"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

lunedì 20 giugno 2016

ENRICO ROMANAZZI, IL SANTO DEI ROSPI

Enrico Romanazzi n.1980 m.2016 Naturalista
E’ difficilissimo, per me, affrontare la scrittura delle note che seguono e lo faccio con profonda emozione e con commozione sincera.

E’ difficile, innanzitutto, perché le cose da dire sarebbero tante, troppe sicuramente per una facciata di parole allineate in fretta. Soprattutto, però, l’esercizio che sto per affrontare è tale per il rischio di scadere nella retorica, nel banale che accompagna talvolta anche le manifestazioni di dolore sincero e nelle frasi scontate che si confezionano in fretta, quando ci si scopre indifesi di fronte allo spegnersi di una vita. Tanto più se la vita che si è spenta è quella di un Amico e in particolare di un giovane amico, che tanto doveva e poteva ancora donare a noi tutti e a questa nostra realtà culturale, ambientale ed ecologica.

Enrico si occupava di Anfibi e lo faceva con la passione che distingue gli Eroi, quelli veri, che si offrono ad una causa indipendentemente da ciò che potranno trarne in termini di vantaggio economico o altro. Lui gli Anfibi li studiava, ne divulgava la conoscenza, s’impegnava per proteggerli ed era, in questi termini, un esempio emblematico di cosa deve e può essere un Naturalista. Un esempio lontano dagli studiosi, o pseudo tali, pagati per ricerche tanto spesso poco utili se non al loro personale tornaconto.

Perché un Naturalista è innanzitutto questo: uno studioso e un divulgatore delle Scienze naturali disinteressato, che antepone la causa della conservazione, alimentata da un amore sincero verso le cose di cui si occupa, a qualsiasi altro obbiettivo.

Per questo, anche per questo, Enrico ha impartito a tutti noi, a tutti coloro che lo conoscevano, a tutti i cittadini di questo povero paese, una lezione etica, morale e culturale davvero straordinaria.

Questo è tanto più vero se si considerano i temi naturalistici di cui si occupava; se si pensa cioè al peso e al livello di attenzione che in questa società e nelle stanze in cui si esercita il potere economico e politico, hanno gli Anfibi. Se si pensa a quanta convinzione e forza d’animo si debba avere per trovare il coraggio di bussare a certe porte e di interloquire con certi ignoranti abissali, con certi cervelli indolenziti da slogan stupidi e banali, ma resi tronfi e arroganti dal potere loro conferito dal consenso di questa poverissima società e da maggioranze di analfabeti di ritorno.

“Onorevole, c’è qui un tizio che è venuto a parlarle di rospi!”

Mi sembra di sentire il portaborse che lo annuncia ad un assessore, ad un alto funzionario o ad un politicante di livello nazionale o europeo.

Eppure Enrico questo coraggio lo possedeva e lo usava e se si presentava sempre con il sorriso sulle labbra, non era per arroganza o per ostentata (e comunque legittima) superiorità culturale, ma semplicemente perché il suo carattere era, al tempo stesso, aperto e positivo, cordiale e generoso, amichevole e umile.

Queste sono dunque le ragioni che ce l’hanno fatto amare e che rendono la sua perdita drammaticamente dolorosa per l’angusto, frastagliato e disomogeneo ambiente dei naturalisti veneti. Perché uno come lui non si rimpiazza, non si costruisce e sostituisce in tempi brevi e la sua mancanza è destinata a lasciare un vuoto che peserà a lungo.

Se fosse stato un uomo di religione, Enrico verrebbe ora considerato il “Santo dei rospi” e tutti lo ricorderebbero come figura emblematica, ispiratrice d’impegno disinteressato verso “le creature più umili e indifese del Signore”; magari pensando che il dio che tutto vede e tutto può, l’ha chiamato accanto a sé, per chiedergli consiglio. Lui però era semplicemente un Naturalista e noi che siamo laici e non credenti e che siamo convinti che oltre il confine della vita c’è soltanto il ricordo e l’amore di chi ti ha conosciuto e stimato, siamo anche certi che egli può continuare ad accompagnarci semplicemente attraverso questo sentimento.

Per questo, caro Enrico, ti abbiamo dedicato queste poche righe: per renderti omaggio e per invitare chi ha deciso di sacrificare la propria vita alle troppe amarezze e alle poche gratificazioni che le Scienze naturali riservano, a non dimenticarti e a dedicarti idealmente il proprio impegno nella difesa di ciò che tu hai amato e che noi, tutti noi, dovremmo amare.

Ciao Enrico, ciao fratello, ciao figlio, ciao amico, ciao collega e grazie dei tuoi sorrisi e del tuo lavoro.

La malattia ha stroncato la tua vita ma ha lasciato intatti i tuoi ideali.
Ci mancherai, ma noi ci impegneremo per onorare la tua memoria.

                                                                           per Associazione Naturalisti Sandonatesi
                                                                              il presidente Michele Zanetti

4 commenti:

  1. Grazie per queste bellissime parole. Enrico è sempre con noi. In tutte le cose belle, in un sorriso, in una bella giornata, è seduto a tavola con noi e si gusta finalmente un bel pranzo sano e gustoso...è in ogni laghetto o semplice pozza fangosa come quando da bambino in bici andava a guardare le rane e tornava a casa fradicio. Grazie di tutto meraviglia di fratello <3

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  2. Parole bellissime per una persona bellissima...RIP Enrico...ora veglia sulla tua famiglia...

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  3. Io ho semplicemente preso le parole di Michele e le ho riportate perchè mi parevano giuste e belle. Senza retorica e con molto dolore. Vi siamo vicini anche se non ci conosciamo perchè chi ama i piu' semplici in fondo ama tutto il creato ed un naturalista questo lo sa. Romeo

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  4. Non si potevano trovare parole migliori e più condivisibili, grazie a Michele per avere consentito a chi come me non ha potuto essere vicino di poterle, seppur tardivamente, sottoscrivere. Un ricordo indelebile di una persona limpida come poche.
    Roberto

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