“Tra
il 18 e il 28 marzo il Consorzio Piave attiva la Sperimentazione sul
Deflusso Ecologico del fiume Piave, per verificare gli impatti
dell’applicazione sul fronte ambientale, economico e della qualità
della vita nel territorio.” dice il comunicato del Consorzio Piave.
Già
in questa affermazione troviamo un primo pre-giudizio (critico)
dell'Ente preposto dalla LR12/2009 “alla bonifica, all'irrigazione,
alla difesa del suolo e dell'ambiente, alla tutela della qualità
delle acque e alla tutela dei corpi idrici”, in base alle finalità
del suo statuto.
Passa
l'idea che l'applicazione del Deflusso Ecologico “imporrà” di
fatto la chiusura delle derivazioni, quando nessuno ha mai detto
questo.
Noi
da tempo diciamo che il Consorzio Piave esercita il suo potere solo
per alcune delle finalità del suo statuto e questo lo conferma lo
stesso sito dell'ente dove invidua e sottolinea solo “l'uso
multiplo dell'acqua: per abbeveraggio (oggi uso ambientale), per
irrigazione e per produzione di forza motrice”.
Dimentica
(da sempre) il Consorzio Piave le finalità “ambientali”
dell'Ente cioè “la tutela del suolo, dell'ambiente e della qualità
dell'acqua.”, abbastanza ovvio per un Ente dove le elezioni dei
posti di comando sono a disposizione di pochi con grandi interessi.
E'
evidente che l'acqua è sempre stata usata dal'uomo per le sue
attività e non occorre sempre ricordare che fu la Serenissima
Repubblica a fare le ultime grandi opere del settore, soprattutto
perchè altrimenti dobbiamo ricordare che oggi non si riesce a fare
una grande opera perchè tintinnano le manette e gli scandali...
E'
anche altrettanto evidente che l'acqua
è dei fiumi e dei pesci,
ed in questo caso in particolare della Piave, e quindi non
è credibile un Consorzio,
governato dagli agricoltori e da chi usa l'acqua per fare energia,
che
parla di sperimentazione sull'applicazione del Deflusso Ecologico
solo per dire che non
c'è abbastanza acqua per tutti.
Lo
sappiamo e lo diciamo da anni e non abbiamo visto il Consorzio Piave
schierarsi al nostro fianco per creare un fronte comune a difesa del
fiume dall'uso scriteriato che se ne sta facendo.
Non
hai mai cercato di spiegare agli amici del CRIF (Consorzio
Regimazione Idraulica Fiumi) che scavare
in alveo rende il fiume un canalone
ed ne aumenta l'impatto sulle sponde.
Non
lo vediamo stracciarsi le vesti ed agire con il Genio Civile ed i
Comuni per censire e chiudere gli innumerevoli
pozzo abusivi
che tutti hanno in barba ai divieti e che si mettono in azione non
appena c'è il minimo indizio di stato di crisi sull'acuqa.
Non
vediamo alcuna azione o investimento per
passare da irrigazione a scorrimento ad irrigazione controllata
favorendo coltivazioni meno “idrovore”.
La
Direttiva Europea è del 2000 cioè di 18 anni fa e noi, come al
solito, arriviamo in “zona Cesarini” senza aver fatto nulla,
salvo alzare lamentazioni sul fatto che ci “sono diritti
acquisiti”.
Certo
ci sono diritti acquisiti ed una fiorente economia ai lati del fiume,
ma l'acqua è ormai limitata anche nel nostro territorio che ne aveva
in eccesso. E quindi non si salva nessun diritto.
Oggi
vanno definite le priorità e tra i diritti acquisiti ci sono, da
sempre e prevalenti, quelli del fiume, che sono sorti prima di quelli
di ENEL e del CONSORZIO PIAVE e che reclamano forte il sacrosanto
diritto al Deflusso Ecologico cioè alla vita del fiume.
Non
servono queste sperimentazioni per dire che la Piave alimenta, in
parte, l'intero sistema dei fiumi di risorgiva: lo dicono i manuali
di geologia e gli studi.
Non
serve nemmeno alzare l'allarme per i cittadini trevigiani che
“sentiranno puzza” perchè ci toccherà ricordare loro che la
puzza che sentiranno sarà quella degli escrementi che producono loro
stessi e che, in una società civile, l'acqua reflua dovrebbe essere
depurata e non solo diluita nel fiume che fanno i paesi
sottosviluppati.
Si
chiamano “fognature” e si pagano con le tasse dei cittadini per
chi non se lo ricorda.
Serve
capire quali sacrifici ed azioni farà il Consorzio Piave per
diminuire il suo utilizzo di acqua.
Serve
capire come ENEL modificherà le sue dighe per controllare le piene e
ne bonificherà i contenuti tossici presenti in quelli dell'alto
Cadore.
Serve
anche un sistema diverso di rappresentanza ed elezione dei
rappresentanti all'interno del Consorzi di Bonifica e nelle
trattative con ENEL perchè in questo momento i cittadini contano
come “il due di coppe quando va a spade”.
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