"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

martedì 30 giugno 2015

MURARO E TORRESAN ABBANDONATI...

Il grave lutto che ha colpito Nicola Torresan mi impedisce di fare qualsiasi commento alla questione...



lunedì 29 giugno 2015

PIZZOLON E SARTORATO SONO CONSIGLIERI LEGITTIMI? LA REGIONE SI INTERROGA...

La risposta della Direzione Foreste e Parchi tramite il dott. Viti al nostro esposto sulla posizione dei consiglieri dell'Ente Parco Sile SARTORATO e PIZZOLON è ambigua perchè:
  • ipotizza che l'inadempienza sia stata sanata ex post
  • non essendo però sicuro, passa la palla all'ufficio legale (lo stesso che aveva già in altro scritto affermato all'avv. Specchio) che la questione non era sanabile..
Un cerchio (vizioso?) che il novo assessore che stanno nominando ora sarà sciogliere??

domenica 28 giugno 2015

IL CICLISTA SULLA ROTONDA RISCHIA...

Credo sia tempo di fermare la deriva "ROTONDISTA" che ha contagiato la nostra provincia negli ultimi dieci anni:
BASTA ROTONDE!

Sembra che enti e progettisti dopo aver capito che tale infrastruttura è semplice da progettare e da realizzare vogliano proporla in ogni incrocio, anche dove passano solo carrozzine e tricicli.

Lo spaesamento generato da queste infrastrutture è palese ed è sufficiente non percorrere una strada per due anni per non riconoscerla piu'; io, venendo da Casale verso Preganziol, avrò fatto 5-6 rotonde nel nuovo spinto chiedendomi perchè....

Oltre tutto le rotonde sono un grave problema per i ciclisti che tutti vogliono favorire (ma sembra solo nei parchi naturali....): ecco un incidente a Monigo.

La rotonda fa male, fermala...


DEVIAZIONI DI TIR PER SAN GIUSEPPE

Ribadiamo che la decisione della Giunta di Treviso di "proteggere" San Giuseppe dal traffico pesante con la deviazione verso la Castellana è corretta nella logica perchè prevede di mandare mezzi pesanti su strade esistenti cioè di creare vie preferenziali al traffico pesante fuori.

Il problema non puo' essere risolto solo dalle multe (necessarie se non si rispettano le regole perchè altrimenti puniamo solo ZTL...), ma servono anche altre domande:

1) quando pensiamo di far intervenire le FFSS per eliminare il passaggio a livello sulla Castellana, che è anche un tappo per i Vigili del Fuoco?? Magari era meglio investire lì piuttosto che in via Paludetti nella bissabogoéa...
2) avere il Mercato Ortofrutticolo ai piedi del cavalcavia di San Giuseppe è una demenza se vogliamo "proteggere" San Giuseppe perchè da lì la direzione verso la tangenziale è molto breve. Chi ha confermato quella scelta invece di andare alla porta del Leon?? Mi pare una certa giunta verde con tal Loschi..

Suggerisco di posizionare uno di quegli avvisatori che si mettono prima dei cavalcavia bassi (tipo quello fatto da Basso in via Brigata Marche...) con dei tabelloni mobili sospesi che urtano i TIR e ricordano loro che a San Giuseppe non si puo' passare.
Si potrebbe anche mettere una segnaletica luminosa (molto smart..) ma bisogna farla plurilingue cioè dal veneto al moldavo per i nostri amici camionisti




sabato 27 giugno 2015

ADESIONE AL CONTRATTO DI FIUME MEOLO-VALLIO-MUSESTRE

Il Direttivo della Sezione di TREVISO dell'associazione ITALIA NOSTRA Onlus, riunito presso la sede di Trviso in via Cornarotta,
PREMESSO che:
  • la Regione del Veneto ha accolto l’istanza presentata dal Comune di Roncade, ritenendo che l’attivazione del processo partecipativo Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre potesse essere perseguita e fosse meritevole di ricevere il finanziamento previsto dalla D.G.R. n. 2796 del 30 Dicembre 2013, al pari degli altri due processi attivati in Veneto (il Contratto di Fiume Marzenego e il Contratto di Foce Delta del Po);
  • i fiumi Meolo, Vallio, Musestre e la rete idrografica minore costituiscono un elemento di interesse nel territorio regionale per il suo importante ruolo identitario, ambientale e fruitivo;
  • l’ambito territoriale individuato dal Contratto di Fiume fa riferimento al bacino dei fiumi Meolo, Vallio, Musestre ricadente all’interno della Province di Treviso e Venezia, che interessa i Comuni di Breda di Piave, Carbonera, Meolo, Monastier di Treviso, Roncade, San Biagio di Callalta, Silea;
  • il bacino dei fiumi Meolo, Vallio, Musestre, costituisce un importante corridoio ecologico all’interno della bassa pianura veneta e i fiumi Meolo e Vallio sono anche riconosciuti come area SIC, Siti di Importanza Comunitaria;
  • i fiumi della rete idrografica minore come Meolo, Vallio, Musestre sono una risorsa ambientale (perché forniscono beni e servizi ecosistemici), sociale e potenzialmente anche turistica ed economica, essendo un corridoio su cui si sviluppano piste ciclabili, vie d’acqua accessibili a piccoli natanti, attività di svago e salutari, pesca ed educazione ambientale;

ATTESO CHE:
  • durante le fase di condivisione del Quadro Conoscitivo del processo di Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre sono state individuate criticità (punti di debolezza) e valenze (punti di forza) dei fiumi e del territorio in relazione a sei macro aree tematiche:
  • educazione ambientale e rapporto con i temi di expo 2015;
  • accessibilità e manutenzione delle rive, il rispetto delle norme di polizia idraulica;
  • qualità delle acque;
  • rischio idraulico;
  • tutela della biodiversità, delle comunità vegetali e faunistiche fluviali e perifluviali;
  • fruibilità, valorizzazione ecoturistica, assetto del territorio;

  • è necessaria una valorizzazione del sistema fluviale su un piano multifunzionale, che tenga conto anche della coscienza e della cultura del fiume, con formazione e sensibilizzazione sia dei ragazzi, sia degli adulti;
  • i Contratti di Fiume sono strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale;
  • i soggetti aderenti al Contratto di Fiume definiscono un Programma d’Azione (PA) condiviso e si impegnano ad attuarlo attraverso la sottoscrizione di un accordo;
  • i Contratti di Fiume concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a scala di bacino e sotto-bacino idrografico e in particolare del Piano di gestione del rischio alluvioni e del Piano di gestione delle acque;
  • i Contratti di Fiume vanno intesi come strumenti operativi, che producono risultati concreti e monitorabili nel breve e medio periodo, finalizzati ad affrontare le problematiche ambientali e territoriali emergenti, perseguendo l’integrazione e il coordinamento dei piani e programmi già esistenti e gli interessi del territorio;

DATO ATTO CHE:
  • il Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre ha attuato i criteri di qualità individuati dal Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, perseguendo:
  • l’avvio di processi partecipativi dal basso, per una esaustiva identificazione dei problemi e per la definizione delle azioni, fondamentali per conseguire risultati concreti e duraturi;
  • la coerenza del processo con il contesto territoriale, sociale e amministrativo in cui si inserisce ed con gli obiettivi di norme, programmi, piani o altri strumenti vigenti sul territorio.

  • il Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre si articola nelle seguenti fasi:
  1. condivisione di un Manifesto del Contratto di Fiume contenente le motivazioni e gli obiettivi generali. La sottoscrizione di tale documento da parte dei soggetti interessati ha dato avvio all’attivazione del Contratto di Fiume;
  2. messa a punto di una appropriata Analisi conoscitiva preliminare integrata sugli aspetti ambientali, sociali ed economici del territorio. Tra le finalità dell’analisi vi è la definizione e/o valorizzazione di obiettivi operativi, coerenti con gli obiettivi della pianificazione esistente, sui quali i sottoscrittori devono impegnarsi;
  3. elaborazione di un Documento strategico che definisce lo scenario, riferito ad un orizzonte temporale di medio-lungo termine, che integri gli obiettivi della pianificazione di distretto e più in generale di area vasta, con le politiche di sviluppo locale del territorio;
  4. definizione di un Programma d’Azione (PA) con un orizzonte temporale ben definito e limitato (indicativamente di tre anni), alla scadenza del quale, sulla base delle risultanze del monitoraggio di cui al successivo punto g), sarà eventualmente possibile aggiornare il contratto o approvare un nuovo PA. Il PA deve indicare oltre agli obiettivi per ogni azione anche gli attori interessati, i rispettivi obblighi e impegni, i tempi e le modalità attuative, le risorse umane ed economiche necessarie, nonché la relativa copertura finanziaria. Il PA contiene una descrizione sintetica del contributo delle singole azioni al perseguimento delle finalità di cui alle direttive 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque), 2007/60/CE (direttiva alluvioni) e 42/93/CEE (direttiva Habitat) e delle altre direttive pertinenti;
  5. messa in atto di processi partecipativi aperti e inclusivi che consentano la condivisione d’intenti, impegni e responsabilità tra i soggetti aderenti al CdF. Tali processi partecipativi sono stati e devono essere strutturati per favorire decisioni e scelte attraverso deliberazioni (intese come l’insieme delle interazioni intersoggettive che precedono la decisione finale) con un processo dialogico bilanciato che eviti squilibri a favore degli attori dotati di maggior peso politico ed economico. Pertanto è stato e dovrà essere garantito che la discussione avvenga tra soggetti liberi e uguali e la decisione, essendo l’esito di un dibattito allargato, possa anche indurre un mutamento nell’orientamento dei partecipanti, favorendo l’assunzione di decisioni più eque e orientate al bene collettivo. La partecipazione non va intesa come un semplice atto burocratico.
  6. sottoscrizione di un Atto di impegno formale, il Contratto di Fiume, che contrattualizzi le decisioni condivise nel processo partecipativo e definisca gli impegni specifici dei contraenti;
  7. attivazione di un Sistema di controllo e monitoraggio periodico del contratto per la verifica dello stato di attuazione delle varie fasi e azioni, della qualità della partecipazione e dei processi deliberativi conseguenti;
  8. Informazione al pubblico. I dati e le informazioni sui Contratti di Fiume devono essere resi accessibili al pubblico, come richiesto dalle direttive 4/2003/CE sull'accesso del pubblico all'informazione e 35/2003/CE sulla partecipazione del pubblico ai processi decisionali su piani e programmi ambientali, attraverso una pluralità di strumenti divulgativi, utilizzando al meglio il canale Web.

  • l’organizzazione del processo del Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre prevede la costituzione dei seguenti organi:
  • Assemblea di Fiume: L’organo deliberante è l’assemblea di Fiume: il processo decisionale si svolge all’interno delle assemblee plenarie;
  • Cabina di Regia: Verifica la coerenza delle deliberazioni con l’apparato normativo superiore; la Cabina di Regia esercita un ruolo esecutivo e di verifica, in particolare del livello di fattibilità ed eseguibilità delle azioni. Azioni fatte contro principi etici o contro gli strumenti vigenti, vanno eliminate. La Cabina di Regia (che è composta dagli enti che costituiscono il coordinamento istituzionale ed esecutivo del processo) ha specifica responsabilità nella gestione del fiume e del territorio e valuterà quali azioni del programma d’azione risultano coerenti con la pianificazione strategica superiore ed attivabili nei tre anni successivi. Le associazioni e le categorie produttive potranno essere partner delle singole azioni ed anche partecipare, come osservatori, alla cabina di regia ai fini della trasparenza del processo.
  • Segreteria Tecnica: fornisce supporto tecnico e organizzativo al processo.

  • il Manifesto del Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre è stato sottoscritto dal Comitato Promotore (costituito dalle Amministrazioni Comunali Breda di Piave, Carbonera, Meolo, Monastier di Treviso, Roncade, San Biagio di Callalta, dalla Provincia di Venezia, dal Consorzio di Bonifica Piave, da Contarina SpA, dal Circolo Legambiente Piavenire, dal circolo Legambiente Veneto Orientale, dall’associazione Open Canoe Open Mind, dall’associazione Fipsas), quale punto di partenza e manifesto d’intenti del suddetto Comitato Promotore (che deve costituirsi in Cabina di Regia);

RITENUTO di condividere l’importanza di continuare il percorso attivato di condivisione e partecipazione che possa condurre alla sottoscrizione del Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre, attraverso la definizione ed il coordinamento generale degli obiettivi e delle necessarie azioni, condividendo la metodologia operativa articolata attraverso la costituzione del Comitato Promotore, della Segreteria Tecnico Scientifica, della Cabina di Regia e dell’Assemblea di Fiume, la realizzazione del processo partecipativo, la messa a sistema delle conoscenze comuni, redazione di dossier e l’individuazione condivisa delle principali criticità e punti di forza, la redazione di un Documento Strategico (di medio/lungo termine), di un Piano d’Azione (di breve termine – 2/3 anni), la sottoscrizione del Contratto di Fiume, l’implementazione del Piano d’Azione e l’attivazione di un sistema di monitoraggio;

DELIBERA

    1. di aderire alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume allegata al presente documento;
    2. di approvare il Manifesto del Contratto di Fiume Meolo Vallio Musestre;


Treviso, 26 giugno 2015
per la sezione di Treviso
il presidente
Romeo Scarpa

venerdì 26 giugno 2015

EXPOVENICE: IL NULLA FATTO CAPANNONE...

tavoli vuoti

tavolini da bar a gogo

vergogna wwf
arrivo a piedi...

caponera biglietteria

legno e metallo: la vecchia modernità?

mercatino dei poareti


Non avevo mai detto nulla sul padiglione dell'architetto De Lucchi, eretto in quel territorio di nessuno che è la zona del Vega, perché non l'avevo visto, né avevo visto cosa si era insediato nella struttura.
Un convegno sul dissesto idrogeologico e sui contratti di fiume mi ha dato il pretesto per andare a vedere e sentire e devo dire che era molto meglio se non vedevo nulla.
Il padiglione si presenta essenziale nella sua concezione con un rivestimento in legno a mitigare la lamierona bianca e strutture in metallo a proteggere ingressi tipo “caponera”.

La sensazione è di avere a che fare con un “non luogo” atterrato in quel luogo per opera dei marziani e riempito con un po' di cianfrusaglie varie nella speranza vana di attirare chissachi.

L'accesso per chi arriva in bus da Venezia è lunare visto che scendi nella zona di via Righi, visto che non si sa se esiste la fermata Acquae; poi cammini lungo una strada a due corsie dove sfrecciano con un binario morto ed una staccionata provvisionale.
Trovi anche una coppia asiatica che chiede informazioni su come si fa a parcheggiare con le macchinette smart perché tutto è scritto in italiano e la segnalataci è, a dir poco, caotica.

Vai alla biglietteria per l'accredito (non penserete mica che io paghi per vedere 'sta roba!) ed un poveretto, solo, cerca di passare il tempo, visto che turisti paganti credo siano meno di 100 al giorno compresi quelli gratuiti.

L'accesso è un tunnel con specchi e rumori, che credo dovrebbero richiamare il mare, ma hanno solo l'effetto di farti camminare veloce per uscire ed arrivare al suk.
Anzi, mi scuso con gli arabi: il suk ha tutta un'altra dignità, un altro sapore....

Qui siamo al delirio del nulla con un'accozzaglia di stand misti a postazioni propagandistiche dove ho visto una betoniera, pesci morenti in vaschette della miseria, un cason in paglia, un finto Colosseo, due cinesi tristi, delle tartarughe del WWF abbandonate anche dal WWF, macchinette da caffè in esposizione ed una propaganda delle terme di Bibione.

Ma chi crediamo di abbindolare con simili patacche??

La sala convegni era in mezzo a tale caos con un impianto di raffrescamento da denuncia per rumorosità e taratura...
Quando è iniziato un altro incontro a lato, i livelli sonori interferivano: una sofferenza!

Mi sono perso il coffee break perché c'era un'unica cassa con una fila di convegnisti in attesa e non ho mangiato lì perché c'erano preparati molto strani.

Fuori c'era un sole splendido, un'aria quasi limpida rispetto alla temperatura demenziale interna.
l'eccellenza del caffè...
Marghera mi sembrava quasi bella: che sia questo l'intento di EXPOVENICE?

PAT PIANO DI RISCHIO.... CONTINUE APPROVAZIONI...


WEST ROAD IS REALITY?


CRONACHE DI UN FALLIMENTO DEL PARCO DEL SILE



RESONCONTO SU CONSIGLIO ENTE PARCO SILE 23-6-2015

Il Consiglio dell'Ente Parco Sile si è riunito come da convocazione a Piombino Dese mercoledì 23 giugno u.s.
All'ordine del giorno era previsto la ripetizione della nomina a Direttore dell'Ente Parco Sile dell'avv. Franco Botteon come da delibera delle Giunta Regionale Veneta del marzo scorso.
Dopo l'appello è emerso che il così detto “gruppo di maggioranza” presentava solo 17 presenti con assenze importanti a livello politico (mancavano i consiglieri Biscaro Silvia, Pettenà Fulvio, Ceccato Fabio, Mason Giuliano); chi ha sempre governato l'Ente Parco Sile non è piu' in grado di garantire il numero legale pari a 21 consiglieri.
Dopo aver argomentato circa la non opportunità amministrativa, morale e politica di approvare la nomina del nuovo Direttore (avv. Franco Botteon, implicato in una vicenda relativa a facili concessioni di licenze di caccia a Gobbo e Muraro – vedi interrogazione allegata.), i consiglieri di minoranza hanno deciso di abbandonare l'aula del Consiglio, mettendo in evidenza l'incapacità dell'attuale Comitato Esecutivo e della sua maggioranza di governare.
La seduta, dopo un'ora di attesa, è stata sospesa per mancanza di numero legale.
La ri-nomina dell'avv. Botteon non è stata possibile.

Richieste di programma “di emergenza” e nuovo Comitato Esecutivo 
Il nostro gruppo consiliare (Visotto, Mulato, Cester, Carturan e Scarpa) richiede nell'ordine i seguenti passaggi:
  • dimissioni dell'attuale Comitato Esecutivo per fallimento degli obiettivi di gestione condivisa e sostenibile dell'ente Parco
  • elaborazione di un programma “di emergenza” per il Parco del Sile con priorità a risanamento ambientale, sola manutenzione di opere infrastrutturali con moratoria su tutte le nuove opere, impegno per la partecipazione (Consulta) e per l'educazione ambientale.
  • formazione di un nuovo Comitato Esecutivo per attuare tale programma “di emergenza”, costituito da 5 persone competenti e con visioni non “preconfezionate” da scelte partitiche; in linea di massima si propone di avere due persone dell'attuale maggioranza, due persone dell'attuale minoranza ed un presidente di garanzia (autorevole ed indipendente).
Scenari, scelte e possibilità
La proposta di cui al paragrafo 2) è una possibilità ragionevole ed utile, che (purtroppo) sarà fatta fallire perché prevarranno le logiche partitiche ed i piccoli interessi di qualche comune o persona...
Restano due sole possibilità:
A) formazione di una nuova maggioranza (una specie di “grosse koalition”) con persone note scelte dai Sindaci per obiettivi in sostanziale continuità con quanto fatto fino ad oggi (continuare l'infrastrutturazione, sostituire le passerelle dei burci, svendere terreni, etcc..)
B) commissariamento dell'Ente Parco Sile da parte della Regione Veneto per manifesta incapacità di governare fino ad una legge di riforma dei parchi che verranno accorpati sotto il diretto controllo della Giunta Regionale con accordi con i Sindaci e sostanziale estromissione di qualsiasi livello di partecipazione. Il piu' probabile Commissario ha già un nome e cognome: Fulvio Pettenà per l'esperienza e la responsabilità ventennale sullo stato disastroso dell'Ente e visto la mancanza di “carega”...
Ovviamente per il nostro gruppo entrambe queste ipotesi sono inaccettabili e non oggetto di mediazione.
In particolare l'opzione  B sarebbe il ritorno allo status quo ante , cioè ad una gestione padronale dei beni comuni, affidando il fiume Sile proprio a chi ha contribuito a devastarlo in un periodo lungo vent'anni.
E' come affidare i pargoli di un asilo nido, all'orco cattivo che si è mangiato tutti i bambini della scuola elementare cucinandoli nella sua caldaia a vapore...


Treviso 26.06.2015
Parco del Fiume Sile -Gruppo consigliare trasversale indipendente
Ambiente, Educazione, Tutela e Valorizzazione
Romeo Scarpa (nom. dal Comune di Treviso)

giovedì 25 giugno 2015

PARCO SILE: PERCHE' NON VA BENE L'AVVOCATO BOTTEON COME DIRETTORE..


Il sottoscritto Consigliere dell'Ente Parco Naturale Regionale del Fiume Sile in merito all'Ordine del Giorno n.2 del Consiglio dell'Ente del 24-6-2015 presenta la seguente interrogazione.
Visto il Decreto 437 del 31-3-2015 del Presidente della Giunta Regionale Veneto, in particolare al punto che recita:


Il sottoscritto Consigliere dell'Ente Parco Sile rileva che:
  • dal Curriculum Vitae dell'avvocato Franco Botteon non emerge alcun titolo o competenza in materie specifiche al ruolo di “Direttore di Parco Naturale” cioè non risulta alcuna “provata qualifica tecnico-scientifica ed esperienza professionale nel settore della tutela e della valorizzazione dell'ambiente e del territorio” , come specificatamente previsto dalla legge istitutiva del Parco del Sile e dalle normative sovraordinate.
  • L'avvocato Botteon ha una competenza esclusivamente amministrativa pari a quella dell'attuale Dirigente Amministrativo (dott. Stefano Bucci), che, potrebbe probabilmente svolgere la funzione con addirittura notevole risparmio, maggiore competenza (pur essendo parimenti privo di titoli specifici) per il lungo “servizio” svolto in precedenti mandati con il benestare della Giunta Regionale. Non si ravvisa alcuna motivazione per avere uno piuttosto che l'altro, visto che sono entrambi, nello specifico, privi dei titoli e delle competenze necessarie per gestire la valorizzazione dell'ambiente e del territorio del parco .
    Oltre a tale fondamentale premessa, il sottoscritto Consigliere chiede al Presidente ad Comitato Esecutivo:
  1. se corrisponda a verità quanto riportato nel documento allegato alla presente interrogazione reperita sul web che riporta per l'avvocato Franco Botteon una condanna (dicembre 2008), previo patteggiamento dell'imputato, per i reati di cui all'art.323 C.P. (abuso d'ufficio) ed art. 479 C.P. (falso ideologico) con sospensione condizionale della pena e non menzione;
  2. se corrisponda a verità che i reati per cui il Botteon è stato condannato riguardano una vicenda per facilitare la concessione di licenze di caccia al Presidente della Provincia (Muraro) ed all'allora Sindaco di Treviso (Gobbo), in quell'epoca noti esponenti della Lega Nord di Treviso;
  3. se corrisponde a verità che il Botteon ha richiesto ed ottenuto la “riabilitazione giudiziaria” per i reati commessi commessi;
  4. se il Comitato Esecutivo approva la nomina proposta della Giunta Regionale, pur essendo evidente, la “non opportunità” politica di premiare con una nomina dirigenziale un soggetto che è stato condannato (pur se oggi riabilitato) per reati connessi con la scorretta gestione amministrativa proprio a favore di soggetti appartenenti allo stesso partito politico;
  5. se non sia opportuno richiedere alla Giunta Regionale la proposta di nomina di un altro soggetto, con titoli e competenze adeguati, tra i circa 3500 dipendenti della Regione Veneto considerando che non è accettabile che la competenza, specifica ed esclusiva, del Consiglio del Parco Sile nella nomina del Direttore sia avocata dalla Giunta Regionale, in modo strumentale e derogatorio, per presunte esigenze di contenimento dei costi.
  6. Se corrisponda al vero il nostro timore circa un maggior costo per l'Ente Parco, in caso di nomina di un soggetto privo di adeguate competenze in ambito naturalistico ed ambientale (come il Botteon o il Bucci), per la necessità di affiancare a tale Direttore pareri di consulenti esterni, come accadeva nei precedenti mandanti all'epoca della Direzione Bucci; in tale caso è evidente che il maggior esborso derivante da una nomina a Direttore di persona non adeguata avrebbe dei probabili risvolti di “danno erariale”, che saranno immediatamente denunciati.
    Tutto cio' detto, i sottoscritto consiglieri ritengono che non sia in alcun mondo accettabile la proposta della Giunta Regionale che va rigettata per i motivi specifici (carenza di competenza) e particolari (soggetto con precedenti penali proprio a favore di una parte politica che, oggi, pare “ricompensarlo).

    Si richiede che questa interrogazione, per l'importanza del contenuto e per i risvolti nei confronti anche della Regione Veneto, sia allegata alla delibera in oggetto per l'inoltro al Comitato di Controllo degli Atti degli Enti Strumentali della Regione, in modo che possa essere valutata l'eventuale sospensione della Delibera per autotutela della Regione Stessa.

    Treviso, 24 giugno 2015
    Romeo Scarpa

PARCO SILE: AFFONDATI DAI LORO "AMICI"...

Non c'è nessun particolar merito nei consiglieri che ieri sera sono usciti dall'accogliente auletta di Piombino ed hanno lasciato Torresan e soci a contare gli assenti: non ci sono piu'!

Non sono in grado di fare nulla e nemmeno di governare un ente quasi inutile (se non dannoso) come l'ente Parco Sile.
Abbiamo smesso di tenere in piedi con la nostra "inutile" presenza un esecutivo che non fa e se fa, sbaglia.

L'UNICA PAROLA D'ORDINE E' : "DIMISSIONI!! A CASA...."

mercoledì 24 giugno 2015

SOLUZIONI PER SAN GIUSEPPE: LA SOPRAELEVATA

Dopo che l'ing. Pierobon propone la STRADA OVEST, ecco la nostra seconda soluzione per SALVARE SAN GIUSEPPE.

Si tratta di un normalissimo viadotto su pilastroni che fa passare camion e auto sopra l'attuale strada che viene riportata a prato e dove i bambini potranno correre i giocare....
I fumi che permangono potranno essere mandati verso nord ovest (via Casette..) con delle grandi pali-venitilatore...

Il costo è quello di un grande viadotto che parte dalla sommità del cavalcavia e arriva alla porta del Leon (che no magna pì el teron) cioè circa 6 milioni di euro....

Si possono ricavare dei soldi dalla vendita della pubblicità sui muri lateriali del viadotto dove c'è la scritta VIVERE BENE A SAN GIUSEPPE...



WEST ROAD: SOGNI DI UN INGEGNERE REDENTO...

Venerdì a S. Artemio nella conferenza SUSREG si è tenuto un intervento dell'ing. Paolo Pierobon, dirigente del Settore Ambiente del Comune di Treviso.
Nella presentazione ha illustrato una sua personale visione di recupero di Viale della Repubblica.
Il “concept” presentato ha un approccio “sognante”, basato sulla certezza che il miglioramento della Strada Ovest è preferibile alla realizzazione di nuove strade.

Restiamo comunque sorpresi di fronte all'incoerenza dell'Ingegnere del Comune, che oggi illuminato sulla via del Patto dei Sindaci, dopo l'approvazione del nuovo PAT e la confermata cementificazione del territorio, con la previsione di una nuova viabilità invasiva (IV Lotto ad esempio?), di fronte ad un'immobilità decennale sui problemi di inquinamento dell'aria, delle acque e dei suoli, ha potuto svelare un aspetto di se sinora sconosciuto: quello di fervente ed attento ambientalista.

Pierobon ora considera gli alberi del viale “necessari”, è attento al mantenimento della rete idrografica minore, si preoccupa persino della permeabilità dei suoli e delle fognature.
ù
Eppure alla luce di un ventennio “Verde” in cui Pierobon ha visto tagliare centinaia di alberi, trasformare e asfaltare terreni in parcheggi pubblici privi di alberature (piscine, stadio di rugby ecc.), con tombinamenti incessanti dei corsi di risorgiva e dei fossati, neppure salvati da scarichi di fognatura presenti ovunque in una “città d'acque” priva di rete fognaria...è stato anch'egli una vittima del sistema?
Probabilmente era troppo impegnato a “piantare” antenne, si antenne telefoniche, l'unica azione “innovativa” sviluppata dal settore Ambiente a Treviso in 20 anni, per la gioia dei cittadini wi-fi..

Vedere ora con quale disinvoltura il cambio di giacca trasformi l'ingegnere in un onniscente pianificatore, ha reso l'intervento in Provincia a dir poco imbarazzante, per la superificialità dei contenuti e l'inadeguatezza del momento.
Speriamo almeno, che non ci presenti la parcella alla fine!

domenica 21 giugno 2015

SOLUZIONI PER SAN GIUSEPPE - IL TUNNEL


Tutte le ipotesi di intervento salvare gli enfisematici di San Giuseppe prevedono come “intervento miracoloso” quello di realizzare 3 chilometri di tangenziale da un supermercato all'altro con la modica spesa di quasi 100 milioni di euro.
Ci sono soluzioni piu' semplici, piu' efficaci e parimenti irrealistiche che non vengono mai proposte per carenza di coraggio o per impoverimento neuronale spinto, che potrebbe essere la causa piu' grave dell'inquinamento da trafffico.
Proponiamo per l'estate una serie di soluzioni per SALVARE SAN GIUSEPPE con i relativi grafici di spiegazione per favori chi ha poca immaginazione progettuale.

La prima ipotesi è il TUNNEL

Dalla sommità del cavalcavia le auto, i tir e le mamme con i SUV si infilano in un mega tunnel che consente di dare una nuova piazza alla Chiesa di San Giuseppe in modo che le giostre della sagra abbiano piu' spazio.
Tutti I piani terra, compresa la casa della Madiotto, diventano garage per nove band hard rock o incubatori di impresa per novelli SteveJobsdenoantri.
I fumi possono uscire da camini all'uopo predisposti trattati con profumi e decontaminanti oppure possono essere anche convogliati con tutto il loro carico inquinante in via Casette, così continua la guerra tra poveri.

Costo: 6,7 milioni di euro
  • Espropri: diciamo che perdiamo un piano di case per 200 metri di lunghezza su due lati per 5 metri di larghezza cioè circa 2.000 mq di residenza che vale 1.500€/mq cioè 3 milioni di euro; lasciamo stare il fatto che molte case valgano meno...
  • Lavori: si deve fare un rilevato che poi sarà pavimentato; consideriamo il costo di Veneto Strade e si hanno per 200m circa 3,7 milioni mettendo anche le ortensie ed I gigli di fronte alla scalinata della Chiesa. I costi si possono abbattere in modo forsennato (ma illegale) se si usa la tecnica Mestrinaro cioè se portiamo una serie di rifiuti tossici mischiati a cemento.
  • Opere accessorie: il tubo per portare i fumi tossici in via Casette puo' essere fatto a spese di Zuliani e soci così risparmiamo.

Vantaggi: San Giuseppe vivrà soprattutto se non ci saranno piu' solo anziani ma anche giovani coppie meticce, come ha auspicato il Presidente della Provincia di Treviso, dott. Trom. Muraro

I DILEMMI DI UN AMBIENTALISTA CHE SONO ANCHE I MIEI...

Jonathan Franzen in un lungo articolo su Internazionale del 12 giugno 2015 pone una serie di questioni che mi hanno fatto riflettere soprattutto sull'efficacia che molte nostre posizioni come ambientalisti italiani abbiamo su quello che ci circonda perché sempre più spesso pare di parlare in un deserto (o solo per ascoltarci) e/o di essere sempre e comunque tacciati come “quelli del partito del No”.
La sintesi che mi pare di capire e che vorrei investigare con chi si occupa di questo riguarda alcune domande:
  1. perchè ci sono temi che il nostro cervello non vuole affrontare e se li affronta lo fa solo per un “dovere morale” senza incidere in pratica (la nostra consepevolezza avrà mai la meglio sulla riluttanza delle persone ad abbassare il loro livello di vita?)
  2. come riuscire ad incidere in modo più efficace su situazioni locali per dare un contributo a migliorare la qualità della nostra vita ed insieme dare un po' più di futuro a questo pianeta?
Mi pare che una risposta sia quella di ancorare la nostra azione su progetti locali ben definiti per obbligare anche chi non vuol vedere a “guardare” cosa rischiamo di perdere, oltre ad un comportamento eticamente sostenibile.

Ripartire da piccoli progetti concreti per avvicinarci a quella natura (di cui facciamo parte) e che stiamo facendo sparire, senza capire che con essa spariremo anche noi.
Ripartiamo da questa OSSERVAZIONE rispettosa e da questa semplice riflessione, che ci puo' dare solo sollievo...
Ripartiamo da cercare di riportare i passeri nei nostri cieli.
Come dice Franzen in conclusione della sua analisi:
Solo apprezzare la natura come un insieme di specifici habitat minacciati, e non come una cosa astratta che sta morendo, potrà impedire il completo snaturamento del mondo.”
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Sintesi di un articolo pubblicato sul numero 1106 di INTERNAZIONALE – 12/18 giugno 2015
I dilemmi di un ambientalista” di Jonathan Franzen
The New Yorker, Stati Uniti
ripreso da articolo redazionale del 20 giugno di www.veramente.org

La prima domanda che si pone Franzen è la seguente:
Ha senso investire energie e risorse in progetti a lungo termine per rallentare i cambiamenti climatici oppure dovremmo preoccuparci di preservare subito gli habitat e le specie esistenti?”
A settembre 2014 la National Audubon Society ha pubblicato un comunicato in cui dichiarava che il cambiamento climatico era la più grande minaccia per l’avifauna americana e avvertiva che quasi la metà delle specie di uccelli nordamericani rischiava di perdere il proprio habitat entro il 2080. Nello stesso periodo in California c’erano stati solo 16 giorni di pioggia negli ultimi 254 giorni e le previsioni meteo prevedevano invariabilmente “bel tempo”.

Franzen trova che ci sia una certa affinità spirituale tra l’ambientalismo e il puritanesimo: entrambi sono tormentati dalla sensazione di “essere colpevoli”.
Che la razza umana sia responsabile della distruzione di una grande quantità di specie vegetali ed animali sul pianeta è innegabile. Ora i cambiamenti climatici ci hanno fornito una spiegazione di senso per fare i conti con il nostro senso di colpa: se non ci pentiamo e cambiamo vita presto arriverà il giorno del giudizio e dovremo fare i conti con un una Terra arrabbiata.
Ma lo scrittore americano (appassionato birdwatcher) confessa di aver subìto il richiamo di una varietà compensativa di cristianesimo, che si ispira all’esempio di San Francesco d’Assisi nell’amare ciò che è concreto, vulnerabile e sotto i nostri occhi.

La National Audubon society ha lanciato una grande campagna nazionale proponendo una serie di azioni specifiche finalizzate a proteggere le specie in pericolo: “raccontate le vostre storie, rendete il vostro giardino accogliente per gli uccelli”, ma anche a “sostituite le lampade a incandescenza con altre più efficienti, ecc.”

Spostare tutta l’attenzione sui cambiamenti climatici è molto allettante per le organizzazioni ambientaliste e tutto sommato comporta pochissimi rischi.
Dichiarare che il cambiamento climatico nuoce agli uccelli non scatena nessuna opposizione. Chiedere che vengano messe al bando le munizioni che contengono piombo suscita l’ostilità dei cacciatori e dei costruttori di armi. L’Amministrazione Obama (Fisch and Wildlife Service) ha inserito il Piovanello nella lista delle specie a rischio e ne ha attribuito il declino “al cambiamento climatico”, anziché alla cattura incontrollata del granchio reale, del quale il Piovanello si nutre.

Colpa di tutti, cioè di nessuno.

Franzen va dritto al segno: per impedire future estinzioni non basta ridurre le nostre emissioni di anidride carbonica. Dobbiamo anche tenere in vita una gran quantità di uccelli selvatici ora.


Dobbiamo combattere il rischio di estinzioni nel presente, lavorare per ridurre i pericoli che stanno decimando l’avifauna e investire in progetti di conservazione su larga scala concepiti in maniera intelligente, soprattutto quelli che tengono conto dei cambiamenti climatici.



REASON IN THE DARK TIME, un libro di Dale Jamieson, si presenta con questo sottotitolo: “Perché la lotta contro il cambiamento climatico è fallita e quali saranno le conseguenze per il nostro futuro”.
Jamieson mette in evidenza come dalla Conferenza di Rio del 1992 le emissioni di anidride carbonica non sono diminuite, ma sono notevolmente aumentate.
A Copenaghen nel 2009 Obama ha gettato la spugna e con lui il resto del mondo.
A differenza dei progressisti che vedono una democrazia guastata dagli interessi delle classi agiate,

Jamieson suggerisce che l’inerzia statunitense sul problema dei cambiamenti climatici sia il risultato della democrazia.
Sono proprio i cittadini delle democrazie più inquinanti a beneficiare della benzina a buon mercato e del commercio globale, mentre le conseguenze del nostro inquinamento ricadono soprattutto su chi non può votare: i paesi poveri, le generazioni future e le altre specie.
L’elettorato statunitense è razionalmente egoista.
Secondo un sondaggio citato da Jamieson il 60 % degli americani crede che il cambiamento climatico danneggerà le altre specie e le generazioni future, mentre solo il 32 % pensa che ne sarà danneggiato personalmente.

La tesi di Jamieson è che il cambiamento climatico appartiene ad una categoria diversa da qualunque altro problema mai affrontato perché, innanzitutto, confonde il cervello umano che si è evoluto per concentrarsi sul presente anziché sul futuro remoto, e su variazioni immediatamente percepibili anziché su sviluppi lenti e probabilistici.
La grande speranza dell’Illuminismo – che la razionalità umana ci avrebbe permesso di trascendere i nostri limiti evolutivi – ha subito una batosta da guerre e genocidi ed ora con il problema dei cambiamenti climatici, è tramontata del tutto.

Quindi è innanzitutto importante riconoscere che il surriscaldamento globale è ormai avvenuto.

Anche nei paesi più minacciati da inondazioni o da siccità e in quelli che usano di più le fonti di energia rinnovabili, nessun capo di stato si è mai impegnato a lasciare il carbonio nel sottosuolo.

La terra come oggi la conosciamo somiglia a un malato terminale di cancro, che possiamo curare con un’aggressività deturpante oppure con palliativi e compassione.
Possiamo costruire dighe su ogni fiume e rovinare ogni paesaggio con coltivazioni per biocarburanti, fattorie solari e turbine eoliche, per guadagnare qualche anno di riscaldamento moderato. Oppure possiamo proteggere le zone dove resistono animali e piante selvatiche, anche a costo di accelerare leggermente la catastrofe umana.
Un vantaggio di questo secondo approccio è che, se arrivasse una cura miracolosa, resterebbe ancora qualche ecosistema intatto da salvare.



Il cambiamento climatico ha molte caratteristiche in comune con il sistema economico che lo sta accelerando.
Come il capitalismo, è transnazionale, imprevedibilmente distruttivo, si autoalimenta ed è inesorabile. Non teme la resistenza individuale, crea grandi vincitori e grandi perdenti e tende verso una monocultura globale: l’estinzione della differenza a livello di specie, una monocultura dei programmi a livello istituzionale.
Inoltre è perfettamente compatibile con l’industria tecnologica, perché promuove l’idea che solo la tecnologia tramite l’efficienza di Uber o qualche colpo da maestro della geoingegneria potrà risolvere il problema delle emissioni di gas serra.

Il lavoro di conservazione al contrario è romanzesco. Non esistono due posti uguali e non esistono narrazioni semplici.
Franzen racconta una serie di azioni osservate sulle Ande e in Costa Rica, azioni limitate nello spazio e nel tempo con una forte efficacia complessiva.
In una piccola comunità indigena sugli altipiani ad est di Cuzco, con l’aiuto della Amazon Conservation, la comunità sta riforestando le pendici delle Ande, domando gli incendi e sviluppando il commercio di un legume locale che viene venduto nei mercati della regione, il Tarwi. Un buon progetto di conservazione deve soddisfare nuovi criteri:
  • deve essere un progetto ampio perché la biodiversità non può sopravvivere in un habitat frammentato da piantagioni di palma da olio o da impianti di trivellazione.
  • deve rispettare e accogliere le popolazioni che vivono nella zona.
  • deve essere un progetto capace di resistere al cambiamento climatico.

Lungo i 90 chilometri della strada che scende dagli altipiani si possono vedere quasi 600 specie di uccelli. La strada raggiunge il fondovalle dove un’ ex-hacienda ora ospita un centro educativo, un albergo per eco-turisti e una fattoria sperimentale. L’obiettivo del progetto è creare una cintura protettiva di piccole riserve, comunità autosufficienti e “concessioni” di conservazione su terreni statali. La cosa più straordinaria del lavoro di Amazon Conservation è il basso impatto del suo intervento.
Gli allevamenti ittici su scala ridotta nella regione amazzonica, usano specie native, sono una delle fonti di proteine animali più sostenibili e meno distruttive. Ciò contrasta con l’enormità dei progetti sul cambiamento climatico: le gigantesche turbine eoliche, le fattorie solari a perdita d’occhio, le nubi di particelle riflettente immaginate dai geo-ingegneri.

In Costa Rica, nell’Área de Conservación Guanacaste (Agc) è stato sperimentato un nuovo approccio alla gestione dei parchi, che sono stati affidati a personale che risiede nel territorio del parco e che svolge contemporaneamente attività di conservazione e di ricerca scientifica.
E’ stata addirittura coniata la parola di “paratassonomisti” per indicare il lavoro di ricerca e di catalogazione svolto da personale non professionista. Questa pratica ha sviluppato un forte senso di radicamento nel luogo, i fenomeni di bracconaggio e disboscamento sono quasi scomparsi, i rapporti con le popolazioni indigene sono molto migliorati.

Negli ultimi tempi la tecnologia ha permesso di ricavare l’etanolo dalla cellulosa. Da un punto di vista climatico il miraggio di una efficiente produzione di biocarburante è irresistibile ma in realtà porterà ad un nuovo disastro. Le terre più fertili della Costa Rica sono già state cedute al business delle monocolture.
Finché la necessità di attenuare il cambiamento climatico avrà la meglio su ogni altro problema ambientale, nessun paesaggio del pianeta sarà al sicuro.
Il climatismo, come il globalismo, crea estraneazione.
Oggi gli Americani vivono lontano dal danno ecologico causato dalle loro abitudini di consumo.
Solo apprezzare la natura come un insieme di specifici habitat minacciati, e non come una cosa astratta che sta morendo, potrà impedire il completo snaturamento del mondo.

BURCI DI CASIER: TORRESAN SI LAMENTA DEL FANGO

Le pseudo invettive del fu-Presidente del Parco Sile Nicola Torresan sono velleitarie e prive di concretezza perchè il Parco Sile non avrebbe potuto fare nulla senza l'intervento del Sindaco di Casier che ha tolto un'altra volta le castagne dal fuoco a questi incompetenti.

Certamente a parlare con CAME non è andato Torresan e non è stato Sartorato a gestire la trattativa per avere i soldi; il parco ha preso i soldi, incaricato un ingegnere venuto da Marte e la solita ditta di Casale per cambiare tre travi e qualche tavola...

La questione dei monitoraggi settimanali è una CAZZATA TOTALE che solo degli incompetenti statici possono inventarsi e quindi vi prego di non dare piu' queste notizie bizzarre ed inutili.

L'unica verità è che TORRESAN e IL SUO GRUPPO sono soli con i soldatini che li seguono in Consiglio, resisteranno ancora un po' e faranno altri danni per i quali li chiameremo a rispondere presso la Corte dei Conti.

L'unica salvezza è sperare che ZAIA li sollevi dall'incarico con una riforma degli enti parco, ma ci vorranno mesi e questi possono fare ancora molto per il SILE.

....MOLTO, MOLTISSIMO.... DI DANNOSO!!


CALESSO SU PARCO DEL SILE

Tutto giusto quello che dice Luigi Calesso nei confronti della bega di partito tra il trombato Pettenà ed il presidente del Parco Sile che prende ceffoni da destra e sinistra ma resta incollato alla sua sedia.

L'unica domanda che pongo è relativa al ruolo del Comune di Treviso:
 VUOLE DARE UN REALE SEGNO DI ESSERE IL CAPOLUOGO??

Lamentarsi non basta piu', le truppe di Zaia si ricompatteranno perchè il potere logora chi non ce l'ha...
Le Regione ce l'ha, il Comune di Treviso deve ancora accorgersi se ce l'ha...

sabato 20 giugno 2015

LIETO EVENTO: RIAPRONO LE PASSERELLE DEI BURCI..

Con soddisfazione apprendiamo che con soli 15.000 euro sono riusciti a riaprire le passerelle dei burci.
Merito della Giunta di Casier e della ditta CAME che ha messo a disposizione 15.000 euro che il Parco del Sile è riuscito a non buttare nel cesso... BRAVI!!

Fa molto ridere (per chi ci capisce qualcosa di manutenzione) che si preveda che un ingegnere passi una volta alla settimana "a vedere come procede il degrado" come se fossimo di fronte ad un male misterioso...
Idiozie totali utili solo all'ingegnere...
Dopo anni in cui il Parco se nìè sbattuto le balle delle manutenzioni, oggi mandiamo un tecnico ogni settimana?? A vedere cosa?

CARO COMITATO ESECUTIVO DEL PARCO, TOGLIETEVI DALLE PALLE PERCHE' NON FATE NEMMENO PIU' RIDERE...

P.S. CONSIGLIO ENTE PARCO A PIOMBINO DESE 24 giugno 2015 ore 20.30..... Chi vuole vedere gli attuali gestori del disastro.... venga