"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

domenica 9 agosto 2015

QUANDO MUORE UN ALBERO

Sempre piu' spesso arrivano segnalazioni sui tagli di grandi alberi che periodicamente le Amministrazioni programmano lungo le strade pubbliche e questo dimostra che questi organismi vegetali stanno prendendo una sempre maggiore importanza nella vita di alcuni di noi.
La morte di un albero dovrebbe essere un fatto naturale per chi comprende che il ciclo della vita è proprio un'alternanza di vita e morte, ma ci sono alcuni aspetti che ritengo sfuggano e che meritano una riflessione.

La mia attenzione oggi va ad un intervento in Viale della Repubblica, dove quattro piante di “pisoeera” sono state abbattute per motivi a me non noti, ma ritengo plausibili, visto che chi si occupa del verde a Treviso non è uno sprovveduto.

Quello che sfugge è il segnale di allarme che queste “morti” danno a tutti noi e che noi non vogliamo vedere: un lento ed inesorabile degrado del nostro ambiente, che porta fenomeni che ci piace chiamare “eccezionali”, mentre sono l'ovvia conseguenza dei nostri comportamenti collettivi.
Quattro bagolari (Celtis australis L.) che muoiono sono poca cosa nell'insieme del contesto, ma quello che dovrebbe piu' preoccupare è che questa pianta è una pianta forte con un apparato radicale adatto a sopravvivere e radicare in terreni carsici e sassosi e però non ce l'ha fatta...

D'altronde se andiamo a guardare il fosso a lato della strada Ovest la questione è ben presto chiara: un rigagnolo di sporco, fogna e acqua ferma. Non servono analisi, non servono grandi studi per capire che il livello dell'inquinamento è oltre i limiti e nemmeno la forte tempra delle “pisoeére” ce l'ha fatta.

Bene, ora si potrà pensare a tombare il fosso e fare quell'allargamento viario che tanto serve per avere piu' inquinamento.... Auguri.
Cerchiamo di avere monitoraggi tecnologici (smart) sempre piu' spinti, ma abbiamo perso la capacità di osservare quello che ci circonda e di sentire gli allarmi che arrivano sempre piu' forti.

I bagolari, con le foglie sempre piu' sofferenti, guardano e non capiscono come noi, scienziati del terzo millenio, non riusciamo a sentire questo lamento.

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