Ecco uno stralcio del discorso di don Albino Bizzotto al Consiglio Regionale Veneto... Cercavo di fare una sintesi laica, ma c'è poco da sintetizzare...
IL
PIANETA
dalla
“Carta della Terra”.
“ Ci troviamo di fronte a una svolta nella storia del pianeta, in un momento in cui l’umanità deve scegliere il suo futuro (...) La scelta sta a noi: o creiamo un’alleanza globale per proteggere la Terra e occuparci gli uni degli altri, oppure rischiamo la distruzione, la nostra e quella della diversità della vita”.
Le due principali fonti di distruzione:
a) la macchina di morte della tecno-scienza: armi nucleari, chimiche e biologiche (25 modi diversi per distruggere l’umanità)
b) il caos che abbiamo creato nel sistema Terra e che si manifesta attraverso il riscaldamento globale. Negli ultimi 5 anni si sta registrando, non solo il disgelo delle
“ Ci troviamo di fronte a una svolta nella storia del pianeta, in un momento in cui l’umanità deve scegliere il suo futuro (...) La scelta sta a noi: o creiamo un’alleanza globale per proteggere la Terra e occuparci gli uni degli altri, oppure rischiamo la distruzione, la nostra e quella della diversità della vita”.
Le due principali fonti di distruzione:
a) la macchina di morte della tecno-scienza: armi nucleari, chimiche e biologiche (25 modi diversi per distruggere l’umanità)
b) il caos che abbiamo creato nel sistema Terra e che si manifesta attraverso il riscaldamento globale. Negli ultimi 5 anni si sta registrando, non solo il disgelo delle
calotte
polari, ma anche lo scioglimento del permafrost, il suolo
perennemente
ghiacciato del Canada e della Russia, con l’immissione in atmosfera di milioni di
tonnellate di metano, che è 23 volte più dannoso dell’anidride carbonica per l’effetto serra. L’ossido nitroso, liberato dai fertilizzanti è 40 volte più distruttivo.
Secondo l’ultimo rapporto ONU di valutazione degli Ecosistemi del Millennio, dei
24 elementi che sono fondamentali per la vita, 15 registrano un elevato grado di
degenerazione; il pianeta è esausto, la madre Terra ha raggiunto il limite di sopportazione.
Il 20 agosto scorso l’umanità ha esaurito le risorse naturali che aveva a disposizione
per l’intero 2013; in meno di 8 mesi sono state consumate le riserve di cibo (vegetale
e animale), acqua e materia prime che sarebbero dovute bastare fino al 31 dicembre,immettendo nell’ambiente (suolo, fiumi, mari, atmosfera) una quantità di rifiuti e inquinanti superiore alla capacità di smaltimento del pianeta.
Questi dati, probabilmente noti a molti di voi, li sentite come una notizia pur impor-
tante o come una emergenza reale? E se è vera emergenza va affrontata direttamente esubito, o dobbiamo aspettare che tutti siano d’accordo per partire?
Quelli forniti non sono sentimenti, sono dati. Questo mondo in cui siamo cresciuti è
finito, la crisi sta imprimendo un velocità imprevedibile. Qualcuno pensa che in qual-
che modo la crescita sarà una via d’uscita? Questa crisi non è solo economico - finanziaria, è entropica. Il pianeta così come stanno le cose, oggettivamente non ce la fa più.
il Veneto.
Il Veneto è una delle Regioni più attive nel mondo nell’affaticare il pianeta. C’è stata
una crescita esponenziale delle infrastrutture viarie e delle urbanizzazioni, una crescita indifferente alla storia, alla natura dei luoghi e ai valori del paesaggio veneto, accompagnata dalla polverizzazione delle imprese diffuse ovunque, che hanno comportato la dispersione insediativa e la conseguente congestione delle infrastrutture dellamobilità.
La cementificazione dei suoli riguarda quindi anche i terreni più fertili della pianura
veneta, mentre la costruzione di sempre nuove strade, autostrade e superstrade, svincoli e tangenziali hanno determinato una ulteriore frammentazione degli spazi destinati all’agricoltura.
ghiacciato del Canada e della Russia, con l’immissione in atmosfera di milioni di
tonnellate di metano, che è 23 volte più dannoso dell’anidride carbonica per l’effetto serra. L’ossido nitroso, liberato dai fertilizzanti è 40 volte più distruttivo.
Secondo l’ultimo rapporto ONU di valutazione degli Ecosistemi del Millennio, dei
24 elementi che sono fondamentali per la vita, 15 registrano un elevato grado di
degenerazione; il pianeta è esausto, la madre Terra ha raggiunto il limite di sopportazione.
Il 20 agosto scorso l’umanità ha esaurito le risorse naturali che aveva a disposizione
per l’intero 2013; in meno di 8 mesi sono state consumate le riserve di cibo (vegetale
e animale), acqua e materia prime che sarebbero dovute bastare fino al 31 dicembre,immettendo nell’ambiente (suolo, fiumi, mari, atmosfera) una quantità di rifiuti e inquinanti superiore alla capacità di smaltimento del pianeta.
Questi dati, probabilmente noti a molti di voi, li sentite come una notizia pur impor-
tante o come una emergenza reale? E se è vera emergenza va affrontata direttamente esubito, o dobbiamo aspettare che tutti siano d’accordo per partire?
Quelli forniti non sono sentimenti, sono dati. Questo mondo in cui siamo cresciuti è
finito, la crisi sta imprimendo un velocità imprevedibile. Qualcuno pensa che in qual-
che modo la crescita sarà una via d’uscita? Questa crisi non è solo economico - finanziaria, è entropica. Il pianeta così come stanno le cose, oggettivamente non ce la fa più.
il Veneto.
Il Veneto è una delle Regioni più attive nel mondo nell’affaticare il pianeta. C’è stata
una crescita esponenziale delle infrastrutture viarie e delle urbanizzazioni, una crescita indifferente alla storia, alla natura dei luoghi e ai valori del paesaggio veneto, accompagnata dalla polverizzazione delle imprese diffuse ovunque, che hanno comportato la dispersione insediativa e la conseguente congestione delle infrastrutture dellamobilità.
La cementificazione dei suoli riguarda quindi anche i terreni più fertili della pianura
veneta, mentre la costruzione di sempre nuove strade, autostrade e superstrade, svincoli e tangenziali hanno determinato una ulteriore frammentazione degli spazi destinati all’agricoltura.
È stato un crescendo dagli anni '80 in poi: dai 72 milioni di mq all’anno di perdita di
Suolo Agrario Utilizzato degli anni Ottanta, ai 97 milioni mq/anno negli anni Novan-
ta, ai 182 milioni mq/anno dal 2000 in poi.
Un consumo di suolo pari a 38 ettari al giorno. Tra Il 2000 e 2010, a fronte di un in-
cremento della popolazione di 429.274 abitanti, sono state costruite 367.354 nuove
abitazioni per una popolazione di 1 milione di abitanti.
Il Veneto così risulta la regione più cementificata d’Italia. Un modello di sviluppo la
cui insostenibilità viene evidenziata anche dai dati relativi all’impronta ecologica dei
suoi abitanti .
Nel 2009 al Piano Regionale di Coordinamento (PTRC) si riscontra che, a fronte di una media nazionale pari a 4,2 ettari pro capite/anno, l’impronta ecologica degli abitanti del Veneto è pari a 6,43 ettari pro capite/anno. Cioè per sostenere i consumi e assorbire l’inquinamento di ogni abitante veneto sono necessari 6,43 ettari di terreni “biologicamente attivi”.
Ma la “ biO-capacità ” del Veneto è pari a 1,62 ettari/abitante, quindi un “deficit ecologico” di 4,81 ettari pro capite/anno; deficit finora compensato con lo sfruttamento di risorse di altre regioni e continenti, ma che è facile prevedere, con la rapida crescita economica di Paesi emergenti, non sarà più praticabile in un prossimo futuro.
Il Veneto già oggi non ha l’autosufficienza alimentare.
Sono cifre che basta conoscere o cifre che ci impongono una svolta?
È in emergenza reale anche il Veneto o si trova soltanto in una situazione un po’ critica?
Al camper durante il digiuno erano appesi i 30 progetti iniziati o in partenza di strade
e autostrade, i vari poli ospedalieri e le opere marittime.
Non c’erano Veneto city – Tessera city – Motor city – né le cave, le discariche (a parte quella di Vianelle) le centrali idroelettriche, a biogas, a biomasse, né i dati rispetto alla fragilità idrica del territorio e all’inquinamento dell’aria.
La pianura padana è una delle zone più inquinate e inquinanti d’Europa . E pensare che a livello comunitario al 2050 dovremo ridurre del 70% il consumo energetico nei trasporti rispetto al2009 e ridurre del 60% le emissioni di gas climalteranti rispetto al 2008!
Un documento della Chiesa italiana del settembre 2012 è intitolato “Educare alla cu-
stodia del creato per sanare le ferite della Terra” e testualmente dice: “Ritessere
l’alleanza tra l’uomo e il creato significa anche affrontare con decisione i problemi
aperti e i nodi particolarmente delicati, che mostrano quanto ampie e complesse sianole questioni legate all’intreccio tra realtà ambientale e comunità umana”.
Accanto all’annuncio infatti, è necessaria anche la denuncia di ciò che viola per avidità la sacralità della vita e il dono della Terra”. E continua: “L’ambiente naturale non è una materia di cui disporre a piacimento, ma un’opera mirabile del Creatore, recanti in sé una grammatica che indica finalità e criteri per un uso sapiente, non strumentale e arbitrario.”
Veniamo tutti da un pensiero unico e cioè che lo sviluppo e la modernità ruotano at-
torno alla centralità dell’economia e della finanza, per cui anche il futuro si apre se saremo capaci ancora di crescita quantitativa.
Direi che siamo prigionieri, chi più chi meno, di questa concezione. A chi di noi è
mai venuto in mente di prendere sul serio il punto di vista della Terra e dei suoi diritti,
l’organismo vivo che fornisce gli elementi della vita a tutti gli altri esseri, viventi, noi
compresi?
Mettiamoci con sincerità davanti a tutte le opere pubbliche e private, Mose compreso.Quante appartengono alla programmazione politica per un servizio alla popolazione ealla cura del paesaggio, quante invece rispondono a llo sviluppo e al consolidamentodi interessi di grandi gruppi della finanza e dell’economia?
Vedete come i conti non tornano per gli enti pubblici, né a livello nazionale né a livello degli Enti locali. Sono sempre meno le risorse a disposizione. Eppure tanti privati si offrono a investire; per chi? Per il bene comune? Si fa sempre più ricorso al project financing pensando a benefici pubblici: un assunto del tutto falso.
I privati realizzeranno le opere solo se l’Amministrazione pubblica si impegna a coprire icosti, anche qualora gli investimenti fossero maggiori del previsto o il traffico (nel caso delle opere viarie) minore del previsto.
Dunque per i privati proponenti, rischio zero e guadagno certo.
Per la collettività, utilità incerta e altissimo rischio di costruzione di un debito differito diingenti proporzioni, addossato alle future generazioni.
Questo è il nodo centrale, questo è il futuro. Progetti partiti in tempi ormai lontani e che non rispondono né ai servizi veri per la popolazione, né al restauro e alla bellezza del territorio e del paesaggio.
Andando di questo passo non vi pare che di usufruibile gratuitamente da tutta la popolazione non rimarrà più niente neanche spostarsi da una località all’altra?
Sono in programma anche campi da golf, naturalmente con villette attorno e solo per
ricchi....Sto pensando al recupero fatto nelle città medioevali dell’Umbria, della Toscana, delleMarche. A tutti noi si allarga il cuore per questi scrigni recuperati e conservati di città e borghi.
Perché deprezziamo il Veneto così ricco di arte, di gioielli disseminati ovunque e spesso ormai abbandonati, con bellezze naturali ineguagliabili e produzioni agricole di pregio? Nostalgia rivolta al passato o valore aggiunto per il futuro?
Perché il territorio e il paesaggio in quanto tali non diventano il centro di interesse
collettivo, capace di attirare gli investimenti necessari per mettere in sicurezza il sistema acqua bene comune, invece di fare le scelte più impattanti, mettendo a rischio lefalde e le ricariche e rubando suolo alle coltivazioni?
Perché non è possibile un piano trasporti integrato ferrovia-strade a partire dai bisognidella popolazione, che si sposta sempre più con i mezzi pubblici per necessità, invecedi privilegiare solo la fetta ricca della società, con TAV e fantomatici corridoi, cheesistono solo nella testa di alcuni politici, ma certamente non nella realtà né all’est néall’ovest dell’Italia? Eppure una pioggia di miliardi.
Perché non consolidare e rendere più efficiente e meglio coordinato l’esistente con
un’occupazione costante?
Sappiamo tutti che ci sono molte falle di trasparenza e di legalità, conflitti di interessi
in atto, non solo per il Mose. È una questione morale ineludibile, anche per il rischio
ormai documentato di infiltrazioni mafiose.
Quanto avvenuto con gli ingegneri Baita e Mazzacurati non è un incidente di percor-
so; è la creazione e il funzionamento di un sistema di corruzione ramificato e stabilizzato.
Ho domandato ormai a tutti; nessuno mi ha fornito una risposta.
Perché né ai parlamentari, né ai senatori, né ai consiglieri regionali è stato finora possibile accedere ai dati riguardanti il piano economico di un’opera pubblica della portata dell’autostrada pedemontana veneta? È un’opera pubblica; dovrebbe e
ssere un diritto poter accedere agli atti.
Ci sono due sentenze del TAR consolidate rispetto al mantenimento del
commissario Silvano Vernizzi, che personalmente non conosco e che può essere la
persona più straordinaria di questo mondo, ma che di fatto ricopre ruoli (presidente
Veneto Strade e responsabile delle valutazioni del VIA) che comportano evidente
conflitto di interessi.
Sapete che dopo le sentenze del TAR e il decreto del Governo Monti di riconferma
del commissario si è aperta una eccezione di costituzionalità che finirà alla Corte Co-
stituzionale. Penso sarebbe più onorevole per tutti, prima di tutto per l’istituzione re-
gionale, mantenere il controllo e la vigilanza in corso d’opera invece che dover affrontare amare sorprese con perdita secca di credibilità a opera compiuta!
Sarebbe veramente triste pensare che il palinsesto e il calendario della politica debbano dipendere dalle sentenze dei tribunali.
C’è un altro problema cruciale: il lavoro. Da sempre viene riproposto solo con le grandi opere pubbliche o private, con i grandi investimenti ad alto impatto ambientale e con ricavi esclusivamente a vantaggio dei privati. Sapete che c’è molta propaganda per giustificare scelte, che non sono per il bene della collettività. Ci sono esempi ormai eclatanti di modalità di lavoro diffuso, che concilia maggior risparmio e maggiore occupazione.
Faccio un semplice esempio. Con un miliardo di euro di investimento in raccolta dif-
ferenziata spinta (porta a porta) e riciclo, si creano 200 mila posti di lavoro permanente. Per gestire la stessa quantità di rifiuti con l’incenerimento il costo si aggira sui 15miliardi di euro con 3000 occupati.
Per l’occupazione, con la stessa spesa, c’è un rapporto di 1 a 1000 senza ricorrere a
grandi opere.
È quanto avvenuto a Ponte nelle Alpi: riciclo oltre il 90%; costo smaltimento rifiuti da 475.000 euro/anno a 40.000; occupazione da 5 operai a 13; con soddisfazione dei cittadini.
Oltre al Presidente di questo Consiglio regionale a l camper del digiuno sono venuti altri rappresentanti politici di vari partiti. Mi sembra di capire che la linea sia quella di
portare a termine quanto approvato e poi, un po’ alla volta rivedere programmi e progetti. Siamo di fronte a un impoverimento della popolazione sempre più veloce e diffuso.
Partiamo dalle opere o partiamo dalle persone per affrontare la crisi? Non è problema di poco conto, sia per riorganizzare i servizi sociali nei singoli Comuni, che quelli sanitari e ambientali.
Una volta detto alle persone che sono esauriti i fondi per l’assistenza, non sono risolti
i problemi, anzi. Rischiamo a breve di trovarci con una società a due velocità e con il
rischio di conflitti sempre più forti per le necessità dei più poveri.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti di contenuto ritenuto "inadatto" saranno eliminati..