"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

sabato 26 agosto 2017

E IL GIARIDNO CREO' L'UOMO

Domandarsi cosa ne sarà del giardino significa domandarsi cosa ne sarà dell’umanità, tanto intimo è il legame tra giardino e uomo. Da qualche mese i giornali parlano di guerra. La prossima, dicono, grazie ai progressi della tecnologia sarà la più distruttiva di quelle finora conosciute. Io penso a quell’altra guerra, nella quale c’impegniamo quotidianamente senza saperlo, assorbiti come siamo dalle mille incombenze quotidiane. Sto parlando della guerra che abbiamo dichiarato alla vita. 
Di questo conflitto, i danni della società industriale e materialista sono le forme più evidenti; il distacco dalla natura, la sua conseguenza più profonda. Quando la prossima guerra sarà finita ce ne saranno altre, e il progresso continuerà nella sua corsa e la Terra diverrà uno spazio sempre meno abitabile. 
Poco a poco, probabilmente, gli uomini si risveglieranno, come dopo un’ubriacatura, si renderanno conto dell’errore commesso voltando le spalle alle loro origini. Vedremo finalmente che in fondo al deserto c’è solo un deserto. Sarà troppo tardi? 
Ci sarà ancora un giardino, accanto a noi, per dirci che sì, possiamo ritrovare la strada giusta, quella del ritorno? 
Nonostante tutto la risposta della mia anima è: sì. I giardini sopravvivranno. Ne sono convinto. Finchè ci saranno esseri umani che cercano di rinnovare un dialogo con la natura, ci saranno veri giardini, e quindi una speranza. Sopravivranno come luoghi dissenso. Non hanno già adesso questo ruolo, che non avrebbero mai pensato di dover sostenere?
Il giardino non è mai perduto: Così essendo troppo vecchio per credere alle rivoluzioni, non avendo mai avuto gusto per i manifesti politici, io non raccomando altro che una forma di ribellione: il giardinaggio
Fate giardini! 
Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge. Io, che sono sempre stato allergico alla civiltà, con questo sangue di barbaro dell’estremo Nord che mi scorre nelle vene, ho curato un giardino selvatico.
 Voi scegliete lo stile che vi si confà. Tracciare il vostro disegno sulla faccia della Terra, che si presta sempre volentieri ai sogni dell’uomo, piantate un giardino e prendetevene cura. E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare, nonostante l’insensato baccano che li circonda. 
Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell’invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo. Ciò facendo affronterete le forze contrarie che oggi sembrano più potenti che mai. Non opporrete al sistema vigente un’ideologia o un progetto politico, ma un semplice luogo con i suoi semplici valori. Non avrete il desiderio assurdo di cambiare il mondo: farete solo un piccolo spazio alla vita. 
La natura vi offre questa possibilità……..
Gli dei sono dalla vostra parte. Sì quegli dei che si è voluto scacciare, anche loro esuli dalla Terra, ma sempre infinitamente, più saggi dei mortali. Stanno aspettando gli uomini, sorridendo dei loro errori e delle loro speranze, dietro il cancello aperto del giardino.”
Non sono filosofo, ma questo so: nel nostro tempo troppo pieno di sé e delle sue conquiste, in questa nostra società in cui sembra che il destino di qualsiasi attività sia generare ricchezza, soddisfare desideri perlopiù superflui, abbiamo dimenticato un bisogno, tanto essenziale quanto mangiare o bere. Abitare un mondo dotato di senso”.
Restano ancora in Occidente, dei luoghi incantati, abitati dall’invisibile. Sono luoghi in cui un tempo gli uomini hanno costruito templi e chiese, o resistono ruderi di antiche città e castelli. Talvolta basta una sola pietra per far nascere tutt’intorno un luogo vero, per raccontare una storia. Se questi posti hanno saputo conservare un’anima, è perché l’avanzata massiccia della storia li ha risparmiati. Sono, insomma, di superstiti e, se preferite, dei luoghi fantasma. Spesso li si incontra per caso. 
Talvolta, di primo acchito ci deludono: sembrano abbandonati, trascurati, cosa che invariabilmente mette a disagio l’uomo civilizzato, così amante dell’ordine e della pulizia  (vedi antropologia Homo Fulvo Pettinaticus - ndr). 
 Nella maggior parte dei casi non siamo molto edotti sulla storia del sito e – altra cosa che ci disorienta – non sappiamo granchè di dove ci troviamo. Entrandovi però persino il razionalista più incallito comprende che non si tratta di un luogo neutro. L’aria che visi respira è diversa, e altrettanto diversa è la qualità della luce. 
Lo spazio è come carico di una strana densità, di una profondità insondabile, come se qualcosa nella vita degli uomini e delle donne che lì hanno pregato, amato, sofferto e sognato avesse resistito allo scorrere del tempo, via via modificando il sito fino a farne ciò che è”.
Così i veri luoghi scompaiono uno dopo l’altro insieme al loro mistero, alle storie che custodivano, al loro silenzio benedetto. Se non vengono semplicemente distrutti, li si trasforma in  "monumenti">. 
In questo caso dopo essere stati restaurati in modo da sembrare più giocattoli che luoghi reali, diventano siti turistici. 
Niente più tracia del loro mistero, ma che importa? Finalmente servono a qualcosa: attrarre visitatori affamati di distrazioni. I luoghi si ritrovano così trasformati in scenari dove il turista, cioè il povero erede di ciò che un tempo era il viaggiatore, inscena la propria capacità di meravigliarsi di fronte al mondo”.
(JORN DE PRECY  -1912)



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