"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

mercoledì 16 febbraio 2011

REFERENDUM SUL NUCLEARE: CHE FARE IN VENETO ?


Sabato 19 febbraio incontro pubblico a Mestre.

Lo scorso mercoledì 2 febbraio la Corte costituzionale si è pronunciata sul “quesito di costituzionalità” posto dalle regioni Toscana, Puglia ed Emilia Romagna, cassando l'articolo 4 del Decreto attuativo la legge del 2009 sul nuovo programma nucleare previsto dal governo Berlusconi.
Si tratta, in sostanza, della bocciatura di quella norma che escludeva il parere delle Regioni dal procedimento per la scelta dei siti dove realizzare le nuove centrali. Dopo il pronunciamento della Corte, il parere delle Regioni diventa “obbligatorio” cioè deve essere espresso e valutato dal Governo, ma poi questo stesso parere non è “vincolante” per lo Stato centrale, che può perciò procedere comunque alla costruzione dell'impianto, anche di fronte ad un parere regionale negativo.

Per quanti ritengono un'anacronistica follia il ritorno all'energia atomica nel nostro Paese, la decisione della Corte costituzionale è una formidabile occasione per rimettere – letteralmente – “con i piedi per terra” il dibattito sul nucleare.
Sarebbe, infatti, sbagliato nascondersi come la vicenda referendaria abbia fin qui creato in tutti noi un certo imbarazzo. Il popolo italiano si era già chiaramente espresso per l'abbandono della tecnologia nucleare con i referendum vinti nel 1987 e la validità di quel voto andava difesa con le unghie e coi denti. A differenza di quanto accaduto con i referendum per l'acqua bene comune, la raccolta firme non nasceva da un percorso di mobilitazione dal basso, diffuso e consolidato, ma da un'iniziativa di partito. Nel frattempo, la tattica di Enel e Governo, che hanno fin qui evitato accuratamente di esplicitare l'indicazione dei siti destinati alle future centrali, ha ritardato lo svilupparsi di nuovi movimenti antinucleari a livello locale, che potessero divenire protagonisti anche della battaglia referendaria.

Crediamo però che l'ammissione, a fianco dei due referendum contro la privatizzazione del servizio idrico integrato, del quesito sul nucleare ponga a tutti la necessità di affrontare e di provare a vincere anche questa partita. Pensiamo, ad esempio, al rischio di legittimazione a posteriori del programma nucleare del Governo che il mancato raggiungimento del quorum, in questo caso, comporterebbe. Vincere invece il referendum, conquistando il quorum ed una maggioranza di SI' all'abrogazione della legge, e farlo insieme ai referendum per l'acqua, segnerebbe una decisa inversione di tendenza rispetto al brutto clima che si respira nel nostro Paese.

E' possibile, a questo punto, impegnarsi tutte e tutti per costruire uno spazio pubblico, il più ampio ed unitario possibile ed il più possibile affrancato da primogeniture e cappelli partitici, capace di farsi carico nel suo insieme della campagna referendaria - sul modello cioè del Forum dei movimenti per l'acqua - e di stabilire con quest'ultimo una sostanziale alleanza?

La decisione della Corte costituzionale ci aiuta anche ad affermare che il luogo in cui costruire questo spazio pubblico, largo ed inclusivo, dell'iniziativa antinucleare è proprio il territorio.

Riportare al territorio la battaglia contro il nucleare, per le energie rinnovabili e pulite, per una loro gestione decentrata ed indipendente, crediamo abbia in questo nostro Veneto un significato particolare. Siamo infatti con il Delta, Chioggia e Cavarzere, il Polesine e la Bassa Veronese con Legnago, una delle aree dove più probabilmente ricadrà la scelta di uno o più siti destinati alla costruzione delle nuove centrali; ma siamo anche una delle regioni dove più stridente è la contraddizione tra gli obiettivi del programma nucleare governativo e la propaganda del “paroni a casa nostra”.
Una contraddizione di cui il governatore Zaia è la testimonianza vivente: ministro del governo Berlusconi, nel 2009, ha votato senza batter ciglio la norma, oggi cassata, che sottraeva agli Enti locali (regioni in primis) qualsiasi competenza in materia di individuazione dei siti; presidente, oggi, della Regione dichiara – come già aveva fatto in campagna elettorale - “nucleare sì, ma non in Veneto, perché troppo densamente popolato e già autosufficiente dal punto di vista della produzione energetica”, senza però far seguire a queste dichiarazioni alcun atto formale che allontani dal Veneto lo spettro del nucleare.

Insomma, crediamo vi siano tutte le condizioni per riprendere il filo delle prime mobilitazioni locali, con il lavoro avviato da tante e tanti a Chioggia come a Cavarzere, a Legnago come a Padova, Mestre e Marghera, che avevano portato alla riuscita iniziativa della “rete veneta contro il nucleare”, con la contestazione del convegno propagandistico di Enel e Confindustria veneta e con la partecipata manifestazione del 4 settembre scorso alla Mostra del cinema del Lido di Venezia.

Crediamo che l'iniziativa dei comitati locali possa saldarsi con il positivo risultato della raccolta di firme sulla proposta di legge d'iniziativa popolare e raccordarsi immediatamente con l'avvio del Comitato nazionale per il SI' al referendum sul nucleare. Per questo abbiamo bisogno di ritrovarci al più presto per discuterne e organizzarci.


SABATO 19 FEBBRAIO alle ore 17.30 a Mestre
presso il Centro Civico di via Sernaglia, 43
(a 150 metri dalla stazione ferroviaria di Mestre, tra via Cappuccina e via Dante)
proponiamo su questi nodi un primo INCONTRO PUBBLICO REGIONALE
a cui porterà il suo contributo Mario Agostinelli,
promosso dai Comitati locali che hanno dato vita alla “rete veneta contro il nucleare”,
per decidere insieme che cosa fare in vista della scadenza referendaria.


Ci sono tutte le condizioni per evitare lo sperpero di miliardi di euro di pubbliche risorse nella pericolosa avventura del ritorno all'atomo. Così come ci sono tutte le condizioni perché possa invece affermarsi la ricerca di una comune alternativa energetica, che accompagni il definitivo congedo dall'era dei combustibili fossili e affermi, a partire dalle nostre città e territori, un modello di produzione pulita, indipendente e direttamente controllabile da tutte e tutti. Dobbiamo provarci.

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