunese

ü  dovremmo dire agli agricoltori di piantare le viti, ma sapendo che possono essere spazzate via dalla piena

ü  dovremmo togliere case e opifici in area di rischio con grandi investimenti

ü  dovremmo gestire la vegetazione in modo equilibrato con i nostri servizi ambientali

 

Vedete anche voi che sembra il programma di chi ci ha governato fino ad oggi e questo rende evidente che queste proposte sono “scandalose e irricevibili” perché è meglio giocare alla guerra con la Natura e continuare a fare gli scempi di cui siamo accusati da tutti.

 Se è una “guerra”, si tratta di attendere e vedere chi vince, come si fa in una serie di Netflix. 

Bisogna armarsi (di casse di espansione) e continuare ad invadere il fiume come noi abbiamo sempre proposto, fiduciosi delle armate del progresso.

 Noi, anche se oggi sul banco degli accusati, ci riteniamo dalla parte giusta al fianco dell’assessore regionale per l'Ambiente, ing. Bottacin, della Regione Veneto e di tutti gli eminenti professori che hanno dichiarato, da sempre, guerra al fiume.

 Hasta la victoria. Forse.

 

                                                                                                      

giovedì 4 maggio 2023

ANCORA 4° LOTTO TANGENZIALE??

 

E’ particolarmente imbarazzante sentire che dopo tanti anni la Lega di Salvini farà ripartire “opere strategiche” che sono ferme da decenni… per colpa proprio dei leghisti!

Il 4° lotto della tangenziale di Treviso è il paradosso dei paradossi perché rappresenta un’opera fermata proprio dal centrodestra nel 2010 e che oggi diventa una “bandierina elettorale” per il 2023 per il solo fatto che Salvini è ministro delle Infrastrutture e vuole elargire una mancia ad un suo sindaco.

E’ stupefacente che ancora oggi si parli di quest’opera come “del completamento della tangenziale di Treviso” quando tutti dovrebbero sapere e capire che una tangenziale è completa attorno ad una città se consente una percorrenza di grossi volumi di traffico attorno a tutta la città, cosa che è impossibile a Treviso.

Si vogliono fare 3,3km di strada a quattro (o forse a due corsie) per collegare due supermercati: il Cadoro di Paese con l’iperLANDO sulla Feltrina spendendo quasi 80 milioni di euro



E’ possibile che nel 2023, quando tutti parlano di “transizione ecologica”, si pensi ancora di spendere una simile somma per fare una strada sostanzialmente inutile, visto che gli studi fatti parlano di una riduzione del 16% del traffico sul PUT, ma prima che in zona aeroporto si creassero nuovi centri commerciali.

Con quale faccia si può parlare di “riduzione del consumo del suolo” quando si sprecheranno 17 ettari di suolo agricolo per fare ancora “monconi” di strade?

Possibile che i trevigiani possano credere o volere simile cose dai loro politici? Siamo ancora a questo livello???