L’articolo del prorettore dell’Università “La Sapienza” evidenzia i “problemi” che hanno avuto fino ad oggi le energie rinnovabili, imputando anche alle Soprintendenze ed ai vincoli per la tutela del paesaggio, difficoltà e blocco di uno sviluppo esteso di fotovoltaico, idroelettrico e eolico.
Se dobbiamo parlare di “problemi” per le energie rinnovabili, dobbiamo parlare di tutti i problemi e di quello che è successo fino ad oggi.
Nel Veneto, che conosco bene, i fatti reali sono questi:
· il mini-idroelettrico nel bellunese ha fatto scomparire i torrenti come il Cordevole e non ci sono stati strumenti per fermare uno scempio che oggi i residenti comprendono bene e resiste a livello economico solo per gli incentivi;
· il fotovoltaico sulle aree industriali dismesse non lo impedisce nessuno, e men che mai la Soprintendenza, ma stanno in Provincia di Rovigo, si parla di metter pannelli su 200 ettari di suolo agricolo perché costa meno e rende ai proprietari terrieri senza coltivare
· l’eolico nel Veneto non è molto diffuso, ma certamente sarà da capire se un panorama splendido può/deve essere alterato per produrre energia elettrica, che magari serve per raffrescare un locale che tiene le porte aperte.
Il patrimonio naturale non è pari all’energia perché serve sempre valutare se la produzione di quell’energia è essenziale (morirò di freddo o di caldo? Non avrò acqua da bere?) oppure è un’energia superflua.
Quanti megawatt vale la vista delle Tre Cime di Lavaredo? Quanti megawatt vale la laguna di Venezia?
Credo che, in primis, sia da pensare al risparmio di risorse e poi a mettere “vera” energia green, dove non si fanno danni.
L’energia è un bene condiviso ed anche comune, ma è secondario rispetto al rispetto della Natura e della Terra. Basta ricordarlo.
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