Il tema della riduzione del consumo di suolo, risorsa scarsa e preziosa, è parte integrante del buon governo del territorio: un governo deve agire nell'interesse della collettività, della sua salute e del suo benessere. Con il tema del consumo di suolo si intrecciano i temi del dissesto idrogeologico, delle mutazioni climatiche, della pulizia dell'aria, della organizzazione degli spazi verdi e delle aree pubbliche necessarie alla vita della gente.
Oggi l'allarme è ancora più forte e sentito dalla gente.
Una cultura alternativa a quella che ha guidato nei decenni scorsi questo fallimentare modello di sviluppo, è stata la proposta e l'azione dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste (Club Alpino Italiano, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF) facenti parte secondo alcuni governanti del "malinteso ambientalismo da salotto", avevano portato già nel 2012 alla Carta di Intenti durante la Giornata Mondiale del Suolo per uno stato permanente di emergenza e per la messa in sicurezza del paese, tanto da mobilitare in questi anni l’iniziativa di molti sindaci che hanno chiesto l'assunzione urgente di strumenti adeguati per la sicurezza del proprio territorio.
Ma non si tratta solo di agire sull’emergenza o adattarsi alla nuova situazione, la messa in sicurezza, sia considerata la vera e più grande opera pubblica a garanzia del futuro del Paese. La migliore risposta alla necessità di un rilancio economico e occupazionale del Veneto e dell’Italia intera.
Occorrono interventi che sappiano coniugare prevenzione, informazione e coordinamento, perché il rischio idrogeologico riguarda l’82% (6.633) dei Comuni italiani, come documentato nell’indagine “Ecosistema rischio 2011” di Legambiente e della Protezione Civile, che raccoglie le risposte di 1500 Comuni sulle attività di prevenzione: l’82% ha risposto di avere piani di emergenza, ma solo il 33% svolge attività di informazione e il 29% esercitazioni di protezione civile che coinvolgano la popolazione.
Prevenzione significa anche porre un vero limite al consumo del suolo (non si deve più costruire sulle rive dei fiumi!) e contrastare severamente ogni forma di abusivismo edilizio: i 3 condoni del 1984, 1994 e 2003 hanno fatto emergere dal 1948 ad oggi 4,6 milioni di abusi edilizi per un totale di 1.700.000 alloggi abusivi.
Il Veneto è la seconda regione più cementificata d’Italia secondo i dati Ispra 2016, ed è quella che ha consumato più suolo, ben 1134 ettari in più rispetto al rilevamento precedente, un vero record! A fronte di tutto ciò è stata approvata una legge sul consumo di suolo piena di deroghe e presto arriverà un nuovo piano casa, mentre il piano cave del Veneto, appena approvato dopo quasi 40 anni di latitanza, consente ancora escavazioni, anche sotto falda in virtù di quanto già rilasciato (18 milioni di mc nella sola Provincia di Treviso!) privi di pianificazione!
Nel Veneto inoltre sta procedendo, in carenza di verifica di ottemperanza alle prescrizioni ambientali del CIPE, il progetto delle Superstrada Pedemontana, altra opera che produrrà più guasti che sviluppo, stante la carente valutazione degli impatti.
Paventiamo quindi che gli indispensabili aiuti che arriveranno per questa ennesima emergenza, vengano utilizzati solo in parte con finalità di ripristino ambientale, ma possano essere gestite ancora una volta nell'ottica emergenziale, al di fuori delle normali regole e di una progettazione condivisa del territorio.
La principale carenza politica che denunciamo è la mancanza di una seria progettazione ambientale, per cui si privilegiano infrastrutture ed opere senza incardinarle in un'ottica, che consideri il cambiamento climatico non più un evento futuro, ma una situazione grave ed attuale per la quale non è possibile pensare solo ad un'assicurazione obbligatoria per i cittadini, come annunciato dai nostri amministratori.
Le motivazioni profonde della salvaguardia del patrimonio naturale e culturale risiedono anche nella difesa della identità nazionale e locale: difendendo questo patrimonio si tutela l'economia del nostro Paese.
L'educazione al patrimonio ambientale (e culturale), alla sua cura e messa in sicurezza deve così considerarsi il principio ispiratore di qualsiasi politica di governo del territorio che intenda preservare la storia e la civiltà di una comunità locale o nazionale che sia, e la fruizione al patrimonio deve diventare per tutti occasione importante per rafforzare competenze, abilità e conoscenze, che permettono di “abitare” l'ambiente in cui si vive in maniera "sostenibile".
Servono abitanti e cittadini consapevoli per salvare le nostre bellezze naturali ed in particolare la montagna, non solo grandi eventi e grandi opere.
È importante perciò che ognuno di noi, libero cittadino o amministratore pubblico, contribuisca attivamente a rendere più vivibile il territorio con un impegno e una consapevolezza crescenti: omettere di intervenire o, peggio ancora, autorizzare opere che possano compromettere questi beni e questi valori sono contrari all’interesse della cosa pubblica e dei beni comuni.