La
questione dell'alienazione di VILLA EMO è paradigmatica e simbolica
di un'impostazione improvvisata della tutela e valorizzazione del
patrimonio storico del Veneto, che stride ancor di più per il fatto
che il tutto accade in un territorio che si vanta (a parole) di
difendere le “origini” della propria cultura e i suoi valori
fondanti.
La
situazione in cui viene a trovarsi questo SIMBOLO
DEL TERRITORIO TREVIGIANO,
gioiello unico ed inimitabile di Palladio, è paradossale e le
conseguenze di quello che sta accadendo vanno ben oltre la semplice
possibile alienazione di questo “bene culturale”, perchè si
tratta dell'ennesima e non ultima sconfitta di una possibile gestione
diversa di quello che non è solo un edificio di enorme pregio, ma un
vero e proprio simbolo del Veneto tutto.
L'ANIMA
DEL VENETO È IN VENDITA
e questo avviene con la benedizione proprio di quel potere localista,
che sponsorizza l'isolamento protezionistico ed una finta autonomia,
ridotta solo a voler gestire in modo libero da vincoli solidaristici
i soldi delle tasse prodotte nella nostra regione.
Il
problema, a mio giudizio, non è tanto nella vendita da privato ad
altro privato di questo gioiello, quanto nel disinteresse del potere
regionale, oltre che per il bene imateriale in sé, anche il
patrimonio immateriale, che nella società dei consumi globalizzati è
un'arma potentissima: il BRAND,
cioè il valore, costruito nei secoli, di una bellezza irripetibile e
non replicabile il altro luogo.
L'eventuale
acquisto da parte di un soggetto privato, magari un mecenate
illuminate, non è il danno più grave perchè sono evidenti e
diffusi gli esempi di gruppi e persone straniere che amano la nostra
Italia, ben più degli autoctoni, che non sanno spesso vedere al di
lù del loro piccolo o grande portafoglio.
La
banca proprietaria vende perchè le regole di mercato dicono che tale
proprietà non è “un asset strategico” e ricaveranno, se va
bene, 15 milioni di euro, pari al costo di 500 metri di Superstrada
Pedemontana Veneta. Questo è il valore veniale del genio del
Palladio, se misurato con il parametro cardine dell'economia di
mercato veneta: i skèi...
Ma
è evidente che quest'analisi è parziale e se può andare bene per i
manager di una banca, certamente rappresenta una sconfitta enorme per
chi di fregia del titolo di Governatore del Veneto: ci vendiamo i
gioielli di famiglia, per pochi euro, per INCAPACITA'
DI GESTIONE DI UN PATRIMONIO
che nessuna potenza straniera potrà mai copiare in quattro e
quattr'otto, perchè
è la nostra STORIA,
la storia dei Veneti e della Repubblica Veneziana, che, dopo essere
diventata dominatrice dei mari, si insediava nel suo entroterra come
“potenza di terra”.
E'
essenziale che si prenda atto che la REGIONE VENETO non ha saputo
fare nulla del PROGETTO STRATEGICO PER LE VILLE VENETE, a parte un
libro di piante storiche ed una serie di studi usati per condire
qualche piano urbanistico, che prende polvere nei cassetti (il Piano
Territoritoriale Regionale di Coordinamento).
Nel
2005 una delibera della Giunta Regionale Veneta (DGRV …....)....,
ma di tutto questo rimangono solo le belle parole scritte nelle
premesse della delibera.
Tutta
l'attività di politica culturale ed urbaanistica non ha fatto altro
che promuovere PIANI CASA, SPORTELLI UNICI ATTIVTA' PRODUTTIVE,
SUPERSTRADE e NUOVI OSPEDALI...
Decine
di leggi e milioni di euro di fondi destinati esclusivamente ad
accontentare la “pancia” dell'elettorato, che elegge questi
politici in un circolo vizioso, che pare non avere mai fine.
COME
MAI NESSUNO CHIEDE CONTO AL GOVERNATORE LUCA ZAIA DELL'ASSENZA DI UNA
POLITICA REGIONALE DI TUTELA DI UN PATRIMONIO VENETO COME VILLA EMO?
Non
potrà certo dire che si tratta di questione privata, quanto a pochi
centinaia di metri centinaia di persone sono state espropriate dei
loro beni per un'infrastruttura (SPV) di dubbi utilità...
Non
potrà nemmeno dire che mancano i soldi alla Regione Veneto, che sta
promuovendo una battaglia “tossica” per far diventale le colline
del prosecco patrimonio dell'Unesco.
Bizzarro
che la REGIONE VENETO spenda un sacco di soldi per ottenere un
bollino di qualità dall'UNESCO e non impegni un euro per TUTELARE UN
SIMBOLO GIA' PRONTO: LE VILLE PALLADIANE, che i cinesi al massimo
potranno rifare in cartongesso a cacsa loro!
La
famosa capacità di “intraprendere” dei veneti in questo caso non
esiste?
Forse
perchè è più semplice far soldi facendo prima buchi e poi
discariche e poi centri rinaturalizzati e poi CENTRI
COMMERCIALI
lungo inutili superstrade a pagamento mentre si ciancia di “consumo
zero del territorio”?
E'
apparsa provocatoria la mia dichiarazione sul CENTRO
COMMERCIALE VILLA EMO,
ma in realtà è il VENETO
IN VENDITA
e Villa Emo è solo in punto di caduta più clamoroso di questa
deriva, partita molti anni fa e alimentata proprio dalle scellarate
politiche urbanistiche della REGIONE VENETO.
Io
credo che se Palladio rinascesse oggi, VILLA EMO la farebbe in
Inghisterra o in Olanda o in Germania e non più nel nostro Veneto
che lo ha tradito.
NOVENTA
E' LA CAPITALE CHE IL VENETO SI MERITA.
Non
il paese di Noventa di Piave, ma proprio l'outlet, che non credo
incontri i favori del Palladio, quanto a qualità architettonica e
paesaggistica...
OGNUNO
HA I SIMBLI CHE SI MERITA.
Romeo
Scarpa
socio
Italia Nostra Treviso
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