"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

sabato 8 giugno 2013

I SETTE SITI ARCHEOLOGICI PIÙ MINACCIATI D'EUROPA


Costa Carras 17 maggio 2013 - Cosa Carras è il vice presidente di Europa Nostra. È un uomo d’affari membro e fondatore della Fondazione Greco - Turca.


Qual è il modo migliore di conservare le testimonianze archeologiche del passato che così spesso si impongono all’attenzione della politica? E cosa succede quando gli stati vanno effettivamente in bancarotta? Si può permettere che i loro monumenti vadano in rovina?



L’accusa frequente che viene fatta alle istituzioni europee è di vivere in un mondo chiuso, lontano dal mondo dei cittadini. Non è sempre così!



Fin dal lontano 1978, Europa Nostra, la federazione di ONG che si occupano di patrimonio culturale, ha iniziato a consegnare premi per l’eccellenza nella conservazione di monumenti, vedute e paesaggi. Nel 2002, la Commissione Europea ha accolto questa pratica: oggi, il premio europeo per la conservazione/Europa Nostra è consegnato ogni anno, e durante la cerimonia ci si rende conto in modo commovente delle diversità dell'Europa, così come della sua unità e dell'emergere di un senso di unità.



Quest’anno un altro passo in avanti è stato fatto. Europa Nostra e la Banca europea per gli investimenti, ma anche il Consiglio della banca per lo sviluppo europeo, si sono uniti nello sforzo di identificare i “7 siti più compromessi” d’Europa e di far seguire alla loro identificazione un piano di ripristino.



Quest’anno la prima bozza con 14 nominations è stata pubblicata il 18 aprile, il giorno internazionale dedicato ai monumenti e ai siti archeologici. Nella diversità geografica e tematica la lista illustra l’ampio spettro di problemi che legano la cultura alla politica– e viceversa.



Per il Trattato dell’Unione Europea, il patrimonio culturale è soprattutto una responsabilità nazionale. Quindi, cosa succede quando gli stati nazionali vanno in bancarotta?



Si può permettere che i loro monumenti vadano lentamente in rovina? L’inserimento della chiesa in stile Manueline - tardo Gotico nella città di Setubal, in Portogallo, per la quale esiste un piano di conservazione senza i soldi per attuarlo pone l’accento proprio su questo problema.



Se esiste un patrimonio culturale europeo - e tuttavia ci sono persone che pensano che “la cultura è un affare locale” - non ci dovrebbe essere quindi un fondo europeo dedicato a casi eccezionali come quello di Setubal?



L’articolo 3.3 del trattato giustifica la creazione di un budget come questo. Dalla stesura definitiva del Trattato dell’Unione Europea del 30 marzo 2010 si legge:



“L’Unione stabilirà un mercato interno. Lavorerà per la sviluppo sostenibile dell’Europa ottenuto sul bilanciamento tra la crescita economica e la la stabilità del prezzo, su un’economia sociale di mercato altamente competitiva, con l’obiettivo di una occupazione totale e di un progresso sociale, di un alto livello di protezione e di miglioramento della qualità dell’ambiente.  Promuoverà l’avanzamento tecnologico e scientifico. Contrasterà l’esclusione sociale e la discriminazione, e promuoverà la giustizia sociale  e la protezione, l’eguaglianza tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la protezione dei diritti dei bambini. Promuoverà la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati Membri. Rispetterà il suo ricco patrimonio culturale e la diversità linguistica e assicurerà che il patrimonio culturale europeo sia salvaguardato e aumentato.



Per non dire del monastero rinascimentale di San Benedetto Po, meticolosamente restaurato con fondi locali solo dopo essere stato seriamente danneggiato nel terremoto del maggio 2012, che fare ora che le risorse locali sono esaurite?



Ci sono poi la foresta e gli edifici del XIX secolo a Tatoi, vicino Atene, che potrebbero essere di nuovo economicamente produttivi, come lo erano un tempo, ma che invece, a causa delle ristrettezze finanziarie, rischiano di essere svenduti?



Un’altra serie di problemi nasce dalla spinta pan europea alla modernità. Per esempio Berlino. È la città europea con il maggior numero di lampioni a gas ancora attivi, cosa che per molti berlinesi è un segno positivo per la città. Il consiglio della città di Berlino e il dipartimento per lo sviluppo della città desiderano elettrificare le strade e i conservatori tedeschi sono fermamente contrari.



Allo stesso modo, un quartiere di pescatori a Valencia è minacciato, dal piano del consiglio comunale cittadino, di essere attraversato da una strada per il porto.



E una proposta ancora più devastante minaccia la più bella, scenica e storica regione della Transilvania, Rosia Montana, casa,  forse, del più bel complesso sistema di tunnel d’epoca romana, conservato in Europa. Una proposta per una miniera a cielo aperto per ottenere l’oro rimanente da un' industria canadese distruggerà uno scenario e un' eredità simili. È veramente impressionante l'alta resistenza morale da parte dei conservatori rumeni e dei loro alleati in Europa, una resistenza che ha spinto il governo  Rumeno, fortunatamente, ad esitare nel recuperare l’oro, permettere l’uso del cianuro e distruggere la propria storia, a dispetto delle sirene di quelli che promuovono uno sviluppo insostenibile dal rapido guadagno.



Come conservare al meglio i resti archeologici del passato che spesso intralciano la via delle politiche contemporanee?



In Dürres, Albania, un anfiteatro romano è stato recentemente scoperto nel mezzo della moderna città. Al contrario, in Serbia un sito neolitico di importanza europea sul Danubio è trascurato e si sta gradualmente dissolvendo. In Turchia, lo straordinario sito di Hasankeyf sul Tigr, fonte inesauribile di conoscenza archeologica, condivide la stessa sorte del sito archeologico di Allianoi – noto centro termale di epoca romana a soli 18 kilometri dall’antica città di Pergamo - , situato ad occidente, che rischia di essere sommerso completamente.



E come non biasimare la situazione in Armenia, dove a causa di una diga dell’era sovietica una chiesa del 5th secolo passerà metà dell’anno sott’acqua. Dovrebbe il ministro della cultura provare a smatellare la struttura già debole e ricostruirla? O le autorità dovrebbero fissare un limite all’aumento annuale di acqua?



Questi non sono semplici contrasti tra passato e presente.



A Dürres, per esempio, è assolutamente chiaro che per motivi di ordine economico l’anfiteatro romano venga conservato.



Il patromiono culturale forma una parte importante dell’identità di molte persone.



Qualche volta, come ad Alessandria, la superba cittadella italiana del 18th secolo, o in Briançon con le magnifiche fortificazioni del 17th sec di Vaubrun, il patrimonio culturale fa parte dell’orgoglio locale e dell’identità nazionale.



Qualche volta il patrimonio culturale rappresenta il riconoscimento dell’identità di un altro come con la chiesa cattolica armena di St George in Mardin, nominata da Europa Nostra – Turchia.



E qualche volta, è un problema di riconoscimento e di riconciliazione, come nel lavoro delle Nazioni Unite e nell’attivismo di molti conservatori nelle comunità greche, turche e cipriote a Nicosia, una città europea ancora divisa, dove quelli che lavorano per il patrimonio del passato stanno contemporaneamente lottando per il presente e per una riconciliazione futura.



L’eredità culturale vale o non vale, e questo dipende dall’ideologia e dall’opinione di ognuno. Per quelli che hanno un approccio più empirico, che preferiscono apprendere il generale attraverso il particolare, le diverse ma oramai unite eredità dell’Europa garantiscono una strada reale per la scoperta dei bisogni e dei benefici dell’unità.

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