"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

lunedì 18 giugno 2018

PARCHI: CAMBIO LE PAROLE PER TENERE TUTTO UGUALE

“Le aree naturali protette e più in generale la Rete ecologica regionale … rappresentano un importante laboratorio per la conservazione e l'implementazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici attraverso lo sviluppo di attività sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale”. Così recitava il PdL della Giunta Regionale del maggio 2016, una dichiarazione di intenti che per diventare scelta politica ha bisogno di coerenza attuativa. Di questa coerenza non c’è traccia nel PdL che sarà approvato la prossima settimana in Consiglio Regionale.

Sempre nel 2016 la Giunta affermava “A più di 30 anni dall'emanazione della legge quadro regionale in materia di parchi naturali e aree protette (Legge 394/91) ed in considerazione della nuova legislazione nel frattempo intervenuta (a livello europeo), si rende necessario procedere ad una revisione e aggiornamento della stessa”.

Al contrario ci troviamo di fronte a un testo striminzito che lascia in vigore la Legge Regionale 40/1980 senza nemmeno provvedere ad adeguarla alla Legge Quadro Nazionale, che pur è in revisione.
Si punta solo a superare il commissariamento dei parchi (che a Treviso sopravvive von volontari pensionati che si dilettano a fare i direttori..) tramite l’accentramento dei poteri in mano alla Giunta e al Presidente Zaia. Ottimo esempio di federalismo alla rovescia! Altro che dar voce ai territori!
Un esempio di incoerenza con princìpi sventolati e mai attuati come già successo con la Legge sul contenimento del consumo del suolo e con i vari Piani Casa: si dichiarano sommi principi, ma poi si riescono solo a normare la governance, mantenendo intatte tutte le deroghe...

Non a caso l’art. 1 di queto PdL dichiara “le nuove disposizioni per la gestione e il funzionamento dei parchi perseguono l'obiettivo della semplificazione, del miglioramento e dell'efficienza delle procedure programmatorie e gestionali”.
La Loro preoccupazione è di garantirsi la nomina di chi gestirà questi poteri, non di come strutture i parchi per la tutela e la conservazione della biodiversità.

Così questo progetto di legge appare come la presa d'atto di un fallimento gestionale di trent’anni, passando da una gestione farraginosa (ma attenta a non disturbare i grandi interessi) alla centralizzazione dei poteri nelle mani del vertice regionale “per non cambiare nulla”.

Un evidente disegno di accentramento dei poteri decisionali, che sarebbe stato più onesto semplificare ulteriormente, dando tutti i poteri ad un solo nominato dal Presidente Zaia. Almeno ci sarebbe stato del coraggio... Ma nemmeno questo hanno!

Gli organi fondamentali proposti da questa Legge cambiano nome ma nella sostanza resta:
  • la Comunità del Parco (i vecchi Consigli) dove ci sono solo Sindaci e nominati dalla Regione senza rappresentanze esterne (per ora); mancano anche le Province;
  • il Consiglio Direttivo (la vecchia Giunta) di 5 membri di cui tre nominati dalla Regione (e ci pare che 3 su 5 dia la maggioranza o no?..)
  • il Presidente del Parco sempre nominato dal Presidente Regionale tra i membri della Comunità
Gli Organi consultivi restano a partecipazione libera per tutti (tanto non contano nulla):
  • la Consulta del Parco che dà pareri consultivi; in 25 anni è stata riunita solo due volte fino ad oggi nel Parco del Sile...
  • il Comitato Tecnico Scientifico che dà parimenti pareri consultivi e non ha mai brillato per particolari competenze
In questo “delirio accentratorio” il PdL si dimentica persino delle Province, che in quanto Enti Locali non ancora aboliti, devono avere voce in capitolo.

Restano esclusi anche i rappresentanti degli agricoltori, che certamente hanno un impatto non trascurabile sulla realtà di un parco per cui è opportuno che partecipino alla Comunità del Parco.

Ma soprattutto “dimenticano”, in modo non casuale, le associazioni di tutela ambientale, che vengono marginalizzate all'interno della Consulta, violando di fatto un principio di garanzia e tutela che viene loro attribuito a livello staturio proprio dall'articolo 9 della Costituzione.
Le associazioni che rappresentiamo non rivendicano “careghe”, ma pretendono di poter svolgere un ruolo propositivo e di controllo in un ambito che chiaramente coerente con le finalità istitutive di un parco.

La rivendicazione di un ruolo di diritto per le associazioni di tutela ambientale non deve diventare però il cavallo di Troia per far accedere agli Organi di Gestione di un Parco Naturale, associazioni che non hanno interessi di tipo collettivo chiaramente finalizzati ai primari principi che informano la conservazone e la tutela della Natura.

Le associazioni dei cacciatori non c'entrano nulla con un Parco!
 Le associazioni promuovo gli interessi del turismo nemmeno, come pure non c'entrano i Costruttori oppure i Proprietari Terrieri, che incredibilmente diventano un “soggetto politico” per il solo parco della Lessinia in omaggio al consigliere Valdegamberi. Come si eleggeranno per ettaro posseduto? per censo?

Crediamo che sia utile ricordare ai Consiglieri Regionali ed alla Regione Veneto  i PRINCIPI che danno origine alle norme sulle aree di pregio naturalistico:

UN PARCO NATURALE DEVE ESSERE GESTITO DALLE COMUNITÀ LOCALI (SINDACI E PROVINCE E DA CHI HA INTERESSE COLLETTIVO SPECIFICO NELLA TUTELA. 

Coloro che hanno altri interessi devono compredere di essere "cedevoli" nei confrnti dell'interesse primario e possono far valere i loro diritti in modo democratico rivolgendosi ai Sindaci ed agli altri rappresentanti, ma non possono/devono dettare regole in ambiti dove è palese il loro macroscopico conflitto di interessi.

Ogni altra impostazione crea confusione e tende a far rientrare dalla finestra, una gestione che si fa uscire dalla porta.

IL PROGETTO DI LEGGE CHE VERRÀ APPROVATO È DI SCARSO LIVELLO E NON RISPONDE AL PRIMO REQUISITO CHE SAREBBE QUELLO DI ADEGUARE LA LR 40/80 ALLE LEGGI NAZIONALI ED EUROPEE. Anche sulla famosa “governance” la montagna ha partorito un topolino: si vuole centralizzare la gestione a livello di Giunta Regionale, ma non si è in grado di farlo né in modo autoritario come vorrebbero, né in modo logico come sarebbe per lo meno auspicabile. La burocrazia non è un prodotto “naturale”: nasce dalla confusione mentale di chi propone ed approva progetti di legge come questo.

martedì 12 giugno 2018

PICCOLI BUCHI NERI


Riteniamo per statuto che la tutela dei beni comuni sia un elemento prioritario della “ricostruzione” della nostra società perchè, oltre al rischio di perdere un patrimonio storico ed architettonico, si lascia il degrado ed il brutto, che porta solo altro degrado.

Le Case Stefani nel Parco della Storga sono un piccolo grande esempio di un enorme patrimonio che viene “non gestito” per presunta carenza di fondi, quando invece i fondi si trovano sempre per progetti meno “produttivi”.
Si tratta di capire cosa intendiamo per “produttività” che, per noi ha un significato non esclusivamente economico, ma di riaggregazione sociale, favorendo le competenze dei cittadini e un apporto gratuito, che non può essere sostitutivo, ma è fondamentale per differenziarci dal ruolo di “clienti” in cui veniamo sempre più relegati.

Proprio oggi leggevo un intervento di una persona intelligente e di sinistra (non sono sarcastico) che affermava di non voler essere “complice” di questo modo di fare perchè la Provincia (o in altri ambiti chi per esso), si deve prendere le proprie responsabilità!...”
Affermava inoltre che era “troppo comodo demandare ai cittadini di buona volontà perchè questa (pessima?) tendenza si sta verificando anche in altri campi, come per esempio per i ragazzini messi a fare le guide turistiche ne palazzi con Alternanza Scuola-Lavoro”.
E' vero ci sono stati pessimi esempi di uso di questo strumento da parte di associazioni (mi pare il FAI), ma non si può fare di tutta un'erba un fascio...
 
Noi non pretendiamo di sostituire lo Stato o gli Enti con i lavoro “gratuito”, ma chiediamo di dare la possibilità di creare lavoro ed iniziative aggregative.

Il parco della Storga è un problema complesso, ma neanche troppo, se si riuscisse ad uscire dall'individualismo e dalla moda per cui “è buona solo la mia idea, ma non la tua...”, cosa che ha bloccato finora le iniziative perchè la politica vive di immagine e se Italia Nostra e le associazioni hanno un'idea, la medesima non va bene per la Lega o per il PD (se esiste ancora...)
Nell'area del parco ci sono molti problemi (dalle zecche alla manutenzione), ma ci sono anche opportunità ed  esperienze buone come il recupero della sede del Gruppo Grotte o l'esperienza degli Orti Urbani. 
Perchè non si riesce a fare un passo in avanti ed a strutturare un'idea “europea” per dare un senso ecologico al nostro agire?
Non posso pensare che sia solo perchè qualcuno pensa di perdere un piccolo privilegio oppure perchè qualcun altro non fa bella figura...

Nell'area degli Orti urbani ci sono molti fabbricati dismessi e mal utilizzati che potrebbero essere oggetto di riordino e riutilizzo creando spazi per un turismo "basiko", che non cerca Gardaland, ma una reatà naturale vera.
Perchè su questo non possiamo trovare un accordo e mettere in campo progetti e competenze?

Perchè dobbiamo lasciare che le Case Stefani vadano in rovina coperte dai rovi?
Quale privato lascerebbe la casa dei suoi nonni andare in malora senza fare nulla? Ecco, credo che bisogna invocare lo “spirito dei nonni dei nostri politici”, quando ci dicono che non ci sono soldi....
Ma chi ha chiesto soldi? Chiediamo solo di poter avere un minimo di appoggio istituzionale per creare una struttura di lavoro; il nostro sarà volontario e gratuito perchè siamo un'associazione, ma siamo consci di non poter procedere senza creare “vero lavoro”, non sfruttato e compatibile con il contesto.

Discutiamo se fare un'area camper, se far entrare solo i nudisti o quelli coi cani grossi oppure se non far entrare nessun, ma cerchiamo di parlare di cose da fare e non di … fumo.
Sentire che si parla di CHIUDERE I POCHI SPAZI SOCIALI CREATI non porterà nulla di buono al nuovo Sindaco, che, forse pagherà qualche marchetta ai suoi elettori di Forza Uova, ma non troverà supporto nella città.

Quanti altri piccoli BUCHI NERI ci sono a Treviso?

C'è solo l'imbarazzo della scelta, escludendo i grandi buchi neri tipo Bastione del Castello, ex Consorzio Agrario etc..:
  • polveriera di Santa Bona
  • stazioncina di Santi Quaranta
  • ex Ufficio Iva in via Castellana
  • sedi dei consigli di quartiere

Perchè non si attivano tutti questi mini progetti, dove persone reali sono a disposizione per fare qualcosa?

Non voglio pensare che sia solo perchè l'abbiamo detto noi... sarebbe triste.

martedì 5 giugno 2018

PARCHI VENETI: TUTTO CAMBIA PERCHE' NULLA CAMBI

Al Presidente della 2° Comm. Regionale
Alla Giunta Regionale
Ai Consiglieri Regionali
e,p.c. Alla Presidenza di ITALIA NOSTRA
e,p.c. Ai Soci di ITALIA NOSTRA
e,p.c. Alla stampa locale
 
Oggetto: OSSERVAZIONI su PdL143 e 217 “Norme per la riorganizzazione e LA razionalizzazione dei parchi regionali
Il sottoscritto Romeo Scarpa, presidente della sezione di Treviso e delegato dal Consiglio Regionale del Veneto di ITALIA NOSTRA, impossibilitato a presenziare personalmente alle audizioni del 31-5-2018, invia le osservazioni sotto riportate ai Progetti di Legge in oggetto con preghiera di distribuzione a tutti i membri della Commissione ed ai Consiglieri Regionali, in vista della discussione in aula.
  1. Governance
Lo stato attuale delle governance dei Parchi Regionali Veneti è certamente indifendibile come struttura, perchè derivante da un'impostazione farraginosa e fin troppo partecipativa, quasi ipertrofica, in evidente contrasto con le piante organiche di alcuni parchi (escluso il Parco Colli Euganei per motivi noti a tutti...).
Per esempio il Parco Regionale del fiume Sile, di cui ho fatto parte nell'ultimo quinquennio come consigliere per il Comune di Trevivso, aveva 40 consiglieri (tre per ogni Comune, cinque per la Provincia di Treviso e uno rispettivamente per le Province di Padova e Venezia), mentre la pianta organica è stata mediamente di 7 persone (ora 9) con alcuni dipendenti con patologia invalidanti; in questo momento il Direttore f.f. (che sarebbe in quiescenza, con abnegazione fuori dall'ordinario, presta servizio (gratuitamente, credo e spero) per la causa!!).
Normalmente nei Consigli degli Enti Parco sono stati nominati coloro che non venivano eletti in Consiglio Comunale (i cosidetti “trombati”) e la loro partecipazione (per tutti i partiti con rare eccezioni) è sempre stato un puro atto di presenzialismo per miseri gettoni di presenza, più che un incarico svolto con convinzione. Coloro che avevano un mimino di interesse per l'ambiente e buona volontà si sono spesso dimessi dopo poco tempo a seguito di “baruffe chiozzotte”, che poco avevano a che fare con la finalità prioritaria di un Parco, che RICORDIAMOLO è “tutelare l'ambiente e la sua biodiversità”.
Nel migliore dei casi ci si è occupati solo di promozione turistica, quando non si è utilizzato proprio l'Ente Parco per consentire costruzioni ed interventi (con i vari Piani Casa) difficilmente realizzabili anche fuori ambito tutelato.
Il Consiglio e soprattutto le Giunte Esecutive degli Enti Parco sono stat usate per scopi ben poco nobili e credo che nessuno possa difendere questo trentennio di gestione, che però ha nomi e cognomi ben precisi; l'interesse si è focalizzato soprattutto su:
  • gestione dei finanziamenti diretti regionali (finchè ci sono stati ed allora era ...”sagra”!) o finanziamenti europei per progetti, a volte anche interessanti, ma declinati, per lo più, per dispensare incarichi “a pioggia” o acquisire aree poi abbandonate; sono decine i progetti redatti e non realizzati nel solo Parco Sile, senza che mai nessuno ne abbiamo chiesto conto: soldi sprecati!
  • gestione di un potere “spicciolo” per favorire progetti edilizi di “amici degli amici” accettando di derogare anche l'inderogabile, senza il minimo interesse per l'ambiente e con un'interpretazione molto criticabile dei vari Piani Ambientali.
Se leggete l'articolo 2 della Legge Regione 8/91, istitutiva del Parco Sile, con un minimo di onestà intellettuale, dovete ammettere che gli unici punti di interesse sono stati per i commi g) e h):
Le finalità del Parco naturale regionale del fiume Sile sono le seguenti:
  1. la protezione del suolo e del sottosuolo, della flora, della fauna, dell'acqua;
  2. la protezione e la valorizzazione del bacino idrografico nella sua funzione di risorsa idropotabile;
  3. la tutela, il mantenimento, il restauro e la valorizzazione dell'ambiente naturale, storico,architettonico e paesaggistico considerato nella sua unitarietà, e il recupero delle partieventualmente alterate;
  1. la salvaguardia delle specifiche particolarità antropologiche, geomorfologiche, vegetazionalie zoologiche;
e) la fruizione a fini scientifici, culturali e didattici;
f) la promozione, anche mediante la predisposizione di adeguati sostegni tecnico-finanziari delle attività di manutenzione degli elementi naturali e storici costituenti il Parco, nonché delle attività economiche tradizionali, turistiche e di servizio compatibili con l'esigenza primaria della tutela dell'ambiente naturale e storico;
g) lo sviluppo socio-economico degli aggregati abitativi e delle attività esistenti entro il perimetro del Parco, compatibilmente con le esigenze di tutela, con particolare riferimento alle attività connesse all'agricoltura e piscicoltura, che concorrono a determinare il paesaggio agricolo e fluviale, creando migliori condizioni abitative e di vita per le collettività locali;
h) la promozione e la disciplina delle funzioni di servizio per il tempo libero e di organizzazione dei flussi turistici.

Quello che un “autorevole” esponente politico della maggioranza in Provincia di Treviso dichiara essere la caratteristica “agro-industriale” dei Parchi!
Se resta questa impostazione “utilitaristica” di un Bene Comune come un Parco regionale c'è ben poco da fare!
Questo progetto di legge appare come la presa d'atto di un FALLIMENTO GESTIONALE, dove si centralizza solo il controllo al vertice “per non cambiare nulla”1.


Oltrettutto all'interno della trentennale gestione degli enti parco hanno brillato competenze che, più che essere utili all'ambiente, erano pronte all'obbedienza verso i partiti politici di riferimento, Non occorre specificare chi e come, ma è sufficiente ricordare il caso del Parco dei Colli Euganei, che si ritrova una pianta organica “esuberante” di forestali per effeto di assunzioni clientelari del Presidente Galan, che pensiamo non sia sconosciuto alla maggioranza die Consiglieri Regionali.2
Per fare un altro esempio “clamoroso” (solo per noi, però...) basta pensare che il Parco Regionale del Sile è un'area SIC-ZPS (che frutta bei denari di finanziamento europeo), ma confina con un aeroporto da 20 milioni di passeggeri l'anno. Mai ho visto osservazioni ai vari Piani di Sviluppo di SAVE-AERTRE; anzi ho dovuto assistere ad “autorizzazioni in deroga” per allontanare avifauna e tagliare alberi proprio in zona SIC-ZPS proprio da parte di Direttori del Parco, molto pronti (proni?) nei confronti di interessi (anche vitali), ma non facenti capo alla loro funzione. Abbiamo spiegato che il compiuto di un Direttore del Parco è applicare il Piano Ambientale e non risolvere i problemi che possono risolvere altri con ben maggiore autorità, come per esemio i Prefetti!
Nemmeno ricordiamo, in passato, osservazioni ai mega progetti di darsene sul fiume Sile della (quasi) fallita Fondazione Cassamarca, quando era il tempo delle vacche grasse dei dividendi Unicredit. Oggi invece anche il “povero” Presidente De Poli galleggia in mezzo ai debiti e non viene più di tanto considerato.
Questo trentennale comportamento che, si può definire “di servizio3” è stato reso soprattutto verso chi deteneva il potere (morale, politico o solo dei denari), mentre il Cittadino comune è sempre stato vessato da norme arzigogolate, che mai nessuno si applicato a modificare (tipo il colore degli oscuri o la forma di una finesttra su case anni '70).
Siamo noi i primi a dire che in questo modo un Parco Regionale NON può funzionare, ma siamo anche a ricordare che non basta cambiare “sistema di governance” per migliorare.
Se si continuano a nominare persone che con i Parchi e con le aree naturali non dovrebbero avere nulla a cha fare, e potrei fare un lungo e dettagliato elenco, non ci sono speranze!
In ogni caso conveniamo con la Giunta ed il Consiglio Regionale, che non ha alcun senso perpetuare un sistema che in quasi 30 ha sostanzialmente peggiorato tutti gli indicatori biologici e naturali dell'area (fintamente) tutelata, creando al massimo delle piste ciclabili, dove oggi litigano pedoni e ciclisti.
I Parchi Regionali sono odiati dai cittadini normali, dagli agricoltori, dai pescatori (anche dai cacciatori che non dovrebbero c'entrare nulla con un parco..) perchè sono fonte di vessazioni e costi, spesso ingiustificati, che nessuno si è mai peritato di spiegare a chi risiede o ha attività in un parco regionale.
Cambiate pure la “governance” dei parchi, tanto peggio di come è stato, non si riuscirà a fare. Sappiate però che è un'occasione perse e che l'Europa, prima o poi, si accorgerà che la nostra tutela è solo formale.
Ci permettiamo di rilevare che si è passati da una “governance assembleare” ad una “governance della Giunta Regionale” a scapito della rappresentanza delle Comunità Locali e di associazioni come la nostra
Nel PdL il Presidente della GRV sceglie direttamente il Presidente del Parco (tra i componenti del Consiglio direttivo), di cui la GRV designa tre soggetti della Comunità del Parco (oltre ai sindaci nel territorio); nel Consiglio Direttivo, formato da 5 componenti più il Presidente del Parco, il Presidente della Giunta regionale sceglie direttamente 3 soggetti!!
Era molto più lineare fare una legge regionale che dicesse semplicemente:
La Giunta Regionale nomina il Presidente del Parco e tre persone del Consiglio Direttivo (5+1 persone); le Comunità Locali eleggono 3 persone, (che non contano nulla).”
Non sarebbe stato molto “costituzionale”, ma certamente molto più chiaro e lineare!
  1. Competenza e professionalità
Tema, a parole sempre molto importante, ma declinato in modo molto meno nobile nella pratica. Sarebbe utile fare una semplice ricognizione delle professionalità dei trent'anni di gestione dei parchi regionali veneti per vedere che quasi tutti i “mestieri” sono stati Presidenti, Assessori e Direttori dei Parchi, salvo che qualcuno con competenza specifica. Ricordo, per un breve periodo al Parco Sile, il dott. Lonardoni del Parco della Lessinia, che aveva una specifica compentenza; per il resto, meglio sorvolare4 .
Rileviamo che anche in questo Progetto di Legge, si vuole “facilitare” la nomina di persone con “adeguato” curriculum, che giuridicamente non significa nulla, ma lascia campo libero a qualsiasi interpretazione e quindi scelta.
  • Contestiamo quindi la scelta politica di non garantire alcuna specifica professionalità in materia di tutela e conservazione della natura per :
  • i 3 soggetti designati dalla Giunta all’interno della Comunità del Parco (l’art. 4 comma 1, della proposta legislativa recita infatti: “b) tre soggetti designati dalla Giunta regionale in possesso di adeguato curriculum ed esperienza in materia di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale-rurale nonché in materia gestionale – amministrativa.) quel “nonché” potrebbe essere letto come alternativo.
  • idem per i 2 componenti che la Comunità del Parco indica per il Consiglio Direttivo che, ai sensi del comma 5 lettera b) dell’art. 4 della proposta legislativa devono essere “in possesso di adeguato curriculum ed esperienza in materia gestionale–amministrativa o in materia di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale-rurale, ( questo “o” fa sì che per il consiglio direttivo del parco possa essere indicato un soggetto privo di esperienza in materia di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, com'è stato per anni fino ad ora, per esempio, nel Parco del Sile, che ben conosco.)
  • idem per il Presidente del Parco ( art. 6 della proposta legislativa); ma qui siamo a nomine politiche, che hanno visto professionalità le più disparate...
  • la competenza del Direttore (art.10 della proposta legislativa)dovrebbe essere meglio caratterizzata. Ad esempio, pur trattandosi di parchi di altra caratura, l’art. 2 della legge nazionale 394/1991, per accedere al concorso ed essere iscritti all'Albo dei direttori dei parchi nazionali richiede: a) diploma di laurea ai sensi dell'ordinamento previgente al Decreto del Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e tecnologica 3/11/1999 n.509; b) laurea specialistica, o magistrale, conseguita presso un'Università Statale della Repubblica italiana o presso un'Università non statale abilitata a rilasciare titoli accademici aventi valore legale. E', altresì, richiesto il possesso di uno dei seguenti requisiti:
a) essere dirigente di ruolo appartenente alle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del D.Lgs 30/3/2001 n.165, con specifica esperienza maturata in materia di tutela delle aree protette e della biodiversità per un periodo non inferiore a sei anni;
b) essere dipendente di ruolo di una pubblica amministrazione di cui all'articolo 1, comma 2, del D.Lgs 30/3/2001 n.165, avendo ricoperto per almeno sette anni incarichi di servizio correlati a materie legate alla tutela delle aree protette e della biodiversità o, se in possesso del dottorato di ricerca o del diploma di specializzazione conseguito presso le scuole di specializzazione individuate con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, aver maturato almeno quattro anni di servizio in materia ambientale, svolti in posizioni funzionali per l'accesso alle quali è richiesto il possesso del dottorato di ricerca o del diploma di laurea. Il periodo utile per i dipendenti delle amministrazioni statali reclutati a seguito di corso-concorso che abbiano acquisito esperienze in materie di tutela delle aree protette e della biodiversità è di cinque anni;
c) essere in possesso di una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica in materia di tutela dell'ambiente e della biodiversità, desumibile dalla formazione universitaria e post-universitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate, nelle medesime materie e per almeno sei anni, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza.
Nella sostanza si richiede che il Consiglio Regionale dia prova di un minimo di sensibilità rispetto alle competenze, perchè se, politicamente è una scelta, scegliere chi meglio si crede essere utile alla causa, è ESSENZIALE E NECESSARIO che questi soggetti “fiduciari” diano delle garanzie minime di competenza.5
Relativamente al COMITATO TECNICO SCIENTIFICO (art. 9 della proposta legislativa)è composto da 9 componenti “di cui uno con professionalità giuridica o economica, e gli altri scelti tra esperti nelle seguenti discipline: botanica, zoologia, scienze agronomiche-forestali, zootecnia, geologia, scienze ambientali, storia, etnografia”), si ritiene che, ai fini del contenimento dei costi e di una migliore gestione delle competenza, sarebbe preferibile un Comitato Tecnico Scientifico a servizio di tutti i Parchi Regionali e non singoli Comitati Tecnico Scientifici con minori competenze ed autorevolezza.
Restiamo sempre perplessi sul fatto che un Comitato Tecnico Scientifico di Parchi Regionali, debba avvalersi di professionalità giuridiche ed economiche, visto che allo scopo meglio sarebbe avere consulenza dall'Avvocatura Regionale o avere un vero e proprio Dirigente Amministrativo.
Se parliamo di ambiente in senso “tecnico e scientifico”, appare superflua la presenza di consulenti giuristi ed amministrativi, salvo che non si pensi solo al fatto che sono da gestire appalti o beghe come quella con le peschiere di Quinto di Treviso...
  1. Conclusioni
Più in generale la proposta legislativa in discussione perde l’occasione, diremmo doverosa dopo 30 anni dall'istituzione dei parchi, di dettare una nuova disciplina regionale sulle aree protette, atteso che la vigente LR 40/1984 non è mai stata adeguata né alla L. 394/1991 né alle altra normative europee.
Questo sarà da noi segnalato all'Europa che continua a dare finanziamenti per queste aree con queste gravi deficienze normative.
Qui di seguito riportiamo parte della relazione del PDL 217 (il Pdl dell’opposizione sui parchi):
Il 21 giugno 2011 il Consiglio europeo dei ministri dell’ambiente dei 27 paesi Ue ha approvato la nuova Strategia europea per la conservazione della biodiversità per il prossimo decennio. La strategia adottata prevede sei obiettivi prioritari e azioni d’accompagnamento per ridurre in modo sostanziale le minacce che incombono sulla biodiversità. Tra le azioni si prevedono: piena attuazione della normativa europea vigente in materia di protezione della natura e della rete di aree naturali protette (Natura 2000), per migliorare lo stato di conservazione di habitat e specie; migliorare e ripristinare gli ecosistemi ed i servizi ecosistemici laddove possibile, in particolare aumentando l’uso delle infrastrutture verdi; garantire la sostenibilità delle attività agricole e forestali; salvaguardare e proteggere gli stock ittici dell’Ue; contenere le specie invasive, sempre più spesso causa della perdita di biodiversità nell’Ue; aumentare il contributo dell’Ue all’azione concertata internazionale per scongiurare la perdita di biodiversità.
L’Italia ha dal 7 ottobre 2010 la sua Strategia nazionale per la Biodiversità, nata dopo un ampio confronto tra Associazioni scientifiche, ambientaliste e le diverse categorie economiche. La Strategia nazionale prevede tre obiettivi fra loro complementari, che derivano da una attenta valutazione tecnico-scientifica. Gli obiettivi strategici mirano a garantire la permanenza dei servizi ecosistemici necessari alla vita, ad affrontare i cambiamenti ambientali ed economici in atto, ad ottimizzare la sinergia fra le politiche di settore e la protezione ambientale.
Le aree naturali protette sono uno degli strumenti fondamentali per le strategie di conservazione della biodiversità e dei servizi degli ecosistemi. Esse costituiscono un insostituibile laboratorio per la conservazione e l’aumento della biodiversità, al quale va unita una serie di servizi integrativi, attraverso lo sviluppo di attività sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale. L’efficacia delle aree protette è infatti collegata all’apporto che esse ricevono dalle comunità locali che vivono al loro interno, nonché al consenso di altri portatori di interesse a tutti i livelli (locali, nazionali, regionali, globali)6.
A distanza di 20 anni dall’entrata in vigore della legge quadro sulle aree protette (legge 394/1991), la situazione in Italia è profondamente migliorata ad iniziare dal semplice dato numerico: negli ultimi anni l’Italia è stato il Paese europeo che ha istituito il maggior numero di aree protette, in parte colmando i ritardi accumulati prima della legge del 1991.
È la stessa Strategia ad indicare i problemi che devono essere affrontati per una migliore e più efficiente gestione delle aree protette: la carenza di un approccio strategico, sistemico e sinergico nella gestione delle aree protette; la mancanza e la non omogenea disponibilità delle conoscenze naturalistiche e socioeconomiche da utilizzare quali punti di riferimento per le scelte operative gestionali; la percezione7 inadeguata delle opportunità di sviluppo economico e sociale offerte dalle aree protette e il diffuso atteggiamento teso a evidenziarne solo gli obblighi e i divieti; la lentezza nell’approvazione degli strumenti di pianificazione e di sviluppo socio economico; i ritardi nell’istituzione e nell’avvio della gestione del sistema delle aree protette; la mancanza di moduli condivisi di verifica ambientale ed economica dell’efficacia e dell'efficienza di gestione delle singole aree protette; L’INSUFFICIENTE FORMAZIONE DEL PERSONALE delle aree protette; LA CARENZA DI FIGURE PROFESSIONALI CON SPICCATO PROFILO CURRICULARE DI SETTORE negli enti di gestione, con inevitabili ripercussioni sul raggiungimento di adeguati obiettivi di conservazione e di sviluppo sostenibile; la scarsità di finanziamenti sia a livello statale che regionale e l’utilizzo non sempre coerente ed efficace dei fondi disponibili in riferimento agli obiettivi di conservazione discendenti dalla normativa. “
Tali affermazioni sono perfettamente condivisibili e sfidiamo tutti i Consiglieri a confutarle in sede di dibattito, affermando che la questione non è PRIORITARIA E STRATEGICA8.
Per tutti questi motivi, una VERA Legge Regionale sui Parchi era URGENTE. Il Progetto di Legge apporvato in Commissione non lo è...
Teniamo presente anche che anche altre leggi regionali si occupano di ambiente, purtroppo solo negli articolati delle definizioni e dei nobili obiettivi e non nella parte derogatoria ed applicativa.
La nuova legge sul contenimento del consumo del suolo (L.R.. 14/2017) che all’art.1 recita:
1. Il suolo, risorsa limitata e non rinnovabile, è bene comune di fondamentale importanza per la qualità della vita delle generazioni attuali e future, per la salvaguardia della salute, per l’equilibrio ambientale e per la tutela degli ecosistemi naturali, nonché per la produzione agricola finalizzata non solo all’alimentazione ma anche ad una insostituibile funzione di salvaguardia del territorio.
2. Il presente Capo detta norme per il contenimento del consumo di suolo assumendo quali princìpi informatori: la programmazione dell’uso del suolo e la riduzione progressiva e controllata della sua copertura artificiale,
la tutela del paesaggio, delle reti ecologiche, delle superfici agricole e forestali e delle loro produzioni, la promozione della biodiversità coltivata, la rinaturalizzazione di suolo impropriamente occupato”.
Di tutto queste belle parole, non c'è NULLA nel Progetto di Legge sui Parchi Regionali approvato in Commissione!
I posteri faranno fatica a capire una simile “disattenzione”, funzionale a mettere gli uomini giusti ai posti giusti per continuare a gestire potere e finanziamenti, senza troppo curarsi degli esiti dei progetti.
Non stiamo nemmeno a sottolineare il “nuovo centralismo regionale” che, dimentico delle istanza federaliste e di valorizzazione delle Comunità Locali, riporta al “centro” il potere.
Potete fare molto meglio con solo un po' di applicazione, sempre che lo vogliate.
Distinti saluti.
Treviso, 5 giugno 2018
p.ITALIA NOSTRA VENETO
Romeo Scarpa


1I siciliani insegnano.... vedi Tomasi di Lampedusa
2Anche se molti oggi non lo “ricordano” più... Ingrati!
3Ma annche “servile”?
4Come gli aerei del Canova sul Parco del Sile
5Altrimenti mi preseterò alle pressome selezioni per chirurgo dell'Ospedal Grando di Treviso con la mia laurea in ingegneria..
6Oggi piùche “consenso”, parlerei di “sopportazione”...
7In realtà tale “percezione” c'è, ma è tesa solo a sfruttare economicamente le aree protette per produrre un reddito oltre le loro prioritarie possibilità di conservazione. Un'area protetta non è un “bene produttivo”!
8Mi piace sottolineare che “strategico” è un aggettivo spesso abusato per la costruzioni di infrastrutture, mai e poco per l'ambiente in cui viviamo

domenica 3 giugno 2018

PER CHI VOTARE? PER COSA VOTARE!


Ai Candidati Sindaco
Ai Candidati Consiglieri
e,p.c. Ai Soci
e,p.c. Alla Stampa locale


Oggetto: INCONTRO PRE-ELETTORALE PER ELEZIONI COMUNALE A TREVISO.
INVITO E CONDIZIONI

Egregi Candidati Sindaci e Consiglieri Comunali,
al fine di evitare fraintendimenti e mantenere anche un minimo di buona educazione, Vi invio una comunicazione relativa all'incontro che andremo a fare GIOVEDI' 7 GIUGNO 2018 alle ore 20 presso la nostra sede.

Credo che siate tutti (Candidati Sindaci e giornalisti sicuramente molto stanchi dell'attività pre-elettorale e della poca abbronzatura che avranno) e non volevamo aggiungere impegni ad impegni, anche se la comunicazione di quello che si vuole fare è fondamentale, soprattutto per coloro che hanno meno mezzi a disposizione.

Come associazione, siamo fermamente ancorati alla Costituzione e crediamo che i partiti poltici (oggi coalizioni) siano il “sale” della democrazia per cui il confronto è fondamentale.
Riteniamo però anche che ci sia un forte decadimento della Politica, che sembra sempre più un prodotto da vendere ai Cittadini-Clienti (che non accetta alcun reso però!) piuttosto che un'attività che si sviluppa sul lungo periodo per dare consapevolezza di scelta e fare veramente “la città e l'ambiente che vogliamo”.

I dibattiti, american style, somigliano più a show televisivi dove “vince” chi ha la battuta più fulminante o l'idea miracolosa, mentre noi crediamo che non serva proprio nulla di miracoloso.
Servono persone che hanno le loro idee su ambiente, natura e città e propongono dei modelli per attuarli in modo realistico e condiviso con il maggior numero delle persone.
Quando abbiamo esposto il nostro “Alfabeto Elettorale”, dopo qualche primo distinguo, c'è stato una banale uniformità, anche di chi non ci tollera per principio o pregiudizio o giustamente.

La serata che intendiamo fare è una serata di riflessione su temi che sono riferimento per un'associazione come la nostra che si basa sull'articolo 9 della Costituzione:
LA TUTELA E VALORIZZAZIONE
DEL PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E NATURALE DELLA NAZIONE”

Già solo una riflessione sull'articolo 9 porterebbe via l'intera serata...


I temi che ci proponiamo di trattare, sono i seguenti:

  1. Piano Interventi del Comune di Treviso
  1. La grande viabilità ed il traffico
  1. La partecipazione e la “progettazione partecipata”
  1. Il parco della Storga
  1. La Bellezza come filo conduttore del “viver bene”
  1. Che impatto hanno le leggi sulla nostra città?

Ovviamente cercheremo, in funzione della partecipazione dei Candidati, di dar loro un tempo minimo per spiegare in sintesi le loro idee generali (crca 10min), ma non vorremmo finire a parlare “se c'è o non c'è sicurezza a Treviso” o di temi general-generici dove si strapano applausi a poco prezzo..

La nostra associazione ha vari soci ed amici impegnati in varie liste e coalizioni, per cui non ci possiamo schierare istituzionalmente per questo o quel partito, ma certamente possiamo dire cosa non ci piace del programma di questo o quel partito.
L'abbiamo sempre fatto con “amici” e “nemici” e continueremo a farlo perchè crediamo che questo sia il nostro ruolo.

Il titolo della serata è infatti:
PER CHI VOTARE? PER COSA VOTARE!”

Vi aspettiamo e cercheremo di non scontentare nessuno.

In caso di forte partecipazione saremo nel giardino della Fondazione, per cui sono necessarie delle sedute aggiuntive.

Cordiali saluti.

p. la sezione di Treviso
il presidente Romeo Scarpa