"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

martedì 28 novembre 2023

PIAVE, CASSE DI ESPANSIONE SULLE GRAVI DI CIANO MILLE E UNA RAGIONE PER PERDERE LA PAZIENZA

Secondo il prof. D’Alpaos, siano “tutti ignoranti” sulle tematiche idrauliche ed in particolare sulla urgente necessità delle casse di espansione, in particolare di quella prevista sulla Grave di Ciano.

Non è un’offesa, ma una mezza auto-accusa, visto che generazioni di ingegneri si sono formati a Padova dove lui ha insegnato per decenni.

Per lui il problema è che non riusciamo a capire che il fiume ha una portata massima nei punti più stretti di 3000 mc/s, mentre le piene previste più disastrose saranno almeno da 5000 mc/s.

Professore, tutti comprendiamo che 5000 mc/s è una portata ben maggiore di 3000 mc/s, non occorre essere ingegneri!

Ma la dichiarazione “illuminante”, il professore la fa poco dopo: “Preferiscono salvare qualche animale selvatico piuttosto che decine di vite umane…”. Con questa affermazione il docente dimostra di appartenere ad un’altra epoca storica, quando le mirabolanti opere di ingegneria sfidavano il territorio…

Ricordate la “sfida” tra la diga di Sade ed il monte Toc, che portò ad oltre 2000 morti e dove fu inquisito anche un collega di D’Alpaos (il prof. Ghetti)?

Servono 3 casse di espansione di dimensione come quella prevista Ciano?

Noi, e tutti quelli che si oppongono a questa “grande opera”, diciamo che ne servono 10-15, di capacità inferiore, ma nei POSTI GIUSTI, cioè in quelli naturalmente predisposti.

Oltre a questo serve DEMOLIRE quanto costruito nelle zone più pericolose con un piano di ricostruzioni fuori alveo.

Non da ultimo va ben specificato ai viticoltori che da decenni usano l’alveo per produrre il prosecco che quelle aree (e quindi quelle coltivazioni) sono a rischio e dovranno essere ALLAGATE in caso di piena.

Sono quindi tre i corni della nostra soluzione: ridare spazio al fiume, demolire e ricostruire fuori alveo le abitazioni, allagare l’alveo dove ci sono coltivazioni in caso di piena. Sono però da “convincere” gli elettori del Basso Piave ed i viticoltori…

D’Alpaos dice che le popolazioni del Basso Piave hanno mille ragioni per perdere la pazienza? Beh, aggiunga anche le nostre di ragioni invece di far finta di non capire.

Romeo Scarpa

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