"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

mercoledì 16 agosto 2017

MINI-IDROELETTRICO? UNA PAZZIA SENZA SENSO

Sono passate alcune settimane dal nostro giro nel bellunese, ospiti dei Pescatori del Bacino 8 che insieme a Lucia Ruffato (Acqua Bene Comune Belluno), ci hanno fatto vedere la mostruosità di quello che sta succedendo ai nostri torrenti di montagna, complice una legislazione europea e regionale, che utilizza tutti e soli i meccanismi per il solito motivo: fare soldi!
 Schèi...
La questione è nota da tempo e denunciata con forza dai Comitati, ma non riesce a far breccia né a Roma in sede legisltiva, né tra i cittadini che vengono abbindolati da questa pseudo energia rinnovabile.
Il nostro breve giro sul Mis e sul Cordevole è stato chiarificatore di quanti e quali mancanze abbiamo tutti noi su questo tema, che non è difficile, ma è stranamente trascurato, anche se ultimamente qualche Comune e qualche valle ha deciso di dire “basta!”.
Cerco di fare una brese sintesi di quello che abbiamo imparato dai nostri ospiti (pescatori ed ambientalisti).
  • Come funzionano le mini-centraline?
foto 1 - opera di presa sul Mis - bloccata da anni
Primo mito da sfatare: non c'è nulla di “mini” visto che le opere in alveo sono in calcestruzzo e resteranno nei secoli ed i tubi che vengono posati hanno un diametro anche di 2 metri!
In pratica chi ottiene la concessione allo sfruttamento dell'acqua per fare energia elettrica, costruisce un'opera di presa e canalizza con i sopra citati tubi una gran parte dell'acqua verso le turbine a valle. In pratica per un tratto di 3-5km, viene “ rubata l'acqua all'alveo dei fiumi e torrenti, a cui si lascia il 10-15%, che secondo i loro studi sarebbe il “deflusso minimo vitale”. Ovviamente se si ripete il giochino per 3-4-5 volte sul medesimo corso d'acqua, si priva un tratto anche di 25 chilometri dell'elemento essenziale per far vivere il fiume.

Questo danno ecologico non è minimamente considerato da nessuno e tutte le relazioni di valenti professionisti (pagati dal concessionario) dichiarano ogni volta che “non ci sono impatti significativi”.

Ovviamente chi il fiume lo vive e lo ama (i pescatori) non riescono a capire una tale stupidità che priva dell'elemento essenziale alla vita il corso d'acqua e quindi manda in crisi sia la flora che la fauna acquatica.

  • Quanta energia producono le mini-centraline come energia?
Appurato che un intervento che massacra una risorsa essenziale come i torrenti (e quindi l'acqua ed il suo ecosistema) non può essere definita “sostenibile”, se non a livello puramente formale, il dato inquietante è che la produzione di questi impianti è praticamente insignificante.
Dai dati del GSE (nota 1) del 2009 si rileva che l'incidenza della produzione di energia idroelettrica da questo tipo di impianti (erano allora 1270!) arriva a malapena al 4% della produzione totale; con l'incremento previsto (ulteriori 2500 centraline) si arriverà al massimo al 8%. E' sensato un simile investimento per dare risultati così scarsi ad un prezzo così alto?

Questi investimenti, che sono tecnicamente anti-economici, sopravvivono solo grazie ad una poltiva di incentivazione per cui sono tutti i cittadini con le loro bollette elettriche che pagano questo. In pratica noi stessi, consumando energia elettrica e pagando bolletti, diamo soldi a coloro che fanno scempio dei nostri torrenti!
Interventi ben più vantaggiosi in termini economici (pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici) o interventi di efficientamento (risparmio) sugli edifici hanno avuto minori vantaggi rispetto a questo tipologia di energia pseudo-sostenibile.

  • Chi richiede questi impianti? Chi li autorizza?

E' sempre interessante capire chi richiede questa tipologia di impianti e chi li autorizza e chi per avere un quadro delle responsabilità degli enti pubblici (soggetti al controllo politico e quindi alla fine al controllo degli elettori) e dei privati investitori (che agiscono per puro tornaconto economico).

La procedure di autorizzazione e concessione sono normate a livello regionale all'interno di una cornice normativa nazionale.
In Veneto gli Uffici rgionali preposti sono quello relativo alla “Difesa del Suolo” e quello dell' “Ambiente”, entrambi sotto l'Assessorato all'Ambiente, retto in questo momento dall'Assessore Giampaolo Bottacin, che è anche feltrino e quindi dovrebbe conoscere i luoghi.

Nel caos di competenze e delibere che si sono susseguite, tra cui anche la contestatissima DGRV 694/2013 oggi revocata dalla DGRV 1628/2015, la Regione Veneto non ha mai brillato per trasparenza, negando di fatto a cittadini e comitato l'accesso agli atti.

I richiedenti sono stranamente pochi e tutti ricondubili a società di ingegneria o gruppi di produzione o gruppi finanziari sostenuti dalle banche.

L'investimento è discreto (3-4 milioni di euro), ma, grazie agli incentivi il ritorno del capitale è garantito in 4-5 anni di gestione.

Spesso i Comuni partecipano a questi progetti come soci di minoranza per quote del 20% massimo degli utili, che in tempo di finanze magre, sono accolti con favore dai Sindaci.

Quello che resta a noi è il 100% del danno ambientale.


foto 2: altra opera di presa. Notare la scala di monta dei pesci..sekkati dalla mancanza d'acqua...

  •  cosa fare per difendere i torrenti e l'acqua come bene primario?
Non c'è dubbio che si tratta di una battaglia impari quella che riguarda l'acqua, visto che nemmeno il voto di 27 milioni di italiani sul referendum del 2011 è riuscito ad incidere sulla quello che si presenta come il futuro affare del secolo.

Multinazionali e impresa multiutilities locali stanno già affilando le armi per far pagare l'acqua che invece noi riteniamo un diritto essenziale per l'uomo e per l'ambiente e che quindi deve essere gestito fuori dalle logiche di mercato.

L'acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza perchè è insipensabile alla VITA UMANA e degli ECOSISTEMI TERRESTRI ed ACQUATICI.

L'accesso all'acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perchè determina la sopravvivenza delle persone e di tutte le specie e per questo è condizione per l'esercizio degli altri diritti umani.


Le azioni che possiamo (e dobbiamo) fare sono:
  1. informazione precisa e puntuale sull'assurdità di questa tecnologia 
  2. attività di pressione sui politici a livello nazionale per la modifica della politica degli incentivi 
  3. attività di pressione sui politici regionali perchè difendano il loro territorio non a parole (i pescatori votano...)
  4. attività di pressione sui politici locali (sindaci) perchè si oppongano a questi progetti 
  5. unione delle forze tra tutti coloro che votarono al referendum 2011 per riportare l'acqua come tema politico essenziale 
  6. contribuzione e sostegno ai Comuni che volontariamente rinunciano a questi progetti per il bene dei nostri fiumi e di flora e fauna acquatica.
Ringrazio Luigi Pizzico, presidente del Bacino 8 di pesca e tutti i suoi per l'ospitalità e le preziose informazioni; ringrazio parimenti Lucia Ruffato per le sue appassionate spiegazioni. 
UNITI SI VINCE


NOTE
NOTA 1 - Fonte Pubblicazione “CENTRALINE Dossier 2017” pagine 15-16

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