"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

sabato 2 settembre 2017

DISCORSO (non fatto) A RIFONDAZIONE DI PADOVA


Non ho ricevuto molte informazioni per l'intervento di questa sera per cui lascerei alla platea decidere cosa vuole sentirsi raccontare.
Io ho preparato due tipologie di intervento:

  1. un resoconto sui guasti del sistema Veneto che parte dalla Pedemontana per arrivare al prosecco passando per gli incendi alle fabbriche... In pratica un cahier de doléance che bene o male tutti i presenti conoscono...
  2. .un'analisi (di parte) del profondo buco in cui siamo sprofondati e della cecità che ci avvolge tutti, anche se crediamo ognuno di sapere e vedere tutto, visto che siamo circondati da informazioni su tutti e tutto.
Nel primo caso racconterò fatti che, più o meno dettagliatamente, sappiamo già tutti noi presenti qui; ne parliamo ad ogni incontro e poi? O ci ubriachiamo oppure torniamo a casa incazzati... O depressi.
I più sensibili potrebbero anche mettersi a piangere oppure dire che è colpa del PD, o dei 5S o di Trump; in ogni caso sempre di qualcun altro. Ma poi?
Una sana indignazione, un bicchiere di rosso e poi?

Nel secondo caso si tratta di partire dalla medesima indignazione senza preamboli per capire dov'è finita la Politica e dove sono scomparsi i Partit
i.

Dove sono tutte le persone che l'11 giugno 1984 erano in Piazza della Frutta a Padova ad ascoltare Enrico Berlinguer? Dove sono i milioni di voti che erano il patrimonio democratico del PCI? Dove sono i milioni di iscritti al partito? 
Trent'anni fa quest'uomo promuoveva la “questione morale” con parole di un'attualità agghiacciante:

“Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni.” (1)

“Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata. “

Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche (...) non funzionino più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell'attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione.

La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.

Berlinguer chiedeva a Scalfari se fosse “un delitto avere queste idee?” 
Le storie di questi trent'anni dicono che non solo non era un delitto, ma sarebbe stata una salvezza se il suo popolo lo avesse seguito invece di perdersi in mille frazionismi, di cui non voglio ora analizzare le ragioni.

Io partirei da qui (cioè dal 1984) per arrivare ad oggi dove il dibattito politico è eterodiretto dai media che rimbalzano le pseudo opinioni di fascisti come Salvini con amplificazione dei media e dissoluzione dei partiti in carne ed ossa, sangue e sudore, passione e volontà di cambiare.

Non siamo più nemmeno nella società liquida di Baumann, siamo allo stato... gassoso: praticamente delle scoregge!


Dobbiamo ripartire da zero? Dalla rifondazione di Rifondazione?
Nulla di tutto ciò. Dobbiamo ripartire dalle parole e dai valori di Enrico Berlinguer per rivendicare l'identità di una classe precaria che non ha nemmeno più nome e definizione, che è difficile da inquadrare e da raggiungere in un società dove tutti sanno tutto senza in definitiva sapere nulla.
La precarietà ci ha avvolto in modo così forte, che non abbiamo nemmeno più le parole per definire coloro che vorremmo rappresentare?

Io ritengo che le questioni morali di Berlinguer oggi si possano declinare con alcune antiche parole semplici e conosciute da tutti voi:

  • tutela dell'ambiente che ci circonda e che vorremmo circondasse anche i nostri figli e nipoti 
  • dignità per il lavoro che non è un'opzione dei mercati, ma un diritto, il fondamento della nostra Costituzione e non può essere succube della finanza, che è il contrario del lavoro; 
  • lotta contro la povertà di tutti i tipi e per la pace che è un modo molto diverso di porre le questione in cima a tutte le agenti dei partiti di oggi (i migranti);
Oggi chi parla come Berlinguer? Dove troviamo con chiarezza e senza compromessi le sue idee?

II. IL DIALOGO VERSO NUOVE POLITICHE NAZIONALI E LOCALI
176. (...) le questioni relative all’ambiente e allo sviluppo economico non si possono più impostare solo a partire dalle differenze tra i Paesi, ma chiedono di porre attenzione alle politiche nazionali e locali.

177. (…) La società, in che modo ordina e custodisce il proprio divenire in un contesto di costanti innovazioni tecnologiche? Un fattore che agisce come moderatore effettivo è il diritto, che stabilisce le regole per le condotte consentite alla luce del bene comune. I limiti che deve imporre una società sana, matura e sovrana sono attinenti a previsione e precauzione, regolamenti adeguati, vigilanza sull’applicazione delle norme, contrasto della corruzione, azioni di controllo operativo sull’emergere di effetti non desiderati dei processi produttivi, e intervento opportuno di fronte a rischi indeterminati o potenziali. (...)

178. Il dramma di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta anche da popolazioni consumiste, rende necessario produrre crescita a breve termine. Rispondendo a interessi elettorali, i governi non si azzardano facilmente a irritare la popolazione con misure che possano intaccare il livello di consumo o mettere a rischio investimenti esteri. La miope costruzione del potere frena l’inserimento dell’agenda ambientale lungimirante all’interno dell’agenda pubblica dei governi.Si dimentica così che «il tempo è superiore allo spazio», che siamo sempre più fecondi quando ci preoccupiamo di generare processi, piuttosto che di dominare spazi di potere. La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione. (2)



III IL DIALOGO E TRASPARENZA NEI NUOVI PROCESSI DECISIONALI  
182. La previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare ed a un dibattito approfondito.
 

183. Uno studio di impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma. Va inserito fin dall’inizio e dev’essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica. Dev’essere connesso con l’analisi delle condizioni di lavoro e dei possibili effetti sulla salute fisica e mentale delle persone, sull’economia locale, sulla sicurezza. I risultati economici si potranno così prevedere in modo più realistico, tenendo conto degli scenari possibili ed eventualmente anticipando la necessità di un investimento maggiore per risolvere effetti indesiderati che possano essere corretti. È sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato. Bisogna abbandonare l’idea di “interventi” sull’ambiente, per dar luogo a politiche pensate e dibattute da tutte le parti interessate. La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione.

185. In ogni discussione riguardante un’iniziativa imprenditoriale si dovrebbe porre una serie di domande, per poter discernere se porterà ad un vero sviluppo integrale:  

Per quale scopo? Per quale motivo? Dove? Quando? In che modo? A chi è diretto? Quali sono i rischi? A quale costo? Chi paga le spese e come lo farà? 
In questo esame ci sono questioni che devono avere la priorità. Per esempio, sappiamo che l’acqua è una risorsa scarsa e indispensabile, inoltre è un diritto fondamentale che condiziona l’esercizio di altri diritti umani. Questo è indubitabile e supera ogni analisi di impatto ambientale di una regione.
 

IV. POLITICA ED ECONOMIA IN DIALOGO PER LA PIENEZZA UMANA
189. La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo bisogno in modo ineludibile che la politica e l’economia, in dialogo, si pongano decisamente al servizio della vita, specialmente della vita umana.
Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo.
La produzione non è sempre razionale, e spesso è legata a variabili economiche che attribuiscono ai prodotti un valore che non corrisponde al loro valore reale. Questo determina molte volte una sovrapproduzione di alcune merci, con un impatto ambientale non necessario, che al tempo stesso danneggia molte economie regionali.La bolla finanziaria di solito è anche una bolla produttiva. In definitiva, ciò che non si affronta con decisione è il problema dell’economia reale, la quale rende possibile che si diversifichi e si migliori la produzione, che le imprese funzionino adeguatamente, che le piccole e medie imprese si sviluppino e creino occupazione, e così via.
 

190. In questo contesto bisogna sempre ricordare che «la protezione ambientale non può essere assicurata solo sulla base del calcolo finanziario di costi e benefici. L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente». Ancora una volta, conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui. È realistico aspettarsi che chi è ossessionato dalla massimizzazione dei profitti si fermi a pensare agli effetti ambientali che lascerà alle prossime generazioni? All’interno dello schema della rendita non c’è posto per pensare ai ritmi della natura, ai suoi tempi di degradazione e di rigenerazione, e alla complessità degli ecosistemi che possono essere gravemente alterati dall’intervento umano. Inoltre, quando si parla di biodiversità, al massimo la si pensa come una riserva di risorse economiche che potrebbe essere sfruttata, ma non si considerano seriamente il valore reale delle cose, il loro significato per le persone e le culture, gli interessi e le necessità dei poveri.

191. Quando si pongono tali questioni, alcuni reagiscono accusando gli altri di pretendere di fermare irrazionalmente il progresso e lo sviluppo umano. Ma dobbiamo convincerci che rallentare un
determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo a un’altra modalità di progresso e di sviluppo. Gli sforzi per un uso sostenibile delle risorse naturali non sono una spesa inutile, bensì un investimento che potrà offrire altri benefici economici a medio termine. Se non abbiamo ristrettezze di vedute, possiamo scoprire che la diversificazione di una produzione più innovativa e con minore impatto ambientale, può essere molto redditizia. Si tratta di aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo.

E' sintomatico dei tempi tragici-comici in cui viviamo che le parole più forti e più serie che rieccheggiano i valori del segretario del più grande partito comunista europero siano del... Papa.

La chiarezza del messaggio è tale che la sua ECOLOGIA INTEGRALE può diventare il collante oggi per non uno ma cento programmi elettorali sfrondati da pregiudizi e sofismi.

Si tratta di un vero e proprio invito alla RIVOLTA PACIFICA, ma risoluta e senza compromessi su questioni di che sno fondanti e fondative.


Note
(1) Intervista di Eugenio Scalfari a Berlinguer del 18 luglio 1981
(2) Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni (A. De Gasperi)

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