Schèi...
La questione è nota da tempo e denunciata con forza dai Comitati, ma non riesce a far breccia né a Roma in sede legisltiva, né tra i cittadini che vengono abbindolati da questa pseudo energia rinnovabile.
Il nostro breve giro sul Mis e sul Cordevole è stato chiarificatore di quanti e quali mancanze abbiamo tutti noi su questo tema, che non è difficile, ma è stranamente trascurato, anche se ultimamente qualche Comune e qualche valle ha deciso di dire “basta!”.
Cerco di fare una brese sintesi di quello che abbiamo imparato dai nostri ospiti (pescatori ed ambientalisti).
- Come funzionano le mini-centraline?
foto 1 - opera di presa sul Mis - bloccata da anni |
In pratica chi ottiene la concessione allo sfruttamento dell'acqua per fare energia elettrica, costruisce un'opera di presa e canalizza con i sopra citati tubi una gran parte dell'acqua verso le turbine a valle. In pratica per un tratto di 3-5km, viene “ rubata l'acqua all'alveo dei fiumi e torrenti, a cui si lascia il 10-15%, che secondo i loro studi sarebbe il “deflusso minimo vitale”. Ovviamente se si ripete il giochino per 3-4-5 volte sul medesimo corso d'acqua, si priva un tratto anche di 25 chilometri dell'elemento essenziale per far vivere il fiume.
Questo danno ecologico non è minimamente considerato da nessuno e tutte le relazioni di valenti professionisti (pagati dal concessionario) dichiarano ogni volta che “non ci sono impatti significativi”.
Ovviamente chi il fiume lo vive e lo ama (i pescatori) non riescono a capire una tale stupidità che priva dell'elemento essenziale alla vita il corso d'acqua e quindi manda in crisi sia la flora che la fauna acquatica.
- Quanta energia producono le mini-centraline come energia?
Dai dati del GSE (nota 1) del 2009 si rileva che l'incidenza della produzione di energia idroelettrica da questo tipo di impianti (erano allora 1270!) arriva a malapena al 4% della produzione totale; con l'incremento previsto (ulteriori 2500 centraline) si arriverà al massimo al 8%. E' sensato un simile investimento per dare risultati così scarsi ad un prezzo così alto?
Questi investimenti, che sono tecnicamente anti-economici, sopravvivono solo grazie ad una poltiva di incentivazione per cui sono tutti i cittadini con le loro bollette elettriche che pagano questo. In pratica noi stessi, consumando energia elettrica e pagando bolletti, diamo soldi a coloro che fanno scempio dei nostri torrenti!
Interventi ben più vantaggiosi in termini economici (pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici) o interventi di efficientamento (risparmio) sugli edifici hanno avuto minori vantaggi rispetto a questo tipologia di energia pseudo-sostenibile.
- Chi richiede questi impianti? Chi li autorizza?
E' sempre interessante capire chi richiede questa tipologia di impianti e chi li autorizza e chi per avere un quadro delle responsabilità degli enti pubblici (soggetti al controllo politico e quindi alla fine al controllo degli elettori) e dei privati investitori (che agiscono per puro tornaconto economico).
La procedure di autorizzazione e concessione sono normate a livello regionale all'interno di una cornice normativa nazionale.
In Veneto gli Uffici rgionali preposti sono quello relativo alla “Difesa del Suolo” e quello dell' “Ambiente”, entrambi sotto l'Assessorato all'Ambiente, retto in questo momento dall'Assessore Giampaolo Bottacin, che è anche feltrino e quindi dovrebbe conoscere i luoghi.
Nel caos di competenze e delibere che si sono susseguite, tra cui anche la contestatissima DGRV 694/2013 oggi revocata dalla DGRV 1628/2015, la Regione Veneto non ha mai brillato per trasparenza, negando di fatto a cittadini e comitato l'accesso agli atti.
I richiedenti sono stranamente pochi e tutti ricondubili a società di ingegneria o gruppi di produzione o gruppi finanziari sostenuti dalle banche.
L'investimento è discreto (3-4 milioni di euro), ma, grazie agli incentivi il ritorno del capitale è garantito in 4-5 anni di gestione.
Spesso i Comuni partecipano a questi progetti come soci di minoranza per quote del 20% massimo degli utili, che in tempo di finanze magre, sono accolti con favore dai Sindaci.
Quello che resta a noi è il 100% del danno ambientale.
foto 2: altra opera di presa. Notare la scala di monta dei pesci..sekkati dalla mancanza d'acqua... |
- cosa fare per difendere i torrenti e l'acqua come bene primario?
Multinazionali e impresa multiutilities locali stanno già affilando le armi per far pagare l'acqua che invece noi riteniamo un diritto essenziale per l'uomo e per l'ambiente e che quindi deve essere gestito fuori dalle logiche di mercato.
L'acqua potabile e pulita rappresenta una questione di primaria importanza perchè è insipensabile alla VITA UMANA e degli ECOSISTEMI TERRESTRI ed ACQUATICI.
L'accesso all'acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perchè determina la sopravvivenza delle persone e di tutte le specie e per questo è condizione per l'esercizio degli altri diritti umani.
Le azioni che possiamo (e dobbiamo) fare sono:
- informazione precisa e puntuale sull'assurdità di questa tecnologia
- attività di pressione sui politici a livello nazionale per la modifica della politica degli incentivi
- attività di pressione sui politici regionali perchè difendano il loro territorio non a parole (i pescatori votano...)
- attività di pressione sui politici locali (sindaci) perchè si oppongano a questi progetti
- unione delle forze tra tutti coloro che votarono al referendum 2011 per riportare l'acqua come tema politico essenziale
- contribuzione e sostegno ai Comuni che volontariamente rinunciano a questi progetti per il bene dei nostri fiumi e di flora e fauna acquatica.
UNITI SI VINCE
NOTE
NOTA 1 - Fonte Pubblicazione “CENTRALINE Dossier 2017” pagine 15-16
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