Le logiche partitiche e di schieramento prevalgono sul buonsenso e sulla realtà per cui la “nuova” amministrazione di Treviso per dimostrare di avere gli attributi deve cercare lo scontro con Openpiave, una delle poche nuove realtà che si sono sviluppate in una Treviso, che dire a trazione gerontocratica è dir poco, visto che solo da poche settimane si è ritirato il monarca De Poli, con un regno della durata pari a quella di Mobuto o Bokassa!
La questione per la nostra associazione va ben al di là delle pur rilevanti questioni sollevate, perchè riguarda quell'insieme di beni pubblici che abbiamo definito “BUCHI NERI” e che privano la nostra città di una serie di luoghi importanti per la vita sociale.
Basta pensare agli immensi spazi dell'ex Caserma Salsa, all'ex polveriera di Santa Bona, alle varie sedi circoscrizionali chiuse o sotto utilizzate fino ai vari edifici di proprietà pubblica che marciscono dando la sensazione di un degrado diffuso.
Tutto questo peraltro avviene in grave penuria di spazi per attività sportive e sociali, che meriterebbero attenzione e disponibilità al di là dell'appartenenza partitica perchè la “vita sociale” soprattutto dei giovani è il fondamento di una società democratica.
L'ex Caserma Piave ed in particolare i fabbricati ancor'oggi abbandonati lungo via Monterumici e non dati in uso a Openpiave, sono un caso emblematico e che merita risposte precise da parte degli amministratori e non proclami generici sulla “carenza di sicurezza”...
Il glorioso JUDO TREVISO ha dovuto abbandonare la sua storica sede e avrebbe accettato di buon grado una sistemazione negli stabili dell'ex Caserma Piave (promessa prima delle elezioni da Manildo e soci), ma non se n'è fatto nulla per misteriosi motivi...
Ho personalmente fornito ai referenti dell'associazione sportiva i documenti (delibere della precedente amministrazione) che dimostrano che i fabbricati su via Monterumici sono fuori della convenzione Openpiave e quindi disponibili.
Ho personalmente detto all'attuale Sindaco Conte che ci potrbbe essere questa soluzione per il judo, ricevendo un'occhiataccia ed uan laconica risposta circa una soluzione già pronta per il judo..
La realtà oggi però vedi i ragazzi del judo ed i loro allenatori gli atleti del judo che, negli spazi della palestra scolastica Serena, montano e smontano quotidianamente i tatami, mentre quegli edifici sono chiusi ed abbandonati!!
Cosa blocca un'operazione semplice? La blocca il fatto che sarebbe un riconoscimento del poco di buono che ha fatto la giunta Manildo con Openpiave, dando a disposizione gli spazi che prima erano una discarica, ricordiamolo.
La vera domanda da porre all'attuale Sindaco è quale sia il suo programma di riqualificazione dei “buchi neri” o se preferisce avere spazi di degrado per poter fare lo “sceriffo di periferia”?
La vera questione è che la città ed i suoi spazi pubblici sono “beni comuni” (e non di proprietà del Sindaco e della Giunta, da concedere come favori) ed i gruppi sociai e le associazioni hanno il diritto di avere a disposizione quegli spazi, soprattutto se hanno un progetto sociale ed i soldi per togliere il degrado.
O pensiamo ed aspettiamo sempre che arrivi il politico di turno a risolverci il problema? A che prezzo?
TREVISO SI DEVE SVEGLIARE PERCHE' UN ESEMPIO C'E' E NOI AUSPICHIAMO CHE CE NE SIANO MOLTI ALTRI,MAGARI ANCHE DEI FAMOSI “ORSETTI PADANI”..
venerdì 21 dicembre 2018
martedì 6 novembre 2018
DISASTRO ANNUNCIATO.... COLPA DI NESSUNO?
Il tema della riduzione del consumo di suolo, risorsa scarsa e preziosa, è parte integrante del buon governo del territorio: un governo deve agire nell'interesse della collettività, della sua salute e del suo benessere. Con il tema del consumo di suolo si intrecciano i temi del dissesto idrogeologico, delle mutazioni climatiche, della pulizia dell'aria, della organizzazione degli spazi verdi e delle aree pubbliche necessarie alla vita della gente.
Oggi l'allarme è ancora più forte e sentito dalla gente.
Una cultura alternativa a quella che ha guidato nei decenni scorsi questo fallimentare modello di sviluppo, è stata la proposta e l'azione dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste (Club Alpino Italiano, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF) facenti parte secondo alcuni governanti del "malinteso ambientalismo da salotto", avevano portato già nel 2012 alla Carta di Intenti durante la Giornata Mondiale del Suolo per uno stato permanente di emergenza e per la messa in sicurezza del paese, tanto da mobilitare in questi anni l’iniziativa di molti sindaci che hanno chiesto l'assunzione urgente di strumenti adeguati per la sicurezza del proprio territorio.
Ma non si tratta solo di agire sull’emergenza o adattarsi alla nuova situazione, la messa in sicurezza, sia considerata la vera e più grande opera pubblica a garanzia del futuro del Paese. La migliore risposta alla necessità di un rilancio economico e occupazionale del Veneto e dell’Italia intera.
Occorrono interventi che sappiano coniugare prevenzione, informazione e coordinamento, perché il rischio idrogeologico riguarda l’82% (6.633) dei Comuni italiani, come documentato nell’indagine “Ecosistema rischio 2011” di Legambiente e della Protezione Civile, che raccoglie le risposte di 1500 Comuni sulle attività di prevenzione: l’82% ha risposto di avere piani di emergenza, ma solo il 33% svolge attività di informazione e il 29% esercitazioni di protezione civile che coinvolgano la popolazione.
Prevenzione significa anche porre un vero limite al consumo del suolo (non si deve più costruire sulle rive dei fiumi!) e contrastare severamente ogni forma di abusivismo edilizio: i 3 condoni del 1984, 1994 e 2003 hanno fatto emergere dal 1948 ad oggi 4,6 milioni di abusi edilizi per un totale di 1.700.000 alloggi abusivi.
Il Veneto è la seconda regione più cementificata d’Italia secondo i dati Ispra 2016, ed è quella che ha consumato più suolo, ben 1134 ettari in più rispetto al rilevamento precedente, un vero record! A fronte di tutto ciò è stata approvata una legge sul consumo di suolo piena di deroghe e presto arriverà un nuovo piano casa, mentre il piano cave del Veneto, appena approvato dopo quasi 40 anni di latitanza, consente ancora escavazioni, anche sotto falda in virtù di quanto già rilasciato (18 milioni di mc nella sola Provincia di Treviso!) privi di pianificazione!
Nel Veneto inoltre sta procedendo, in carenza di verifica di ottemperanza alle prescrizioni ambientali del CIPE, il progetto delle Superstrada Pedemontana, altra opera che produrrà più guasti che sviluppo, stante la carente valutazione degli impatti.
Paventiamo quindi che gli indispensabili aiuti che arriveranno per questa ennesima emergenza, vengano utilizzati solo in parte con finalità di ripristino ambientale, ma possano essere gestite ancora una volta nell'ottica emergenziale, al di fuori delle normali regole e di una progettazione condivisa del territorio.
La principale carenza politica che denunciamo è la mancanza di una seria progettazione ambientale, per cui si privilegiano infrastrutture ed opere senza incardinarle in un'ottica, che consideri il cambiamento climatico non più un evento futuro, ma una situazione grave ed attuale per la quale non è possibile pensare solo ad un'assicurazione obbligatoria per i cittadini, come annunciato dai nostri amministratori.
Le motivazioni profonde della salvaguardia del patrimonio naturale e culturale risiedono anche nella difesa della identità nazionale e locale: difendendo questo patrimonio si tutela l'economia del nostro Paese.
L'educazione al patrimonio ambientale (e culturale), alla sua cura e messa in sicurezza deve così considerarsi il principio ispiratore di qualsiasi politica di governo del territorio che intenda preservare la storia e la civiltà di una comunità locale o nazionale che sia, e la fruizione al patrimonio deve diventare per tutti occasione importante per rafforzare competenze, abilità e conoscenze, che permettono di “abitare” l'ambiente in cui si vive in maniera "sostenibile".
Servono abitanti e cittadini consapevoli per salvare le nostre bellezze naturali ed in particolare la montagna, non solo grandi eventi e grandi opere.
È importante perciò che ognuno di noi, libero cittadino o amministratore pubblico, contribuisca attivamente a rendere più vivibile il territorio con un impegno e una consapevolezza crescenti: omettere di intervenire o, peggio ancora, autorizzare opere che possano compromettere questi beni e questi valori sono contrari all’interesse della cosa pubblica e dei beni comuni.
domenica 4 novembre 2018
RIPRIATINO SORGENTI DEL DESE - REPLICA AL SINDACO
Egr. Sig. Sindaco di Resana
Dott. Stefano Bosa
e,p.c. Alla Stampa Locale
Oggetto: RIPRISTINO SORGENTI DEL DESE – REPLICA AL SINDACO
In relazione alla Sua lettera prot.10122 del 24-10 u.s. a seguito del volantino (vedi allegato) che è stato distribuito alla Cittadinanza a nome di nove Associazioni ambientaliste del Veneto, comprendiamo la Sua “irritazione”, ma contestiamo le Sue illazioni e la non velata minaccia di adire a vie legali nei confronti delle associazioni e partiti che hanno aderito alle critiche per presunto danno di immagine.
Se ci sono inesattezze nel nostro resoconto inviato ai Cittadini, siamo pronti a prenderne atto ed eventualmente a rettificare, ma non possiamo accettare generiche affermazioni come quelle riportate nella Sua missiva, cha appaiono più come una censura che come specifiche contestazioni.
Le varie associazioni collaborano da anni con l'associazione “Cason del Pometo” di Resana e con tutti coloro che supportano la questione ambientale del ripristino del Dese, dal partito Democratico alla Lega.
La questione del ripristino delle sorgenti del Dese è tema che va al di là dei confini comunali e trova la sua origine, come anche Lei ben sa, in scelte scellerate del passato, a cui sarebbe tempo porre rimedio.
Oggi si tratta di decidere “da che parte stare”, non con le promesse, ma con i fatti e quindi tutte le associazioni che aderisocno Le chiedono precisi impegni e tempi certi per:
Resana merita di avere un ripristino adeguato delle sorgenti del Dese, con garanzia di sicurezza per i cittadini, certezza di fattibilità e rispetto per la storia del territorio.
Non merita certo un fossetto come quello oggi predisposto e che pare essere la sistemazione definitiva: un insulto per la sorgente che fu, che dimostrerebbe solo la poca considerazione di Resana per il suo corso d'acqua più importante.
Noi continueremo a monitorare la questione e siamo fiduciosi che alla stizza, seguiranno proposte conccrete e collaborative verso l'obiettivo del ripristino delle sorgenti del fiume Dese
Treviso, 4 novembre 2018
A nome delle 9 associaioni che aderisco al progetto “ADOTTA UN FIUME”
per ITALIA NOSTRA Treviso, il presidente Romeo Scarpa, treviso@italianostra.org
Dott. Stefano Bosa
e,p.c. Alla Stampa Locale
Oggetto: RIPRISTINO SORGENTI DEL DESE – REPLICA AL SINDACO
In relazione alla Sua lettera prot.10122 del 24-10 u.s. a seguito del volantino (vedi allegato) che è stato distribuito alla Cittadinanza a nome di nove Associazioni ambientaliste del Veneto, comprendiamo la Sua “irritazione”, ma contestiamo le Sue illazioni e la non velata minaccia di adire a vie legali nei confronti delle associazioni e partiti che hanno aderito alle critiche per presunto danno di immagine.
Se ci sono inesattezze nel nostro resoconto inviato ai Cittadini, siamo pronti a prenderne atto ed eventualmente a rettificare, ma non possiamo accettare generiche affermazioni come quelle riportate nella Sua missiva, cha appaiono più come una censura che come specifiche contestazioni.
Le varie associazioni collaborano da anni con l'associazione “Cason del Pometo” di Resana e con tutti coloro che supportano la questione ambientale del ripristino del Dese, dal partito Democratico alla Lega.
La questione del ripristino delle sorgenti del Dese è tema che va al di là dei confini comunali e trova la sua origine, come anche Lei ben sa, in scelte scellerate del passato, a cui sarebbe tempo porre rimedio.
Oggi si tratta di decidere “da che parte stare”, non con le promesse, ma con i fatti e quindi tutte le associazioni che aderisocno Le chiedono precisi impegni e tempi certi per:
- procedere al ripristino delle sorgenti del Dese, modificando quanto fatto fin'ora e riprendendo il progetto approvato e votato in Consiglio Comunale da quattro delibere;
- Dichiarare che i corsi d'acqua, anche minori, sono elementi fondamentali del paesaggio veneto e non possono più essere interrati o ceduti a privati, come fatto in passato
- trovare una soluzione condivisa con associazioni ed opposizione per ripristinare la legalità in merito a quanto costruito abusivamente in passato ed attestare che quanto fatto non potrà più essere ripetuto nel territorio di Resana perchè l'Amministrazione difende il suo territorio ed i “beni comuni”.
Resana merita di avere un ripristino adeguato delle sorgenti del Dese, con garanzia di sicurezza per i cittadini, certezza di fattibilità e rispetto per la storia del territorio.
Non merita certo un fossetto come quello oggi predisposto e che pare essere la sistemazione definitiva: un insulto per la sorgente che fu, che dimostrerebbe solo la poca considerazione di Resana per il suo corso d'acqua più importante.
Noi continueremo a monitorare la questione e siamo fiduciosi che alla stizza, seguiranno proposte conccrete e collaborative verso l'obiettivo del ripristino delle sorgenti del fiume Dese
Treviso, 4 novembre 2018
A nome delle 9 associaioni che aderisco al progetto “ADOTTA UN FIUME”
per ITALIA NOSTRA Treviso, il presidente Romeo Scarpa, treviso@italianostra.org
venerdì 2 novembre 2018
PONTE PRIULA: GLI ERRORI SI PAGANO? NEL VENETO, MAI... E' SEMPRE COLPA DI QUALCUN ALTRO!
Non è mai facile intevenire su un tema per darsi ragione e si rischia di essere definiti “commissari tecnici che stanno in tribuna....” come ha fatto il Governatore Zaia mentre volava in elicottero per valutare i danni di quellO che non è un evento eccezionale, ma una normalità in un momento storico dove continuiamo bellamente ad ignorare il tema del cambiamento climatico.
Direi che che il Governatore si dovrebbe preoccupare di chi “allena” ora la squadra “Veneto” più che fare stizzita ironia su chi osserva, perchè, se è vero che decidere non è facile, è altrettanto vero che pare che i nostri politici (con i loro tecnici) non sbaglino mai e sia sempre colpa del destino cinico e baro o meglio di qualcun altro.
Vorremmo sommessamente ricordare, per rispetto a chi subisce danni da questi antefatti, che:
Direi che che il Governatore si dovrebbe preoccupare di chi “allena” ora la squadra “Veneto” più che fare stizzita ironia su chi osserva, perchè, se è vero che decidere non è facile, è altrettanto vero che pare che i nostri politici (con i loro tecnici) non sbaglino mai e sia sempre colpa del destino cinico e baro o meglio di qualcun altro.
Vorremmo sommessamente ricordare, per rispetto a chi subisce danni da questi antefatti, che:
- i “comitati” (che siamo noi e il Comitato Imprenditori Piave 2000) si sono mezzi in mezzo non per intralciare un'opera perfetta, ma perchè ritenevano che non fossero rispettare le procedure amministrative.
- la sospesione dei lavori è stata decisa dal RUP di ANAS perchè effettivamente le procedure non erano rispettate e non si era richiesta nessuna autorizzazione per il ponte provvisorio e non si era fatta alcuna indagine archeologica preventiva, pur essendo noto a tutti che siamo in zona di tutela.
Se i cittadini che hanno attività commerciali vogliono prendersela con qualcuno, devono andare da prima da ANAS e poi da Regione Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Susegana, che avevano l'obbligo morale verso i loro cittadini di capire se le procedure erano a posto. Ora prendersela con noi, è come ammettere di essere incapaci...
Abbiamo anche chiaramente detto che c'erano altre gravi criticità, che, per dovere di cronaca, ricordiamo:
Abbiamo anche chiaramente detto che c'erano altre gravi criticità, che, per dovere di cronaca, ricordiamo:
- la Piave è un fiume difficile, che passa per stagioni di grande magra a piene impetuose: non è una novità! E' così da sempre, ma tutti vogliono scordarselo per piantare vigneti, scavare ghiaia ed usare il fiume per i loro interessi;
- la Piave è un fiume che ha subìto gravi danni dalle escavazioni e dove non c'è un piano di gestione (obbligatorio per le zone SIC ZPS), che è “secretato” da anni nei cassetti della Regione Veneto; tutto questo è colpa nostra che lo denunciamo ogni tre per due?
- Il progetto di pseudo-restauro del ponte della Priula è sbagliato anche da un punto di vista della tutela del monumento e per la statica perchè si abbandona la funzione portante degli archi storici in calcestruzzo per creare un grande imaplato di putrelle in modo da allargarlo per una pista ciclabile che morirà sul ponte.. Altre ipotesi avrebbero consentito di restaurare veramente il ponte storico (che ne aveva bisogno), creando i necessari allargamenti con strutture reversibile a lato. In questo modo i lavori avrebbero potuto anche essere fatti lasciando almeno una carreggiata agibile durante i lavori...
- il ponte Bailey in alveo è stata una scommessa folle perchè era molto probabile (oggi certo) che la Piave avrebbe spazzato via le rampe, giustamente fatte per essere sgretolate.. Ma ora che facciamo? Le ricostruiamo e poi magari fra due mesi arriva un'altra piena? Ricordiamo che ancora in fase di allestimento del ponte provvisorio, due o tre volte l'impresa dovette rifare parti di lavoro distrutte dal fiume...
Qual'era la soluzione?
Anche questo l'avevamo proposto e si trattava di creare un nuovo ponte nella zona di Busco prima di procedere con questo restauro, ma questo significherebbe “fare programmazione”, cosa che il nostro commissario tecnico Zaia, più simile a di Ventura che ad Allegri, non riesce proprio a fare perchè troppo impegnato su temi di propaganda, come dice oggi anche il loro consigliere Berlato.
Si mettono i soldi (14-15 milioni di euro) per un referendum inutile l'anno scorso...
Si fanno “ponti d'oro” alla concessionaria SIS per la Superstrada Pedemontana (parliamo di 12.000 milioni di euro in 39 anni pagati dai Veneti)....
E non siamo in grado di capire che il Veneto è diviso in due da un fiume chiamato Piave con ponti insufficienti?
Ponte di Piave era chiuso l'altro giorno perchè al limite, Ponte Priula è out, il ponte di Vidor resiste solo grazie agli scongiuri di tutti, ma in che regione siamo?
In altri paesi per molto meno, si sarebbero dimessi in cinque o sei pezzi grossi di ANAS, Regione Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Susegana.
Qui invece diamo la colpa alla sorte ed ai comitati....
Probabilmente lo fanno, perchè la gente crede a loro. Ma loro sanno benissimo che non è vero.
E' ora che lo capiate anche tutti voi.
Anche questo l'avevamo proposto e si trattava di creare un nuovo ponte nella zona di Busco prima di procedere con questo restauro, ma questo significherebbe “fare programmazione”, cosa che il nostro commissario tecnico Zaia, più simile a di Ventura che ad Allegri, non riesce proprio a fare perchè troppo impegnato su temi di propaganda, come dice oggi anche il loro consigliere Berlato.
Si mettono i soldi (14-15 milioni di euro) per un referendum inutile l'anno scorso...
Si fanno “ponti d'oro” alla concessionaria SIS per la Superstrada Pedemontana (parliamo di 12.000 milioni di euro in 39 anni pagati dai Veneti)....
E non siamo in grado di capire che il Veneto è diviso in due da un fiume chiamato Piave con ponti insufficienti?
Ponte di Piave era chiuso l'altro giorno perchè al limite, Ponte Priula è out, il ponte di Vidor resiste solo grazie agli scongiuri di tutti, ma in che regione siamo?
In altri paesi per molto meno, si sarebbero dimessi in cinque o sei pezzi grossi di ANAS, Regione Veneto, Provincia di Treviso e Comune di Susegana.
Qui invece diamo la colpa alla sorte ed ai comitati....
Probabilmente lo fanno, perchè la gente crede a loro. Ma loro sanno benissimo che non è vero.
E' ora che lo capiate anche tutti voi.
sabato 22 settembre 2018
CONFERENZA MEZZAVILLA - FORUM AMBIENTE 25-9-2018 ore 20.30
Il Forum Ambiente Treviso prosegue il proprio ciclo di incontri pubblici dedicato alla conoscenza e valorizzazione dei fiumi di risorgiva trevigiani. Il prossimo appuntamento (il quinto) sarà
In tale occasione il professor Francesco Mezzavilla illustrerà le caratteristiche di flora, fauna e biotopi dei nostri corsi d'acqua.
Francesco Mezzavilla è biologo. E' stato ricercatore presso l’Istituto per l’Antropologia dell’univ. di Padova, con una ventina di pubblicazioni. Insegnante per 35 anni in scuole statali, soprattutto medie, di matematica e scienze. Coordinatore provinciale e regionale LIPU per 8 anni. Da 25 anni consulente scientifico per vari enti pubblici, quali Comuni ed Enti Parco, e di varie associazioni naturalistiche, in particolare sull’avifauna, nonchè autore e coautore di oltre 120 pubblicazioni sul tema. Consigliere comunale a Treviso per un mandato, durante il quale ha presieduto la locale Commissione Lavori Pubblici. Fondatore e presidente Società Trevigiana Scienze Naturali; è stato Consigliere dell’Ass. Faunisti Veneti.
Il Forum Ambiente di Treviso è un gruppo di associazioni locali impegnate nella tutela e valorizzazione del nostro territorio. Ne fanno parte: WWF, Legambiente, Italia Nostra, FIAB, Amici della Storga, Gruppo Botteniga, Treviso Sotterranea, Società dei Territorialisti, Pescatori del Sile, EnergoClub, ed altri.
martedì 25 settembre, ore 20.30,
presso la sala conferenze della Fondazione Benetton, in via Cornarotta 7 a Treviso, e si intitolerà:
"Aspetti naturali dei fiumi di risorgiva trevigiani. Un patrimonio da salvaguardare."
In tale occasione il professor Francesco Mezzavilla illustrerà le caratteristiche di flora, fauna e biotopi dei nostri corsi d'acqua.
Francesco Mezzavilla è biologo. E' stato ricercatore presso l’Istituto per l’Antropologia dell’univ. di Padova, con una ventina di pubblicazioni. Insegnante per 35 anni in scuole statali, soprattutto medie, di matematica e scienze. Coordinatore provinciale e regionale LIPU per 8 anni. Da 25 anni consulente scientifico per vari enti pubblici, quali Comuni ed Enti Parco, e di varie associazioni naturalistiche, in particolare sull’avifauna, nonchè autore e coautore di oltre 120 pubblicazioni sul tema. Consigliere comunale a Treviso per un mandato, durante il quale ha presieduto la locale Commissione Lavori Pubblici. Fondatore e presidente Società Trevigiana Scienze Naturali; è stato Consigliere dell’Ass. Faunisti Veneti.
Il Forum Ambiente di Treviso è un gruppo di associazioni locali impegnate nella tutela e valorizzazione del nostro territorio. Ne fanno parte: WWF, Legambiente, Italia Nostra, FIAB, Amici della Storga, Gruppo Botteniga, Treviso Sotterranea, Società dei Territorialisti, Pescatori del Sile, EnergoClub, ed altri.
giovedì 13 settembre 2018
PARCO SILE: LA SOLITA RIFORMA “A PAROLE”
Non c'è nessuna “rivoluzione” nella nuova riforma dei parchi regionali veneti perchè non è una legge regionale che modifica un modo di gestire una risorsa preziosa come un'area naturale protetta, ma un idem sentire che purtroppo non c'è e siamo pronti a scommettere non ci sarà nemmeno un futuro.
Per carità, non c'è nulla da difendere della precedente impostazione che era governata dagli interessi di partito e da miseri localismi, ma nulla ora fa presupporre che sarà diverso perchè il controllo è saldamente nelle mani della Giunta Regionale (a sua discrezione...) e dai Sindaci, che non sono proprio dei difensori dell'ambiente (ma di più dei loro voti).
Il precedente Consiglio del Parco era costituito da 40 persone (3 per Comune con 2 di maggioranza ed uno di opposizione e dalle Province con Treviso che ne nominava 5, Padova 1, Venezia 1), ora viene sostituito dalla Comunità del Parco dove invece saranno “solo” 20:
Ma non c'è proprio la cultura in questo senso e si ricercano incentivi per fare piste ciclabili, bed & breakfast, chioschi mentre i grandi alberi del parco muoiono o le risorgive vengono alimentate con le pompe.
Ma d'altronde la gestione passata, attuale e futura è precisa responsabilità di una parte politica (Lega un tempo Nord), ben coadiuvata da un'inconsistente opposione (PD), per cui si fa di tutto e di più … “par far bisiness, schèi...” e non basta qualche finanziamento europeo raccolto per merito di studi privati per modificare la rotta.
La Giunta esecutiva del Parco era costituita da 5 persone nominate dal Consiglio del Parco e mai nessuno è entrato in questo “fortino”, difeso anche oltre la quiescenza da un direttore facente funzioni con laurea in legge; domani si chiamerà Consiglio Direttivo e sarà formata da 5 persone: 2 nominate direttamente dal Presidente dalla Regione, un Sindaco, un rappresentante del settore primario (agricoli sempre privilegiati) ed un altro eletto dalla Comunità.
Scommettiamo che saranno tutti omogenei all'attuale maggioranza e continueranno a fare come prima?
Scomettiamo che il direttore sarà un'altra persona di fiducia che custodirà gli armadi ed i finaziamenti “a norma di legge”?
La parole dell'Assessore Corazzari sono quindi parole al vento.
"Tutto cambia, perchè nulla cambi” - il buon Tomasi di Lampedusa forse era parente dei leghisti di Luca Zaia.
Per carità, non c'è nulla da difendere della precedente impostazione che era governata dagli interessi di partito e da miseri localismi, ma nulla ora fa presupporre che sarà diverso perchè il controllo è saldamente nelle mani della Giunta Regionale (a sua discrezione...) e dai Sindaci, che non sono proprio dei difensori dell'ambiente (ma di più dei loro voti).
Il precedente Consiglio del Parco era costituito da 40 persone (3 per Comune con 2 di maggioranza ed uno di opposizione e dalle Province con Treviso che ne nominava 5, Padova 1, Venezia 1), ora viene sostituito dalla Comunità del Parco dove invece saranno “solo” 20:
- 11 sindaci
- 3 nomine dirette della Giunta Regionale
- 1 dalla Provincia più rappresentativa
- 1 per le attività produttive
- 1 per le attività turistiche
- 2 associazioni ambientaliste
- 1 associazioni ittiche
- 1 (persino) dalle associazioni venatorie che nei parchi non possono cacciare...
Ma non c'è proprio la cultura in questo senso e si ricercano incentivi per fare piste ciclabili, bed & breakfast, chioschi mentre i grandi alberi del parco muoiono o le risorgive vengono alimentate con le pompe.
Ma d'altronde la gestione passata, attuale e futura è precisa responsabilità di una parte politica (Lega un tempo Nord), ben coadiuvata da un'inconsistente opposione (PD), per cui si fa di tutto e di più … “par far bisiness, schèi...” e non basta qualche finanziamento europeo raccolto per merito di studi privati per modificare la rotta.
La Giunta esecutiva del Parco era costituita da 5 persone nominate dal Consiglio del Parco e mai nessuno è entrato in questo “fortino”, difeso anche oltre la quiescenza da un direttore facente funzioni con laurea in legge; domani si chiamerà Consiglio Direttivo e sarà formata da 5 persone: 2 nominate direttamente dal Presidente dalla Regione, un Sindaco, un rappresentante del settore primario (agricoli sempre privilegiati) ed un altro eletto dalla Comunità.
Scommettiamo che saranno tutti omogenei all'attuale maggioranza e continueranno a fare come prima?
Scomettiamo che il direttore sarà un'altra persona di fiducia che custodirà gli armadi ed i finaziamenti “a norma di legge”?
La parole dell'Assessore Corazzari sono quindi parole al vento.
"Tutto cambia, perchè nulla cambi” - il buon Tomasi di Lampedusa forse era parente dei leghisti di Luca Zaia.
sabato 8 settembre 2018
GLI AVVOLTOI DELLA PROPAGANDA E LA VERITA' (nostra) SUL PONTE DELLA PRIULA
Ieri in quel di Ponte della Priula c'è stata la passerella di ANAS con il Presidente della Regione Veneto e le autorità locali, che a vario titolo si sono auto-incensati per come procedono i lavori sul Ponte della Priula, storico monumento vincolato come “bene culturale”.
Ovviamente la passerella ha avuto scopi puramente propagandistici per dimostrare “quanto siamo bravi noi”, invece dei cialtroni responsabili del disastro di Genova.
Peccato che come tutte le “favole” ci siano delle parti che restano nell'ombra: i nostri amministratori raccontano mezze verità ed alcuni, come il sindaco di Susegana, perdono occasioni per stare in silenzio.
Con il Comitato Imprenditori Veneti 2000 di Diotisalvi Perin, la nostra associazione si sente chiamata direttamente in causa, etichettata come “quelli del comitato del NO”, in modo falso e codardo.
La verità, che vogliamo ancora una volta ribadire, è che nessuno di noi è mai stato contrario ad un restauro serio del ponte storico, che però gli consentisse di mantenere il suo schema statico originario senza stravolgimenti, allargando la carreggiata con una struttura ciclabile distinta a lato.
Si è scelto lo stravolgimento strutturale del ponte con inserimento di un impalcato in putrelle, che è un intervento di radicale modifica statica, che probabilente darà problemi di manutenzione in futuro, visto che tali nuove strutture non sembrano ispezionabili.
Un ponte storico di questo tipo non teme i carichi verticali, come ben sa chi mastica un po' di statica e non ciancia a vanvera, se le pile sono consolidate.
La nostra contestazione quindi non aveva per oggetto la necessità di manutenzione (anzi abbiamo anche contestato i 2 milioni di euro spesi pochi anni fa per s”tucco e pittura”, ma il tipo di intevento (che non è un restauro) perchè su strutture storiche (tipo il Colosseo per citare Zaia) di solito si interviene rispettando i materiali originari e non con inserimento di un brutale impalcato in ferro.
Oltre tutto abbiamo anche denunciato la carenza delle procedure, che pare essere un vizietto delle pubbliche amministrazioni come dimostra anche la Superstrada Pedemontana Veneta: i lavori sono iniziati senza che fosse fatta alcuna indagine archeologica, fregandosene di tutte le prescrizioni obbligatoria che valgono per le pubbliche amministrazioni danno a tutti i cittadini.
Bell'esempio procedere senza rispettare le normative!
E poco vale che alla fine tutto si sani in Regione Veneto in modo pilatesco: la figura degli incompetenti e degli improvvisati è tutta loro e non nostra che chiediamo il rispetto della legge.
Crediamo che i ruoli vadano rispettati: noi chiediamo che si rispettino i monumenti ed abbiamo aspramente criticato la Sopritendenza per un'autorizzazione molto benevola asd un simile progetto.
Chiediamo anche che la normativa sugli appalti e sulle procedure venga rispettata da tutti, anche dai Signori di ANAS e della Regione Veneto, senza deroghe e sanatorie, perchè non ci risulta che siamo in una repubblica dove esistano soggetti “legibus soluti”.
La figura degli “avvoltoi”, avidi di propaganda, è tutta per loro, che raccontano mezze favole e credono di essere migliori di quelli di Genova, quando la pasta è, purtroppo, la medesima.
Ovviamente la passerella ha avuto scopi puramente propagandistici per dimostrare “quanto siamo bravi noi”, invece dei cialtroni responsabili del disastro di Genova.
Peccato che come tutte le “favole” ci siano delle parti che restano nell'ombra: i nostri amministratori raccontano mezze verità ed alcuni, come il sindaco di Susegana, perdono occasioni per stare in silenzio.
Con il Comitato Imprenditori Veneti 2000 di Diotisalvi Perin, la nostra associazione si sente chiamata direttamente in causa, etichettata come “quelli del comitato del NO”, in modo falso e codardo.
La verità, che vogliamo ancora una volta ribadire, è che nessuno di noi è mai stato contrario ad un restauro serio del ponte storico, che però gli consentisse di mantenere il suo schema statico originario senza stravolgimenti, allargando la carreggiata con una struttura ciclabile distinta a lato.
Si è scelto lo stravolgimento strutturale del ponte con inserimento di un impalcato in putrelle, che è un intervento di radicale modifica statica, che probabilente darà problemi di manutenzione in futuro, visto che tali nuove strutture non sembrano ispezionabili.
Un ponte storico di questo tipo non teme i carichi verticali, come ben sa chi mastica un po' di statica e non ciancia a vanvera, se le pile sono consolidate.
La nostra contestazione quindi non aveva per oggetto la necessità di manutenzione (anzi abbiamo anche contestato i 2 milioni di euro spesi pochi anni fa per s”tucco e pittura”, ma il tipo di intevento (che non è un restauro) perchè su strutture storiche (tipo il Colosseo per citare Zaia) di solito si interviene rispettando i materiali originari e non con inserimento di un brutale impalcato in ferro.
Oltre tutto abbiamo anche denunciato la carenza delle procedure, che pare essere un vizietto delle pubbliche amministrazioni come dimostra anche la Superstrada Pedemontana Veneta: i lavori sono iniziati senza che fosse fatta alcuna indagine archeologica, fregandosene di tutte le prescrizioni obbligatoria che valgono per le pubbliche amministrazioni danno a tutti i cittadini.
Bell'esempio procedere senza rispettare le normative!
E poco vale che alla fine tutto si sani in Regione Veneto in modo pilatesco: la figura degli incompetenti e degli improvvisati è tutta loro e non nostra che chiediamo il rispetto della legge.
Crediamo che i ruoli vadano rispettati: noi chiediamo che si rispettino i monumenti ed abbiamo aspramente criticato la Sopritendenza per un'autorizzazione molto benevola asd un simile progetto.
Chiediamo anche che la normativa sugli appalti e sulle procedure venga rispettata da tutti, anche dai Signori di ANAS e della Regione Veneto, senza deroghe e sanatorie, perchè non ci risulta che siamo in una repubblica dove esistano soggetti “legibus soluti”.
La figura degli “avvoltoi”, avidi di propaganda, è tutta per loro, che raccontano mezze favole e credono di essere migliori di quelli di Genova, quando la pasta è, purtroppo, la medesima.
venerdì 27 luglio 2018
TREVISO, CITTA' D'ACQUA? FATE IL BAGNO IN VIA ISONZO...
La nomea di Treviso, “città d'acqua”, vanta innumerevoli foto, dove si ammira il Sile con le sua acque verdi ed gli alberi che si specchiano, ma gli affluenti non stanno sempre così bene e sempre più si nota la sofferenza di una zona che è sempre stata ricchissima di acqua, ma dovrà abituarsi ai cambiamenti climatici ed allo spreco connesso ai pozzi abusivi.
Emblematica e simbolica del disastro è un tratto del Botteniga in via Isonzo, che ormai non merita nemmeno più l'appellativo di corso d'acqua, ma è semplicemente un accumulo di fognatura.
La foto rappresenta la situazione che denunciamo da anni senza che si capisca chi deve intervenire: il Comune? Il Genio Civile? la Regione? Ci sono degli sbarramenti gestiti in modo autonomo che non danno acqua a questo rame, che si è totalmente interrato....
Chissà quale materiale sarà depositato sul fondo?? Magari il nuovo assessore all''Ambiente, che è un chimico, potrebbe darci un'illuminazione oppure sentiremo nostri espert in grando di analizzare “a naso” i sedimenti!
Tale è la confusione di ruoli e responsabilita che da anni non si fa nulla, ma magari adesso tutto cambierà o dovremo dire che sotto i depositi fecali ci sono nascondigli per la droga?
L'altra cosa interessante e da non dimenticare è che viale Luzzati, che dista poche decine di metri, è dotato di fognatura pubblica, ma allora come mai non si è provveduto ad allacciare questo gruppo di case che ancora scarica in questa derivazione?
La risposta sta tutta nel modo con cui è stata realizzata al tempo (10-15 anni fa) la fognatura pubblica; la quota del tubo collettore è stata tenuta “alta” (per risparmiare dicono...) ed ora non si riescono ad allacciare le abitazioni che sono aldilà della rete dei canali, di cui Treviso è città notoriamente abbondante.
“Ottimo lavoro!!”. Realizzare una fognatura che non consente di allacciare per gravità le abitazioni che sono nelle vicinanze è un esempio di lungimiranza e capacità di spendere bene i soldi...
Tutto questo degrado porta alle inevitabili proteste dei cittadini, costretti a vivere in condizioni igieniche da Terzo Mondo ed alla fine arriverà la soluzione “magica” di tombinare tutto, che è come mettere la polvere sotto il tappeto durante le pulizie di casa.
Tutto questo non appartiene ad una città che di vanta dell'appellativo di “città d'acque” e Fazio degli Uberti avrebbe molto da ridire...
lunedì 23 luglio 2018
IL MEDIO PIAVE SCOMPARE: PERCHE'?
Sono
anni oramai che le associazioni ambientaliste, in primis Legambiente
Piavenire, e le associazioni di pescatori lanciano grida di allarme
per l'evoluzione disastrosa della situazione del Medio-Basso Piave,
che ormai è quasi un relitto di fiume, visto che non si riesce a
garantire una portata minima che alimenti prioritariamente tale
inestimabile bene e risorsa comune.
Nelle
ultime settimana, dopo aver ricevuto svariate segnalazioni da parte
di pescatori e di ambientalisti (dalla serata di giovedì 28 giugno
fino al pomeriggio di domenica 1 luglio 2018) abbiamo deciso di
unirci per denunciare nel modo più chiaro possibile la gravissima
situazione, su cui troppe autorità non vedono e troppi pensano di
essere i “padroni dell'acqua”.
Il
tratto mediano del fiume Piave nei territori fluviali dal Comune di
Santa Lucia fino alla frazione di Stabiuzzo nel Comune di
Cimadolmo in Sinistra Piave e dal Comune di Spresiano fino alla
fascia delle risorgive in alveo in Destra Piave, è gravemente
compromesso anche in stagioni di non particolare siccità.
Siamo
dell’avviso che tale calamità ambientale sia determinata da un
prelievo sconsiderato di acqua effettuato ad opera del Consorzio
Piave alle barriere di Fener, da cui si diparte il Canale
Brentella, e di Nervesa della Battaglia da cui prendono vita il
Canale della Vittoria ed il Canale Piavesella.
Nella
mattina di venerdì 29-6 u.s. veniva segnalata da Legambiente
Piavenire al Direttore del Consorzio PIave, ing. Paolo Battagion, che
il fiume era in grave sofferenza ed la risposta (ovvia) che veniva
data è stata che il Consorzio stava garantendo il Deflusso Minimo
Vitale (DMV) in vigore fissato a 10,5 mc/sec alla stretta di
Nervesa.
Ovviamente
la nostra opinione è che tale portata sia solo teoricamente un
“minimo vitale” visto che non garantisce la tutela
dell'ecosistema per cui è stata creata.
E'
infatti stato accertato di fatto nella prima settimana di luglio e
viene denunciato con la presente che tale portata è gravemente
insufficiente, visto che è
ben noto allo stesso Consorzio Piave che
l’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico di competenza ,
dopo l’autorevole intervento della Commissione Ambiente della U.E.
, ha stabilito che la portata del fiume necessaria a garantire un
adeguato Deflusso Ecologico a valle della barriera di Nervesa
dovrebbe essre pari ad almeno il triplo della portata attuale (29,5
mc./sec).
L’anomalia
della situazione che denunciamo è aggravata dal fatto che le copiose
precipitazioni, avvenute nel periodo invernale/primaverile in tutto
il bacino idrico, in special modo in quello montano, hanno
determinato un’abbondanza idrica nei bacini artificiali montani e
perciò il problema è strutturale e non determinato da emergenza
siccità.
Ricordiamo
inoltre che tutto il bacino montano della Piave è asservito ad un
sistema artificiale di sbarramenti, unico in Europa, con funzione di
produzione idroelettrica ad opera di ENEL, creato ancora negli anni'
60 a servizio dello sviluppo della pianura e di Porto Marghera.
Una
gestione appena oculata dovrebbe trarre da tale “riserva”,
mediante opportuno coordinamento, l'adeguata portata necessaria a non
compromettere i vari livelli trofici delle reti alimentari fluviali
in questo periodo di obiettivo calo dell’acqua fluente in greto.
Ma
anche in questo caso, il Concessionario ENEL si comporta come una
vera e proprietà Autorità, che pare svincolata da qualsiasi
controllo e libera di operare come meglio ritiene (vedi sversamento
di fanghi nel Boite dell'anno scorso).
Ma
quanta acqua c'è nella Piave?
Dobbiamo
ricordare che, mentre il fiume va in secca in tutto il tratto mediano
, quasi 60 mc./sec. ,
escono nelle derivazioni irrigue in quantità sovrabbondante tanto da
far constatare a molti cittadini una presenza d’acqua esagerata
nei canali artificiali che si sviluppano nella campagna e nei centri
urbani della nostra provincia.
Nei
nostri sopralluoghi quotidiani abbiamo dovuto constatare:
- una moria generalizzata di fauna ittica (soprattutto milioni di avannotti e di gammaridi , più larve di insetti acquatici e di anfibi ) a rompere l’equilibrio ecologico garantito da una precedente stagione di morbide e di rami carichi di correnti fluviali ;
- la sparizione delle lanche fluviali a ridosso del corso principale della corrente fluviale;
- la messa in secca delle zone umide, laterali al corso della corrente, arricchite da vegetazione elofita ed idrofila con fondo sabbioso-limoso createsi al termine delle conoidi fluviali ;
- dopo annate di magre fluviali (significativo e allo stesso tempo disastroso l’anno 2017 con l’intera estate all’asciutto , l’anno 2018 si era aperto con un susseguirsi di morbide che avevano riempito i due rami principali (dopo un anno e mezzo era ritornata l’acqua nel ramo di Cimadolmo! ) favorendo la rinascita biologica dell’ecosistema fluviale - .
Ci
sembra doveroso denunciare l’insipienza del Consorzio Piave,
gestore unico del 90% della risorsa idrica del nostro fiume, nei
confrnti del fiume, che è trattato come un condotto di scarico per
le portate in eccesso ai concessionari, che poi sprecano tale risorsa
preziosa con sistemi di irrigazione a scorrimento.
In
termini reali si tratta di un vero e proprio DISASTRO AMBIENTALE, che
si è verificato ancora una volta a ridosso della stagione estiva.
Verificheremo
con i legali delle associazioni se ci sono gli estremi per una
denuncia che faccia riferimento a quanto sanzionato e previsto della
Legge 68/2015 – denominata Legge contro gli ecoreati - e
dall’art.452-quater del Codice Penale che prevede una pena per chi
provoca un’ “alterazione irreversibile dell’equilibrio di un
ecosistema” con un “aggravamento di pena quando il disastro è
prodotto in un’area naturale protetta e sottoposta a vincolo
paesaggistico , ambientale,….,ovvero in danno di specie animali o
vegetali protette….”.
L'eventuale
denuncia non è il nostro scopo principale, se non porta ad una presa
di coscienza della gravità del problema, perchè quello che più ci
preoccupa è il sostanziale disinteresse di Regione Veneto ed
Autorità di Bacino con tutta la miriade di enti competenti verso lo
stato ecologico del fiume.
A
questo proposito facciamo presente che la zona dove da anni si
perpetua questo scempio ambientale (particolarmente gravi le secche
del 2012 e del 2017, ma ormai ogni anno è un susseguirsi di
improvvise mancanze d’acqua che diventano trappole micidiali per
tutti i livelli trofici del fiume) è un’area S.I.C. e Z.P.S. –
Zona di Protezione Speciale - riconosciuta dall’U.E. e dallo Stato
Italiano per la Direttiva Uccelli e per la Direttiva Habitat e di
tutto questo non potremmo non informare in modo ufficiale la Comunità
Europea per evidenziare l'insufficiente tutela che viene data a
queste zone, che sono il motivo principale per cui vengono erogati i
finanziamenti.
Il
Consorzio Piave parla di “diritti acquisiti” relativamente alle
sue concessioni, ENEL non mette nemmeno in dubbio la sua potestà a
trattenere l'acqua per “superiori” esigenze, mentre il fiume, che
ha solo la nostra voce, è..... sparito nel tratto mediano.
Noi
affermiamo con forza che il FIUME HA DIRITTO AD AVERE LA SUA ACQUA
NELLA QUANTITA' MINIMA DI 30mc/s a NERVESA PERCHE' ALTRIMENTE NON
POSSIAMO PIU' PARLARE DI FIUME, ma di condotto di scarico o residuato
di fiume..
Un'altra
clamorosa coincidenza si è verificata in questo periodo
relativamente ai finanziamentei regionali dati alle associazioni di
pescatori per il ripopolamento ittico: pochi giorni dopo l'immissione
degli avanotti, il fiume è andato in secca e quindi tutto inl
novellame è morto!
Come
buttare i soldi e la fatica delle associazioni nel water! Uno spreco
di denaro pubblico sul quale cercheremo di individuare specifici
responsabili per il “danno erariale”, perchè, con le poche
risorse che ci sono è demenziale che succeda questo.
La
situazione del fiume Piave, sfruttato come una prostituta, è
talmente profondo e connaturato con le lobby agricole e dei cavatori,
che il problema è sempre minimizzato e non si ricorda una sanzione
esemplare per escavazioni abusive o interventi in alveo, che mettono
a rischio anche la sicurezza idraulica, visto che il fiume ha perso
la sua caratteristica meandriforme per diventare sempre più un
grande torrente, che in caso di piena non riusciremo a controllare
(avvisate il Sindaco di Susegana con il suo bel ponticello Bailey,
che in caso di mezza piena sarà spazzato via..).
Un'altra
piaga, su cui mai nessuno approfondisce le responsabilità è quella
della miriade
di pozzi abusivi
che sono disseminati nelle campagna e tollerate da Genio Civile e
Comuni che avrebbero la resposanbilità del controllo.
La
sensazione che l'acqua sia un bene privato è sempre più forte, un
bene prezioso che non viene gestito in modo autorevole ed è in mano
a chi strepita più forte o ha contatti con i nostri amministratore,
che tutto fanno fuorchè pensare al bene comune.
venerdì 20 luglio 2018
INCONTRO SU PEDEMONTANA VENETA
Per chi fosse interessato a capire cosa sta succedendo per la SPV PEDEMONTANA VENETA informiamo che
MARTEDI' 24 LUGLIO 2018 alle ore 20.30
ci sarà un incontro informativo aperto a soci ed amici sul tema presso la nostra sede di via Cornarotta, a Treviso (ex SCUDERIE di Palazzo Bomben Caotorta)PARTECIPAZIONE LIBERA
lunedì 16 luglio 2018
UN ALTRO BOSCO a SAN GIUSEPPE
Spett.le
Comune
di Treviso
Assessore
all'Ambiente Manera
e,
p.c. Sindaco Mario Conte
Oggetto:
Area “Bosco del respiro 2” - proposta accolta dalla Giunta con
A
seguito della nostra proposta in collaborazione con MASCI TREVISO 2 e
vista la nota della
Giunta di Treviso (assessore Manfio) del 18-4-2018 (non ancora
formalizzata - progr. 28 Rif..N. 76-316 GC 18-4-2018 Atto Num.
0240/18/CGC), si allega per opportuna conoscenza il seguente
materiale:
- proposta inviata alla precedente Giunta
- comunicato stampa per avvio prime operazioni con adesione del Movimento dei Focalirini che svolgono attività di publbica utilità a Treviso da domani 17 luglio a venerdì 20 luglio
Si
fa presente che la sua riqualificazione è prevista nel P.A.E.S.
(Piano di Azione per l’Energia Sostenibile) al punto “Treviso
Verde-Azione VER-01” e che la sua progettazione esecutiva risulta
compiuta per cui non dovrebbe avere bisogno di ulteriori atti
amministrativi e/o approvativi con l’esclusione di una convenzione
con i richiedenti.
La
presente disponibilità di MASCI TREVISO 2 “Roccia della Pace” e
sezione di Treviso di ITALIA NOSTRA è già stata presentata da
arch. Zandigiacomi e sig. Tiveron alla precedente Giunta, che ne gha
formalmente preso atto il 18-4-2018.
Ci
auguriamo che una simile iniziativa trovi pari apprezzamento anche da
parte della nova Giunta.
Restiamo
a disposizione per illustrare i dettagli del lavoro che è in fase di
avvio e dovrebbe coinvolgere anche scolaresche tramite il percorso
“alternanza Scuola-Lavoro”.
Cordiali
saluti
Treviso,
16 luglio 2018
p.
la sezione di Treviso
il
presidente
Romeo
Scarpa 348 8717810
p.
MASCI TREVISO 2 “Roccia della Pace”
il
magister
Andrea
Visentin
INIZIAMO
A LAVORARE PER UN ALTRO BOSCO a SAN GIUSEPPE
- Premessa
Il
Comune di Treviso, tra i tanti documenti che ha ufficialmente
prodotto ha anche il PIANO DI AZIONE PER L'ENERGIA SOSTENIBILE
(PAES): si tratta di un documento, obbligatorio per legge, dove la
Pubblica Amminsitrazione si dà degli obiettivi per ridurre le
emissioni di Co2.
Il
documento è del luglio 2016 ed ha scheda dove c'è un'azione
denominata VER-01 dal nome non nuovo: “BOSCO DEL RESPIRO 2”: si
tratta di riqualificare una zona di medie dimensioni in ambito
periurbano (via Paludetti a San Giuseppe) dove si prevede l'impianto
di un bosco planiziale, che dovrebbe avere un'estensione di 3,65
ettari nella zona di via Paludetti compresa da due linee ferroviarie
a sud di un'area industriale dismessa.
I
benefici di una simile azione, che dovrebbe essere prioritaria in una
città che ad ogni inverno soffre di eccesso di polveri sottili,
prevede l'impianto di 3000 specie arboree ed arbustive con ovvi
benefici:
- assorbimento naturale di CO2 visto che le piante hanno questa caratteristica che sembrano ricordare solo i ragazzi delle elementari che studiano la fotosintesi;
- sostegno alla crescita della biodiversità.
Il
vero problema è però che nell'ambito del FORUM AMBIENTE è stato
dichiarato dal Comune di Treviso (amministrazione Manildo) che tale
progetto non verrà perseguito perchè c'è carenza di fondi per la
gestione dell'area!
- Progetto “Piantiamoli & Gestiamoli”1
Considerati
i nostri scopi statutari abbiamo coinvolto l'associazione MASCI2
Treviso 2 “Roccia della Pace” ed il Comune di Treviso nell'aprile
2018, tramite l'assessore Liana Manfio, ha dato un'adesione non
ancora formalizzata (progr. 28 Rif..N. 76-316 GC 18-4-2018 Atto Num.
0240/18/CGC) a tale
PROPOSTA
DI PATTO DI COLLABORAZIONE
PER
LA RIQUALIFICAZIONE DEL BOSCO DI VIA PALUDETTI.
Nella
sostanza si propone al Comune di Treviso (vecchia o nuova
amministazione, poco importa..) un piano di gestione ed affidamento
dall'area, non solo per la gestione del bosco, ma garantirne la
valorizzazione e l'utilizzo da parte dei cittadini, soprattutto del
quartiere.
Sia
Italia Nostra Treviso che MASCI Treviso 2 sono pronti ad interessare
i loro soci e tutti i volonterosi perchè questa parte del PAES
venaga attuata, ritenendo che non sia accettabile la motivazione
della presunta carenza di soldi per non mettere in campo tale
importante azione.
Il
nostro progetto prevede di:
- bonificare l'area se ci sono presenze di infestanti con supervisione di esperti del settore presenti nelle due associazioni;
- piantumare piante, alberi, cespugli o fiori, donati da privati o enti vari, per far nascere un parco a servizio di tutti dove respirare aria pulita visto che un albero in 20 anni elimina almeno 7 quintali di anidride carbonica senza calcolare l’ossigeno reso.
- garantire la manutenzione sarà a carico delle associazioni con previsione 3 o 4 sfalci all’anno, oltre alla cura delle piante.
Per
poter fare questo, le associazioni MASCI Treviso 2 e ITALIA NOSTRA
Treviso richiedono al Comune di Treviso alcune minime dotazioni:
- gestione dell'area per almeno un decina-quindicina d'anni
- fornitura di un punto di allacciamento elettrico e idrico per un servizio igienico ad uso pubblico (in alternativa da creare piccolo impianto fotovoltaico)
- creazione di un piccolo pozzo (non a ciclo continuo) per irrigazione
- possibilità di costruire una casetta in legno per deposito attrezzi e sala riunioni anche per attività con scuole; la costruzione sarà realizzata in modalità “scout” senza fondazioni o altre strutture invasive in modo che sia totalmente reverbile
- progettazione dello spazio verde condivisa con i cittadini e le scuole con creazione di una zona a verde per l'incontro delle persone e di orti comuni;
Lo
scopo principale è quindi quello di concretizzare l'azione VER-01
del PAES con piantumazione e gestione di un parco di 3000 alberi, ma
la volontà è di creare uno spazio “vivo”, cioè fruibile,
sicuro e curato nel tempo a servizio dei cittadini e con il loro
aiuto nella gestione prendendo spunto dalla lodevole azione dei
cittadini di Borgo Furo.
- Inizio del progetto
Le
elezioni comunali ed i nostri impegni hanno ostacolato l'inizio di
questo progetto, ma abbiamo approfittato dalla richiesta del
Movimento
dei Focolarini del Veneto,
che saranno impegnati a Treviso per una settimana in lavori a favore
dei “beni comuni”.
Il
riferimento primario sul territorio sono i tre focolari della
regione, le comunità in cui vivono gli aderenti più rigorosi al
movimento di Chiara Lubich: Verona, Padova (che copre il territorio
di Padova, Vicenza e Rovigo) e Treviso (faro della Marca, e delle
province di Venezia e Belluno).
«Il messaggio di Chiara Lubich è cosi forte che, pur partito dal seno della chiesa cattolica, ora si espande al mondo intero e alle altre confessioni - dice Glauco Venuti, referente trevigiano del movimento - il suo appello all'unità, alla fratellanza e alla pace tocca la coscienza di ogni persona, credente o laica che sia. E penso che solo con il tempo avremo la misura reale della sua forza straordinaria, della sua capacità di cogliere cio che univa gli uomini: adesso il dolore per la sua scomparsa è ancora troppo forte».
I
giovani sono radunati presso la Parrocchia della Chiesa Votiva e
divisi in gruppi di circa 8-10 persone con adulti interveranno in
vari parti della città con lavori ed iniziative per l'ambiente e la
persona, come già hanno fatto lo scorso anno al Parco della Storga.
Noi
li seguiremo ed inizieremo questa attività a San Giuseppe da domani
martedì 17 luglio fino a venerdì 20 luglio con orari 9-12.30 e
15-18.30. Tutti i volonterosi sono invitati a partecipare ed a dare
una mano perchè la nostra Terra è di tutti ed ha bisogno di cure.
W
I FOCOLARINI ed il loro entusiasmo.
1Nome
provvisorio del nuovo parco che sarà scelto con i cittadini
coinvolgendo le scuole
2Movimento
Adulti Scout Cattolici Italiani
domenica 8 luglio 2018
VERBALE DIRETTIVO 3-7-2018
- BOSCO VIA PALUDETTI
Area di 3,5 ettari del Comune lasciata
in abbandono che abbiamo deciso di disboscare per renderla fruibile
come zona verde per il quartiere insieme a MASCI TREVISO 2.
Il 16 luglio verrà presentato il
progetto alla Chiesa Votiva ai ragazzi dei FOCOLARINI che anche
quest'anno si affrono come manovalanza nei giorni 17-18-19-20 luglio
(orario 9,30-12.30 e 15.30-18.30)
Ennio Tiveron
chiederà intervento preparatorio ad amici di Sant'Anna di Monigo.
Servono volontari
per prestare servizio di assistenza ai ragazzi e passare qualche ora
con loro; attendo fiducioso...
Berto provvede ad
avere:
- autorizzazione da nuova amministrazione
- avvisare i vicini (Amadio)
Romeo provvede a
fare un'ipotesi di progetto da dare a MASCI per osservazioni
- SPV PEDEMONTANA
L'incontro del 26
giugno è stato ben organizzato dal Comitato di San Pelajo ed ha
avuto buona presenza ed ottima risonanza sulla stampa; presenti in
sindaci di Povegliano e Ponzano, mentre il sindaco Conte era in
CC.... ma sarà da risentirlo sul tema. Gli devono essere fischiate
le orecchie.
I temi sono
sostanzialmente tre:
- campagna informativa perchè la Corte dei Conti, dopo 3 adunanze, ha emesso un parere molto duro con rilievi molto forti; tale organo però non ha poteri interdittivi, ma informa solo Parlamento, Governo e … Cittadini; noi come associazone abbiamo il dovere di fare questa parte di informazione.
Dopo ampia discussione si decide di fare una serata informative prima
di agosto in sede nostra, aperta a soci ed amici, per capire meglio
la questione.
La
data è MARTEDI' 24 LUGLIO 2018 ore 20.30 in sede (segue
comunicato)
- la grande viabilità di Treviso: è un tema antico come il cucco ed ormai siamo in ritardo di circa 30 anni; in campagna elettorale quasi tutti i partiti e le coalizioni dicono che “servono nuove strade”, ma non si sa bene perchè... Soldi non ce ne sono, programmazione nemmeno... Sarebbe opportuna una riflessione/studio sul tema cercando di stanare i favorevoli a questi progetti che vanno dal centrosinistra (Terraglio est e IV lotto) al centrodestra (SPV etccc..)
- iniziative specifiche per SPV: da coordinare con tutti gli altri comitati; abbiamo aderito ad un documento da mandare ai Ministri Toninelli e Costa anche attraverso il nostro Nazionale, oltre che come ITALIA NOSTRA VENETO
- SITUAZIONE PIAVE
Il fiume Piave nella sezione mediana è
in secca nonostante non sia stagione particolarmente secca, né
annata critica.
Il Consorzio Piave che preleva 60mc/s
per irrigazione non si cura del fatto che il deflusso minimo vitale
(oggi 10,3 mc/s) non garantisce la vita nel fiume.
Paradossalmente, poche settimane prima
della secca attuale, i pescatori con finanziamento della Regione
hanno liberato migliaia di avanotti che ….. sono tutti morti con
spreco di denaro pubblico e di lavoro delle associazioni.
E' in corso di preparazione un esposto
denuncia che sarà presentato giovedì 5
luglio 2018 ore 12 presso la nostra sede con Legambiente
Piavenire, Pescatori Sile e Mosca Club
Berto si incarica
di far aderire FORUM Ambiente Treviso
Romeo rivede la
bozza denuncia fatta da Piavenire Legambiente
- FORUM AMBIENTE TREVISO
Il gruppo costituito dalla precedente
amministrazione continua a lavorare ed a programmare attività e si
incontra ogni lunedì alle ore 18 (chi vuole partecipare è benvenuto
e senta Berto per essere inserito nella specifica mailing list).
Non si è ancora riusciti capire cosa
farà la nuova amministrazione con questo gruppo, che aveva fatto
proposte specifiche sull'acqua alla precedente giunta senza ottenere
un soldo, salvo promesse per il Contratto di Fiume
Botteniga-Storga-Limbraga.
Berto proporrà
un eventuale richiesta di incontro con Assessore con lettera
eventualemnte da parte nostra.
- PIANO INTERVENTI TREVISO
Sono state predisposte 8 osservazioni
che manderò in Comune in modo ufficiale anche se i primi commenti
pubblici parlano si uno stop a questo Piano degli Interventi.
La lettura che sta facendo Berto porta
a conclusioni sconfortanti sulla leggibilità delle NTA e sulla
sostanza generale di tale Piano.
Si decide di:
- proporre un osservazione di metodo per informare Sindaco e nuova Giunta che un PI non si fa in questo modo; serve contributo di PaoloF, AlbertoC e di altri che hanno dimestichezza con la materia
- Berto continuerà a fare una lettura critica delle NTA evidenziando le principali vaccate”
- Antonella richiederà accesso atti per il progetto dell'ex Pattinodromo che il nuovo sindaco ha detto di voler modificare
- Sergio coordinerà eventuali richieste da fare per il prato della Fiera insieme con il gruppo di lavoro che già opera
- PIANO CASA
Continuano ad arrivare segnalazioni di
Cittadini indignati per quello che viene costruito in base a tale
normative derogatoria.
Serve un monitoraggio studio dei
principali casi: via Piave, Via Montello, ora Santa Bona per fare
incontro pubblico dove si spieghi perchè questo può accadere e di
chi è la responsabilità politica.
- Necessario avere gli atti di almeno uno di questi progetti: chi lo recupera?
- Valutazione di cosa può fare un Comune
- analisi di cosa succede all'estero: chi fa questa ricerca?
Obiettivo un
incontro pubblico in autunno
- SUAP
Medesime segnalazioni arrivano per
interventi di espansione produttiva in zona agricola grazie alla
elgge derogatoria dello Sportello Unico Attività Produttive.
Anche in questo caso il caso simbolo è
quello di Artuso Legnami ad Altivole che parte con ulteriori 50.000
mc...
Sul tema di Artuso ed in particolare su
quello che succede ad Altivole si decide di fare un'inchiesta
appronfondita partendo dai materiali da riorganizzare a cura Evelino.
Da verificare con
i nostri legali la questione delle pseudo opere pubbliche fatto con
scomputo degli oneri... Se qualcuno
vuole dare una mano per impostazione storica e grafica del materiale,
è ben accetto..
Ci sono anche altre segnalazioni su cui
richiederò la documentazione.
Obiettivo un
incontro pubblico in autunno
- ARCHITETTURA E CENTRO STORICO: LA BELLEZZA
Su questo tema “culturale” ci sono
posizioni diversificate e pare opportuno avviare una campgna
fotografica di ricerca e studio in cui ogni socio metta in rilievo i
suoi punti di vista come ha fatto LuciaG con il suo cartellone
(meglio foto digitali).
Medesime segnalazioni arrivano per
interventi di espansione produttiva in zona agricola grazie alla
elgge derogatoria dello Sportello Unico Attività Produttive.
Obiettivo
sarebbe:
- raccogliere materiale tramite concorso fotografico?
- Organizzare un incontro/convegno sul tema
Serve
un gruppo di lavoro su questo tema
- MOSTRA PAESAGGI TERRAZZATI
Da recuperare per
ottobre i pannelli e i volumi che abbiamo acquistato.
- Da sentire arch. Lazzari Adelmo
- GITE
- La gita all'orto botanico di Padova è stata positiva con partecipazione di 15 persone circa ed si è visitato anche il Battistero della Cattedrale di Padova.
- Si decide di andare a visitare la mostra “Machine a Penser” a Palazzo Corner a Venezia domenica 7 ottobre 2018
Treviso, 8 luglio
2018
p.sezione
di Treviso
il
presidente Romeo Scarpa
lunedì 18 giugno 2018
PARCHI: CAMBIO LE PAROLE PER TENERE TUTTO UGUALE
“Le aree naturali protette e più in generale la Rete ecologica regionale … rappresentano un importante laboratorio per la conservazione e l'implementazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici attraverso lo sviluppo di attività sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale”. Così recitava il PdL della Giunta Regionale del maggio 2016, una dichiarazione di intenti che per diventare scelta politica ha bisogno di coerenza attuativa. Di questa coerenza non c’è traccia nel PdL che sarà approvato la prossima settimana in Consiglio Regionale.
Sempre nel 2016 la Giunta affermava “A più di 30 anni dall'emanazione della legge quadro regionale in materia di parchi naturali e aree protette (Legge 394/91) ed in considerazione della nuova legislazione nel frattempo intervenuta (a livello europeo), si rende necessario procedere ad una revisione e aggiornamento della stessa”.
Al contrario ci troviamo di fronte a un testo striminzito che lascia in vigore la Legge Regionale 40/1980 senza nemmeno provvedere ad adeguarla alla Legge Quadro Nazionale, che pur è in revisione.
Si punta solo a superare il commissariamento dei parchi (che a Treviso sopravvive von volontari pensionati che si dilettano a fare i direttori..) tramite l’accentramento dei poteri in mano alla Giunta e al Presidente Zaia. Ottimo esempio di federalismo alla rovescia! Altro che dar voce ai territori!
Un esempio di incoerenza con princìpi sventolati e mai attuati come già successo con la Legge sul contenimento del consumo del suolo e con i vari Piani Casa: si dichiarano sommi principi, ma poi si riescono solo a normare la governance, mantenendo intatte tutte le deroghe...
Non a caso l’art. 1 di queto PdL dichiara “le nuove disposizioni per la gestione e il funzionamento dei parchi perseguono l'obiettivo della semplificazione, del miglioramento e dell'efficienza delle procedure programmatorie e gestionali”.
La Loro preoccupazione è di garantirsi la nomina di chi gestirà questi poteri, non di come strutture i parchi per la tutela e la conservazione della biodiversità.
Così questo progetto di legge appare come la presa d'atto di un fallimento gestionale di trent’anni, passando da una gestione farraginosa (ma attenta a non disturbare i grandi interessi) alla centralizzazione dei poteri nelle mani del vertice regionale “per non cambiare nulla”.
Un evidente disegno di accentramento dei poteri decisionali, che sarebbe stato più onesto semplificare ulteriormente, dando tutti i poteri ad un solo nominato dal Presidente Zaia. Almeno ci sarebbe stato del coraggio... Ma nemmeno questo hanno!
Gli organi fondamentali proposti da questa Legge cambiano nome ma nella sostanza resta:
Restano esclusi anche i rappresentanti degli agricoltori, che certamente hanno un impatto non trascurabile sulla realtà di un parco per cui è opportuno che partecipino alla Comunità del Parco.
Ma soprattutto “dimenticano”, in modo non casuale, le associazioni di tutela ambientale, che vengono marginalizzate all'interno della Consulta, violando di fatto un principio di garanzia e tutela che viene loro attribuito a livello staturio proprio dall'articolo 9 della Costituzione.
Le associazioni che rappresentiamo non rivendicano “careghe”, ma pretendono di poter svolgere un ruolo propositivo e di controllo in un ambito che chiaramente coerente con le finalità istitutive di un parco.
La rivendicazione di un ruolo di diritto per le associazioni di tutela ambientale non deve diventare però il cavallo di Troia per far accedere agli Organi di Gestione di un Parco Naturale, associazioni che non hanno interessi di tipo collettivo chiaramente finalizzati ai primari principi che informano la conservazone e la tutela della Natura.
Le associazioni dei cacciatori non c'entrano nulla con un Parco!
Le associazioni promuovo gli interessi del turismo nemmeno, come pure non c'entrano i Costruttori oppure i Proprietari Terrieri, che incredibilmente diventano un “soggetto politico” per il solo parco della Lessinia in omaggio al consigliere Valdegamberi. Come si eleggeranno per ettaro posseduto? per censo?
Crediamo che sia utile ricordare ai Consiglieri Regionali ed alla Regione Veneto i PRINCIPI che danno origine alle norme sulle aree di pregio naturalistico:
UN PARCO NATURALE DEVE ESSERE GESTITO DALLE COMUNITÀ LOCALI (SINDACI E PROVINCE E DA CHI HA INTERESSE COLLETTIVO SPECIFICO NELLA TUTELA.
Coloro che hanno altri interessi devono compredere di essere "cedevoli" nei confrnti dell'interesse primario e possono far valere i loro diritti in modo democratico rivolgendosi ai Sindaci ed agli altri rappresentanti, ma non possono/devono dettare regole in ambiti dove è palese il loro macroscopico conflitto di interessi.
Ogni altra impostazione crea confusione e tende a far rientrare dalla finestra, una gestione che si fa uscire dalla porta.
IL PROGETTO DI LEGGE CHE VERRÀ APPROVATO È DI SCARSO LIVELLO E NON RISPONDE AL PRIMO REQUISITO CHE SAREBBE QUELLO DI ADEGUARE LA LR 40/80 ALLE LEGGI NAZIONALI ED EUROPEE. Anche sulla famosa “governance” la montagna ha partorito un topolino: si vuole centralizzare la gestione a livello di Giunta Regionale, ma non si è in grado di farlo né in modo autoritario come vorrebbero, né in modo logico come sarebbe per lo meno auspicabile. La burocrazia non è un prodotto “naturale”: nasce dalla confusione mentale di chi propone ed approva progetti di legge come questo.
Sempre nel 2016 la Giunta affermava “A più di 30 anni dall'emanazione della legge quadro regionale in materia di parchi naturali e aree protette (Legge 394/91) ed in considerazione della nuova legislazione nel frattempo intervenuta (a livello europeo), si rende necessario procedere ad una revisione e aggiornamento della stessa”.
Al contrario ci troviamo di fronte a un testo striminzito che lascia in vigore la Legge Regionale 40/1980 senza nemmeno provvedere ad adeguarla alla Legge Quadro Nazionale, che pur è in revisione.
Si punta solo a superare il commissariamento dei parchi (che a Treviso sopravvive von volontari pensionati che si dilettano a fare i direttori..) tramite l’accentramento dei poteri in mano alla Giunta e al Presidente Zaia. Ottimo esempio di federalismo alla rovescia! Altro che dar voce ai territori!
Un esempio di incoerenza con princìpi sventolati e mai attuati come già successo con la Legge sul contenimento del consumo del suolo e con i vari Piani Casa: si dichiarano sommi principi, ma poi si riescono solo a normare la governance, mantenendo intatte tutte le deroghe...
Non a caso l’art. 1 di queto PdL dichiara “le nuove disposizioni per la gestione e il funzionamento dei parchi perseguono l'obiettivo della semplificazione, del miglioramento e dell'efficienza delle procedure programmatorie e gestionali”.
La Loro preoccupazione è di garantirsi la nomina di chi gestirà questi poteri, non di come strutture i parchi per la tutela e la conservazione della biodiversità.
Così questo progetto di legge appare come la presa d'atto di un fallimento gestionale di trent’anni, passando da una gestione farraginosa (ma attenta a non disturbare i grandi interessi) alla centralizzazione dei poteri nelle mani del vertice regionale “per non cambiare nulla”.
Un evidente disegno di accentramento dei poteri decisionali, che sarebbe stato più onesto semplificare ulteriormente, dando tutti i poteri ad un solo nominato dal Presidente Zaia. Almeno ci sarebbe stato del coraggio... Ma nemmeno questo hanno!
Gli organi fondamentali proposti da questa Legge cambiano nome ma nella sostanza resta:
- la Comunità del Parco (i vecchi Consigli) dove ci sono solo Sindaci e nominati dalla Regione senza rappresentanze esterne (per ora); mancano anche le Province;
- il Consiglio Direttivo (la vecchia Giunta) di 5 membri di cui tre nominati dalla Regione (e ci pare che 3 su 5 dia la maggioranza o no?..)
- il Presidente del Parco sempre nominato dal Presidente Regionale tra i membri della Comunità
- la Consulta del Parco che dà pareri consultivi; in 25 anni è stata riunita solo due volte fino ad oggi nel Parco del Sile...
- il Comitato Tecnico Scientifico che dà parimenti pareri consultivi e non ha mai brillato per particolari competenze
Restano esclusi anche i rappresentanti degli agricoltori, che certamente hanno un impatto non trascurabile sulla realtà di un parco per cui è opportuno che partecipino alla Comunità del Parco.
Ma soprattutto “dimenticano”, in modo non casuale, le associazioni di tutela ambientale, che vengono marginalizzate all'interno della Consulta, violando di fatto un principio di garanzia e tutela che viene loro attribuito a livello staturio proprio dall'articolo 9 della Costituzione.
Le associazioni che rappresentiamo non rivendicano “careghe”, ma pretendono di poter svolgere un ruolo propositivo e di controllo in un ambito che chiaramente coerente con le finalità istitutive di un parco.
La rivendicazione di un ruolo di diritto per le associazioni di tutela ambientale non deve diventare però il cavallo di Troia per far accedere agli Organi di Gestione di un Parco Naturale, associazioni che non hanno interessi di tipo collettivo chiaramente finalizzati ai primari principi che informano la conservazone e la tutela della Natura.
Le associazioni dei cacciatori non c'entrano nulla con un Parco!
Le associazioni promuovo gli interessi del turismo nemmeno, come pure non c'entrano i Costruttori oppure i Proprietari Terrieri, che incredibilmente diventano un “soggetto politico” per il solo parco della Lessinia in omaggio al consigliere Valdegamberi. Come si eleggeranno per ettaro posseduto? per censo?
Crediamo che sia utile ricordare ai Consiglieri Regionali ed alla Regione Veneto i PRINCIPI che danno origine alle norme sulle aree di pregio naturalistico:
UN PARCO NATURALE DEVE ESSERE GESTITO DALLE COMUNITÀ LOCALI (SINDACI E PROVINCE E DA CHI HA INTERESSE COLLETTIVO SPECIFICO NELLA TUTELA.
Coloro che hanno altri interessi devono compredere di essere "cedevoli" nei confrnti dell'interesse primario e possono far valere i loro diritti in modo democratico rivolgendosi ai Sindaci ed agli altri rappresentanti, ma non possono/devono dettare regole in ambiti dove è palese il loro macroscopico conflitto di interessi.
Ogni altra impostazione crea confusione e tende a far rientrare dalla finestra, una gestione che si fa uscire dalla porta.
IL PROGETTO DI LEGGE CHE VERRÀ APPROVATO È DI SCARSO LIVELLO E NON RISPONDE AL PRIMO REQUISITO CHE SAREBBE QUELLO DI ADEGUARE LA LR 40/80 ALLE LEGGI NAZIONALI ED EUROPEE. Anche sulla famosa “governance” la montagna ha partorito un topolino: si vuole centralizzare la gestione a livello di Giunta Regionale, ma non si è in grado di farlo né in modo autoritario come vorrebbero, né in modo logico come sarebbe per lo meno auspicabile. La burocrazia non è un prodotto “naturale”: nasce dalla confusione mentale di chi propone ed approva progetti di legge come questo.
martedì 12 giugno 2018
PICCOLI BUCHI NERI
Riteniamo per
statuto che la tutela dei beni comuni sia un elemento prioritario
della “ricostruzione” della nostra società perchè, oltre al
rischio di perdere un patrimonio storico ed architettonico, si lascia
il degrado ed il brutto, che porta solo altro degrado.
Le Case
Stefani nel Parco della Storga sono un piccolo grande esempio di un enorme patrimonio che
viene “non gestito” per presunta carenza di fondi, quando invece
i fondi si trovano sempre per progetti meno “produttivi”.
Si tratta di
capire cosa intendiamo per “produttività” che, per noi ha un
significato non esclusivamente economico, ma di riaggregazione
sociale, favorendo le competenze dei cittadini e un apporto gratuito,
che non può essere sostitutivo, ma è fondamentale per
differenziarci dal ruolo di “clienti” in cui veniamo sempre più
relegati.
Proprio
oggi leggevo un intervento di una persona intelligente e di sinistra
(non sono sarcastico) che affermava di non voler essere “complice”
di questo modo di fare perchè
la Provincia (o in altri ambiti chi per esso), si deve prendere le
proprie responsabilità!...”
Affermava
inoltre che era “troppo comodo demandare ai cittadini di buona
volontà perchè questa (pessima?) tendenza si sta verificando anche
in altri campi, come per esempio per i ragazzini messi a fare le
guide turistiche ne palazzi con Alternanza Scuola-Lavoro”.
E' vero ci sono stati pessimi esempi di uso di questo strumento da parte di associazioni (mi pare il FAI), ma non si può fare di tutta un'erba un fascio...
Noi non pretendiamo di sostituire lo Stato o gli Enti con i lavoro
“gratuito”, ma chiediamo
di dare la possibilità di creare lavoro ed iniziative aggregative.
Il
parco
della Storga è
un problema complesso, ma neanche troppo, se si riuscisse ad uscire
dall'individualismo e dalla moda per cui “è buona solo la mia
idea, ma non la tua...”, cosa che ha bloccato finora le iniziative
perchè la politica vive di immagine e se Italia Nostra e le
associazioni hanno un'idea, la medesima non va bene per la Lega o per
il PD (se esiste ancora...)
Nell'area
del parco ci sono molti problemi (dalle zecche alla manutenzione), ma
ci sono anche opportunità ed esperienze buone come il recupero della sede del Gruppo
Grotte o l'esperienza degli Orti Urbani.
Perchè non si riesce a fare
un passo in avanti ed a strutturare un'idea “europea” per dare un
senso ecologico al nostro agire?
Non
posso pensare che sia solo perchè qualcuno pensa di perdere un
piccolo privilegio oppure perchè qualcun altro non fa bella
figura...
Nell'area
degli Orti urbani ci sono molti fabbricati dismessi e mal utilizzati
che potrebbero essere oggetto di riordino e riutilizzo creando spazi
per un turismo "basiko", che non cerca Gardaland, ma una reatà naturale
vera.
Perchè
su questo non possiamo trovare un accordo e mettere in campo progetti
e competenze?
Perchè
dobbiamo lasciare che le Case Stefani vadano in rovina coperte dai
rovi?
Quale
privato lascerebbe la casa dei suoi nonni andare in malora senza fare
nulla? Ecco, credo che bisogna invocare lo “spirito dei nonni dei
nostri politici”, quando ci dicono che non ci sono soldi....
Ma
chi ha chiesto soldi? Chiediamo solo di poter avere un minimo di
appoggio istituzionale per creare una struttura di lavoro; il nostro
sarà volontario e gratuito perchè siamo un'associazione, ma siamo
consci di non poter procedere senza creare “vero lavoro”, non
sfruttato e compatibile con il contesto.
Discutiamo
se fare un'area camper, se far entrare solo i nudisti o quelli coi cani grossi oppure se non far
entrare nessun, ma cerchiamo di parlare di cose da fare e non di …
fumo.
Sentire che si parla di CHIUDERE I POCHI SPAZI SOCIALI CREATI non porterà nulla di buono al nuovo Sindaco, che, forse pagherà qualche marchetta ai suoi elettori di Forza Uova, ma non troverà supporto nella città.
Quanti altri piccoli BUCHI NERI ci sono a Treviso?
C'è
solo l'imbarazzo della scelta, escludendo i grandi buchi neri tipo
Bastione del Castello, ex Consorzio Agrario etc..:
- polveriera di Santa Bona
- stazioncina di Santi Quaranta
- ex Ufficio Iva in via Castellana
- sedi dei consigli di quartiere
Perchè
non si attivano tutti questi mini progetti, dove persone reali sono a
disposizione per fare qualcosa?
Non
voglio pensare che sia solo perchè l'abbiamo detto noi... sarebbe
triste.
Iscriviti a:
Post (Atom)