"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

giovedì 22 marzo 2018

Combattere per l’urbanistica, combattere per la bellezza

Editoriale di Oreste Rutigliano - Presidente nazionale di Italia Nostra con note  in rosso di Romeo Scarpa – Presidente sezione Italia Nostra Treviso

L'aspirazione ad una città bella, diritto dei cittadini in una ritrovata democrazia, si è inverata nei lunghi decenni della prima Repubblica nell’esercizio della pianificazione urbanistica assegnata a Sindaci e Consiglieri comunali, quale loro massima responsabilità politica. Una città bella, ove bellezza sta per conservazione del centro storico e della città storica, verde, parchi, alberi ed alberate, decoro, alto grado di mobilità ed equità nella distribuzione dei benefici.
La pianificazione urbanistica è nel DNA di Italia Nostra. (ed i risultati che si vedono del Veneto per esempio dimostrano quanto poco siamo riusciti ad incidere in un territorio che viene “sfruttato” sempre e solo per contingenze economiche)
E non a caso le più grandi battaglie condotte sotto i nomi di Cederna, Fazio, Bassani, Ravenna, Iannello, ecc. riguardano clamorose vicende urbanistiche, dall’Appia alle mura di Ferrara, dai centri storici di Venezia e di Napoli, al sistema dei parchi metropolitani di Roma (1996 – 24.000 ha) attraverso clamorose varianti di salvaguardia delle aree di prevalente interesse storico e paesistico.
La tradizione è continuata con battaglie vinte e perse; la legge Ponte che segnò la conservazione dei centri storici e la prevalenza degli interessi generali, la legge Galasso con i suoi ritrovati piani paesistici fino alla mancata legge sul regime dei suoli, la nostra più irrimediabile sconfitta. Eppure alla vigilia della sua morte Antonio Cederna dichiarava a voce e sulla stampa che l’esproprio delle aree fabbricabili doveva essere alla base di una sana pianificazione. (A Treviso per esempio questo non si riesce a fare nemmeno per una misera pista ciclabile e l'assessore di competenza si presenta ad un incontro pubblico dicendo: “Siamo riusciti a farla senza espropriare nessuno....”, ma tombano fossi e tagliano alberi.)
A significare che ancora a metà degli anni ’90 la pianificazione urbanistica era tema centrale del dibattito politico. (Era un'urbanistica del sogno più scritta sulla carta che praticata... oggi la conseguenza è di avere piani di tutti i tipi per lo più irrealizzati o irrealizzabili con Enti come il Parco Regionale del Sile, che sono i fautori della distruzione dell'ambiente piuttosto che della sua conservazione. Tutto grazie a nomine partitiche di persone utili per lo più a fare favori e a non rompere troppo le scatole...)
La seconda Repubblica segna, ahinoi, una drammatica inversione di tendenza. Il liberismo economico spazza via ogni antica certezza sui ruoli e le funzioni del potere pubblico. L’urbanistica viene privatizzata per portarla a una lenta eutanasia. Secondo me è già morta di “deroga & proroga” da anni
L’urbanistica contrattata, il “pianificar facendo”, le compensazioni, le deroghe, le leggi speciali per i grandi eventi, gli accordi di programma sono le medicine che invece di curare il malato lo uccidono (vero). È la rivincita dello strapotere finanziario immobiliare che cavalca l’onda del mainstream dell’efficienza privata avverso l’inefficienza pubblica.
Il tema è però molto profondo e deriva da una nulla consapevolezza del “bene comune” e dell' “interesse generale”, che viene stiracchiato da tutte le parti o al massimo monetizzato. Quanto vale un bastione storico delle mura trevigiane di Frà Giocondo? Chi e con quali armi si possono difendere questi beni, se gli amministratori di tutti i colori pensano soprattutto alla loro rielezione ed a seguire l'onda di richieste general-generiche. Dove sono spariti gli intelettuali come Cederna, Bassani?
È del 21 dicembre 2017 la legge urbanistica della Regione Emilia Romagna: il Piano Urbanistico Generale (PUG), privo di contenuti prescrittivi, si riduce a una generica indicazione di obiettivi strategici e la sua attuazione avviene esclusivamente attraverso la stipula di accordi negoziati con i privati interessati, ove di volta in volta si assegnano e si creano le nuove cubature edificabili, fuori da ogni regola precostituita. Nel Veneto va ancora peggio perchè qui le norme ci sono, ma una serie di deroghie, proroghe ed accordi di programmi gestiti da soggetti con nulla convenienza a contrattare per il bene pubblico fanno strame della nostra storia..
È per questo che oggi noi tutti siamo decisi più che mai allo scontro per riaffermare gli interessi generali, i diritti dei cittadini e l’esercizio di un pubblico potere nel governo delle aree e del territorio, con tutti i necessari punti di riferimento, le garanzie, i controlli e la pubblica partecipazione.
Per questo stiamo salendo affannosamente i gradini di tutti i tribunali d’Italia, contro le deroghe dello Stadio della Roma, contro la svendita delle aree ferroviarie di Milano, contro la speculazione sullo storico ospedale Galliera di Genova, contro i porti che distruggono le spiagge a Savona, contro la speculazione dell’eolico e fotovoltaico nelle aree agricole, in precostituita deroga ai PRG.
Ma la via solo giudiziaria è destinata a fallire perchè i mezzi a disposizione dell'associazione sono pochi e, come dimostra il caso della sezione di Vicenza per l'area ex Berga, i rischi sono molti.... Difendere i nostri beni se il popolo non li vuol difendere è un problema. Un grosso problema culturale che dimostra quando c'è da fare a livello di coscienza, consapevolezza e ripristino di un sentire comune in linea con l'articolo 9 della Costituzione, su cui si fonda il nostro operare.

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