"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

sabato 30 giugno 2012

PRIMA DELL'ARTICOLO 9 DELLA COSTITUZIONE

Chi governa,  deve avere a cuore massimamente la bellezza della città,
per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, 
per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini .

(costituzione senese 1309)

IL CANTO DELLA STATUA

Chi m'amerà fino a donare
per me la sua vita piena...
viva uscirei dalla pietra
si qualcuno si gettasse in mare.

Della pietra ho paura
e per te, Vita, m'accoro.

O sangue di vena canoro,
voglio te, non il gelo dei marmi.
Sangue, sangue vivo, t'agogno.
Perché sgorghi vera dal sogno
nessuno dunque vorrà donarmi
la sua vita...

O risveglio
dal marmo esangue...

Ora piango sola. Era meglio
il sasso freddo. Nostalgia...
Non dà gioia questo mio sangue
che, vino purpureo, matura...

Chi la sua vita alla mia
donò, per amor dell'amore,
sta profondo nel gorgo del mare.

Ed è vano chiamare...

(Rainer Maria Rilke)

sabato 23 giugno 2012

PESTICIDI

Secondo Gabri da guardare, se non di cattivo umore... Io per sicurezza non l'ho guardato...

SPV = SEMO PROPRIO VOLPONI?


La SPV (STRADA PEDEMONTANA VENETA) pv è lunga 94,747 chilometri, attraversa 36 Comuni, di cui 22 vicentini e 14 trevigiani. Collegherà l’autostrada A4 Milano-Venezia con l’A27 Mestre-Vittorio Veneto.
La strada è realizzata con il sistema del project financing: l’impresa aggiudicatrice, la Sis controllata dai Dogliani (piemontesi) realizzerà i lavori in cambio della gestione dei pedaggi per 39 anni.
Gli automobilisti residenti entro 21 chilometri dai caselli non pagheranno. 
Il costo è di 2,1 miliardi di euro. 

Se i volumi di traffico saranno inferiori a un certo numero (al 100% sarà così....) la Regione è tenuta a versare 7,3 milioni di euro all'anno per 30 anni.vol


SPV=semo proprio  volponi??

domenica 17 giugno 2012

OSSERVAZIONI SUL DOCUMENTO DI CONSULTAZIONE DELL’AEEG PER L’ADOZIONE DI PROVVEDIMENTI TARIFFARI IN MATERIA DI SERVIZI IDRICI


FORUM ITALIANO MOVIMENTI PER L’ACQUA osserva che:

Considerazioni generali
L’impostazione del documento non sembra tenere in considerazione le caratteristiche particolari del servizio idrico che non può essere equiparato agli altri serviti a Rete.
L’orientamento è quello di equiparare il servizio idrico alle caratteristiche degli altri servizi a rete – gas, elettricità – e questa impostazione traspare in modo particolare nel ruolo centralizzato che l’Authority intende svolgere come regolatore rispetto alle funzioni attribuite agli Enti territoriali.
Infatti, dalla impostazione del documento emerge che il ruolo della autorità e di conseguenza la funzione di regolatore si caratterizza per :
  • puntare ad un accentramento dei poteri e della cabina di regia a livello nazionale privilegiare un approccio “tecnico” improntato ad imbrigliare con formule matematiche il controllo della gestione del servizio idrico e a determinazione del metodo tariffario;
  • non prevedere poteri sanzionatori nei confronti dei soggetti;
  • non prevedere modalità a tutela degli utenti/clienti;
  • ridimensiona la funzione ed il ruolo delle ATO che vengono ridotti a livello di “sezioni territoriali” (operative) della Authority le cui funzioni possono essere commissariate, che in funzioni del patto dei vincoli del patto di stabilità probabilmente non saranno in grado di svolgere direttamente neppure il ruolo di "controllo", limitandosi a comunicare all'autorità i dati del gestore;
  • annulla la funzione dei Comuni rispetto alla determinazione della tariffa e controllo della gestione del SII (il percorso ipotizzato prevede che l’autorità determini le formule, le ATO con i dati dei gestori le applichino e determinino le tariffe, che l’autorità approva in via definitiva – i Comuni scompaiono).

Le ipotesi avanzate e il rispetto del risultato referendario
Con queste nostre note, però, ciò che ci interessa fare non è di rispondere ai 91 quesiti, pur interessanti, proposti come base per la consultazione per l’adozione di provvedimenti tariffari in materia di servizi idrici, evidenziati nel Vs. documento 204/2012/IDR del 22 maggio 2012, quanto piuttosto di sollevare alcune questioni in via preliminare che sono, a nostro avviso, fondamentali e pregiudiziali per qualunque altro approfondimento della discussione.
Esse sostanzialmente si riferiscono ai temi inerenti la necessità di precludere ogni possibilità di profitto dalla tariffa del servizio idrico, degli oneri finanziari rapportati alle immobilizzazioni e della tariffa transitoria con riferimento al periodo dal 21 luglio 2011.

Ci interessa partire dalla questione del secondo quesito referendario approvato il 12 e 13 giugno scorsi dalla maggioranza assoluta dei cittadini italiano, con il quale è stata eliminata “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” dall’art. 154, comma 1, del decreto legislativo 152/2006. Ora, la ricostruzione e le considerazioni svolte nei paragrafi 2.34 fino a 2.40 sono insufficienti; infatti per il pieno rispetto dell’esito referendario la suddetta ricostruzione è gravemente deficitaria nella parte in cui omette di ricordare che con il referendum “si persegue, chiaramente, la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua” (sentenza n. 26/2011 di ammissione della Corte Costituzionale). Da questo punto di vista, ci pare corretta la conclusione che, a fronte di quell’esito, sia possibile adottare un nuovo metodo tariffario che dovrà assicurare la copertura integrale di tutti i costi di esercizio e di investimento, compresi i costi finanziari. Ovviamente, stiamo parlando dell’esito giuridico del secondo quesito referendario, perché nulla osterebbe a percorrere una strada, che è quella che noi indichiamo da lungo tempo, di arrivare a un nuovo sistema complessivo di finanziamento del servizio idrico, che distribuisca in modo più giusto ed equilibrato tale finanziamento tra leva tariffaria, utilizzo della finanza pubblica e fiscalità generale. Ma se stiamo all’esito giuridico derivante dal referendum, non abbiamo da obiettare ai ragionamenti avanzati, posto che venga comunque garantita la preclusione totale di ogni possibilità di profitto dalla tariffa del servizio idrico. Del resto, a questa conclusione arriva la sentenza n. 26/2011 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’ammissibilità del secondo quesito referendario nel momento in cui afferma che “la normativa residua, immediatamente applicabile (sentenza n. 32 del 1993), data proprio dall’art. 154 del d.lgs. n. 152 del 2006, non presenta elementi di contraddittorietà, persistendo la nozione di tariffa come corrispettivo, determinata in modo tale da assicurare «la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga”». O, per dirla meglio ancora con le stesse parole utilizzate dalla Corte Costituzionale nella medesima sentenza, che risultano illuminanti anche per i ragionamenti successivi, “attraverso l’abrogazione parziale del comma 1 dell’art. 154, e, in particolare, mediante l’eliminazione del riferimento al criterio della «adeguatezza della remunerazione del capitale investito», si persegue, chiaramente, la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua…..Invero, il quesito in questione risulta idoneo al fine perseguito, perché, come sopra si è notato, coessenziale alla nozione di “rilevanza” economica del servizio è la copertura dei costi (sentenza n. 325 del 2010), non già la remunerazione del capitale”. Insomma, la Corte chiarisce in modo inequivocabile, da una parte, che, in caso di abrogazione referendaria, la normativa tariffaria residua, senza la remunerazione del capitale, è immediatamente applicabile e, dall’altra, che, in ogni caso, dopo l’abrogazione referendaria, la tariffa del servizio idrico deve unicamente essere costruita per la copertura dei costi del servizio e non deve più prevedere la remunerazione del capitale. La stesso decreto legge 70/2011, convertito con legge 214/2011 fa sempre riferimento per predisporre il nuovo metodo tariffario alla copertura dei costi, come correttamente riportato nel punto 2.39: L’Agenzia ... [ora l’Autorità] predispone il metodo tariffario per la determinazione, con riguardo a ciascuna delle quote in cui tale corrispettivo si articola, della tariffa del servizio idrico integrato, sulla base della valutazione dei costi e dei benefìci dell’utilizzo delle risorse idriche e tenendo conto, in conformità ai principi sanciti dalla normativa comunitaria, sia del costo finanziario della fornitura del servizio che dei relativi costi ambientali e delle risorse, affinché siano pienamente attuati il principio del recupero dei costi ed il principio «chi inquina paga»”.

Ora, nelle ipotesi avanzate per la consultazione, il meccanismo previsto riguardante gli oneri finanziari relativi alle immobilizzazioni (pag. 40 e segg.) va ben al di là di un’impostazione di un metodo tariffario volto a coprire i costi del servizio, ma reintroduce, sia pure con una modalità differente del precedente metodo normalizzato, un principio di remunerazione del capitale, contraddicendo le stesse considerazioni contenute nei paragrafi cui abbiamo fatto riferimento sopra e soprattutto violando in modo palese l’esito referendario. Infatti, dire, come si fa nel paragrafo 6.27, che “l’Autorità intenderebbe prevedere un riconoscimento limitato ai costi finanziari (intesi come quota interessi) ad un livello standard adeguato a promuovere gli investimenti necessari a far fronte alle pressanti esigenze del servizio, ma, nel contempo, tale da condizionare la strategia finanziaria delle imprese verso la soluzione più efficace in termini di ricaduta sul cliente finale” significa, da una parte utilizzare in modo ambiguo, se non distorsivo, il concetto di oneri finanziari che , come ci ricorda lo IAS 23, “sono gli interessi e gli altri oneri sostenuti dall’impresa in relazione all’ottenimento di finanziamenti”. Dall’altra, si lega l’utilizzo ambiguo di questa voce alla promozione degli investimenti necessari a far fronte al servizio, con ciò chiarendo che l’indice che si intende costruire nulla ha a che vedere con la copertura degli oneri finanziari, ma che esso è volto a riconoscere un rendimento, o remunerazione che dir si voglia, al capitale investito, senza distinguere da capitale proprio e capitale preso a prestito. E infatti, andando a vedere più nel dettaglio le voci utilizzate e, più da vicino, a pag. 44, l’equazione di determinazione di questi “cosiddetti” oneri finanziari, si dice e si evince con chiarezza che “l’Autorità intende riconoscere un onere finanziario del gestore i, commisurato al suo CIR netto ( costo immobilizzazioni riconosciuto), quindi, in buona sostanza agli investimenti realizzati. In più, viene specificato che il riconoscimento di tale onere finanziario è “valutato sulla base di alcuni parametri economico-finanziari (rapporto CS/CnS, BTP10, ERP, incidenza delle tasse, inflazione, ecc.) validi per tutti i gestori, ma personalizzato in relazione alla struttura finanziaria della specifica impresa”. (sempre a pag. 44). Detto in altri termini, siamo in presenza della costruzione di un indice medio, con alcuni aggiustamenti commisurati alle specificità dei singoli soggetti gestori, che di fatto remunera gli investimenti realizzati, dunque di un meccanismo basato su parametri diversi, ma che ricalca la sostanza dell’ impianto della remunerazione del capitale investito, con ciò violando palesemente l’esito del quesito referendario in materia di tariffa del servizio idrico e contraddicendo la premessa di partenza dello stesso documento predisposto per la consultazione. Volendo essere più precisi ed esaminando le ipotesi per la consultazione elaborate dall'AEEG emerge chiaramente che il nuovo sistema tariffario dovrebbe tendere ad evitare solo gli ingiustificati profitti o gli indebiti profitti, mentre si può dedurre che i profitti “giustificati” non solo possono essere previsti, ma addirittura devono essere garantiti. Il punto però è che il nuovo sistema tariffario, nel rispetto dell'esito referendario, deve cancellare totalmente il profitto. E non solo se è ingiustificato e indebito, ma anche se è “giustificato”.
Vogliamo poi intervenire anche sulla questione relativa alla tariffa transitoria, esaminata nel capitolo 7 ( pagg. 60 e segg.). Su questo punto la considerazione è molto semplice, e cioè che non è assolutamente corretto intervenire su tale questione stabilendo, al di là del meccanismo di rimborso, che per il periodo luglio 2011 fino al momento dell’entrata in vigore del nuovo sistema tariffario, la restituzione spettante agli utenti sia calcolata come differenza tra le tariffe realmente applicate e quelle che sarebbero scaturite dalla nuova metodologia tariffaria. In realtà, la restituzione da far tornare agli utenti non può che essere quella ingiustamente continuata a percepire da parte dei soggetti gestori relativa alla continuità della voce della remunerazione del capitale investito dal 21 luglio 2011 fino all’applicazione del nuovo metodo tariffario. In caso contrario, come quello prospettato dal documento per la consultazione, ci troveremmo di fronte ad una sorta di retroattività del nuovo sistema tariffario, come se fosse entrato in vigore dal luglio 2011, retroattività espressamente censurata dal Consiglio di Stato con varie sentenze ( da ultime, vedi sentenza Consiglio di Stato, sezione VI, n. 4301 del 9 settembre 2008 e sentenza Consiglio di Stato, sezione V, n. 3920 del 30 giugno 2011) e dallo stesso Co.Vi.Ri (vedi delibera n. 7 del 1 dicembre 2008). Del resto, come già evidenziato, la Corte Costituzionale nel suo giudizio di ammissibilità del referendum ha sancito che la normativa tariffaria residua, senza la remunerazione del capitale, è immediatamente applicabile. Quindi non esiste e non è mai esistito un “vuoto normativo” da colmare.
Sulla base di questo semplice ragionamento, riteniamo dunque, anche in questo caso, che il rispetto dell’esito referendario non possa che evidenziare che dal 21 luglio 2011 i soggetti gestori hanno continuato ad applicare in modo illegittimo la voce relativa alla remunerazione del capitale investito e che, dunque, le somme derivanti da tali introiti non possono che essere restituire integralmente agli utenti.






BIOGAS MIGNAGOLA -CdS 14-6-2012

Abbiamo partecipato alla CONFERENZA DI SERVIZI presso la Direzione AGROAMBIENTE della REGIONE VENETO il 14 giugno 2012 per impianto BIOPOWER a Mignagola di Carbonera che però fa "spussa" a OLMI...

La conferenza è stata gestita dal RUP dott. M. Rossi Me collaboratori.
Partecipavano: la Biopower con 5-6 persone tra ingegneri e tecnici; un tecnico dell’Enel; 4 persone per il comune di San Biagio (tra cui il Sindaco e l’Assessore all’ambiente); 3 persone per il Comune di Carbonera (il Sindaco, l’assessore all’Ambiente e la responsabile ai lavori pubblici); un incaricato dell’ ULSS e 2 persone per la Provincia.
Mancava la Soprintendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto...

La Conferenza è iniziata sostanzialmente con le rimostranze del sindaco di San Biagio per il fatto di non aver diritto di voto; sentito un ufficio della Regione (ufficio legale?), è stata confermata l'impossibilità di attribuire il diritto di voto al Comune di San Biagio.
I voti in conferenza di servizi sono così distribuiti: Comune di Carbonera, voti 30; ULSS 9 voti 15; Provincia di TV voti  20; Regione Veneto voti 35).

Sono state lette tutte le osservazioni e prescrizioni giunte e riguardanti il nuovo progetto presentato dalla Biopower.
Ecco la sintesi di alcuni pareri:
-Comune di Carbonera: parere favorevole con ulteriori prescrizioni;
-Comune di San Biagio: ribadisce la sua contrarietà all'impianto e presenta ulteriori prescrizioni e
osservazioni in special modo su odori e inquinamento;
-la Soprintendenza “ archeologica” ha comunicato una prescrizione;
-l’ARPAV presenta richiesta di integrazioni, modifiche e prescrizioni per quel che riguarda l'inquinamento acustico segnalando delle criticità metodologiche e ambiguità interpretative;
-l’Azienda ULSS 9 non ha consegnato ulteriore nota relativamente al progetto e si lamenta che il progetto gli è arrivato da soli due giorni;
-il Consorzio di Bonifica ha dato parere favorevole con condizioni/prescrizioni;
-il Demanio è uscito dal procedimento in quanto non interessato;
- la Provincia richiede miglioramenti del progetto;
- la SNAM (luce e gas) ha dato parere favorevole;
- L’ENEL è presente e discuterà e darà approvazione del progetto nel corso della seduta;
- i Vigili del Fuoco hanno dato parere favorevole con prescrizioni (ma non siedono in conferenza,
secondo quanto stabilito dal DLgs 387)
- L’AVEPA conferma che l'impianto è formalmente connesso ad attività agricola.

Iniziano le relazioni dei tecnici della Biopower:
- dal punto di vista agronomico la Biopower srl ha in conduzione 157 ha di terreno di cui 138 ha sono superficie agricola disponibile. Secondo il tecnico questi forniranno buona parte delle biomasse; il letame verrà portato da nord, da un'azienda sita in area golenale del Piave. Da valutare errori o omissioni...
- le biomasse che verranno utilizzate sono per il 53% di produzione propria e altre considerazioni riguardo lo spargimento dell'azoto prodotto che, secondo i calcoli, è al 98% spargibile sui terreni a disposizione.
-dal punto di vista impiantistico: sostanzialmente è rimasto lo stesso impianto ma modificato secondo le prescrizioni fatte dalla Soprintendenza

L’ENEL ha dato poi la sua approvazione al progetto a condizione che siano stati risolti i problemi di incrocio con la linea elettrica.

È stato poi discusso il problema della viabilità, al che è emerso che non sono stati ipotizzati itinerari alternativi a quelli proposti nel progetto e che una forte criticità è data dall'entrata nei pressi del sottopasso di Olmi.

Acustica: critiche da parte di Comune di San Biagio soprattutto per  il fatto che il rumore notturno indicato
è maggiore di quello diurno e parere dell’ARPAV.

Comune di Carbonera: il Sindaco ha chiesto anzitutto il parere dell’ULSS sulle emissioni odorigene. L’incaricato dell’ULSS ha prontamente risposto mettendo in guardia sulla pericolosità di talune sostanze odorigene e ha sottolineato le lacune della documentazione presentata poichè non è stata riportata la dominanza dei venti e non sono stati tenuti in considerazione gli eventuali possibili incidenti.
Dal punto di vista urbanistico-edilizio il Comune di Carbonera è favorevole, ma per quanto
riguarda rumori, odori e inquinamento ha affermato che è necessario ragionarci (??? quando, dove, come???)
Ha allora esibito le firme raccolte dal “comitato” facendo presente il parere contrario dell'opinione pubblica sul
posizionamento (affermando:“ io rappresento anche questo lato”) e ha chiesto di depositare le firme. Il  dott. Rossi ha risposto: “ce le abbiamo già”.

 Il Sindaco di Carbonera ha infine chiesto chiarimenti sull’incidenza dell'assenza della Soprintendenza in questa sede: è stato risposto che non ha alcuna importanza non avendo diritto di voto: dato che è assente subentra il silenzio-assenso e, in ogni caso, se fosse arrivato un parere negativo, per farlo valere, la Soprintendenza avrebbe
dovuto essere presente.

È stato poi sentito il parere dell’ULSS che ha chiesto di integrare il progetto con una relazione anemologica e un progetto previsionale di manutenzione e di gestione degli incidenti.

La Provincia di Treviso ha risposto solo riguardo l’elettrodotto e poco altro oltre alla viabilità, sottolineando che la strada è assolutamente in grado di sopportare i carichi pesanti ma facendo chiaramente intendere che c'è la possibilità che la Provincia, su richiesta, “alieni” la strada alcomune di San Biagio il quale intende interdirla ai mezzi pesanti. (Pilato a confronto era un eroe!)

La sezione di Treviso di Italia Nostra è poi intervenuta richiedendo il rispetto dell’art. 12 comma 7 del DLgs 387 del 29
dicembre 2009 e facendo presente che si faranno pervenire ulteriori osservazioni,...

Il sindaco di Carbonera ha dato allora le integrazioni richieste riguardanti la viabilità; ha inoltre chiesto delucidazioni sulla casa che dista soli 25 metri dall’impianto e impropriamente definita nel progetto “disabitata e in stato di abbandono”. Il  dott. Rossi facendo dare lettura della lettera inviata dal sig. Chiarel, proprietario dell’immobile e ribadendo che la normativa previgente non dava alcuna indicazione e che la recente normativa vincola i nuovi insediamenti e non i precedenti. (chissà cosa vuol dire.. lo capiremo...)

Appurato che le integrazioni richieste non consentono il voto, si è deciso di indire un’altra Conferenza dei Servizi che sarà decisoria: la prossima conferenza dei servizi è stabilita per il giorno 12 luglio alle ore 10.00 ed entro il 29 giugno dovrà essere presentato dalla ditta quanto richiesto.

Le integrazioni richieste comprendono:
- la necessità che i Vigili del Fuoco ribadiscano il loro parere favorevole;
- avere un chiaro parere dell’ARPAV sul nuovo progetto;
- ottenere le tavole relative a quanto di competenza dell’ENEL firmate;
- fornire gli atti della disponibilità dei terreni;
-presentare una relazione anemologica;
- presentare un progetto previsionale di manutenzione e di gestione degli incidenti;
- presentare un nuovo piano del traffico con realizzazione di terza corsia o rotonda sulla S.P. 60;
- presentare il progetto della rete elettrica interna all’impianto.

I tecnici della Biopower hanno infine affermato che è tutto pronto e che l’unica cosa che li preoccupa è la questione che è stata posta relativamente alla viabilità.

ALLA PROSSIMA PUNTATA...

mercoledì 13 giugno 2012

OCCUPAZIONE SPAZI ABBANDONATI


I "buchi neri" esistono!! 

Se n'è accorto anche il consiglio comunale di Treviso per il tramite dei consiglieri del PD Negro e Tocchetto, che pero' sono soprattutto SOCI della sezione di Treviso di ITALIA NOSTRA, oltre che persone con una testa che ragiona...
.
Condividiamo in tutto e per tutto la loro posizione chiara ed efficace di sostegno a queste iniziative libere, non violente e utili per una città anestetizzata dall'indifferenza e dalla ricchezza (diamanti?).

Per noi non ci sono molte cose da precisare: SIAMO FAVOREVOLI A INIZIATIVE SIMILI anche se siamo, secondo alcuni, "oltre la legalità".
  Noi crediamo che la legalità vada difesa sempre, ma non ci si puo' nascondere dietro a scuse per limitare il diritto a denunciare gravi inadempienze ed un degrado, che non è certo colpa dei giovani che occupano spazi abbandonati come l'ex Telecom

OCCUPATE E MOLTIPLICATEVI.... mnantenendo creanza e buona educazione che molti nostri amministratori non hanno.

ITALIA NOSTRA Treviso è chiaramente dalla parte di chi difende i diritti del territorio e della città; se ci sono violazioni di qualche "diritto privato",  saremo anche noi insieme a chi dovrà eventualmente rispondere, se le motivazioni sono come quelle dei ragazzi di via Dandolo per questa occupazione...
Non si tratta di un via libera alla strategia dell'occupazione, ma nemmeno ci preoccupiano della "pagliuzza" (che sono i  ragazzi che occupano) rispetto ai "travi" (che è la cattiva amministrazione di Treviso - leggasi aeroporto, parco sile, etc..)

Nessun problema e nessuna paura di dire quello che pensiamo.  Anzi sarebbe utile che eventuali voci di dissenso e critica (possibile che ci siano??)  emergessero per capire..

martedì 12 giugno 2012

BIOGAS MIGNAGOLA - CONFERENZA SERVIZI

Domani c'è conferenza di servizi a cui cercheremo di partecipare come associaizone.
Inviate mail al RUP dott. Massimiliano Rossi della Regione Veneto (massimiliano.rossi@regione.veneto.it) con il testo
 "Io sottoscritto ... chiedo che Italia Nostra sezione di Treviso mi rappresenti alla conferenza di servizi del 14-6-2012".
 Anche via fax al n.041 2795449
Informazioni complete su progetto al link 
http://www.regione.veneto.it/Bandi+Avvisi+Concorsi/Avvisi/Conferenza+Agroambiente+Bio+Power.htm
· · · 42 minuti fa · 
mi piace che si copino a caso delle cose che non servono... de inutilia...

sabato 9 giugno 2012

AEROPORTO CANOVA: CONFERENZA STAMPA SU OSSERVAZIONI


Oggi  abbiamo presentato alla stampa locale (Vita del Popolo, Gazzettino, OggiTreviso, Tribuna, Corriere del Veneto + Eden TV) le osservazioni che sono state da noi depositate al Ministero dell'Ambiente entro i termini del 12-5-2012.
Forte interesse anche grazie all'acquazzone che ha bloccato la stampa nelle nostra grinfie...
Chissà cosa uscirà....

ECCO LA SINTESI DELLE OSSERVAZIONI DATA ALLA STAMPA
Le osservazioni sono disponibili per chi le vuole leggere nella versione estesa... questa è una sintesi. Astenersi perditempo e chi crede che tutto si possa condensare in 140 caratteri.
 

Osservazione n.1 – analisi tecnica e procedurale del Masterplan
Il primo pacchetto di osservazioni riguarda la procedura, l'analisi delle alternative, del quadro programmatico e progettuale ed è stata redatta da uno studio (WET Eng) per conto della sezione di Treviso di Italia Nostra.
Il tenore scientifico delle varie osservazioni è molto elevato con contributi di personale altamente qualificato afferente all'area dell'Università di Padova.

La prima questione è quella relativa alla procedura promossa da ENAC (ed AERTRE) per il Piano di Sviluppo Aeroportuale: un primo dato “curioso” è che il PSA Canova riguarda il periodo 2011-2030, ma viene presentato solo nel marzo 2012! La questione non è così “indolore” visto che nelle relazioni sottoposte VIA sono ricomprese anche quelle opere eseguite nel 2011, pur in presenza di una sospensiva concessa dal TAR Veneto e poi (a fine lavori) rigettata dal Consiglio di Stato.
Le altre questioni rilevate rispetto alla procedura sono:
  • totale assenza di una procedura di Valutazione Ambientale Strategica che sarebbe essenziale come “azione preventiva” (Direttiva 2001/42/CE), ma che di fatto viene sempre omessa (direi in modo scientifico..);
  • insufficienza (ovvia) di un Masterplan (cioè un progetto di tipo “preliminare”) rispetto al livello di definizione richiesta dalla normativa (D.Lgs 163/06 e s.m.i.)

La questione dell'analisi delle “alternative” semplicemente non c'è!! A supporto della “inevitabile” scelta di sviluppare l'aeroporto di San Giuseppe si richiama un documento di ENAC (“Studio per lo sviluppo futuro della rete aeroportuale nazionale”): un sistema un po' rozzo di auto-sostenere una scelta...
Si evidenzia che proprio tramite una valutazione ambientale strategica si dovrebbe valutare dal punto di vista ambientale se intervenire nell'aeroporto esistente o prevederne lo spostamento...
Gli estensori del Masterplan affermano in qualche punto delle poderose relazioni prodotte si lasciano sfuggire timidi dubbi in relazione all'accessibilità solo via gomma e sulla “finitezza” della superficie complessiva del sedime aeroportuale.
In sostanza senza alcuna ripercorribile valutazione “si decide” di ampliare l'aeroporto esistente con tutte le sue criticità esistenti e di sviluppo e di non verificare la possibilità di diverse soluzioni (ad esempio: esclusivo ampliamento dell'Aeroporto di Venezia, uso dell'aeroporto militare di Istrana, nuovo Aeroporto, sviluppo dell'Aeroporto di Verona, ecc.).

L'analisi del “quadro programmatico” non consente di capire il rapporto del Masterplan con lo sviluppo urbanistico e demografico previsto nel territorio di riferimento; questo può' sembrare “strano”, ma anche no: l'aeroporto di San Giuseppe con Treviso centra poco o nulla con Treviso città e periferia...
Infatti alcuni dicono che i turisti dei low-cost vengono “deportati” a Venezia e Treviso è sostanzialmente omologo a Stanstead rispetto a Londra! Chi ha mai visitato Stanstead quando va a Londra??
La dimostrazione che il PSA rispetta la normativa generale ambientale ed urbanistica è “facilitata” dal fatto che TUTTI i documenti programmatici e strategici della Regione Veneto sono parziali e non efficaci (PTRC per esempio...), obsoleti e non aggiornati (Piano Generale dei Trasporti e della Logistica) e soprattutto sono “scatole vuote”, dove si enunciano mirabolanti principi (“poesia-urbanistica e/o ambientale”) con i risultati reali che vediamo in giro per la provincia!!
Provincia di Treviso: t'innamori se la vedi”... solo per cio' che non abbiamo fatto tutti noi negli ultimi 70 anni!!
Oltre a ciò il PSA si limita a richiamare documenti dei Comuni di Treviso e Quinto (“Piano d’azione Comunale per il risanamento dell’Atmosfera”) e piani di classificazione (per esempio quella acustica) senza fornire analisi e valutazione circa l’impatto e gli effetti che su tali piani avranno gli interventi programmati dal gestore aeroportuale nel prossimo ventennio.
In alcuni punti emerge un'evidente critica degli estensori del PSA per il “ritardo” con cui il Comune di Treviso non ha ancora recepito delle prescrizioni di ENAC in zone adiacenti alla pista, lasciando costruire case in aree che saranno soggette ad impatti acustici negativi in futuro.
Il Comune di Treviso non puo' dirlo, ma crediamo gli convenga molto se il PSA verrà cassato o fortemente ridotto perchè sono concreti i rischi di azioni legali per risarcimenti da parte di privati danneggiati dalle omissioni dell'Amministrazione, soprattutto di Treviso.

L'analisi del “quadro ambientale” riguarda i sottocapitoli “atmosfera”, …..
Per la componente “atmosfera lo Studio evidenzia l’attuale pessima qualità dell'aria indipendentemente dall'aeroporto.
La metodologia di esame degli impatti non è cautelativa perchè:
  • non considera la fase di cantiere che ci sarà e non sarà trascurabile;
  • considera scenari di decolli/atterraggi medi (cioè 50% verso Treviso e 50% verso Quinto), ma per valutare l'impatto è necessario prendere lo scenario piu' sbilanciato e non quello medio
  • lo studio “spera” nel miglioramento delle emissioni... dei motori degli aeromobili! Ma l'hanno chiesto a Mr O'Leary?? Lui ovviamente (e giustamente per lui) è interessato a fare il “suo” business ed a tener pulito l'orticello di casa sua, che forse è nella verde Irlanda...
Un esempio: per la scuola primaria S. Giovanni in Bosco, lo studio dimostra che l'aumento dei voli, per quanto poco, aggrava una situazione già critica: il valore medio annuale di NO2 attribuibile all’aeroporto aumenta da 1 a 2 microgrammi su un valore medio di fondo già di 39 ed un limite di 40 (vedi Tabella 1), senza alcuna mitigazione prevista dallo studio.
Si torna ad uno schema logico demenziale: la situazione è “degradata” e pertanto l'ulteriore degrado che aggiungo è ininfluente!!
Per la “componente “acque superficiali” il ragionamento è identico, ma inaccettabile dal punto di vista ambientale e legale: non si puo' affermare che per il fatto che “le acque presenti nei fossa a lato della Noalese, interessati da scarichi di vario tipo e dalle acque meteoriche di dilavamento provenienti dalla strada, sono presumibilmente scadenti, l’impatto complessivo del PSA, attraverso le acque reflue scaricate dall’area aeroportuale, sulla qualità delle acque in rete minore può ragionevolmente stimarsi come trascurabile per entrambi gli scenari al 2020 e al 2030...”!!
E' come dire che siccome il proprio soggiorno è lurido, possono continuare a buttare rifiuti sotto il tappeto!!
Cosa ne facciamo del Piano di Tutela delle Acque??

Per esempio alla sezione C3.5.4.3 del documento si ritiene “trascurabile” il contributo inquinante derivante dal dilavamento delle nuove aree del sistema aeroportuale perchè equivalente ad un tratto di strada statale di lunghezza pari a 1400 m. Ma è un metodo di valutazione scientifico, questo??
Relativamente al presunto “non aumento” del carico inquinante verso il fiume Sile, lo studio esprime concetti imbarazzanti: sempre alla sezione C3.5.4.3 si legge che “...fatte queste premesse, una prima considerazione è che, grazie ai sistemi di trattamento previsti, le concentrazioni di inquinanti nelle acque meteoriche di dilavamento scaricate nel Sile non sembrano1 destinate ad aumentare... L’impatto del PSA sul recapito nel fiume Sile delle acque meteoriche di dilavamento provenienti dall’aeroporto sarà pertanto da considerarsi a tutti gli effetti positivo2 per entrambi gli scenari al 2020 e al 2030...”.
La prima osservazione è che la considerazione sul non aumento del carico inquinante esprime una condizione necessaria alla compatibilità ambientale, ma non è condizione sufficiente!!
Oltretutto si glissa sul fatto che negli ultimi vent'anni (fino ai lavori “abusivi” del 2011) il carico inquinante, che ora di depura, è stato sversato sic et simpliciter nel fiume. In pratica un'autodenuncia di reato ambientale di AERTRE??
Nell'analisi degli impatti non vengono presi in considerazione:
  • l'ipotesi di malfunzionamento dei sistemi di trattamento, sia delle acque reflue che di quelle meteoriche derivanti da temporanei black-out, mancata o ritardata manutenzione.
  • le modalità di gestione di scenari eccezionali derivanti da avarie o incidenti meccanici che producano sversamento accidentale di carburanti, oli, liquidi lubrificanti e refrigeranti, ecc..
In considerazione dell'altissima vulnerabilità del sistema ambientale rappresentato dal fiume Sile e delle sue zone riparie e del devastante potenziale impatto degli eventi accidentali che possono verificarsi, si ritiene ineludibile lo sviluppo di un piano specifico dedicato alla gestione degli sversamenti accidentali.
Oppure ENAC ed AERTRE pensano di poter risolvere tutto con una buona assicurazione o con un sistema “negazionista” già visto all'opera nel caso dell'incendio De Longhi del 2007??

Per la componente “suolo e sottosuolo” si rileva che lo studio pone alcune assunzioni che, diversamente dalle indicazioni metodologiche della V.I.A., non sono cautelative.
Manca soprattutto un'analisi sito-specifica e tale mancanza è già stata rilevata nel corso dei lavori “abusivi” del 2011, quando, solo in corso lavori, si è scoperto che la pista era stata costruita sopra un'altra pista di un aeroporto militare!! Ma, va là.... una “scoperta” mirabolante...


Non esistono quindi:
  • indagini per verificare se è necessaria la bonifica dei suoli (in particolare nell'area del deposito di carburante);
  • nessuna verifica analitica e valutazione delle conseguenze ambientali risulta essere stata eseguita relativamente all'impatto delle acque meteoriche di dilavamento rispetto alla falda freatica; nonostante nel S.I.A. si affermi che “L’aeroporto sorge su di un’area in cui la falda freatica è vulnerabile per la sua soggiacenza superficiale (tra 0.7 e 1.6 m da p.c.) e per la permeabilità moderatamente alta dei terreni.”

Per la componente “rumore” lo Studio denuncia una situazione INCREDIBILE: alla sezione C6.4.1 del quadro ambientale del S.I.A. si legge che "...è quindi possibile evidenziare alcune criticità circa la zonizzazione approvata nel 2003, in particolare si può affermare che la stessa non può più rappresentare l’impatto acustico derivante dalle attività aeroportuali in quanto la stessa zonizzazione è stata formulata sulla base di un mix di flotta completamente differente dall’attuale". La commissione aeroportuale ex art. 5 del DM 31/10/1997, ha concluso i suoi lavori con l’approvazione dell’intorno aeroportuale e quindi della relativa zonizzazione (approvata da Enac con ordinanza 16 del 2003), facendo riferimento allo scenario di traffico del 2001.
Per il Comune di Treviso, a differenza del Comune di Quinto, la zonizzazione aeroportuale allo stato di fatto non è ancora stata recepita.3

Relativamente al fatto che l'aeroporto è di fatto incastrato tra Treviso e Quinto e non si è ancora trovato il modo di spostare le due “fastidiose” cittadine, lo Studio di ENAC-AERTRE espone una serie di mitigazioni che si basano sul presupposto, non dimostrabile, che le procedure di volo previste vengano approvate dall'autorità competente!!
Soluzioni alternative, in caso di diniego, non vengono proposte, né valutate.
Un serio piano di sviluppo puo' essere presentato con simili incertezze normative?? Ha senso??

Quanto riportato nella sezione C6.5.1 del quadro ambientale del S.I.A. relativamente allo “scenario 0” per le valutazioni comparative pare una presa per i fondelli, se non fosse che si discute e parla del livello di vita di persone che da anni soffrono per l'ingombrate presenza dell'aeroporto.
Il livello equivalente è stato applicato solo allo “scenario 0 al 2010”, ignorando completamente le zonizzazioni acustiche vigenti. Come già espresso in precedenza, il Comune di Treviso allo stato attuale non ha ancora recepito la zonizzazione aeroportuale.
Nell’analisi ai recettori si è considerata come soglia di attenzione quella dei 60 dB(A) poiché rappresenta un valore prossimo a quello limite delle fasce di pertinenza aeroportuali, nonché della Classe IV del D. M 14/11/97", ma la soglia di attenzione di 60 dB(A) non corrisponde ai limiti previsti dalle zonizzazioni acustiche dei due Comuni per le aree in oggetto.

Altra interessante affermazione scientifica è a pagina 133, sezione 6.2.1 della Valutazione di Incidenza Ambientale dove viene riportato che "...si ritiene quindi che gli effetti della perturbazione rumore sulle specie di avifauna comunitaria presente in prossimità dell’aeroporto siano da considerarsi non significativi, in considerazione della preesistenza dell’aeroporto e quindi del fenomeno perturbativo e quindi della assuefazione delle specie alla perturbazione".
Ritorna il concetto del degrado che c'è e che quindi si puo' aumentare anche in una zona di pregio protetta da una legge regionale a parco naturale!!
Si aggiunge anche che "...prendendo in considerazione le specie di uccelli segnalate per l’area in oggetto (cfr. par. C5.4.3.3), non esistono studi specifici relativi agli effetti su queste specie, ma esistono studi relativi a specie vicarianti appartenenti alla fauna del continente americano".
Ci chiediamo: l'analisi effettuata può essere considerata valida anche se paragonata alla fauna locale? Su quali evidenze scientifiche si basano tali affermazioni? Ci prendono in giro???

Oltre a questi evidenti (ed anche divertenti) svarioni, sono presenti anche errori concettuali e metodologici gravi per uno studio scientifico...
In sostanza appare chiaro ed evidente che l'impatto sulla componente “rumore” sia uno dei punti nodali della questione e lo Studio presentato dimostra che … è sempre difficile arrampicarsi sui vetri!!

Molte altre osservazioni e dubbi sono esposti anche nel paragrafo “ulteriori considerazioni” dell'Osservazione 1 di Italia Nostra Treviso e vi lasciamo il gusto di vederli nel documento allegato alla presente (ve lo diamo in formato digitale per evitare di sprecare carta e perchè siamo poveri).

La conclusione esposta alla fine dell'Osservazione n.1 è sufficientemente chiara:
  • Si ritiene, pertanto che la richiesta di V.I.A. debba essere archiviata
  • che debba essere attivata una V.A.S. che permetta la giusta partecipazione pubblica alle scelte strategiche prospettate dal Masterplan
  • che devono essere analizzati scenari alternativi
Il PSA o Masterplan 2011-2030 dell’Aeroporto “A.Canova” di Treviso è quindi del tutto carente e lacunoso ai fini della pronuncia di compatibilità ambientale.


Osservazione n.2 – di tutto un po'...
Il secondo pacchetto di osservazioni riguarda spesso temi similari rispetto al primo gruppo di osservazioni , ma è stato redatto dai soci della sezione di Treviso: il tenore scientifico è inferiore, ma ci sono alcune “chicche” molto interessanti.

Riassumo i temi trattati:
  • mancato coinvolgimento Comuni Morgano,Zero Branco, Casier e Silea
  • scenari di sviluppo ed opere già eseguite (cosiddetti “abusi 2011”)
  • valutazione alternative ed “opzione zero”
  • conformità alla normativa urbanistica e di riferimento vigente
  • criticità della situazione attuale
  • quadro previsionale traffico passeggeri e movimenti
  • capacità e fabbisogni infrastrutturali
  • parcheggi
  • traffico ed aree dismesse
  • scuole ed abitazioni in assenza di piano di rischio
  • aspetti socio economici

Osservazione n.3 – il “rapporto” dell'aeroporto con il fiume Sile
La terza osservazione riguarda l’impossibile coesistenza tra aeroporto e Parco Naturale Regionale del Sile.
Lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) e la Valutazione di Impatto Ambientale )VIA) non tengono in alcuna considerazione l’ultima Variante approvata e le sue Norme di Attuazione:
  • tacciono sulla pista luminosa di atterraggio costruita sul fiume ed individuata come elemento “detrattore” da eliminare;

  • prevedono solo dal 2011 un sistema di raccolta e depurazione delle acque di prima pioggia che sono cadute dal 1997 sui piazzali, pista ed aree ad alto rischio inquinamento (de-iceing) senza che nessuno si sia mai preoccupato di nulla per oltre 10 anni!!
  • non prevedono alcuna opera di attenuazione delle fonti di inquinamento (acustico, ottico, gassoso ecc.) né alcuna, eventuale, opera di compensazione.

Insomma la presenza del fiume Sile, che confina con la pista aeroportuale, cioè è a diretto contatto non è argomento trattato nel Piano di Sviluppo Aeroportuale; si glissa.... è un dato di fatto trascurabile!!

La domanda che poniamo è questa: è più importante per Treviso tutelare e valorizzare la presenza del maggior fiume di risorgiva presente in Europa (o forse al mondo) o aumentare la capacità di traffico di una pista aeroportuale per portare a Venezia frotte di turisti a poco costo?
1notare la forma dubitativa non proprio adatta ad un documento di valutazione tecnica...
2interessante apprendere che ampliare un aeroporto a fianco di una parco naturale fluviale migliora la qualità delle acque del fiume! Crediamo che il Nobel per l'Ambiente possa essere tranquillamente alla portata di AERTRE...
3non crediamo ci voglia molto per capire che, se provata, questa affermazione di ENAC potrà avere gravi conseguenze civili su chi ha firmato concessioni edilizie in zone, che già dovevano essere acusticamente declassate...

domenica 3 giugno 2012

BIOGAS A MIGNAGOLA: TERRA MERETRICE?


    Sala a Carbonera strapiena per l'incontro sul BIOGAS: più di 100 persone, anche se con pochi giovani sotto i trent’anni (naturalmente mancava il Primo Cittadino di Carbonera...).

    1) L’incontro è iniziato, secondo programma, con Marco Golfetto (dottore
    forestale, tecnico C.I.A.) che ha illustrato in generale cos’è il biogas, le
    rese delle varie materie impiegate (sorgo, mais, tritticale, letame), la
    struttura dell’impianto, lo smaltimento dei prodotti di scarto dell’impianto
    (con il relativo discorso della normativa nitrati); inoltre ha puntato molto
    sull’indice EROEI (Energy returned on energy invested). Ha spiegato che
    principalmente sull’indice EROEI incide:
    - lo sfruttamento totale dell’energia prodotta (cioè se è sfruttata, ad es.,
    anche l’energia termica prodotta dall’impianto oppure NO, come nel nostro
    caso);
    - il tipo di materiale introdotto;
    - il costo dei trasporti per l’approvvigionamento e lo smaltimento delle
    biomasse.
    Ha specificato infine che, per essere considerata attività agricola, il
    materiale prodotto deve provenire per più del 50% dall’azienda e ha citato la
    legge regionale 856 del 15 maggio 2012 sulla distanza degli impianti biogas
    dalle abitazioni civili, variabile a seconda della potenza dell’impianto.
     
    2)
    Renato Pani (esperto di energia) ha spiegato in particolare il funzionamento dell’impianto in programmazione a Carbonera mostrando le lacune del progetto oltre che l’inquinamento prodotto da tali impianti, specie per quel che riguarda l’emissione di CO2 e mettendo in dubbio che si tratti di un energia davvero non inquinante; ha poi illustrato che la quantità prodotta da 1metro cubo di biogas è di 1,161 kwh elettrici sottolineando che si ha:
    il 55% di perdite dal motore ciclo otto (visto che in questo impianto non è
    sfruttata l’energia termica prodotta);
    5% perdita dal generatore;
    2% perdita dal trasformatore;
    7,5% consumo degli impianti ausiliari;
    l’energia elettrica disponibile rimarrebbe, quindi solo il 30,5%.

    3) Mirco Rossi (divulgatore sulle tematiche energetiche) ha parlato dell’ASPO Italia e delle preoccupazioni relative alle fonti energetiche e al loro reperimento nel prossimo futuro, delineando prospettive decisamente
    drammatiche; ha dunque ripreso il discorso sull’indice EROEI sottolineando che deve essere superiore a 8 per poter essere davvero una produzione di energia conveniente per l’uomo e soprattutto per l’ambiente (in questo impianto l’indice EROEI sarebbe circa di 2,7-2,4); ha spiegato il fatto che la convenienza dell’energia da biogas sta solo negli incentivi statali che fanno sì che sia pagata a 0,28 cent. al kwh invece che, come normalmente accade, solo 0,07 cent. specificando che il ricavo da un impianto a biogas di un megawatt è di circa  2.153.956 € all’anno di cui circa la metà è utile. Ha poi proseguito con l’elencare i rischi di tali impianti sottolineando il fatto che sono rumorosi e puzzolenti e che i digestati, se non pastorizzati, possono anche provocare possibili contaminazioni da e-coli.

    4) Alessandro Campigotto (agricoltore e responsabile del gruppo di lavoro
    agricoltura del Pd provinciale) ha analizzato l’impatto di un impianto a biogas
    dalla prospettiva di un coltivatore diretto delineando:
    a) la corsa agli ettari di terreno (con il passaggio delle quote di affitto da
    500€ per ettaro a 900-1500 € per ettaro con una concorrenza sleale nei
    confronti degli allevatori a cui questo terreno serve per produrre cibo per gli
    animali);
    b) impatto ambientale;
    c) squilibrio nei rapporti sociali e tensioni con la concentrazione di terreni
    nelle mani di pochi imprenditori (neo-lattifondisti) e la guerra tra i
    terzisti.
    Ha poi cercato di prospettare un possibile scenario per la futura agricoltura
    chiedendosi se vi sarà sfruttamento o lavorazione della terra, sottolineando l’
    impoverimento dei terreni causato da una lavorazione e coltivazione intensiva che per nutrire questi impianti di biogas prevede più di un raccolto l’anno. Ha concluso dicendo chiaramente che questi impianti hanno solo la motivazione degli incentivi statali.
     
    Nel frattempo, alle 21.00 circa, è arrivata la Puppato la quale ha fatto un
    bel discorso sostanzialmente ribadendo i concetti espressi negli interventi e
    le preoccupaioni per il futuro, con una regione che fa poco (o nulla) e male
    nei riguardi di queste tematiche energetiche. Insomma è stata fatta intendere la contrarietà del Pd al proliferare indiscriminato e selvaggio di questo genere di impianti e di conseguenza anche a questo, ma non esprimendola così chiaramente. 

    Si è poi giunti al momento dolente degli interventi e delle domande:
    inizialmente si sono avuti dei lunghi “discorsi” sulle tematiche energetiche e
    sul futuro da parte di esponenti locali del Pd, altri intervenuti hanno
    sottolineato, con un leopardiano pessimismo cosmico, la nostra condizione di servi del (o dei) padrone/i. Si è poi passati alle domande più dirette sull’
    impianto di Carbonera. I miei concittadini (tra cui io stesso) hanno
    sottolineato l’omertà dell’amministrazione comunale riguardo la realizzazione di questo impianto; altri hanno chiesto lo stato dell’iter per la
    realizzazione; alcuni hanno sottolineato inquinamento, aumento del traffico,
    rumori e odori in una zona di per sé già molto compromessa; io ho chiesto anche come poterci tutelare; altri hanno attaccato il sistema carbonerese delle caste; altri ancora hanno attaccato politicamente dicendo chiaramente che molti dei componenti della maggioranza (che in conferenza dei servizi ha manifestato il suo favore nei confronti dell’impianto) e lo stesso assessore all’ambiente (presente all’incontro) sono tesserati del PD (a tutti era chiaro il paradosso di un partito politico che viene a parlare a sfavore di un impianto, mentre la maggioranza del Comune, del suo stesso colore politico, si è dichiarata favorevole!!).
     Purtroppo a questo genere di domande dirette non è stata data alcuna risposta, anzi la Puppato non sembrava molto informata su questa faccenda specifica, tanto che era convinta, contrariamente alla realtà, che l’
    amministrazione comunale non avesse dato parere favorevole riguardo l’impianto. Incalzata da una signora che esigeva una risposta alla mia domanda su come poterci tutelare, e qui devo fare i complimenti ad Antonella che come coordinatrice del dibattito ha dato la parola veramente a tutti e fino all’ultimo minuto a disposizione (la sala, infatti, era disponibile fino alle 23.30), ha risposto che, a meno che non ci fossero vincoli di competenza della Soprintendenza nulla poteva essere fatto e che il voto del comune conta solo per uno (facendo capire ai presenti, ancora una volta, che non era a conoscenza dell’espresso favore della maggioranza).

    La serata è stata sciolta in fretta perché erano le 23.30 passate e la Puppato
    è stata accompagnata fuori tra i mormorii e l’insoddisfazione della gente che, se non ho visto male, perché ero ormai distante, ha continuato ad avvicinarla e fare domande. 

    Dai pareri che ho raccolto tra i concittadini (decisamente soddisfatti per le
    spiegazioni tecniche e per lo spessore degli interventi, ma altrettanto
    decisamente insoddisfatti per la mancata risposta alle domande più dirette che per questo più interessavano), ho visto sempre più convinto e con un maggior numero di sostenitori il fronte del no e, tra i vecchi contadini, l’amarezza per una nuova mentalità che non vede più la terra come una madre ma come una meretrice
    da sfruttare.

MESTRINARO CONTINUERA' A FAR QUELLO CHE VUOLE...

... SENZA RISPETTARE LA LEGGE E SENZA CHE NESSUNO PROTESTI?