La cosa peggiore di fronte ad un problema reale, dopo la negazione, è il perdere tempo alla ricerca di dati scientifici che già esistono e sprecare soldi o energie invece di fare azioni concrete e non ancora a studi e monitoraggi.
So già che gli esperti mi diranno che senza dati precisi ed aggiornati non saremo in grado di pianificare e programmare “la strategia di mitigazione”, ma la mia replica è secca: 40 anni sono passati dall’istituzione dell’Ente Parco Regionale del Fiume Sile, che ha come scopo principale, indicato con precisione all’art.2 della LR 8/91, quello di:
a) la protezione del suolo e del sottosuolo, della flora, della fauna, dell'acqua;
b)
la protezione
e la valorizzazione del bacino idrografico nella sua funzione di risorsa
idropotabile;
ed oggi siamo ancora a fare studi e monitoraggi??
E’ lodevole che ATS si accordi con l’Università di Padova per utilizzare (a gratis?) una dottoranda che farà una tesi, ma siamo quasi al “green washing” puro perché non si aggiungerà nulla a quanto già si sa ed è stato, nuovamente e recentemente, denunciato da Legambiente.
Bizzarro che ATS si rivolga ad un professore che insegna “Costruzioni idrauliche” a Padova, quando esiste Ca’ Foscari ha una convenzione per il depuratore di Sant’Antonino, una facoltà di “Scienze ambientali” ed un gruppo di chimica analitica che fa ricerca anche in Antartide…
Non saranno le solite simpatie/antipatie a governare le scelte dei nostri baldi amministratori di ATS? Lascio ai giornalisti l’indagine…
Ricordo che l’Ente Parco Sile ha appena terminato un progetto europeo denominato “SILIFFE”, dove sono stati variamente spesi oltre 3 milioni di euro di fondi europei per stabilire le condizioni del fiume Sile, usando l’Indice di Funzionalità Fluviale dell’APPA di Trento lungo tutto il corso.
I risultati che anche ATS e Comune di Treviso possono consultare sono disponibili sul sito
http://www.lifesiliffe.it/pdf/Pubblicazione_finale.pdf
Per schemi sulla relazione finale di dice che:
Oltre tutto basterebbe chiedere ai concessionari lungo il corso del fiume o a pescatori veri, per esempio al consigliere comunale Giorgio Marangon, di dare un giudizio “a vista” e si capirebbe che, in molte zone la situazione non è rosea…, ma lo vede chiunque abbia gli occhi.
Non servono grandi analisi sapere che i problemi sono:
- · scarsità o inefficienza della rete fognaria
- · eccesso di fertilizzanti e pesticidi usati in agricoltura e dilavati
- · presenza di piscicolture intensive in alveo
- · presenza di insediamenti impattanti quali aeroporto praticamente con la pista in alveo
- · interramento delle risorgive e spostamento della linea delle risorgive a causa dei prelievi idrici abusivi ed intensivi
- · carenza di fasce boscate
- · eccesso di uso di prodotti chimici velenosi (detergenti che eliminano i batteri al 99%, interferenti endocrini, cocaina, etc…) che sono stati variamente rilevati
Non una sola azione concreta di mitigazione è stata fatta dall’inutile Ente Parco Sile, dai Comuni rivieraschi e dalla Regione, visto che:
· la rete fognaria storica è un colabrodo che porta acque parassite in depuratore, mentre si pensa ad intervenire sul centro storico, dove risiede il 10% dei trevigiani, con una spesa enorme, ma …… molto visibile sui media per le prossime elezioni
- · nessuna riconversione biologica obbligatoria dei terreni, almeno limitrofi al fiume Sile, è stata incentivata
- · nessuna piscicoltura è stata chiusa o spostata pur essendo gli effetti a valle delle stesse evidenti: c’è la morte nel fiume…
- · l’aeroporto andrà a crescere con le lucine della pista fino in acqua, come sempre
- · la risorgiva delle Fontanelle a Monigo è stata di fatto privatizzata con il consenso del Comune, che ha promesso di intervenire per una valorizzazione
Fanno quindi sorridere le dichiarazioni dell’assessore Manera, che dice che l’Amministrazione non è sorda ai problemi ambientali….
Ripeto, oggi, la problematica ambientale non può più essere elusa come 10 anni quando l’ex presidente Pettenà ci definiva (in consiglio Ente Parco) come “eco-terroristi”, perché il tema ambientale è sotto gli occhi e le teste di tutti, visti i chicchi di grandine grossi come mele che cadono sul glera: c’è una svolta “green” anche dei partiti al governo.
Il problema è che la svolta “green” si ferma alle parole perché NESSUNA AZIONE viene messa in campo, soprattutto se deve andare a toccare interessi concreti dei cittadini elettori.
A casa mia si chiama “far finta de far ch’elcossa….”: zè mejo
gnente, ma forse zè mejo gnente...
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