"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

sabato 13 ottobre 2012

CHIUDIAMO l'ENTE PARCO ED ABROGHIAMO IL PARCO NATURALE DEL FIUME SILE?

 Potrebbe sembrare una provocazione, ma temo invece sia una delle possibilità da considerare dopo l'incontro che abbiamo avuto ieri sera con un gruppo di Consiglieri dell'Ente Parco Naturale del Fiume Sile, istituito (con dichiarazione d'urgenza!) dalla Legge Regionale n.8/91.

Perchè emerge questa drastica ipotesi dopo appena 3 ore di incontro con una parte di coloro che sono stati chiamati a far parte del Consiglio dell'Ente Parco, che “è l'organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo”?
Perchè l'Ente Parco è ormai da tutti considerato un “carrozzone” o un “poltronificio”, dove si svolge un'attività politico-partitica, che spreca risorse ed energie ed ha perso di vista il soggetto e la finalità del suo agire politico: il fiume Sile ed il territorio che lo connota.

Alcuni presenti alla riunione hanno evidenziato, come medici dopo una difficile operazione chirurgica che “si è fatto il possibile...., ma purtroppo il paziente è morto...”.
Questa una delle amare conclusioni di alcuni presenti, che commenta senza altre parole, l'efficacia della gestione degli ultimi 15 anni del parco.

Il parco, il suo territorio, le acque, la fauna, la vegetazione: insomma tutto quello che doveva essere il contesto da proteggere è peggiorato come situazione e stato di conservazione.
Basta un confronto di mappe per vedere l'aggressione che si è continuata a fare verso quello che doveva essere il parco.
Basta analizzare l'assenza dell'Ente Parco sulla questione dell'ampliamento dell'aeroporto “Canova”, illustre ed ingombrante vicino del parco.


Basta ricordare le scelte di chi ha gestito senza gestire, anzi ha gestito delegittimando competenze interne a favore degli “amici degli amici” per capire la situazione di oggettiva “inutilità” dell'Ente Parco, che è oggi così diffusa tra tutti.

Ha senso un Ente Parco che ti fracassa gli zebedei per modificare un foro finestra o per il colore di un portone, quando poi, con fior di pareri contrari di commissioni e comitati scientifici, vengono ribaltate istruttorie e concesse situazioni al di fuori dei limiti del piano ambientale, che l'ente parco deve far rispettare?
Non si tratta di un caso isolato, ma di una lenta e diffusa strategia, che dimostra che il parco naturale del fiume Sile non è un valore riconosciuto.
Se così è per la maggioranza dei cittadini residenti nei Comuni del Parco, si abbia il coraggio di rendere manifesta e chiara questa decisione e si chiuda l'Ente Parco e si elimini proprio del tutto il parco, che è solo un “problema”.

Altro che la proposta di legge 286/2012, che, dopo un sonno regionale di anni, decide di “riordinare la gestione dei parchi del Delta del Po, del Sile e dei Colli Euganei per esigenze di contenimento della spesa”: eliminiamo tutto, enti parco e leggi istitutive dei parchi, che sostanzialmente non sono servite a difendere quello dovevano. Ecco un vero risparmio di soldi e di tempo perso a difendere principi che poi vengono massacrati.
Basta buoni propositi sulla carta ed assalti normativi e di potere al territorio reale: rendiamo evidente la vittima di questo nostro scriteriato agire e prendiamocene le responsabilità!

Qui non bastano pochi ritocchi normativi o super-manager illuminati perchè un valore si difende se lo riconosciamo come valore, altrimenti si tratta solo di un comportamento manicheo, che nasconde interessi diametralmente opposti alla tutela che si vorrebbe, a parole, difendere.

E' la stessa questione della gestione generale del territorio, dove molti (gli industriali, in primis) reclamano ancora maggior deregolamentazione perchè “ci sono troppe norme e troppi ostacoli allo sviluppo”.
Togliamo tutto! Ognuno faccia come vuole... Che problema c'è?
E' già così nei fatti perchè basta un Colomberotto qualsiasi che va da un Comune all'altro per aumentare le cubature da 1 a 7 o per dimenticare che poco prima si è approvato un PTCP che definisce e protegge proprio quella zona.
E' vero, c'è necessità di lavoro, c'è la crisi, mille questioni, tutte vere..., ma sono sempre le stesse questioni che ci hanno portato ad avere un territorio informe ed inguardabile, senza che nessuno si chieda come sia stato possibile.

Si arriva a richiedere ai politici qualsiasi cosa ed i politici non sono piu' in grado di gestire con un minimo di decenza queste istanze, a volte legittime ed a volte demenziali.
I politici ormai dicono di sì piu' o meno a tutto senza curarsi delle contraddizioni o dei problemi che la decisione A avrà sulla decisione B. Non c'è strategia, né progetto: al massimo si cerca di sopravvivere come fa il sindaco Quaggiotto a Vedelago...

La società è ormai come una famiglia con molti figli capricciosi e genitori non più in grado di avere un minimo di autorevolezza e spirito critico per guidare e contemperare le scelte.
Vi invito ad indagare su cosa richiede una parte del mondo agricolo sulle Coperture Agricole Leggere Annuali (acronimo CALA): un manifesto da rendere pubblico per la chiarezza del punto di non-ritorno dove siamo arrivati!

Non servono altre leggi e norme. Non servono riforme gestionali.
Per questo Italia Nostra Treviso è favorevole a chiudere l'ente Parco Sile, abrogare la LR 8/91 che istituisce il parco e deregolamentare tutto il possibile.
Risparmio, efficienza e sviluppo: olè!

Treviso, 13 ottobre 2012
il presidente Italia Nostra Treviso
Romeo Scarpa

post scriptum
Siccome però siamo testardi e testoni (come il don Chisciotte di Cervantes?), prima chiederemo la convocazione della Consulta dell'Ente Parco Sile, che dovrebbe riunirsi due volte all'anno in base all'articolo 53 del Regomento, ma sono circa.... 15 anni che non si riunisce.
Le leggi non servono, soprattutto se non si rispettano...
Appuntamento al consiglio dell'ente parco a Casale...

6 commenti:

  1. Bene lo sfogo, ma bisogna anche proporre una via d'uscita (dopo il funerale).

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  2. <>.
    C'è chi, ben conoscendo la situazione, ed anzi meritoriamente avendo cercato in passato di sovvertirla appoggiandosi alla "minoranza",oggi siede nelle seggiole decisionali affermando che non si può che cambiare "dal di dentro". Tardivo.Ma fa parte della "politica".Quanto è emerso dall'incontro di venerdì sera grazie al "tardivo" interessamento de Italia Nostra, è, credo, il fallimento di una ipotesi.Quello di far sì che un meritorio -in ipotesi- Ente Parco, potesse porsi come freno democratico, ecologista e moderno, ad una cancellazione del territorio inteso come storia, natura, eco-logia, civiltà.Una signora ha detto: ho capito l'entità politica del Parco, ma la sua essenza, quale è?Se è vero che basta cercare su Google Maps la sua natura nel 2002 e confrontarla con gli stessi parametri nel 2012 vedendo quanto ne è stato eroso, il Parco, democraticamente retto, cos'è?
    Qui si parla di "tecnici" e "politici".La democrazia esprime i suoi rappresentanti ed essi, appunto, rappresentano le volontà del territorio...Sto par di ciufoli.
    Qui si parla di un ambiente delicatissimo, del più lungo fiume di risorgiva d'Europa, di specie animali e floreali uniche nel loro ecosistema.
    Se la maggioranza degli elettori vogliono che se ne faccia un lungo Resort dal 10mila posti letto, servito da un Aeroporto nel Parco da 100mila voli low cost-anno... è giusta la democrazia?
    Qui non è Montismo.Primo: un comitato tecnico di valore assoluto decide cosa si fa; secondo, ma solo secondo, la politica del territorio giustamente media con le esigenze di esso.


    Tutto questo sarebbe stato possibile se la classe politica (e se da tempo qui domina -legittimamente- la Lega, non è che gli altri si siano sdraiati sotto le ruspe...) avesse semplicemente anteposto gli "interessi" del povero Sile a tutti quelli delle comunità rivierasche, nominando un comitato tecnico scientifico super partes, ed adeguandosene alle scelte. Punto.Ora che la Lega 2.0, apprezzabilmente, scopre che il verde dei propri fazzoletti è qualcosa di più, è tardi. Purtoppo.
    Tutto ciò tristemente detto: l'Ente è un fungo, una muffa su di un tronco destinato a marcire, così com'è. Inutile dibattere.
    Facendo riferimento alla Serenissima, cara, a parole, ad alcuni, l'unica via per questo ed altri fiumi del Veneto, e Parchi, sarebbe una "Magistratura alle Acque" (vi ricorda niente?), una Sovrintendenza, solo parzialmente politica, che, appunto, "sovra" intenda alle loro necessità, come altri monumenti dell nostra storia.
    Il resto sono sciocche bagarre.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Accanto alle giusta e cruda censura sull’operato politico sarebbe stato
    confortante leggere anche un pallido “salvo qualche rara eccezione” nella
    quale chi caratterialmente non è dedito alla vigliacca fuga – quella invece
    adottata da odierni pontificatori di moralità e rinnovamento – sa di
    potersi identificare.

    Sintomo che, oltre al parco naturale, ben altri valori non sono
    riconosciuti come tali.

    E’ stato comunque un piacere aderire al Vs invito e ringrazio
    dell’occasione.

    PS. Ovviamente aderisco alla più che doverosa richiesta di convocazione
    della Consulta e la perorerò al Presidente.

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  5. Ovviamente chi partecipa anche ad una "disfatta" ma lo fa con la sua faccia, è sempre degno di rispetto e devo dare atto a ruggero che queste persone ci sono... Probabilmente anche e soprattutto con loro ci sarà da ripartire.
    QUI NON SI SALVA NESSUNO, NEMMENO NOI.... UN FALLIMENTO E' UN FALLIMENTO.

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  6. Anch'io trovo necessario un salto di qualità dopo l'analisi della situazione attuale, in parte discussa venerdì scorso.

    Per quanto ho capito durante la serata, tre sono gli aspetti evidenziati di maggior rilievo:

    1) la gestione del Parco, dalla sua istituzione ad oggi, ha prodotto risultati insufficienti ed incoerenti rispetto agli obiettivi dello stesso statuto dell'Ente. Nel corso dell'ultimo ventennio è evidente il progressivo degrado qualitativo del Parco, l'inesorabile aumento dell'edificato, mancanza di controllo del territorio.

    2) non si riesce a definire chi sia il responsabile "fisico", al quale poter attribuire l'inefficenza (o eventuali meriti) dello stato di fatto. Anche venerdì sera, si è assistito ad un rimbalzo di responsabilità, senza risultato definitivo.

    3) la gestione del Parco non può più continuare in questo modo, sia per ragionevolezza Politica (nel senso elevato del termine), sia perchè nel frattempo si stanno perdendo gli unici elementi significativi che rendono il Parco degno di essere tale.



    A mio parere, la richiesta di chiusura del Parco potrebbe sì essere uno slogan d'effetto, però perfettamente controproducente per il futuro del Parco: senza alcuna Istituzione, la tutela potrebbe diventare ancora più difficile di quanto già non sia ora.



    Ciò premesso, chiedo che sia proposto:

    a) la revisione della composizione delle figure costitutive dell'Ente (siano essi dipendenti, dirigenti o consiglio direttivo), con prevalente presenza di esperti in varie discipline di maggior rilevanza ai fini degli obiettivi del Parco.

    b) l'affidamento di responsabilità ad un organo dirigenziale composto di persone "con tanto di nome e cognome" al quale poter attribuire oneri ed onori. Presumibilmente, ciò significa che il responsabile (o i responsabili) possa essere stimolato ad una maggior efficenza e gratificato di conseguenza dai risultati ottenuti. Significa anche poter contare in un interlocutore fisicamente presente. Significa, infine, poter attribuire chiaramente le responsabilità a qualcuno, "in carne ed ossa", senza "rimbalzi" di responsabilità, incivili ed inutili.

    Qualcuno potrebbe pensare che quest'ultimo punto b potrebbe essere definito inutile, in quanto già oggi la responsabilità si possa presumere in capo al Presidente e al Consiglio di amministrazione. Nella realtà, è praticamente impossibile trovare chi si faccia carico delle "colpe" mentre c'è la ressa nelle manifestazioni "meritorie". Urge la definizione dei responsabili, "senza se e senza ma".

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