"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

giovedì 6 luglio 2023

PIAVE: ATTENZIONE A CHI STRUMENTALIZZA LE PASSIONI… I PESCI “DA ESCAVAZIONE” NON SONO UNA BUONA IDEA!

Sulla Piave ci sono moltissimi aspetti da considerare e tenere assieme, ma questo non dovrebbe essere una novità se lo consideriamo un “ecosistema”, dove le relazioni sono sempre una parte del tutto ed il buon funzionamento del “sistema” dipende dall’equilibrio dei fattori.

Quando si interviene su questo delicato tema, la prima questione da ricordare è sempre questa ed inoltre deve essere considerata la pressione antropica che, da sempre, esercitiamo sul fiume.

L’ultima questione riguarda il problema delle garanzie da dare alla fauna ittica denunciata da FIPSAS, per bocca di Tommaso Cappuccio , responsabile delle Guardie Ittiche regionali e vicepresidente dell' associazione trevigiana, che meritoriamente interviene per portare in salvo i pesci che restano in secca in varie zone del fiume: la soluzione proposta dal loro vice-presidente pare essere quella di fare “manutenzione idraulica e pulizia degli alvei”, cioè, in pratica, intervenire con gli “amici” cavatori per scavare ancora il letto del fiume!



Il problema esiste, ma non riguarda solo i pesci, riguarda proprio il fatto che, proprio per effetto delle escavazioni in alveo e dell’esorbitante prelievo di acqua per altri usi a monte, il fiume ha modificato la sua “forma”. Vogliamo scavare un metro e mezzo per un tratto di 20 chilometri per la larghezza dell’alveo per ritrovare l’acqua o vogliamo intervenire sulle pressioni antropiche?

L’idea che si ripristina il corso dell'acqua, scavando 1 metro e 60 nel greto, ci pare proprio senza senso : allora abbassiamo tutti i terreni della pianura alluvionale per avvicinarci alla falda freatica così abbiamo tutti i vecchi ruscelli con acqua corrente??

 

La proposta di “soluzioni” semplici, anche in buona fede, non è mai un bel servizio al fiume perché c’è sempre chi è pronto ad usare le tue parole per i propri fini.

“Scavare in alveo” è sempre un errore che ha prodotto e produce danni irreparabili sia nel medio Piave che a monte. Scavare il Medio Piave vuol dire canalizzare ancora di più il corso del fiume, eliminare i rami intrecciati e limitare le opportunità per i pesci di ricostruire i loro habitat prioritari sia per la riproduzione che per l'alimentazione della biodiversità acquatica.

 “Fare manutenzione degli alvei” è una prassi corretta purchè non sia applicata da chi la fa come se si trattasse di intervenire con il diserbante su un parcheggio o con gli escavatori a “far néto” su incarico dell’ente di gestione del fiume (il mitico ex Genio Civile).

La quantità di acqua che resta a disposizione del fiume è un elemento prioritario ben lontano da essere raggiunto visto che il teorico “deflusso ecologico” non è garantito e periodicamente nemmeno il “deflusso minimo vitale”. Il pesce si sacrifica per fare mais: di questo vogliamo parlarne?

Per questo suggeriamo agli amici pescatori di fare attenzione alle loro parole perché la questione “Piave” abbonda di “piccoli e grandi pescecani”, pronti ad usare una passione per i loro nefasti scopi, contrari proprio alla conservazione della fauna ittica.

Ci piacerebbe invece un'alleanza tra il mondo degli appassionati di pesca e il mondo ambientalista per gridare alla Regione Veneto ed in particolare all'assessore all'ambiente regionale che il nostro Fiume ha bisogno di una concreta azione di rinaturalizzazione di tutta l'asta fluviale con un cospicuo finanziamento PNRR; purtroppo , per ora , non c'è niente in questo senso ed i contributi a fondo perduto PNRR sono destinati ad escavazioni e  rialzo degli argini oppure si impegnano milioni di euro per devastare le grave di Ciano: insieme potremmo fare cambiare idea anche a Bottacin!!

Tanto più che un amico pescatore mi ha sempre detto che “i pèss son come i ràtt…” cioè che se ci sono le condizioni ambientali adatte, i pesci vivono e proliferano, mentre se non ci sono, puoi “seminare” milioni di avanotti, ma con un effetto praticamente nullo. E’ bene quindi che anche i pescatori si sintonizzino sulle questioni strutturali senza proposte “avventurose”; magari sarebbe utile mettere in pratica il Piano di Gestione redatto per le ZPS del Piava nel 2012 dal gruppo coordinato da Marco Zanetti, invece di ripartire ogni volta da questioni che dovrebbero essere acquisite: l’escavo in alveo non s’ha da fare.

I cavatori vadano a pulire le briglie nel bellunese: come mai questo non è di loro interesse?

 

Per Legambiente Piavenire – Fausto Pozzobon

Per Italia Nostra Treviso – Romeo Scarpa