"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

lunedì 23 luglio 2018

IL MEDIO PIAVE SCOMPARE: PERCHE'?

Sono anni oramai che le associazioni ambientaliste, in primis Legambiente Piavenire, e le associazioni di pescatori lanciano grida di allarme per l'evoluzione disastrosa della situazione del Medio-Basso Piave, che ormai è quasi un relitto di fiume, visto che non si riesce a garantire una portata minima che alimenti prioritariamente tale inestimabile bene e risorsa comune.
Nelle ultime settimana, dopo aver ricevuto svariate segnalazioni da parte di pescatori e di ambientalisti (dalla serata di giovedì 28 giugno fino al pomeriggio di domenica 1 luglio 2018) abbiamo deciso di unirci per denunciare nel modo più chiaro possibile la gravissima situazione, su cui troppe autorità non vedono e troppi pensano di essere i “padroni dell'acqua”.
Il tratto mediano del fiume Piave nei territori fluviali dal Comune di Santa Lucia fino alla frazione di Stabiuzzo nel Comune di Cimadolmo in Sinistra Piave e dal Comune di Spresiano fino alla fascia delle risorgive in alveo in Destra Piave, è gravemente compromesso anche in stagioni di non particolare siccità.
Siamo dell’avviso che tale calamità ambientale sia determinata da un prelievo sconsiderato di acqua effettuato ad opera del Consorzio Piave alle barriere di Fener, da cui si diparte il Canale Brentella, e di Nervesa della Battaglia da cui prendono vita il Canale della Vittoria ed il Canale Piavesella.
Nella mattina di venerdì 29-6 u.s. veniva segnalata da Legambiente Piavenire al Direttore del Consorzio PIave, ing. Paolo Battagion, che il fiume era in grave sofferenza ed la risposta (ovvia) che veniva data è stata che il Consorzio stava garantendo il Deflusso Minimo Vitale (DMV) in vigore fissato a 10,5 mc/sec alla stretta di Nervesa.
Ovviamente la nostra opinione è che tale portata sia solo teoricamente un “minimo vitale” visto che non garantisce la tutela dell'ecosistema per cui è stata creata.
E' infatti stato accertato di fatto nella prima settimana di luglio e viene denunciato con la presente che tale portata è gravemente insufficiente, visto che è ben noto allo stesso Consorzio Piave che l’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico di competenza , dopo l’autorevole intervento della Commissione Ambiente della U.E. , ha stabilito che la portata del fiume necessaria a garantire un adeguato Deflusso Ecologico a valle della barriera di Nervesa dovrebbe essre pari ad almeno il triplo della portata attuale (29,5 mc./sec).
L’anomalia della situazione che denunciamo è aggravata dal fatto che le copiose precipitazioni, avvenute nel periodo invernale/primaverile in tutto il bacino idrico, in special modo in quello montano, hanno determinato un’abbondanza idrica nei bacini artificiali montani e perciò il problema è strutturale e non determinato da emergenza siccità.
Ricordiamo inoltre che tutto il bacino montano della Piave è asservito ad un sistema artificiale di sbarramenti, unico in Europa, con funzione di produzione idroelettrica ad opera di ENEL, creato ancora negli anni' 60 a servizio dello sviluppo della pianura e di Porto Marghera.
Una gestione appena oculata dovrebbe trarre da tale “riserva”, mediante opportuno coordinamento, l'adeguata portata necessaria a non compromettere i vari livelli trofici delle reti alimentari fluviali in questo periodo di obiettivo calo dell’acqua fluente in greto.
Ma anche in questo caso, il Concessionario ENEL si comporta come una vera e proprietà Autorità, che pare svincolata da qualsiasi controllo e libera di operare come meglio ritiene (vedi sversamento di fanghi nel Boite dell'anno scorso).
Ma quanta acqua c'è nella Piave?
Dobbiamo ricordare che, mentre il fiume va in secca in tutto il tratto mediano , quasi 60 mc./sec. , escono nelle derivazioni irrigue in quantità sovrabbondante tanto da far constatare a molti cittadini una presenza d’acqua esagerata nei canali artificiali che si sviluppano nella campagna e nei centri urbani della nostra provincia.
Nei nostri sopralluoghi quotidiani abbiamo dovuto constatare:
  • una moria generalizzata di fauna ittica (soprattutto milioni di avannotti e di gammaridi , più larve di insetti acquatici e di anfibi ) a rompere l’equilibrio ecologico garantito da una precedente stagione di morbide e di rami carichi di correnti fluviali ;
  • la sparizione delle lanche fluviali a ridosso del corso principale della corrente fluviale;
  • la messa in secca delle zone umide, laterali al corso della corrente, arricchite da vegetazione elofita ed idrofila con fondo sabbioso-limoso createsi al termine delle conoidi fluviali ;
  • dopo annate di magre fluviali (significativo e allo stesso tempo disastroso l’anno 2017 con l’intera estate all’asciutto , l’anno 2018 si era aperto con un susseguirsi di morbide che avevano riempito i due rami principali (dopo un anno e mezzo era ritornata l’acqua nel ramo di Cimadolmo! ) favorendo la rinascita biologica dell’ecosistema fluviale - .
Ci sembra doveroso denunciare l’insipienza del Consorzio Piave, gestore unico del 90% della risorsa idrica del nostro fiume, nei confrnti del fiume, che è trattato come un condotto di scarico per le portate in eccesso ai concessionari, che poi sprecano tale risorsa preziosa con sistemi di irrigazione a scorrimento.
In termini reali si tratta di un vero e proprio DISASTRO AMBIENTALE, che si è verificato ancora una volta a ridosso della stagione estiva.
Verificheremo con i legali delle associazioni se ci sono gli estremi per una denuncia che faccia riferimento a quanto sanzionato e previsto della Legge 68/2015 – denominata Legge contro gli ecoreati - e dall’art.452-quater del Codice Penale che prevede una pena per chi provoca un’ “alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema” con un “aggravamento di pena quando il disastro è prodotto in un’area naturale protetta e sottoposta a vincolo paesaggistico , ambientale,….,ovvero in danno di specie animali o vegetali protette….”.
L'eventuale denuncia non è il nostro scopo principale, se non porta ad una presa di coscienza della gravità del problema, perchè quello che più ci preoccupa è il sostanziale disinteresse di Regione Veneto ed Autorità di Bacino con tutta la miriade di enti competenti verso lo stato ecologico del fiume.
A questo proposito facciamo presente che la zona dove da anni si perpetua questo scempio ambientale (particolarmente gravi le secche del 2012 e del 2017, ma ormai ogni anno è un susseguirsi di improvvise mancanze d’acqua che diventano trappole micidiali per tutti i livelli trofici del fiume) è un’area S.I.C. e Z.P.S. – Zona di Protezione Speciale - riconosciuta dall’U.E. e dallo Stato Italiano per la Direttiva Uccelli e per la Direttiva Habitat e di tutto questo non potremmo non informare in modo ufficiale la Comunità Europea per evidenziare l'insufficiente tutela che viene data a queste zone, che sono il motivo principale per cui vengono erogati i finanziamenti.

Il Consorzio Piave parla di “diritti acquisiti” relativamente alle sue concessioni, ENEL non mette nemmeno in dubbio la sua potestà a trattenere l'acqua per “superiori” esigenze, mentre il fiume, che ha solo la nostra voce, è..... sparito nel tratto mediano.
Noi affermiamo con forza che il FIUME HA DIRITTO AD AVERE LA SUA ACQUA NELLA QUANTITA' MINIMA DI 30mc/s a NERVESA PERCHE' ALTRIMENTE NON POSSIAMO PIU' PARLARE DI FIUME, ma di condotto di scarico o residuato di fiume..
Un'altra clamorosa coincidenza si è verificata in questo periodo relativamente ai finanziamentei regionali dati alle associazioni di pescatori per il ripopolamento ittico: pochi giorni dopo l'immissione degli avanotti, il fiume è andato in secca e quindi tutto inl novellame è morto!
Come buttare i soldi e la fatica delle associazioni nel water! Uno spreco di denaro pubblico sul quale cercheremo di individuare specifici responsabili per il “danno erariale”, perchè, con le poche risorse che ci sono è demenziale che succeda questo.
La situazione del fiume Piave, sfruttato come una prostituta, è talmente profondo e connaturato con le lobby agricole e dei cavatori, che il problema è sempre minimizzato e non si ricorda una sanzione esemplare per escavazioni abusive o interventi in alveo, che mettono a rischio anche la sicurezza idraulica, visto che il fiume ha perso la sua caratteristica meandriforme per diventare sempre più un grande torrente, che in caso di piena non riusciremo a controllare (avvisate il Sindaco di Susegana con il suo bel ponticello Bailey, che in caso di mezza piena sarà spazzato via..).
Un'altra piaga, su cui mai nessuno approfondisce le responsabilità è quella della miriade di pozzi abusivi che sono disseminati nelle campagna e tollerate da Genio Civile e Comuni che avrebbero la resposanbilità del controllo.
La sensazione che l'acqua sia un bene privato è sempre più forte, un bene prezioso che non viene gestito in modo autorevole ed è in mano a chi strepita più forte o ha contatti con i nostri amministratore, che tutto fanno fuorchè pensare al bene comune.

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