Ora è tornata un po’
d’acqua nei greti del Medio Piave, ma per giorni abbiamo avuto di
fronte uno spettacolo scandaloso che passa per lo piu' ignorato:
ghiaie assolate ricoperte di alghe marroni in putrefazione con stormi
di gabbiani in competizione con gruppi organizzati di cornacchie
grigie c
he divoravano migliaia di pesci di taglie diverse a bocca aperta e con la pancia all’aria.
Tra i sassi milioni di
avannotti a rendere l’aria irrespirabile per l’odore di morte che
esalava dagli alvei asciutti....
E una scena che si è
ripetuta per ben tre volte nell’arco di un mese e mezzo : già a
metà maggio, fatto inusitato anche per questo nostro fiume in agonia
, all’epoca dell’arrivo, dalle acque salmastre del basso Piave ,
delle lasche (marcandoe
per la popolazione delle grave ) e delle
cheppie (ciepe
in dialetto delle rive fluviali ) per
la riproduzione nella fascia delle risorgive in greto , la Piave è
andata in condizioni di sofferenza nel giro di pochissime ore, senza
più acqua neppure negli avvallamenti più profondi.
La stessa situazione si è
ripetuta all’inizio di giugno ed ancora ai primi di luglio fino a
qualche giorno fa!
Tutto questo
nell’indifferenza delle Amministrazioni Comunali rivierasche!
Non c'è stato neppure un
ordine del giorno votato in un qualche consiglio comunale, nemmeno un
allarme sui giornali dell’Osservatorio del Paesaggio del Medio
Piave, che dovrebbe essersi accorto delle ricorrenti secche del
fiume magari a corollario delle ripetute commemorazioni della
battaglia del Solstizio!
Un Osservatorio dovrebbe
“osservare” e se non osserva e denuncia, è un organismo inutile.
Eppure i riferimenti
legislativi e gli stimoli, per una corretta gestione del patrimonio
idrico e naturalistico rappresentato dalla Piave, ci sono, ma come
molte cose nel Veneto della “legalità a tempo determinato”, cioè
sempre derogabile, non si osservano oppure semplicemente si ignorano.
Esiste un Decreto Legge
(DL 152/2006) che all'articolo 56 prevede un concetto semplice per
garantire la vita del fiume cioè il “Minimo Deflusso Vitale”, ma
questo concetto per ben tre volte in sei mesi è stato violato con le
conseguenze di mote che si possono vedere.
La Piave è inoltre
inserita nell’elenco delle zone della “Rete Natura 2000”
(direttive EU “Uccelli” ed “Habitat” Z.P.S. 3240023 Grave
della Piave ) e quindi dovrebbe essere oggetto di specifica tutela da
parte della Regione Veneto in primis.
Per non parlare
dell'ignorata Direttiva Acque 2000/60 o del
Piano di Gestione della citata Zona di Protezione Speciale “Grave
della Piave”.
Tale
strumento fondamentale giace, depositato
in Regione Veneto, da ormai due anni in compagnia del Piano di
Gestione del fiume Sile, senza che nessuno (salvo noi) abbia
sollevato la questione, neppure con un’interrogazione!!
Tale piano prevede per il
Minimo Deflusso Vitale dalla stretta di Nervesa un volume minimo che
innalza il volume minimo di acqua nel fiume dagli attuali 10 mc/sec
al triplo, cioè 30 mc/sec perché sia garantita la vita nel fiume,
anche in periodi di siccità estiva od invernale .
Poniamo pubblicamente
alcune semplici domande alle nostre Istituzioni,
sapendo che resteranno probabilmente lettera morta:
- E’ mai possibile che non vi sia stato un pronunciamento da parte dell’Assessorato all’Ambiente regionale ? Cosa vuole fare il nuovo Assessore??
- Si può continuare a perpetuare un tipo di colture “idrovore” in tutta la pianura trevigiana senza un ripensamento che privilegi la vita e la biodiversità del nostro corso d’acqua ?
- Si può continuare a concepire questo fiume alpino come un canale scolmatore in cui si rilascia acqua quando non serve per le dighe del sistema idroelettrico e per le irrigazioni nell’alta pianura?
E' evidente che una simile
situazione non è sostenibile e ci troveremo sempre piu' spesso a
fare i conti con fenomeni come il tornado di Mira, dove sembra che la
Natura Matrigna si diverta a fare i dispetti.
In realtà i segnali del degrado
del nostro sistema ambientale ci sono tutti e sono evidenti da anni.
Siamo tutti noi che non vogliamo
vederli per privilegiare i nostri interessi particolari rispetto
all'interesse primario di tutela dei beni comuni e della vita.
La tutela della biodiversità, dai pesci alle alghe, è nella sostanza la tutela della nostra vita. Se non lo capiamo siamo destinati a soccombere.
In riva alla Piave, 10 luglio 2015
Fausto Pozzobon
per Piavenire e
Legambiente
Romeo Scarpa
per ITALIA NOSTRA Treviso
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti di contenuto ritenuto "inadatto" saranno eliminati..