"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

martedì 6 novembre 2018

DISASTRO ANNUNCIATO.... COLPA DI NESSUNO?


Le notizie dell'eccezionale maltempo di queste ore in alcune parti d'Italia e soprattutto i disastri ambientali causati nel Veneto purtroppo ci mettono sempre più di fronte alle conseguenze di scelte sbagliate fatte nel passato.

Il tema della riduzione del consumo di suolo, risorsa scarsa e preziosa, è parte integrante del buon governo del territorio: un governo deve agire nell'interesse della collettività, della sua salute e del suo benessere. Con il tema del consumo di suolo si intrecciano i temi del dissesto idrogeologico, delle mutazioni climatiche, della pulizia dell'aria, della organizzazione degli spazi verdi e delle aree pubbliche necessarie alla vita della gente.

Oggi l'allarme è ancora più forte e sentito dalla gente.

Una cultura alternativa a quella che ha guidato nei decenni scorsi questo fallimentare modello di sviluppo, è stata la proposta e l'azione dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste (Club Alpino Italiano, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF) facenti parte secondo alcuni governanti del "malinteso ambientalismo da salotto", avevano portato già nel 2012 alla Carta di Intenti durante la Giornata Mondiale del Suolo per uno stato permanente di emergenza e per la messa in sicurezza del paese, tanto da mobilitare in questi anni l’iniziativa di molti sindaci che hanno chiesto l'assunzione urgente di strumenti adeguati per la sicurezza del proprio territorio.

Ma non si tratta solo di agire sull’emergenza o adattarsi alla nuova situazione, la messa in sicurezza, sia considerata la vera e più grande opera pubblica a garanzia del futuro del Paese. La migliore risposta alla necessità di un rilancio economico e occupazionale del Veneto e dell’Italia intera.

Occorrono interventi che sappiano coniugare prevenzione, informazione e coordinamento, perché il rischio idrogeologico riguarda l’82% (6.633) dei Comuni italiani, come documentato nell’indagine “Ecosistema rischio 2011” di Legambiente e della Protezione Civile, che raccoglie le risposte di 1500 Comuni sulle attività di prevenzione: l’82% ha risposto di avere piani di emergenza, ma solo il 33% svolge attività di informazione e il 29% esercitazioni di protezione civile che coinvolgano la popolazione.

Prevenzione significa anche porre un vero limite al consumo del suolo (non si deve più costruire sulle rive dei fiumi!) e contrastare severamente ogni forma di abusivismo edilizio: i 3 condoni del 1984, 1994 e 2003 hanno fatto emergere dal 1948 ad oggi 4,6 milioni di abusi edilizi per un totale di 1.700.000 alloggi abusivi.

Il Veneto è la seconda regione più cementificata d’Italia secondo i dati Ispra 2016, ed è quella che ha consumato più suolo, ben 1134 ettari in più rispetto al rilevamento precedente, un vero record! A fronte di tutto ciò è stata approvata una legge sul consumo di suolo piena di deroghe e presto arriverà un nuovo piano casa, mentre il piano cave del Veneto, appena approvato dopo quasi 40 anni di latitanza, consente ancora escavazioni, anche sotto falda in virtù di quanto già rilasciato (18 milioni di mc nella sola Provincia di Treviso!) privi di pianificazione!

Nel Veneto inoltre sta procedendo, in carenza di verifica di ottemperanza alle prescrizioni ambientali del CIPE, il progetto delle Superstrada Pedemontana, altra opera che produrrà più guasti che sviluppo, stante la carente valutazione degli impatti.

Paventiamo quindi che gli indispensabili aiuti che arriveranno per questa ennesima emergenza, vengano utilizzati solo in parte con finalità di ripristino ambientale, ma possano essere gestite ancora una volta nell'ottica emergenziale, al di fuori delle normali regole e di una progettazione condivisa del territorio.

La principale carenza politica che denunciamo è la mancanza di una seria progettazione ambientale, per cui si privilegiano infrastrutture ed opere senza incardinarle in un'ottica, che consideri il cambiamento climatico non più un evento futuro, ma una situazione grave ed attuale per la quale non è possibile pensare solo ad un'assicurazione obbligatoria per i cittadini, come annunciato dai nostri amministratori.

Le motivazioni profonde della salvaguardia del patrimonio naturale e culturale risiedono anche nella difesa della identità nazionale e locale: difendendo questo patrimonio si tutela l'economia del nostro Paese.

L'educazione al patrimonio ambientale (e culturale), alla sua cura e messa in sicurezza deve così considerarsi il principio ispiratore di qualsiasi politica di governo del territorio che intenda preservare la storia e la civiltà di una comunità locale o nazionale che sia, e la fruizione al patrimonio deve diventare per tutti occasione importante per rafforzare competenze, abilità e conoscenze, che permettono di “abitare” l'ambiente in cui si vive in maniera "sostenibile".

Servono abitanti e cittadini consapevoli per salvare le nostre bellezze naturali ed in particolare la montagna, non solo grandi eventi e grandi opere.

È importante perciò che ognuno di noi, libero cittadino o amministratore pubblico, contribuisca attivamente a rendere più vivibile il territorio con un impegno e una consapevolezza crescenti: omettere di intervenire o, peggio ancora, autorizzare opere che possano compromettere questi beni e questi valori sono contrari all’interesse della cosa pubblica e dei beni comuni.



domenica 4 novembre 2018

RIPRIATINO SORGENTI DEL DESE - REPLICA AL SINDACO

Egr. Sig. Sindaco di Resana
Dott. Stefano Bosa

e,p.c. Alla Stampa Locale


Oggetto: RIPRISTINO SORGENTI DEL DESE – REPLICA AL SINDACO
In relazione alla Sua lettera prot.10122 del 24-10 u.s. a seguito del volantino (vedi allegato) che è stato distribuito alla Cittadinanza a nome di nove Associazioni ambientaliste del Veneto, comprendiamo la Sua “irritazione”, ma contestiamo le Sue illazioni e la non velata minaccia di adire a vie legali nei confronti delle associazioni e partiti che hanno aderito alle critiche per presunto danno di immagine.

Se ci sono inesattezze nel nostro resoconto inviato ai Cittadini, siamo pronti a prenderne atto ed eventualmente a rettificare, ma non possiamo accettare generiche affermazioni come quelle riportate nella Sua missiva, cha appaiono più come una censura che come specifiche contestazioni.

Le varie associazioni collaborano da anni con l'associazione “Cason del Pometo” di Resana e con tutti coloro che supportano la questione ambientale del ripristino del Dese, dal partito Democratico alla Lega.

La questione del ripristino delle sorgenti del Dese è tema che va al di là dei confini comunali e trova la sua origine, come anche Lei ben sa, in scelte scellerate del passato, a cui sarebbe tempo porre rimedio.

Oggi si tratta di decidere “da che parte stare”, non con le promesse, ma con i fatti e quindi tutte le associazioni che aderisocno Le chiedono precisi impegni e tempi certi per:

  1. procedere al ripristino delle sorgenti del Dese, modificando quanto fatto fin'ora e riprendendo il progetto approvato e votato in Consiglio Comunale da quattro delibere;
  2. Dichiarare che i corsi d'acqua, anche minori, sono elementi fondamentali del paesaggio veneto e non possono più essere interrati o ceduti a privati, come fatto in passato
  3. trovare una soluzione condivisa con associazioni ed opposizione per ripristinare la legalità in merito a quanto costruito abusivamente in passato ed attestare che quanto fatto non potrà più essere ripetuto nel territorio di Resana perchè l'Amministrazione difende il suo territorio ed i “beni comuni”.
Crediamo che gli eventi di questi giorni dimostrino senza bisogno di grandi discorsi, che la tutela del territorio e della salute dei cittadini si difendono garantendo che le acque abbiano il loro spazio.

Resana merita di avere un ripristino adeguato delle sorgenti del Dese, con garanzia di sicurezza per i cittadini, certezza di fattibilità e rispetto per la storia del territorio.

Non merita certo un fossetto come quello oggi predisposto e che pare essere la sistemazione definitiva: un insulto per la sorgente che fu, che dimostrerebbe solo la poca considerazione di Resana per il suo corso d'acqua più importante.

Noi continueremo a monitorare la questione e siamo fiduciosi che alla stizza, seguiranno proposte conccrete e collaborative verso l'obiettivo del ripristino delle sorgenti del fiume Dese

Treviso, 4 novembre 2018

A nome delle 9 associaioni che aderisco al progetto “ADOTTA UN FIUME”

per ITALIA NOSTRA Treviso, il presidente Romeo Scarpa, treviso@italianostra.org



venerdì 2 novembre 2018

PONTE PRIULA: GLI ERRORI SI PAGANO? NEL VENETO, MAI... E' SEMPRE COLPA DI QUALCUN ALTRO!

Non è mai facile intevenire su un tema per darsi ragione e si rischia di essere definiti “commissari tecnici che stanno in tribuna....” come ha fatto il Governatore Zaia mentre volava in elicottero per valutare i danni di quellO che non è un evento eccezionale, ma una normalità in un momento storico dove continuiamo bellamente ad ignorare il tema del cambiamento climatico.

Direi che che il Governatore si dovrebbe preoccupare di chi “allena” ora la squadra “Veneto” più che fare stizzita ironia su chi osserva, perchè, se è vero che decidere non è facile, è altrettanto vero che pare che i nostri politici (con i loro tecnici) non sbaglino mai e sia sempre colpa del destino cinico e baro o meglio di qualcun altro.

Vorremmo sommessamente ricordare, per rispetto a chi subisce danni da questi antefatti, che:
  1. i “comitati” (che siamo noi e il Comitato Imprenditori Piave 2000) si sono mezzi in mezzo non per intralciare un'opera perfetta, ma perchè ritenevano che non fossero rispettare le procedure amministrative.
  2. la sospesione dei lavori è stata decisa dal RUP di ANAS perchè effettivamente le procedure non erano rispettate e non si era richiesta nessuna autorizzazione per il ponte provvisorio e non si era fatta alcuna indagine archeologica preventiva, pur essendo noto a tutti che siamo in zona di tutela.
Se i cittadini che hanno attività commerciali vogliono prendersela con qualcuno, devono andare da prima da ANAS e poi da Regione Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Susegana, che avevano l'obbligo morale verso i loro cittadini di capire se le procedure erano a posto. Ora prendersela con noi, è come ammettere di essere incapaci...

Abbiamo anche chiaramente detto che c'erano altre gravi criticità, che, per dovere di cronaca, ricordiamo:
  • la Piave è un fiume difficile, che passa per stagioni di grande magra a piene impetuose: non è una novità! E' così da sempre, ma tutti vogliono scordarselo per piantare vigneti, scavare ghiaia ed usare il fiume per i loro interessi;
  • la Piave è un fiume che ha subìto gravi danni dalle escavazioni e dove non c'è un piano di gestione (obbligatorio per le zone SIC ZPS), che è “secretato” da anni nei cassetti della Regione Veneto; tutto questo è colpa nostra che lo denunciamo ogni tre per due?
  • Il progetto di pseudo-restauro del ponte della Priula è sbagliato anche da un punto di vista della tutela del monumento e per la statica perchè si abbandona la funzione portante degli archi storici in calcestruzzo per creare un grande imaplato di putrelle in modo da allargarlo per una pista ciclabile che morirà sul ponte.. Altre ipotesi avrebbero consentito di restaurare veramente il ponte storico (che ne aveva bisogno), creando i necessari allargamenti con strutture reversibile a lato. In questo modo i lavori avrebbero potuto anche essere fatti lasciando almeno una carreggiata agibile durante i lavori...
  • il ponte Bailey in alveo è stata una scommessa folle perchè era molto probabile (oggi certo) che la Piave avrebbe spazzato via le rampe, giustamente fatte per essere sgretolate.. Ma ora che facciamo? Le ricostruiamo e poi magari fra due mesi arriva un'altra piena? Ricordiamo che ancora in fase di allestimento del ponte provvisorio, due o tre volte l'impresa dovette rifare parti di lavoro distrutte dal fiume...
Qual'era la soluzione?

Anche questo l'avevamo proposto e si trattava di creare un nuovo ponte nella zona di Busco prima di procedere con questo restauro, ma questo significherebbe “fare programmazione”, cosa che il nostro commissario tecnico Zaia, più simile a di Ventura che ad Allegri, non riesce proprio a fare perchè troppo impegnato su temi di propaganda, come dice oggi anche il loro consigliere Berlato.

Si mettono i soldi (14-15 milioni di euro) per un referendum inutile l'anno scorso...

Si fanno “ponti d'oro” alla concessionaria SIS per la Superstrada Pedemontana (parliamo di 12.000 milioni di euro in 39 anni pagati dai Veneti)....

E non siamo in grado di capire che il Veneto è diviso in due da un fiume chiamato Piave con ponti insufficienti?
Ponte di Piave era chiuso l'altro giorno perchè al limite, Ponte Priula è out, il ponte di Vidor resiste solo grazie agli scongiuri di tutti, ma in che regione siamo?

In altri paesi per molto meno, si sarebbero dimessi in cinque o sei pezzi grossi di ANAS, Regione Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Susegana.

Qui invece diamo la colpa alla sorte ed ai comitati....

Probabilmente lo fanno, perchè la gente crede a loro. Ma loro sanno benissimo che non è vero.

E' ora che lo capiate anche tutti voi.