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Enrico Romanazzi n.1980 m.2016 Naturalista |
E’ difficile, innanzitutto, perché le cose da dire sarebbero tante, troppe sicuramente per una facciata di parole allineate in fretta. Soprattutto, però, l’esercizio che sto per affrontare è tale per il rischio di scadere nella retorica, nel banale che accompagna talvolta anche le manifestazioni di dolore sincero e nelle frasi scontate che si confezionano in fretta, quando ci si scopre indifesi di fronte allo spegnersi di una vita. Tanto più se la vita che si è spenta è quella di un Amico e in particolare di un giovane amico, che tanto doveva e poteva ancora donare a noi tutti e a questa nostra realtà culturale, ambientale ed ecologica.
Enrico si occupava di Anfibi e lo faceva con la passione che distingue gli Eroi, quelli veri, che si offrono ad una causa indipendentemente da ciò che potranno trarne in termini di vantaggio economico o altro. Lui gli Anfibi li studiava, ne divulgava la conoscenza, s’impegnava per proteggerli ed era, in questi termini, un esempio emblematico di cosa deve e può essere un Naturalista. Un esempio lontano dagli studiosi, o pseudo tali, pagati per ricerche tanto spesso poco utili se non al loro personale tornaconto.
Perché un Naturalista è innanzitutto questo: uno studioso e un divulgatore delle Scienze naturali disinteressato, che antepone la causa della conservazione, alimentata da un amore sincero verso le cose di cui si occupa, a qualsiasi altro obbiettivo.
Per questo, anche per questo, Enrico ha impartito a tutti noi, a tutti coloro che lo conoscevano, a tutti i cittadini di questo povero paese, una lezione etica, morale e culturale davvero straordinaria.
Questo è tanto più vero se si considerano i temi naturalistici di cui si occupava; se si pensa cioè al peso e al livello di attenzione che in questa società e nelle stanze in cui si esercita il potere economico e politico, hanno gli Anfibi. Se si pensa a quanta convinzione e forza d’animo si debba avere per trovare il coraggio di bussare a certe porte e di interloquire con certi ignoranti abissali, con certi cervelli indolenziti da slogan stupidi e banali, ma resi tronfi e arroganti dal potere loro conferito dal consenso di questa poverissima società e da maggioranze di analfabeti di ritorno.
“Onorevole, c’è qui un tizio che è venuto a parlarle di rospi!”
Mi sembra di sentire il portaborse che lo annuncia ad un assessore, ad un alto funzionario o ad un politicante di livello nazionale o europeo.
Eppure Enrico questo coraggio lo possedeva e lo usava e se si presentava sempre con il sorriso sulle labbra, non era per arroganza o per ostentata (e comunque legittima) superiorità culturale, ma semplicemente perché il suo carattere era, al tempo stesso, aperto e positivo, cordiale e generoso, amichevole e umile.
Queste sono dunque le ragioni che ce l’hanno fatto amare e che rendono la sua perdita drammaticamente dolorosa per l’angusto, frastagliato e disomogeneo ambiente dei naturalisti veneti. Perché uno come lui non si rimpiazza, non si costruisce e sostituisce in tempi brevi e la sua mancanza è destinata a lasciare un vuoto che peserà a lungo.
Se fosse stato un uomo di religione, Enrico verrebbe ora considerato il “Santo dei rospi” e tutti lo ricorderebbero come figura emblematica, ispiratrice d’impegno disinteressato verso “le creature più umili e indifese del Signore”; magari pensando che il dio che tutto vede e tutto può, l’ha chiamato accanto a sé, per chiedergli consiglio. Lui però era semplicemente un Naturalista e noi che siamo laici e non credenti e che siamo convinti che oltre il confine della vita c’è soltanto il ricordo e l’amore di chi ti ha conosciuto e stimato, siamo anche certi che egli può continuare ad accompagnarci semplicemente attraverso questo sentimento.
Per questo, caro Enrico, ti abbiamo dedicato queste poche righe: per renderti omaggio e per invitare chi ha deciso di sacrificare la propria vita alle troppe amarezze e alle poche gratificazioni che le Scienze naturali riservano, a non dimenticarti e a dedicarti idealmente il proprio impegno nella difesa di ciò che tu hai amato e che noi, tutti noi, dovremmo amare.
Ciao Enrico, ciao fratello, ciao figlio, ciao amico, ciao collega e grazie dei tuoi sorrisi e del tuo lavoro.
La malattia ha stroncato la tua vita ma ha lasciato intatti i tuoi ideali.
Ci mancherai, ma noi ci impegneremo per onorare la tua memoria.
per Associazione Naturalisti Sandonatesi
il presidente Michele Zanetti
Grazie per queste bellissime parole. Enrico è sempre con noi. In tutte le cose belle, in un sorriso, in una bella giornata, è seduto a tavola con noi e si gusta finalmente un bel pranzo sano e gustoso...è in ogni laghetto o semplice pozza fangosa come quando da bambino in bici andava a guardare le rane e tornava a casa fradicio. Grazie di tutto meraviglia di fratello <3
RispondiEliminaParole bellissime per una persona bellissima...RIP Enrico...ora veglia sulla tua famiglia...
RispondiEliminaIo ho semplicemente preso le parole di Michele e le ho riportate perchè mi parevano giuste e belle. Senza retorica e con molto dolore. Vi siamo vicini anche se non ci conosciamo perchè chi ama i piu' semplici in fondo ama tutto il creato ed un naturalista questo lo sa. Romeo
RispondiEliminaNon si potevano trovare parole migliori e più condivisibili, grazie a Michele per avere consentito a chi come me non ha potuto essere vicino di poterle, seppur tardivamente, sottoscrivere. Un ricordo indelebile di una persona limpida come poche.
RispondiEliminaRoberto