1. Premessa
Le grave del Piave ed in particolare le grave di Ciano sono un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e una Zona a Protezione Speciale (ZPS) per lo Stato Italiano e per l’Europa e quindi anche per il Veneto. Questo significa che abbiamo sottoscritto un impegno per la conservazione e la protezione di questo habitat, che ha caratteristiche particolari uniche e non replicabili e possiamo anche ricevere finanziamenti per progetti europei.
Come è possibile che la Regione Veneto rinneghi tutto questo e pensi di creare un’opera ingegneristica (cassa di espansione) con scavi in alveo, cemento armato a tonnellate e distruzione delle grave stesse?
Dicono: “Il problema è la natura torrentizia del fiume: il Piave… la Piave…. che in caso di piena travolge ponti, distrugge case e vite.
“E’ una priorità per difendere le vite umane e le attività economiche…”.
Il falso dilemma che viene posto è tra la salvaguardia della Natura e la salvaguardia della vita umana.
Purtroppo, come sempre più spesso accade, si tratta di un gioco di specchi, dove il colpevole dello scempio trasforma la sua indecente immagine in quella del “salvatore delle padane genti”.
Quello che dovrebbe essere ovvio e chiaro diventa spesso complicato solo perché non vogliamo/sappiamo cogliere l’essenziale della questione e ci perdiamo in mille distinguo tecnico ingegneristici, dimenticando le questioni fondamentali.
Provo a spiegare, in questo caso, le enormi contraddizioni del “ragionamento” della Regione Veneto, che promuove il progetto delle casse di espansione sulle Grave di Ciano in Comune di Crocetta del Montello.
2. Cos’è la Piave?
Per tutti il fiume Piave è il corso
d’acqua, che nasce dal monte Peralba e sfocia nel mare Adriatico, dopo aver
subìto, ad opera della Serenissima, una deviazione per evitare di interrare la
laguna: è il fiume simbolo del Veneto ed un po' anche dell'Italia, visto i morti che ci furono lungo il suo greto.
E’ un fiume di storia (la Grande Guerra), di energia (le dighe degli anni ’60) e di irrigazione (l’acqua che oggi si trasforma in vino)...
E’ anche il fiume delle risorgive e credo sia corretto dire che il Sile sia “figlio” della Piave, madre premurosa, che ha dato alla terra trevigiana il suo magnifico e maltrattato figlio.
La Piave è certamente un corso d’acqua a carattere torrentizio (soggetto a “magre”, “morbide” ed anche devastanti “piene” come nel 1966), ma è (o forse era…) un corso d’acqua meandriforme, cioè con punti stretti e punti di ampio alveo (anche 4 km), che ERANO la sua naturale valvola di sicurezza per espandere le “piene”.
Negli ultimi 40 anni l’intervento dell’uomo, ed in particolare quello dei cavatori di ghiaia, hanno approfondito l’alveo e reso il fiume meno docile…
Gli agricoltori hanno preso possesso delle fasce golenali per piantare le viti dorate.... altri hanno costruito case e fabbriche...
3. Il problema (o meglio i problemi) della Piave?
Sulle modalità di protezione della vita umana nei confronti degli eventi eccezionali, che eccezionali non sono più a causa dei cambiamenti climatici indotti dallo sviluppo umane, dibattono da decenni ingegneri e politici, tutti concentrati nel trovare il punto migliore dove “domare” il fiume.
Dagli anni ’90, in questo dibattito, si è inserito anche il tema della conservazione dell’ambiente naturale, soprattutto se particolare, che è, proprio oggi, una priorità europea, di tale portata che persino alcuni ingegneri arrivano a capire.
Non mi dilungo sulle “attività” da boom economico (dighe, escavazioni senza regole per 30 anni, urbanizzazione in alveo) che hanno utilizzato il fiume per creare economia e lavoro a discapito della conservazione, perché si tratta di “acqua passata”.
Non per questo però dobbiamo dimenticare tutto quello che è stato fatto, se non altro per trarne alcuni insegnamenti.
Il primo principio che dovrebbe quindi informare un intervento di tutela delle vite umane e delle attività economiche lungo il fiume dovrebbe essere quindi quello di “ridare lo spazio di espansione” all’alveo del Piave in “piena”.
Si tratta di un’opera chiaramente eco-compatibile, già sperimentata con successo in Europa, che cerca di ripristinare le caratteristiche intrinseche del fiume, ridandogli lo spazio rubato.
Il costo di tale opera non è tanto ingegneristico quanto sociale perché si tratta di andare a rimuovere case ed attività insediate, con tutti i pubblici permessi, in aree a rischio.
Se è stato fatto un errore allora concedendo i permessi per localizzare case ed industrie in punti pericolosi, è corretto continuare a sbagliare solo per non volerlo ammettere?
L’intervento ingegneristico delle casse di espansione proprio, nella zona delle Grave di Ciano, ha il “vantaggio” di non disturbare alcun loro elettore, ma di “espropriare” un BENE COMUNE.
E' una decisione semplice per politici pavidi aggredire e distruggere un BENE COMUNE: una proprietà "di tutti" e quindi di nessuno, conosciuta da pochi, con minimo valore economico (per Lorsignori), anche violando una legge europea.
4. La transizione ecologica di Zaia e Bottacin
La normativa prevede una serie di procedure tecniche per dare un ausilio ai politici nel decidere tra diversi progetti di impatto ambientale in aree protette.
Sono le “famose” VINCA, VAS, etcc.., ma come possiamo fidarci di chi (Regione Veneto) ha insediato una commissione di tecnici “fedeli alla linea” che non eccepiscono nulla, per esempio, sull’approfondimento della Cava Morganella?
Come non diffidare dell’assessore Bottacin e dei suoi colleghi, che da ormai quasi un decennio, tengono in un cassetto, chiuso a chiave, il Piano di Gestione delle aree SIC ZPS del fiume Piave, come le Grave di Ciano?
Come fidarsi dell'ex Sindaca Rizzotto che con il SUAP ha derogato in lungo e largo in quel di Altivole?
Se riuscissimo a spiegare che questo particolare progetto di Zaia e Bottacin non
è una scelta obbligata, ma una precisa volontà di “sacrificare” (distruggere) un’area
di pregio naturalistico invece di spostare a case, fabbriche, centri di cava e
…. campi su campi di vigneti di prosecco, costruiti in zona a rischio
esondazione, sarebbe già un successo. Un piccolo e minimo successo.
Meglio sarebbe salvare le Grave di Ciano, ma per questo servrebbe un sentire comune in termini ambientali, che è molto lontano per la padane genti, che preferiscono ancora scannarsi (metaforicamente) una con l'altra invece di coorperare. Siamo piccole tribù....
E' però inaccettabile sentire che i fautori del progetto distruttivo sono i "veri ecologisti", salvatori della patria (veneta?) e delle vite umane. E' un falso totale, che ora tutti cercano di cavalcare...
Non abbiamo molte armi. Non abbiamo grandi forze.
Ma possiamo certamente dire che la “conversione” ecologica di Zaia, Bottacin, Rizzotto e soci, è una vera e propria presa in giro per tutti i Veneti.
Treviso, 24 maggio 2021 Romeo Scarpa
Non abbiamo molte armi,non abbiamo molte forze ma resta il coraggio e la costanza di continuare a lottare per una giusta causa .
RispondiEliminaNoi difenderemo con tutte le nostre forze un'area che è davvero bene comune di elevatissimo pregio ambientale e che è profondamente innervato nella identità collettiva della comunità.
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