"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

lunedì 18 giugno 2018

PARCHI: CAMBIO LE PAROLE PER TENERE TUTTO UGUALE

“Le aree naturali protette e più in generale la Rete ecologica regionale … rappresentano un importante laboratorio per la conservazione e l'implementazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici attraverso lo sviluppo di attività sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale”. Così recitava il PdL della Giunta Regionale del maggio 2016, una dichiarazione di intenti che per diventare scelta politica ha bisogno di coerenza attuativa. Di questa coerenza non c’è traccia nel PdL che sarà approvato la prossima settimana in Consiglio Regionale.

Sempre nel 2016 la Giunta affermava “A più di 30 anni dall'emanazione della legge quadro regionale in materia di parchi naturali e aree protette (Legge 394/91) ed in considerazione della nuova legislazione nel frattempo intervenuta (a livello europeo), si rende necessario procedere ad una revisione e aggiornamento della stessa”.

Al contrario ci troviamo di fronte a un testo striminzito che lascia in vigore la Legge Regionale 40/1980 senza nemmeno provvedere ad adeguarla alla Legge Quadro Nazionale, che pur è in revisione.
Si punta solo a superare il commissariamento dei parchi (che a Treviso sopravvive von volontari pensionati che si dilettano a fare i direttori..) tramite l’accentramento dei poteri in mano alla Giunta e al Presidente Zaia. Ottimo esempio di federalismo alla rovescia! Altro che dar voce ai territori!
Un esempio di incoerenza con princìpi sventolati e mai attuati come già successo con la Legge sul contenimento del consumo del suolo e con i vari Piani Casa: si dichiarano sommi principi, ma poi si riescono solo a normare la governance, mantenendo intatte tutte le deroghe...

Non a caso l’art. 1 di queto PdL dichiara “le nuove disposizioni per la gestione e il funzionamento dei parchi perseguono l'obiettivo della semplificazione, del miglioramento e dell'efficienza delle procedure programmatorie e gestionali”.
La Loro preoccupazione è di garantirsi la nomina di chi gestirà questi poteri, non di come strutture i parchi per la tutela e la conservazione della biodiversità.

Così questo progetto di legge appare come la presa d'atto di un fallimento gestionale di trent’anni, passando da una gestione farraginosa (ma attenta a non disturbare i grandi interessi) alla centralizzazione dei poteri nelle mani del vertice regionale “per non cambiare nulla”.

Un evidente disegno di accentramento dei poteri decisionali, che sarebbe stato più onesto semplificare ulteriormente, dando tutti i poteri ad un solo nominato dal Presidente Zaia. Almeno ci sarebbe stato del coraggio... Ma nemmeno questo hanno!

Gli organi fondamentali proposti da questa Legge cambiano nome ma nella sostanza resta:
  • la Comunità del Parco (i vecchi Consigli) dove ci sono solo Sindaci e nominati dalla Regione senza rappresentanze esterne (per ora); mancano anche le Province;
  • il Consiglio Direttivo (la vecchia Giunta) di 5 membri di cui tre nominati dalla Regione (e ci pare che 3 su 5 dia la maggioranza o no?..)
  • il Presidente del Parco sempre nominato dal Presidente Regionale tra i membri della Comunità
Gli Organi consultivi restano a partecipazione libera per tutti (tanto non contano nulla):
  • la Consulta del Parco che dà pareri consultivi; in 25 anni è stata riunita solo due volte fino ad oggi nel Parco del Sile...
  • il Comitato Tecnico Scientifico che dà parimenti pareri consultivi e non ha mai brillato per particolari competenze
In questo “delirio accentratorio” il PdL si dimentica persino delle Province, che in quanto Enti Locali non ancora aboliti, devono avere voce in capitolo.

Restano esclusi anche i rappresentanti degli agricoltori, che certamente hanno un impatto non trascurabile sulla realtà di un parco per cui è opportuno che partecipino alla Comunità del Parco.

Ma soprattutto “dimenticano”, in modo non casuale, le associazioni di tutela ambientale, che vengono marginalizzate all'interno della Consulta, violando di fatto un principio di garanzia e tutela che viene loro attribuito a livello staturio proprio dall'articolo 9 della Costituzione.
Le associazioni che rappresentiamo non rivendicano “careghe”, ma pretendono di poter svolgere un ruolo propositivo e di controllo in un ambito che chiaramente coerente con le finalità istitutive di un parco.

La rivendicazione di un ruolo di diritto per le associazioni di tutela ambientale non deve diventare però il cavallo di Troia per far accedere agli Organi di Gestione di un Parco Naturale, associazioni che non hanno interessi di tipo collettivo chiaramente finalizzati ai primari principi che informano la conservazone e la tutela della Natura.

Le associazioni dei cacciatori non c'entrano nulla con un Parco!
 Le associazioni promuovo gli interessi del turismo nemmeno, come pure non c'entrano i Costruttori oppure i Proprietari Terrieri, che incredibilmente diventano un “soggetto politico” per il solo parco della Lessinia in omaggio al consigliere Valdegamberi. Come si eleggeranno per ettaro posseduto? per censo?

Crediamo che sia utile ricordare ai Consiglieri Regionali ed alla Regione Veneto  i PRINCIPI che danno origine alle norme sulle aree di pregio naturalistico:

UN PARCO NATURALE DEVE ESSERE GESTITO DALLE COMUNITÀ LOCALI (SINDACI E PROVINCE E DA CHI HA INTERESSE COLLETTIVO SPECIFICO NELLA TUTELA. 

Coloro che hanno altri interessi devono compredere di essere "cedevoli" nei confrnti dell'interesse primario e possono far valere i loro diritti in modo democratico rivolgendosi ai Sindaci ed agli altri rappresentanti, ma non possono/devono dettare regole in ambiti dove è palese il loro macroscopico conflitto di interessi.

Ogni altra impostazione crea confusione e tende a far rientrare dalla finestra, una gestione che si fa uscire dalla porta.

IL PROGETTO DI LEGGE CHE VERRÀ APPROVATO È DI SCARSO LIVELLO E NON RISPONDE AL PRIMO REQUISITO CHE SAREBBE QUELLO DI ADEGUARE LA LR 40/80 ALLE LEGGI NAZIONALI ED EUROPEE. Anche sulla famosa “governance” la montagna ha partorito un topolino: si vuole centralizzare la gestione a livello di Giunta Regionale, ma non si è in grado di farlo né in modo autoritario come vorrebbero, né in modo logico come sarebbe per lo meno auspicabile. La burocrazia non è un prodotto “naturale”: nasce dalla confusione mentale di chi propone ed approva progetti di legge come questo.

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