Egr.
Senatore Felice CASSON
Egr.
Senatrice Laura PUPPATO
Egr.
On. Giulio MARCON
Egr.
On. Simonetta RUBINATO
Egr.
On. Floriana CASELLATO
Egr.
On. Andrea
ZANONI
e,p.c.
Ai
Soci ed alla Stampa
La sezione di Treviso di
ITALIA NOSTRA, rappresentata dal sottoscritto ing. Romeo Scarpa,
intende segnalare alle SS.VV. una caso particolare che riteniamo
simbolico dei
danni prodotti sul territorio veneto
dall’uso “disinvolto” dello strumento dello Sportello Unico per
le Attività Produttive (SUAP) di cui al D.P.R 160/2010.
Tale vicenda è tanto piu'
significativa proprio nel momento attuale, in cui tre giorni di
piogge in pianura vengono definiti “evento eccezionale” e
comportano esondazioni di fiumi e torrenti.
Significativo anche il
fatto che tutto si è svolto in modo “legale”, cioè rispettando
(al limite della decenza) le leggi e/o “forzando” le stesse in
modo politicamente criticabile per interessi non certo comuni.
La vicenda in questione è
ormai al suo epilogo perchè l'amministrazione comunale in questione
ha posto in opera, in accordo con il privato, interessato
(giustamente) a valorizzare i suoi terreni, un sistema di azioni, che
partono da un evidente forzatura: si
trasforma un'area agricola in un'area industriale,
legittimandola progressivamente con atti e ricorsi, che oggi si
concluderanno nell'ultimo ricorso al Capo dello Stato.
La penosa vicenda si è
svolta nel Comune di Altivole, non a caso confinante con il Comune di
Vedelago, dove l'ex Sindaco Quaggiotto ha sostenuto e promosso la
costruzione di un megacentro industriale a Barcon in prossimità
della palladiana villa Emo; in questo caso, l'intervento di
trasformazione di 94 ettari di campagna vergine in zona industriale è
stato bocciato da un forte comitato popolare supportato persino da
un'istituzione bancaria, oltre che dalle associazioni ambientaliste.
Nel Comune di Altivole il
progressivo ampliamento di alcuni annessi rustici destinati a
ricovero di legname ha portato alla creazione di una vera e propria
area industriale “personalizzata” in piena campagna; il tutto è
progredito in circa un decennio nel sostanziale silenzio della
popolazione locale, certamente poco coinvolta dalle associazioni come
la nostra, ma certamente anche favorevole a simili trasformazioni ed
in parte “intimorita” dall’atteggiamento protervo della
proprietà e dell’amministrazione comunale.
Riteniamo,
infatti, che nel comune di Altivole si sia usato ed abusato dello
strumento derogatorio dello SUAP, stravolgendo l’originario assetto
del territorio con una progressiva e ingiustificata sottrazione di
suolo all’uso agricolo a favore di una fabbrica, che poteva trovare
posto e svilupparsi in area propria (industriale) invece che
svilupparsi nei terreni di famiglia e in quelli circostanti,
deprezzati proprio dall'intervento di sviluppo di questo
insediamento.
E' evidente, dalle
fotografie che presentiamo, che la “fabbrica” agli inizi degli
anni 2000 era formata solo due piccoli edifici produttivi e da una
serie di tettoie “su ruote”.
E’ altresì evidente che
tale insediamento era situato chiaramente in area agricola , cioè
in una zona dove
da decenni tutti dicono che deve impedito l'insediamento di attività
produttive,
visto che il Veneto ne ha un migliaio, oggi vuote...
Sarebbe stato ovvio e
semplice nel 2003, incentivare l'azienda in questione a trasferirsi
in zona
urbanistica “propria”,
visto che nel Comune di Altivole esistono!
Così non è stato.
Anzi, si è fatto ben di
peggio: si è creata una vera e propria area industriale “privata”
in piena zona agricola, legittimandola progressivamente con
deliberazioni che oggi portano ad avere zone industriali “a macchia
di leopardo” con evidenti problemi per la viabilità e la
coesistenza tra residenze, aree agricole e aziende che hanno
necessità di fare rumore per lavorare.
Utilizzando i margini
concessi da una legislazione regionale derogatoria di cui l'ultimo
Piano Casa è l'esempio piu' clamoroso, il Comune di Altivole per
stralci successivi ha consentito il progressivo ampliarsi di
un'azienda produttiva vicino ad abitazioni storiche in piena zona
agricola.
Tutto “legale e
legittimo”, per carità!!
Lo dicono varie sentenze
amministrative, ma nella sostanza vi è la conferma che il famoso
dissesto urbanistico del territorio veneto non è altro che la somme
di centinaia di comportamenti simili a questo.
Il comportamento di un
potere locale che dimostra l'usuale scarsa capacità di contrattare,
da pari a pari, con i poteri privati forti e la convenienza
(politica) a trovare un accordo con la scusa di favorire il lavoro o
di avere risibili opere pubbliche a compensazione (le famose piste
ciclabili in zona agricola).
I “danni” prodotti da
simili comportamenti, che contrastano con uno sviluppo ordinato e
pianificato del territorio, non vengono mai considerati, salvo
quando.... piove, come in questi giorni, e tutti ci stupiamo del
fatto che i fiumi si alzino di livello in modo così repentino.
Poco serve ricordare che
l'intensa edificazione ed impermeabilizzazione del territorio
comporta l'accelerazione dello scarico delle acque ed i conseguenti
innalzamenti dei livelli dei fiumi che ricevono quest'acqua.
Poco serve dire che è
necessario usare il territorio già urbanizzato (in questo caso le
aree industriali esistenti) invece di invadere ulteriore terreno
permeabile...
Nella
foto 1 che risale al 2004 è evidente che attorno ad una casa rurale
originaria ci sono campi e due “annessi rustici” destinati a
piccola fabbrica; sembrerebbe semplice incentivare questo privato a
trasferirsi in un'area industriale creata “ad hoc”, dove
l'attività potrebbe svilupparsi ed lavorare con maggior facilità.
Perchè
non lo si fa? Per i soliti problemi di “schèi”: l'area agricola
attorno costa 6-10 euro/mq, mentre un'area industriale lottizzata
costa (costava!) 100 euro/mq.
Nella foto 2 (2014)
risulta evidentissimo che i due edifici originari (annessi rustici)
si sono consolidati ed ampliati in modo abnorme ed ormai hanno
trasformato la zona agricola con residenze in una delle mitiche zone
del nord- est.
Un luminoso esempio di
trasformazione urbana dove il Veneto promuove il suo territorio
agricolo a 5 chilometri da villa Emo!
foto 1: la zona di via Edificio (Altivole) nel 2003 - fonte google maps
foto 2 - la zona di
via Edificio (Altivole) nel 2014 - fonte google maps
E' un piccolo, ma
significativo, esempio, che però dimostra quanto ci sia ancora da
fare per ridurre il consumo del suolo, che
viene difeso solo a parole.
Osservate bene i due
complessi industriali che si sono estesi e ancora si stanno
espandendo in piena zona.... “industriale”; oggi infatti le aree
di questi capannoni sono a tutti gli effetti vere e proprie zone D,
cioè destinate ad edifici industriali, ma ricadono in piena
campagna. Che “stranezze”!!
Recentemente
in Regione
Veneto sono stati presentati due progetti di legge (PdL n.390 e
n.393) per “ridurre il consumo del territorio”,ma nella realtà
l'interesse del pubblico e privato risulta sempre essere quello di
edificare o consentire di edificare dove costa meno, come dimostra
il recente tentativo della lobby agromeccanica di poter costruire
(sempre in deroga) in area agricola ricoveri per loro mezzi!!
Poi tutti a stupirsi
quando i fiumi esondano o quando le strade sono insufficienti alla
dimensioni dei mezzi di trasporto industriali o perchè i TIR carichi
di materiali sono in coda con le mamme che vanno a prendere i figli a
scuola!!
Tra
l’altro in questo
modo,
a nostro avviso, misconoscendo quella giurisprudenza
che valuta la “vicinitas” un criterio idoneo a legittimare
l’impugnazione di singoli titoli edilizi (cfr. Cons . Stato, Sez .I
V, 4 maggio 2010 n.2565)
Nel frattempo il Comune di
Altivole ha concluso tutti i passaggi formali per dare legittimità
ad un’operazione che favorisce in modo indubitabile il proprietario
della fabbrica, cui è stata concessa la possibilità di ampliarsi a
minor costo (ovvero senza dover pagare il costo di un’area
produttiva), mentre nello stesso Comune ci sono zone industriali
pianificate, ma vuote.
Un
danno grave per tutti noi (collettività)
visto che si consuma prezioso suolo agricolo e si peggiora la qualità
generale del territorio per incapacità politica di avere un'azione
amministrativa lungimirante.
Oggi, 4 febbraio 2014, si
discute il Ricorso avanti il Capo dello Stato (RG 4670/2013) per
cercare di limitare i danni, morali e sostanziali, ma ci sarà una
probabile ennesima “sconfitta” del Privato contro Azienda+Comune.
Non potrà essere un gran
vanto però per Sindaco e Azienda, perchè ormai è evidente che
simili comportamenti creano danni al territorio e poca utilità alla
collettività.
Le passate elezioni a
Vedelago hanno dimostrato che i cittadini capiscono ed hanno punito
severamente chi promuoveva interessi che devastavano il territorio.
Ci auguriamo che anche i
cittadini di Altivole alle prossime elezioni comunali sappiano
scegliere chi non fa di simili interventi un vanto e “mandi a casa”
simili amministratori, che magari vincono al TAR o al Consiglio di
Stato, ma sono destinati ad essere ricordati come.... novelli Attila.
Il danno fatto in questa
zona al territorio è ormai irreparabile, ma speriamo che un cambio
radicale di mentalità dei nostri politici ed imprenditori possa
modificare questo stato ed invertire il degrado ambientale di questo
Veneto.
p. ITALIA NOSTRA
Treviso
il
presidente
Romeo
Scarpa
Post scriptum
Per i Parlamentari si
allegano gli atti specifici per meglio comprendere e valutare la
questione.
Per la stampa ed i nostri
Soci invece la questione viene lasciata senza nominativi, cioè a
livello generale e politico, visto che l'Azienda in questione ha
citato in giudizio il nostro socio per presunta diffamazione a mezzo
stampa per alcuni banali articoli, chiedendo un risarcimento di
appena 1 milione di euro!
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