titolo originale - Europe's seven most endangered spieces of monuments and sites
Costa Carras
17 maggio 2013 - Cosa Carras è il vice presidente di Europa Nostra. È un uomo
d’affari membro e fondatore della Fondazione Greco - Turca.
Qual
è il modo migliore di conservare le testimonianze archeologiche del passato che
così spesso si impongono all’attenzione della politica? E cosa succede quando
gli stati vanno effettivamente in bancarotta? Si può permettere che i loro
monumenti vadano in rovina?
L’accusa frequente
che viene fatta alle istituzioni europee è di vivere in un mondo chiuso,
lontano dal mondo dei cittadini. Non è sempre così!
Fin dal lontano
1978, Europa Nostra, la federazione di ONG che si occupano di patrimonio
culturale, ha iniziato a consegnare premi per l’eccellenza nella conservazione
di monumenti, vedute e paesaggi. Nel 2002, la Commissione Europea ha accolto
questa pratica: oggi, il premio europeo per la conservazione/Europa Nostra è
consegnato ogni anno, e durante la cerimonia ci si rende conto in modo
commovente delle diversità dell'Europa, così come della sua unità e
dell'emergere di un senso di unità.
Quest’anno un altro
passo in avanti è stato fatto. Europa Nostra e la Banca europea per gli
investimenti, ma anche il Consiglio della banca per lo sviluppo europeo, si
sono uniti nello sforzo di identificare i “7 siti più compromessi” d’Europa e
di far seguire alla loro identificazione un piano di ripristino.
Quest’anno la prima
bozza con 14 nominations è stata pubblicata il 18 aprile, il giorno
internazionale dedicato ai monumenti e ai siti archeologici. Nella diversità
geografica e tematica la lista illustra l’ampio spettro di problemi che legano
la cultura alla politica– e viceversa.
Per il Trattato
dell’Unione Europea, il patrimonio culturale è soprattutto una responsabilità
nazionale. Quindi, cosa succede quando gli stati nazionali vanno in bancarotta?
Si può permettere
che i loro monumenti vadano lentamente in rovina? L’inserimento della chiesa in
stile Manueline - tardo Gotico nella
città di Setubal, in Portogallo, per la quale esiste un piano di conservazione
senza i soldi per attuarlo pone l’accento proprio su questo problema.
Se esiste un
patrimonio culturale europeo - e tuttavia ci sono persone che pensano che “la
cultura è un affare locale” - non ci dovrebbe essere quindi un fondo europeo
dedicato a casi eccezionali come quello di Setubal?
L’articolo 3.3 del
trattato giustifica la creazione di un budget come questo. Dalla stesura
definitiva del Trattato dell’Unione Europea del 30 marzo 2010 si legge:
“L’Unione stabilirà
un mercato interno. Lavorerà per la sviluppo sostenibile dell’Europa ottenuto
sul bilanciamento tra la crescita economica e la la stabilità del prezzo, su
un’economia sociale di mercato altamente competitiva, con l’obiettivo di una occupazione
totale e di un progresso sociale, di un alto livello di protezione e di
miglioramento della qualità dell’ambiente. Promuoverà l’avanzamento
tecnologico e scientifico. Contrasterà l’esclusione sociale e la
discriminazione, e promuoverà la giustizia sociale e la protezione,
l’eguaglianza tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la
protezione dei diritti dei bambini. Promuoverà la coesione economica, sociale e
territoriale, e la solidarietà tra gli Stati Membri. Rispetterà il suo ricco
patrimonio culturale e la diversità linguistica e assicurerà che il patrimonio
culturale europeo sia salvaguardato e aumentato.
Per non dire del
monastero rinascimentale di San Benedetto Po, meticolosamente restaurato con
fondi locali solo dopo essere stato seriamente danneggiato nel terremoto del
maggio 2012, che fare ora che le risorse locali sono esaurite?
Ci sono poi la
foresta e gli edifici del XIX secolo a Tatoi, vicino Atene, che potrebbero
essere di nuovo economicamente produttivi, come lo erano un tempo, ma che
invece, a causa delle ristrettezze finanziarie, rischiano di essere svenduti?
Un’altra serie di
problemi nasce dalla spinta pan europea alla modernità. Per esempio Berlino. È
la città europea con il maggior numero di lampioni a gas ancora attivi, cosa
che per molti berlinesi è un segno positivo per la città. Il consiglio della
città di Berlino e il dipartimento per lo sviluppo della città desiderano
elettrificare le strade e i conservatori tedeschi sono fermamente contrari.
Allo stesso modo, un
quartiere di pescatori a Valencia è minacciato, dal piano del consiglio
comunale cittadino, di essere attraversato da una strada per il porto.
E una proposta
ancora più devastante minaccia la più bella, scenica e storica regione della
Transilvania, Rosia Montana, casa, forse, del più bel complesso sistema
di tunnel d’epoca romana, conservato in Europa. Una proposta per una miniera a
cielo aperto per ottenere l’oro rimanente da un' industria canadese distruggerà
uno scenario e un' eredità simili. È veramente impressionante l'alta resistenza
morale da parte dei conservatori rumeni e dei loro alleati in Europa, una
resistenza che ha spinto il governo Rumeno, fortunatamente, ad esitare
nel recuperare l’oro, permettere l’uso del cianuro e distruggere la propria
storia, a dispetto delle sirene di quelli che promuovono uno sviluppo
insostenibile dal rapido guadagno.
Come conservare al
meglio i resti archeologici del passato che spesso intralciano la via delle
politiche contemporanee?
In Dürres, Albania,
un anfiteatro romano è stato recentemente scoperto nel mezzo della moderna
città. Al contrario, in Serbia un sito neolitico di importanza europea sul
Danubio è trascurato e si sta gradualmente dissolvendo. In Turchia, lo
straordinario sito di Hasankeyf sul Tigr, fonte inesauribile di conoscenza
archeologica, condivide la stessa sorte del sito archeologico di Allianoi –
noto centro termale di epoca romana a soli 18 kilometri dall’antica città di
Pergamo - , situato ad occidente, che rischia di essere sommerso
completamente.
E come non biasimare
la situazione in Armenia, dove a causa di una diga dell’era sovietica una
chiesa del 5th secolo passerà metà dell’anno sott’acqua. Dovrebbe il ministro
della cultura provare a smatellare la struttura già debole e ricostruirla? O le
autorità dovrebbero fissare un limite all’aumento annuale di acqua?
Questi non sono
semplici contrasti tra passato e presente.
A Dürres, per
esempio, è assolutamente chiaro che per motivi di ordine economico l’anfiteatro
romano venga conservato.
Il patromiono
culturale forma una parte importante dell’identità di molte persone.
Qualche volta, come
ad Alessandria, la superba cittadella italiana del 18th secolo, o in Briançon
con le magnifiche fortificazioni del 17th sec di Vaubrun, il patrimonio
culturale fa parte dell’orgoglio locale e dell’identità nazionale.
Qualche volta il
patrimonio culturale rappresenta il riconoscimento dell’identità di un altro
come con la chiesa cattolica armena di St George in Mardin, nominata da Europa
Nostra – Turchia.
E qualche volta, è
un problema di riconoscimento e di riconciliazione, come nel lavoro delle
Nazioni Unite e nell’attivismo di molti conservatori nelle comunità greche,
turche e cipriote a Nicosia, una città europea ancora divisa, dove quelli che
lavorano per il patrimonio del passato stanno contemporaneamente lottando per
il presente e per una riconciliazione futura.
L’eredità culturale
vale o non vale, e questo dipende dall’ideologia e dall’opinione di ognuno. Per
quelli che hanno un approccio più empirico, che preferiscono apprendere il
generale attraverso il particolare, le diverse ma oramai unite eredità dell’Europa
garantiscono una strada reale per la scoperta dei bisogni e dei benefici
dell’unità.
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