"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

venerdì 17 giugno 2011

AEROPORTO DI TREVISO: UNA QUESTIONE DI LEGALITA'?

L'aeroporto di Treviso rappresenta certamente una realtà nota a tutti i trevigiani per il costante sviluppo che ha avuto negli ultimi anni.
Meno noto è il “piano di sviluppo” di questa infrastruttura, che si estende a fianco del fiume Sile tra Treviso e Quinto in una zona densamente popolata.
Certamente alcuni (soprattutto il Comitato) stanno “notando” in questi giorni una maggior tranquillità, visto che lo scalo di Treviso è fermo per lavori di “manutenzione e messa in sicurezza delle piste”.
L'aeroporto “Canova” ha scarsa influenza economica per la città di Treviso, visto che rappresenta semplicemente lo scalo periferico di Venezia e pochissimi dei milioni di passeggeri sostano in Treviso, “città d'arte”.... solo sui tabelloni luminosi del Comune.
Una seria politica dei trasporti necessiterebbe di strategie, indirizzi ed obiettivi chiari per esplicitare i benefici per la collettività a fronte degli inevitabili svantaggi che simili infrastrutture comportano (ambientali e per la qualità della vita).
Le questioni relative all'aeroporto vengono invece trattate con oculata “opacità”, cioè senza mai esporre progetti o piani di sviluppo alla cittadinanza locale, che si trova nella sostanza a subire decisioni prese a Roma.
Altre che decentramento dei ministeri rappresentativi!!
Nel caso degli aeroporti (come in quello delle strade, vedi caso ANAS) siamo alla centralizzazione totale con decisioni, pareri ed approvazioni prese tra ENAC (sede a Roma) e Ministero dell'Ambiente (sede a Roma) con il beneplacito della Regione Veneto e l'assordante silenzio di Comune e Provincia di Treviso.
L'esame di un parere negativo (allegato 1) del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 14 maggio 2007 evidenzia un quadro assolutamente fuori dall'ordinario ed  inimmaginabile con gravi inadempienze trascuratezze della società che ge stisce l'aeroporto.
Il parere in questione riguarda una valutazione di compatibilità ambientaleconcernente il progetto di sviluppo dell'aeroporto di Treviso presentato da AER/TRE in data 6-12-2002 (!!) e poi integrato nel 2005 con intermezzo di un parere favorevole della Giunta della Regione Veneto (delibera 1264 del 7-6-2005) e di un parere negativo “interlocutorio” della Commissione per laValutazione Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente (parere 813/2006).
Un iter che si conclude nel maggio del 2007 con un parere negativo “interlocutorio”.
Interlocutorio? Strana conclusione per una procedura; in sostanza sembra di capire che la compatibilità ambientale del progetto di sviluppo presentato da AER/TRE per l'aeroporto di Treviso non ci sia, ma, siccome parliamo di interessi molto rilevanti, si concede una possibilità di integrare, chiarire, sanare...
Prassi che si solito un normale cittadino non ha: lui la legge la deve rispettare, punto e basta.
L'istruttoria precisa tutte le gravi carenze e inesattezze progettuali ed illustra tutti gli adempimenti da fare.
Pensate che succeda qualcosa, che AER/TRE sia preoccupata? Che un qualche ente territoriale (presente nel CdA della società) chieda chiarimenti??
Nulla, per quanto si sa, in un clima di omertà e segreto che ricorda tristemente altri territori...
Poi, nel febbraio 2011, la società AER/TRE, per il tramite di ENAC, presenta al Ministero per l'Ambiente una domanda di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale per il “progetto di interventi di potenziamento e sviluppo delle infrastrutture di volo dell'aeroporto di Treviso”, senza alcun riferimento al precedente parere del del 2007 e senza adempiere in alcun modo a quanto prescritto dal Ministero dell'Ambiente nel 2007.
Tali opere di manutenzione e messa in sicurezza delle piste vengono definite “minori” e quindi una commissione dello stesso Ministero dell'Ambiente (48persone!!) ne decreta la non assoggettabilità alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, senza un minimo richiamo al precedente parere ed alle prescrizioni ivi contenute!!
I politici locali “straparlano” sulla stampa di interventi per migliorare las sicurezza e garantire un maggior numero di voli a Treviso, quando dovrebbero sapere che l'aeroporto “Canova” non può superare i 16.300 movimenti annui, visto la carenza di compatibilità ambientale del 2007....
Ma evidentemente il rispetto della legge non è dovuto da tutti.
Il vento oerò sta cambiando anche per i potentati come ENAC ed i cittadini dimostrano di voler capire come difendere i loro diritti ed il territorio.
Stiamo per uscire dalla logica “nymby” e per arrivare alla rivendicazione di come gestire e tutelare i beni comuni.
Vogliamo fare chiarezza o dobbiamo attendere l'intervento della magistratura?

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giovedì 17 marzo 2011

PRO MEMORIA GITA

  • domenica  27 marzo 2011
ore 10 visita alla mostra di Palazzo Bomben sulla cartografia trevigiana
ore 12.30 pranzo a Sant'Anna di Monigo (Romeo si informa con sagra)
ore 14 proseguono i lavori di pulizia del muro Sant'Anna con partecipazione di Caio Oio (forse)
tempo permettendo...
  • domenica 17 aprile 2011
ore 9 partenza dalle Stiore (edicola) e visita ad azienda agricola di Morgano, oggetto di tentativo di lottizzazione da parte del Comune e dell'Ente Parco del Sile
ore 12 in sostituzione del pranzo all'agriturismo, propongo di partecipare alla festa del CAITH, organizzata dai soci Luciano, Gabriella ed altri che si svolge al Centro San Martino di Lughignano di Casale (vedi volantino allegato)

  • domenica 1 maggio 2011
ore 9 Partenza dalle Stiore (edicola) per azienda agricola biodinamica San Martino (Ennio avverte Anito?) e successivo trasferimento alla stalla di Manzana dove faremo pic nic o pranzo, verificando il grado di disintossicazione della mucche.

  • domenica 15 maggio 2011
ore 8 partenza da Treviso da concordare per chi fa l'ascesa al Monte Grappa a piedi (2,5 ore di salita impegnativa)
ore 9.30 partenza da Treviso per chi sale in macchina
Visita al Monumento al Partigiano

  • domenica 5 giugno,
ore 9 Gita per visita ville dell'asolano (villa di Maser, villa Rinaldi e acquedotto romano)
ore 13 Pranzo in posto consigliato da Evelino?

VERBALE DIRETTIVO DEL 10-3-2011

Giovedì 10 marzo, alle 21, si è riunito il direttivo di Italia Nostra Treviso, presenti Berto Zandegiacomi, Romeo Scarpa, Evelino Signori, Paola Crucianelli, Sergio Costanzo, Alessio Imbo'

1. GITE SOCIALI

  • domenica 27 marzo 2011
ore 10 visita alla mostra di Palazzo Bomben sulla cartografia trevigiana
ore 12.30 pranzo a Sant'Anna di Monigo (Romeo si informa con sagra)
ore 14 proseguono i lavori di pulizia del muro con partecipazione di Caio Oio (forse)
tempo permettendo...

  • domenica 17 aprile 2011
ore 9 partenza dalle Stiore (edicola) e visita ad azienda agricola di Morgano, oggetto di tentativo di lottizzazione da parte del Comune e dell'Ente Parco del Sile
ore 12 in sostituzione del pranzo all'agriturismo, propongo di partecipare alla festa del CAITH, organizzata dai soci Luciano, Gabriella ed altri che si svolge al Centro San Martino di Lughignano di Casale (vedi volantino allegato)

  • domenica 1 maggio 2011
ore 9 Partenza dalle Stiore (edicola) per azienda agricola biodinamica San Martino (Ennio avverte Anito?) e successivo trasferimento alla stalla di Manzana dove faremo pic nic o pranzo, verificando il grado di disintossicazione della mucche.

  • domenica 15 maggio 2011
ore 8 partenza da Treviso da concordare per chi fa l'ascesa al Monte Grappa a piedi (2,5 ore di salita impegnativa)
ore 9.30 partenza da Treviso per chi sale in macchina
Visita al Monumento al Partigiano

  • domenica 5 giugno,
ore 9 Gita per visita ville dell'asolano (villa di Maser, villa Rinaldi e acquedotto romano)
ore 13 Pranzo in posto consigliato da Evelino?


2. Morgano, l’Ente Parco SILE e Italia Nostra:

I suoi rappresentanti delle associazioni ambientaliste nella Commissione Tecnico Scientifica per l’Ente Parco Sile si sono dimessi per protestare contro la manifesta incompetenza del direttore, che :
  • non ha tenuto conto dei pareri negativi di Ciro Perusini e di Gianni Signor (Genio Civile di Treviso) sulla lottizzazione di Morgano;
  • non ha fatto presente al Consiglio Direttico dell’Ente Parco Sile riunito lo stesso giorno delle conclusioni del Comitato Tecnico Scientifico;
  • ha sottoscritto un verbale della seduta del comitato tecnico scientifico gravemente incompleto, mancando i nomi dei partecipanti e l’ordine del giorno.

Italia Nostra Treviso ha deciso di inviare una lettera con relativo comunicato stampa in cui si spiega il comportamento del Presidente dell'Ente Parco Sile chiedendone le dimissioni.

C) Italia Nostra e gruppo archeologia di Treviso:

Berto Zandigiacomi ha guidato (come una chioccia) la formazione del gruppo archeologia di Treviso che si è formato qualche settimana fa e che si è finora incontrato nella sede di Italia Nostra nelle ex Scuderie concessa dalla Fondazione Benetton.
Il gruppo è composto da 15/16 giovani studiosi: qualcuno ancora studente, gli altri laureati o dottori di ricerca. Il dott. Giovanni Roman è per il momento il capofila del gruppo.

Il gruppo sembra stabile; gli studiosi si sono incontrati e hanno già collaborato, catalogando alcuni ritrovamenti sul Piave.
Lunedì 7 marzo il gruppo ha iniziato la serie di incontri bi-settimanali sull’archeologia (vedere programma in calce).

Si attende che il gruppo decida se diventare autonomo o se aderire a Italia Nostra.
Se il gruppo diventa autonomo, provvederà autonomamente alla sua esistenza, quindi a trovarsi anche una nuova sede. Se conferma la sua relazione con Italia Nostra, si chiederà l’iscrizione con tariffa studente per i suoi componenti e si aprirà il direttivo di Italia Nostra a un loro rappresentante, eletto diretta dal loro gruppo.

D) Novità dall’Aquila:
I comitati dell’Aquila stanno programmando una raccolta firme per proporre una legge di iniziativa popolare per la ricostruzione della città.
Romeo propone di aderire a questa iniziativa. Seguono dettagli.

E) Notiziario on-line:
il notiziario di Italia Nostra arriva anche via e-mail. Chi è come Sergio Costanzo (non è proprio un complimento..) puo' riceverlo anche via posta.
Per chi non l’avesse mai ricevuto è sufficiente iscriversi al sito.

F) Paesaggi Sensibili 2011:
A Padova, in aprile, arriverà la presidente di Italia Nostra nazionale per parlare della nuova campagna “Paesaggi Sensibili 2011” che quest’anno sarà dedicata alle aree agricole.
Il direttivo propone un convegno per settembre o ottobre che dia un contributo a questi temi:
  • l’agricoltura biologica come difesa del territorio agricolo (in collaborazione con la Coldiretti ed alla C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori);
  • come salvaguardare i terreni agricoli dalle energie rinnovabili (in collaborazione con Legambiente);
  • le aree agricole attorno a villa Franchetti: un esempio “lungimirante” di utilizzo?

G) REFERENDUM ACQUA E NUCLEARE:
Italia Nostra ha aderito a livello nazionale alla campagna per i due Referendum:
NO alla privatizzazione dell’acqua
SI alla negazione del nucleare in Italia
Il socio Alessio Imbò terrà i contatti con i comitati referendari

H) ISCRIZIONE SOCI:
Ricordiamo che si è deciso di inviare a tutti gli iscritti che non hanno rinnovato l’iscrizione una lettera di sollecito delegando Francesco Pierotti alla questione in coordinamento con il presidente.

CRISI DELL'ATTIVITA' DI CAVA O DEI CAVATORI?

I comunicati stampa pubblicati sul sito del Consiglio Regionale fanno un po’ di luce sul tentativo avvenuto alla fine del dibattito consigliare sulla Legge Finanziaria di inserire un articolo contenente profonde modifiche, peggiorative, alla Legge che regola l’attività di cava, la L.R. n. 44/1982.

Con il pretesto di una crisi che colpirebbe il settore delle escavazioni (o dei cavatori?) nelle province di Verona e Vicenza il Consigliere Giancarlo Conta (ex Assessore all’Ambiente) ha chiesto infatti che fosse permesso in tutte le cave, comprese quelle della provincia di Treviso, un incremento del 30% delle quantità escavabili autorizzate, rendendo di fatto inutili tutti i progetti di sistemazione ambientale previste nell’attuale regime concessionario e rinviando a “data da destinarsi” ogni opera di sistemazione.
Inoltre la proposta proponeva l’eliminazione del limite del 3% della superficie agraria di ogni Comune da destinare all’attività di cava e del parere obbligatorio delle Commissioni Provinciali, consentendo alla Giunta Regionale di operare senza alcun controllo e senza rispettare le competenze sulla gestione del territorio già trasferite alle province.

E’ possibile che l’ex Assessore Conta non conosca la crisi che colpisce l’intero settore delle costruzioni e delle conseguenti ricadute anche sull’attività di cava?

E’ possibile che ancora una volta si tenti di modificare, peggiorandola, una legge vigente senza coinvolgere le categorie interessate, gli Enti Locali ed i cittadini?

Che non si tenga conto della necessità di limitare il consumo di territorio?

O forse la “limitazione di consumo di territorio” è un modo di dire che si dimentica dopo averlo enunciato?

Il Consiglio Regionale di Italia Nostra, essendo venuto a conoscenza di queste insane proposte,
  • ha espresso un parere decisamente negativo sul metodo e sul contenuto ed ha invitato i Capigruppo Consiliari a respingerle;
  • ringrazia quindi tutti i consiglieri che si sono opposti riservandosi di rendere pubblici i loro nomi non appena sarà in possesso del verbale dei lavori del Consiglio Regionale;
  • conferma la necessità di discutere ed adottare in tempi certi e brevi, previa discussione con Province, Comuni, Categorie interessate e cittadini, un Piano Regionale per le Attività di Cava che assicuri, come condizione inderogabile, la conservazione del territorio e del paesaggio agricolo e che individui e promuova il riuso dei materiali di demolizione e l’adozione di nuove tecnologie per il compattamento dei terreni;
  • chiede contemporaneamente che Regione e Province individuino tutte le attività di cava, anche esaurite, per verificare lo stato di attuazione delle opere di ripristino ambientale previste nelle concessioni al fine di non consentire la continuazione delle attività a quanti risultino inadempienti.

Padova 9 marzo 2011
p. il Consiglio Regionale di Italia Nostra
il consigliere delegato
(arch. Umberto Zandigiacomi)

mercoledì 16 febbraio 2011

REFERENDUM SUL NUCLEARE: CHE FARE IN VENETO ?


Sabato 19 febbraio incontro pubblico a Mestre.

Lo scorso mercoledì 2 febbraio la Corte costituzionale si è pronunciata sul “quesito di costituzionalità” posto dalle regioni Toscana, Puglia ed Emilia Romagna, cassando l'articolo 4 del Decreto attuativo la legge del 2009 sul nuovo programma nucleare previsto dal governo Berlusconi.
Si tratta, in sostanza, della bocciatura di quella norma che escludeva il parere delle Regioni dal procedimento per la scelta dei siti dove realizzare le nuove centrali. Dopo il pronunciamento della Corte, il parere delle Regioni diventa “obbligatorio” cioè deve essere espresso e valutato dal Governo, ma poi questo stesso parere non è “vincolante” per lo Stato centrale, che può perciò procedere comunque alla costruzione dell'impianto, anche di fronte ad un parere regionale negativo.

Per quanti ritengono un'anacronistica follia il ritorno all'energia atomica nel nostro Paese, la decisione della Corte costituzionale è una formidabile occasione per rimettere – letteralmente – “con i piedi per terra” il dibattito sul nucleare.
Sarebbe, infatti, sbagliato nascondersi come la vicenda referendaria abbia fin qui creato in tutti noi un certo imbarazzo. Il popolo italiano si era già chiaramente espresso per l'abbandono della tecnologia nucleare con i referendum vinti nel 1987 e la validità di quel voto andava difesa con le unghie e coi denti. A differenza di quanto accaduto con i referendum per l'acqua bene comune, la raccolta firme non nasceva da un percorso di mobilitazione dal basso, diffuso e consolidato, ma da un'iniziativa di partito. Nel frattempo, la tattica di Enel e Governo, che hanno fin qui evitato accuratamente di esplicitare l'indicazione dei siti destinati alle future centrali, ha ritardato lo svilupparsi di nuovi movimenti antinucleari a livello locale, che potessero divenire protagonisti anche della battaglia referendaria.

Crediamo però che l'ammissione, a fianco dei due referendum contro la privatizzazione del servizio idrico integrato, del quesito sul nucleare ponga a tutti la necessità di affrontare e di provare a vincere anche questa partita. Pensiamo, ad esempio, al rischio di legittimazione a posteriori del programma nucleare del Governo che il mancato raggiungimento del quorum, in questo caso, comporterebbe. Vincere invece il referendum, conquistando il quorum ed una maggioranza di SI' all'abrogazione della legge, e farlo insieme ai referendum per l'acqua, segnerebbe una decisa inversione di tendenza rispetto al brutto clima che si respira nel nostro Paese.

E' possibile, a questo punto, impegnarsi tutte e tutti per costruire uno spazio pubblico, il più ampio ed unitario possibile ed il più possibile affrancato da primogeniture e cappelli partitici, capace di farsi carico nel suo insieme della campagna referendaria - sul modello cioè del Forum dei movimenti per l'acqua - e di stabilire con quest'ultimo una sostanziale alleanza?

La decisione della Corte costituzionale ci aiuta anche ad affermare che il luogo in cui costruire questo spazio pubblico, largo ed inclusivo, dell'iniziativa antinucleare è proprio il territorio.

Riportare al territorio la battaglia contro il nucleare, per le energie rinnovabili e pulite, per una loro gestione decentrata ed indipendente, crediamo abbia in questo nostro Veneto un significato particolare. Siamo infatti con il Delta, Chioggia e Cavarzere, il Polesine e la Bassa Veronese con Legnago, una delle aree dove più probabilmente ricadrà la scelta di uno o più siti destinati alla costruzione delle nuove centrali; ma siamo anche una delle regioni dove più stridente è la contraddizione tra gli obiettivi del programma nucleare governativo e la propaganda del “paroni a casa nostra”.
Una contraddizione di cui il governatore Zaia è la testimonianza vivente: ministro del governo Berlusconi, nel 2009, ha votato senza batter ciglio la norma, oggi cassata, che sottraeva agli Enti locali (regioni in primis) qualsiasi competenza in materia di individuazione dei siti; presidente, oggi, della Regione dichiara – come già aveva fatto in campagna elettorale - “nucleare sì, ma non in Veneto, perché troppo densamente popolato e già autosufficiente dal punto di vista della produzione energetica”, senza però far seguire a queste dichiarazioni alcun atto formale che allontani dal Veneto lo spettro del nucleare.

Insomma, crediamo vi siano tutte le condizioni per riprendere il filo delle prime mobilitazioni locali, con il lavoro avviato da tante e tanti a Chioggia come a Cavarzere, a Legnago come a Padova, Mestre e Marghera, che avevano portato alla riuscita iniziativa della “rete veneta contro il nucleare”, con la contestazione del convegno propagandistico di Enel e Confindustria veneta e con la partecipata manifestazione del 4 settembre scorso alla Mostra del cinema del Lido di Venezia.

Crediamo che l'iniziativa dei comitati locali possa saldarsi con il positivo risultato della raccolta di firme sulla proposta di legge d'iniziativa popolare e raccordarsi immediatamente con l'avvio del Comitato nazionale per il SI' al referendum sul nucleare. Per questo abbiamo bisogno di ritrovarci al più presto per discuterne e organizzarci.


SABATO 19 FEBBRAIO alle ore 17.30 a Mestre
presso il Centro Civico di via Sernaglia, 43
(a 150 metri dalla stazione ferroviaria di Mestre, tra via Cappuccina e via Dante)
proponiamo su questi nodi un primo INCONTRO PUBBLICO REGIONALE
a cui porterà il suo contributo Mario Agostinelli,
promosso dai Comitati locali che hanno dato vita alla “rete veneta contro il nucleare”,
per decidere insieme che cosa fare in vista della scadenza referendaria.


Ci sono tutte le condizioni per evitare lo sperpero di miliardi di euro di pubbliche risorse nella pericolosa avventura del ritorno all'atomo. Così come ci sono tutte le condizioni perché possa invece affermarsi la ricerca di una comune alternativa energetica, che accompagni il definitivo congedo dall'era dei combustibili fossili e affermi, a partire dalle nostre città e territori, un modello di produzione pulita, indipendente e direttamente controllabile da tutte e tutti. Dobbiamo provarci.

mercoledì 26 gennaio 2011

BIOMASSE E SACRIFICIO DI TERRENO AGRICOLO

 
La sezione di Treviso di Italia Nostra espone le seguenti osservazioni di carattere generale sul progetto di legge 67 in discussione presso il Consiglio Regionale:

  1. è necessaria una riflessione generale sul fatto che incentivare la produzione di energia rinnovabile non deve portare ad incentivare pratiche distorte.
Nella tradizione l'energia da biomassa è sempre esistita perchè la cura del bosco serviva a mantenerlo “sano” e dava materiale per le esigenze delle famiglie rurali...
Ora il problema è che la cura del bosco è abbandonata perchè il taglio selettivo è “costoso” e si piantano alberi per bruciarli o si taglia tutto quello che c'è (meccanicamente) per fare energia.
Ma forse la vera questione sarebbe di incentiva pratiche di risparmio e ripristino delle tradizioni di cura del bosco piuttosto che facilitare tagli non selettivi che impoveriscono di fatto il territorio.
Segnaliamo, per analogia, che a livello mondiale sta emergendo il problema degli allevamenti che consumano enormi quantità di mais per produrre sempre maggiori quantità di latte e carne, quando con lo stesso mais si potrebbero sfamare le persone!

  1. il progetto sembra essere stato redatto prima delle inondazioni dell’autunno 2010 e non tiene conto dell’importanza delle aree boscate nelle attuali condizioni di cambiamento climatico; non considerati nemmeno le conseguenze ed i danni che derivano dall'aumento delle superfici impermeabili. Contraddizione con la volontà della Regione di contrastare “ab origine” i problemi che hanno contribuito al disastro del 2010.

  1. è impossibile dare una norma unica non tenendo conto delle differenze esistenti tra le aree di montagna, sottoposte ad una diminuzione di popolazione e di attività produttive che continua nel tempo, e le aree di pianura/collina in cui aumenta la pressione demografica, l’occupazione di territorio aperto e la conseguente diminuzione della capacità del terreno di assorbire fenomeni di grande piovosità.
Non è un caso che il comma b) del proposto art. 2 bis sia preciso e di conseguenza ben formulato ed accettabile.
E' necessario ed opportuno che le aree montane abbiano un regime specifico e differenziato senza “deroghe” generalizzate.

  1. Si propone quindi una sospensione dell'approvazione della Progetto di Legge e la sua completa revisione; l'articolato dovrebbe prevedere differenziazioni tra i territori delle Comunità Montane e i territori di pianura/collina: diversità esistenti anche per la diversa tipologia esistente relativa alla proprietà dei fondi e delle imprese operanti.

  1. Il progetto di Legge non considera la diffusa sotto utilizzazione di aree inserite nelle zone produttive e del diffuso fenomeno di abbandono e di non utilizzo di edifici produttivi esistenti, anche in zona impropria. Il consumo ulteriore di suolo agricolo, a parte interventi in zone montane, non puo' essere giustificato solo dal fatto che il costo commerciale del terreno agricolo è inferiore a quello delle aree produttive.

  1. La norma così come predisposta consente l'inserimento di attività agromeccaniche, sempre vietate finora in aree non specifiche, con la conseguente necessità di infrastrutture stradali per

il trasporto finale del prodotto e quindi di fatto si configura come un'espansione delle zone produttive già sovrabbondanti, usando la motivazione dell'energia rinnovabile.

  1. La modifica della definizione di “non bosco” prevista dall'articolo 1 modifica la relativa legge regionale, ma nel contempo va a produrre effetti anche sulla relativa legislazione nazionale in quanto sembrerebbe consentire di derogare dal Codice dei Beni Culturali per effetto delle modifica della definizione di “non bosco”; c'è fondato rischio di ricorsi contro il testo approvato se questo consentisse una simile deroga.



Relativamente al testo in discussione, la sezione di Treviso di Italia Nostra propone le seguenti osservazioni specifiche:

  1. art.1: dopo il comma 2 dell'articolo 1 della LR 30-6-06 n.8 è aggiunto il seguente:
2 bis. Ai fini della presente legge non si considerano a bosco, oltre ai terreni già considerati “non a bosco” dall'articolo 14 della LR 13-9-78 n.52:
  1. le macchie boscate ed i boschetti sino ad una superficie massima di 5000 mq, realizzati anche senza ricorso a finanziamenti pubblici con esclusione dei terreni nelle aree di pianura, come descritti dall’art 14 della L.R. 13 settembre 1978 n. 52, purchè non si tratti di aree che trovino specifica tutela negli strumenti urbanistici o territoriali o in altre disposizioni di legge;
  2. in territori compresi nell’ambito territoriale della comunità montana, i terreni catastalmente censiti come aree non boscate (…..) colonizzazione naturale da meno di 15 anni o sia presente vegetazione con diametro medio dei tronchi inferiore a 15cm, certificato dal Servizio Forestale Regionale;
  3. nei territori di cui al comma b) è sempre consentito il prelievo nei boschi delle piante morte di qualsiasi diametro e di quelle di piccolo diametro infestanti secondo le buone pratiche di coltivazione. Si delega alla Giunta Regionale l'approvazione di un programma di incentivi economici per la raccolta selettiva di materiale legnoso da destinare ad energia rinnovabile.

  1. Art.2: Inserimento ecc.
  1. Art.7 bis - Strutture funzionali (…) d'energia.
  1. Al fine di incrementare (….) triturato, gli interventi di formazione di “piattaforme logistiche” per lo stoccaggio (…) non sono considerati interventi per la realizzazione di insediamenti agro-industriali di cui (..) e possono essere realizzati su terreni agricoli come specificato nei commi successivi anche da imprese di utilizzazione forestale e dagli altri esercenti attività agromeccanica come definita dall'articolo 5 del D.Lgs 29-3-04 n.99.
  2. Gli interventi di cui al comma 1 sono consentiti nei territori delle comunità montane e in quelli di collina con le seguenti prescrizioni:
      1. devono essere realizzate prevedendo una variazione dell'impermeabilizzazione del terreno rispetto allo stato naturale massimo del 30% certificando la stabilità dei terreni anche dopo gli interventi da parte di tecnico abilitato con relazione idrogeologica;
      2. devono avere superficie inferiore a 2000 mq;
      3. le strutture di protezione del materiale legnoso devono essere costituire da materiali e forme tipologiche con il contesto montano, privilegiando l'uso del legno; la Giunta Regionale, entro 30 giorni dall'approvazione della presente legge, definirà i criteri per la realizzazione delle strutture di protezione e delle pavimentazioni garantendo che sia rispettata la tradizione e la cultura dei luoghi, siano utilizzati materiali e tecniche tradizionali, siano valorizzati gli aspetti estetici e paesaggistici degli interventi.
      4. l'intervento di ripristino dei luoghi al termine dell'utilizzo come deposito deve essere garantito da polizza fidejussoria di valore pari al doppio del valore delle opere di durata quinquennale a favore del Comune, automaticamente rinnovata ed aggiornata in base all'indice ISTAT;

3. Gli interventi di cui al comma 1 sono consentiti nei territori di pianura:
  1. in aree produttive, anche agroindustriali, non utilizzate o dismesse, individuate e censite dalle province e dai comuni senza limitazioni relativamente all'impermeabilizzazione dei suoli o alle tipologia costruttive e materiali delle protezioni.
  2. possono essere realizzate su terreni agricoli solo da i beneficiari, come individuati nell’art. 5 della L.R n. 8/2006, fino alla superficie massima di mq. 1000, mantenendo le prescrizioni di modifica impermeabilizzazione terreno entro il 30% e uso di tipologia e materiali tradizionali con privilegio del legno. Obbligo di costituzione di polizza fidejussoria per il ripristino dello stato dei luoghi.

Conclusione
Perchè nel Veneto non si riesce a fare un'organica legge per incentivare pratiche virtuose, ma ci sono sempre interessi contrapposti che cercano di usare i beni comuni come se non fossero di nessuno?