il titolo sul giornale è chiaro: “non c’è impatto ambientale per la BIKE ARENA!” ed è presentato quasi come una vittoria per essere scampati alla “terribile” Valutazione di Impatto Ambientale, che sembra uno spauracchio in grado di fermare tutto…
Basta guardare la foto dello stesso giornale per capire che l’impatto ambientale c’è eccome perché 50.000 metri quadrati (10 campi trevigiani per andare con i parametri familiari agli agricoli) saranno trasformati, lottizzati e parzialmente impermeabilizzati.
Nulla di strano e particolarmente diverso dalla solita routine, visto che il Veneto resta in cima alla classifica del consumo del suolo, nonostante una legge farlocca (LR 14/2017) che parla (a vanvera) di contenimento del consumo di suolo.
Un nonnulla rispetto ai 500 campi trevigiani che si brucerà il polo logistico di Amazon tra Casale e Quarto d’Altino, ma in ogni caso un altro tassello lungo la direzione sbagliata, mentre ci preoccupiamo della grandine grossa come mele che cade sul prosecco.
Le procedure amministrative prevedono che i progetti vengano valutati con una VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale) per capire se meritano o no una procedura più completa, appunto la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), che a mia memoria non ha mai fermato un progetto che sia uno.
La delusione è nel fatto che anche un produttore di biciclette ed un’azienda di fama mondiale come Pinarello non scelga volontariamente di fare una vera Valutazione di Impatto Ambientale per dimostrare, non a parole come fanno i tecnici specialisti del settore, ma con veri interventi di mitigazione, che il loro intervento è realmente a basso impatto.
Sarebbe un bell’inizio di cambio di mentalità: l’imprenditore della bici dimostra agli altri imprenditori, che non sono le procedure ambientali un ostacolo insormontabile, ma possono diventare un’occasione per progettare in modo diverso.
Non voglio arrivare a dire che si dovrebbe valutare un intervento in una zona di Villorba già lottizzata e non utilizzata perché so che è un concetto ancora economicamente insostenibile, ma almeno dimostrare con i fatti che la bici è veramente green e non solo perché porta …skèi (il riferimento è al biglietto verde..).
Temo sarà un’ennesima occasione mancata perché costa meno fatica e tempo, progettare come al solito e poi fare una campagna promozionale per darsi una tinta di verde.
Tanto chi se ne frega dell’impatto ambientale vero…
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