"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

sabato 24 agosto 2013

I CERVI DEL CANSIGLIO secondo Ass. Naturalistica Sandonatese

Quello che riporto è la sintesi del parere tecnico dell'Associazione Naturalistica Sandonatese che ha il pregio della chiarezza e di una presa di posizione chiara. Non si tratta di una battaglia di religione, nè di una questione tra l'abbatitore di Verona e lo sterilizzatore di San Vendemmiano, ma di una questione da affrontare e gestire con argomenti e motivi.
 
Questo è quanto scrive Michele Zanetti, Presidente dell'Associazione Naturalistica Sandonatese:
"Eccomi qui, allora, a dire la mia sulla spinosa (e per molti versi banale) questione dei cervi del Cansiglio. Lo scontro nasce dal loro presunto sovrannumero in rapporto alla “portanza” della foresta: dove il termine “portanza” significa capacità dell’ambiente forestale di tollerare il prelievo alimentare degli stessi cervi, rigenerandosi senza subire la compromissione dei propri dispositivi ecosistemici.

A contrapporsi sono, in questo caso e come sempre, gli animalisti, i movimenti di opinione e le associazioni ambientaliste (quelli che un tempo venivano genericamente raggruppati nel cosiddetto “arcipelago verde”), gli amministratori regionali e locali e le associazioni venatorie. 
I primi a sostenere che i cervi hanno diritto a vivere indisturbati, magari senza più riprodursi (si propone di castrarli chimicamente!!!); i secondi a sostenere che è necessario “prelevarne un certo numero”, ovvero abbattere i soggetti ritenuti eccedenti rispetto alla portanza della foresta.

Lo scontro nasce da un atteggiamento negligente e colpevole degli enti pubblici competenti, protrattosi per alcuni decenni. 
Nel momento stesso in cui alcune decine di cervi fuggirono dai recinti in cui erano trattenuti e si dispersero nella foresta del Cansiglio, era evidente a chiunque si occupi di questa materia, che nel volgere di pochi decenni i cervi sarebbero diventati migliaia. Per una ragione semplicissima: perché l’habitat forestale è il loro habitat elettivo e perché non avevano (e non hanno) predatori naturali.
Per decenni, dunque, si è finto di ignorare il problema, salvo scoprire alla fine che i cervi “erano troppi” e che andavano abbattuti a centinaia.

Nel frattempo però è cresciuta anche la sensibilità del cittadino comune: di colui cioè che si forma una cultura faunistica leggendo quotidianamente il Gazzettino o la Nuova e che, nel momento in cui il problema si presenta, si schiera ovviamente dalla parte degli animalisti per salvare i “poveri cervi”.

Se si volesse a questo punto semplificare, basterebbe chiedere a questi cittadini (che forse non sono la maggioranza, ma tanto la maggioranza nel Veneto è sempre silenziosa e non conta nulla) se sono più importanti i cervi o la foresta. Ma cosa c’entra, dirà qualcuno: sono importanti tutti e due! Anzi, a questo punto che foresta sarebbe senza la bellezza dei cervi?

Certo, è così, ma di mezzo c’è ancora la “portanza”: se i cervi aumentano eccessivamente di numero, infatti, si mangiano la foresta e allora addio cervi e addio foresta.
Anche perché pochissimi sanno che una popolazione di cervi in buona salute (e questa pare lo sia), cresce numericamente del 25% l’anno circa. Sarebbe a dire che 1000 cervi presenti nel 2013, l’anno successivo diventano 1250.

Qual è la soluzione allora? Non certo la sterilizzazione: fa venire i brividi soltanto a pensare ai costi (per gli uomini e per i cervi) e lascia stupiti che a proporla siano proprio gli animalisti. 
Evidentemente non sanno che la prima, la più importante e ineludibile delle missioni che la vita ha affidato ai cervi è proprio quella di riprodursi (esattamente come agli umani). Non è bastato il fallimento cui si è assistito con i colombi di Venezia: ora lo si ripropone per i cervi!

La soluzione, lo si voglia o no, giunti a questo punto è quella dell’abbattimento selettivo.
Lo si vuole fare con i lupi? Bene, aspettiamo che arrivino: ci vuole un po’ di pazienza (dieci anni, vent’anni?) e intanto i cervi continueranno ad aumentare. 
Lo si vuole fare con i fucili? Basta che sia fatto con criteri scientifici e sotto controllo del personale addetto alla gestione della fauna selvatica. Il che significa cominciare dai vecchi, dai malformati, dai malati e poi via via tutti gli altri.
Così è sempre accaduto nella storia delle relazioni tra uomo e animali selvatici. Con la differenza che un tempo i cervi li si uccideva per mangiare; ora lo si deve fare per salvare il Cansiglio e gli stessi suoi, bellissimi cervi. Il che non esclude, comunque, che i cervi abbattuti possano rifornire le mense degli ospizi, dei poveri, degli asili e degli ospedali.

A questo punto aggiungo io, la carne dei cervi rifornisca anche i ristoranti della zona ed è fatta..
Sottolineo ancora una volta che se la Regione Veneto si affidasse a consulenti seri, i problemi si affronterebbero prima e con criteri sensati senza arrivare alla drammatizzazione che certamente fa gioco a qualcuno. Discorsi troppo difficili per l'italico popolo...

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