Editoriale di Oreste
Rutigliano - Presidente nazionale di Italia Nostra con note
in rosso di Romeo Scarpa – Presidente sezione Italia Nostra Treviso
L'aspirazione
ad una città bella, diritto dei cittadini in una ritrovata
democrazia, si è inverata nei lunghi decenni della prima Repubblica
nell’esercizio della pianificazione urbanistica assegnata a Sindaci
e Consiglieri comunali, quale loro massima responsabilità politica.
Una città bella, ove bellezza sta per conservazione del centro
storico e della città storica, verde, parchi, alberi ed alberate,
decoro, alto grado di mobilità ed equità nella distribuzione dei
benefici.
La
pianificazione urbanistica è nel DNA di Italia Nostra. (ed
i risultati che si vedono del Veneto per esempio dimostrano quanto
poco siamo riusciti ad incidere in un territorio che viene
“sfruttato” sempre e solo per contingenze economiche)
E
non a caso le più grandi battaglie condotte sotto i nomi di Cederna,
Fazio, Bassani, Ravenna, Iannello, ecc. riguardano clamorose vicende
urbanistiche, dall’Appia alle mura di Ferrara, dai centri storici
di Venezia e di Napoli, al sistema dei parchi metropolitani di Roma
(1996 – 24.000 ha) attraverso clamorose varianti di salvaguardia
delle aree di prevalente interesse storico e paesistico.
La
tradizione è continuata con battaglie vinte e perse; la legge Ponte
che segnò la conservazione dei centri storici e la prevalenza degli
interessi generali, la legge Galasso con i suoi ritrovati piani
paesistici fino alla mancata legge sul regime dei suoli, la nostra
più irrimediabile sconfitta. Eppure alla vigilia della sua morte
Antonio Cederna dichiarava a voce e sulla stampa che l’esproprio
delle aree fabbricabili doveva essere alla base di una sana
pianificazione. (A
Treviso per esempio questo non si riesce a fare nemmeno per una
misera pista ciclabile e l'assessore di competenza si presenta ad un
incontro pubblico dicendo: “Siamo riusciti a farla senza
espropriare nessuno....”, ma tombano fossi e tagliano alberi.)
A
significare che ancora a metà degli anni ’90 la pianificazione
urbanistica era tema centrale del dibattito politico. (Era
un'urbanistica del sogno più scritta sulla carta che praticata...
oggi la conseguenza è di avere piani di tutti i tipi per lo più
irrealizzati o irrealizzabili con Enti come il Parco Regionale del
Sile, che sono i fautori della distruzione dell'ambiente piuttosto
che della sua conservazione. Tutto grazie a nomine partitiche di
persone utili per lo più a fare favori e a non rompere troppo le
scatole...)
La
seconda Repubblica segna, ahinoi, una drammatica inversione di
tendenza. Il liberismo economico spazza via ogni antica certezza sui
ruoli e le funzioni del potere pubblico. L’urbanistica viene
privatizzata per portarla a una lenta eutanasia. Secondo
me è già morta di “deroga & proroga” da anni
L’urbanistica
contrattata, il “pianificar facendo”, le compensazioni, le
deroghe, le leggi speciali per i grandi eventi, gli accordi di
programma sono le medicine che invece di curare il malato lo uccidono
(vero).
È la rivincita dello strapotere finanziario immobiliare che cavalca
l’onda del mainstream
dell’efficienza privata avverso l’inefficienza pubblica.
Il
tema è però molto profondo e deriva da una nulla consapevolezza del
“bene comune” e dell' “interesse generale”, che viene
stiracchiato da tutte le parti o al massimo monetizzato. Quanto vale
un bastione storico delle mura trevigiane di Frà Giocondo? Chi e con
quali armi si possono difendere questi beni, se gli amministratori di
tutti i colori pensano soprattutto alla loro rielezione ed a seguire
l'onda di richieste general-generiche. Dove sono spariti gli
intelettuali come Cederna, Bassani?
È
del 21
dicembre 2017 la legge urbanistica della Regione Emilia Romagna: il
Piano Urbanistico Generale (PUG), privo di contenuti prescrittivi, si
riduce a una generica indicazione di obiettivi strategici e la sua
attuazione avviene
esclusivamente attraverso la stipula di accordi negoziati con i
privati interessati, ove di volta in volta si assegnano e si creano
le nuove cubature edificabili, fuori da ogni regola precostituita.
Nel
Veneto va ancora peggio perchè qui le norme ci sono, ma una serie di
deroghie, proroghe ed accordi di programmi gestiti da soggetti con
nulla convenienza a contrattare per il bene pubblico fanno strame
della nostra storia..
È per
questo che oggi noi tutti siamo decisi più che mai allo scontro per
riaffermare gli interessi generali, i diritti dei cittadini e
l’esercizio di un pubblico potere nel governo delle aree e del
territorio, con tutti i necessari punti di riferimento, le garanzie,
i controlli e la pubblica partecipazione.
Per
questo stiamo salendo affannosamente i gradini di tutti i tribunali
d’Italia, contro le deroghe dello Stadio della Roma, contro la
svendita delle aree ferroviarie di Milano, contro la speculazione
sullo storico ospedale Galliera di Genova, contro i porti che
distruggono le spiagge a Savona, contro la speculazione dell’eolico
e fotovoltaico nelle aree agricole, in precostituita deroga ai PRG.
Ma la
via solo giudiziaria è destinata a fallire perchè i mezzi a
disposizione dell'associazione sono pochi e, come dimostra il caso
della sezione di Vicenza per l'area ex Berga, i rischi sono molti....
Difendere i nostri beni se il popolo non li vuol difendere è un
problema. Un grosso problema culturale che dimostra quando c'è da
fare a livello di coscienza, consapevolezza e ripristino di un
sentire comune in linea con l'articolo 9 della Costituzione, su cui
si fonda il nostro operare.
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