"Ogni cosa era piu' sua che di ogni altro perchè la terra, l'aria, l'acqua non hanno padroni ma sono di tutti gli uomini, o meglio di chi sa farsi terra, aria, acqua e sentirsi parte di tutto il creato." (Mario Rigoni Stern)

domenica 6 ottobre 2013

LA ZONA AGRICOLA SI TUTELA PER CHI LAVORA LA TERRA

La salvaguardia del territorio agricolo è uno dei caposaldi piu' violati da sempre. Si dice di voler salvagardare ma poi si fanno "linee guida strategiche" per recuperare i rustici non piu' funzionali...
Non parliamo poi degli agromeccanici o di quelli che fanno serre su cemento in zona agricola mentre potrebbero andare in zona industriale.
Chi resta a lavorare la terra ve favorito, ma non chi fa finta... 



Il sottoscritto Romeo Scarpa residente in Treviso via Sant'Elena Imperatrice, 21, in qualità di presidente protempore dell'associazione ITALIA NOSTRA sezione di Treviso,
  • esaminati gli elaborati del P.A.T. adottato dal Consiglio Comunale con delibera n.12 del 19-3-2013
  • considerato che la relazione tecnica a pagina 81 paragrafo 13.2.3 “Zona agricola”:
    Il P.A.T. promuove per gli ambiti di paesaggio agrario di interesse storico e culturale:
  • la conservazione, salvaguardia e valorizzazione del territorio agricolo e dei singoli elementi che lo caratterizzano (piccoli boschi, siepi, grandi alberi, ecc.), delle attività agricole ambientalmente sostenibili e dei valori storico-architettonici e archeologici presenti nel territorio;
  • la conservazione e la ricostruzione del paesaggio agrario e del relativo patrimonio di biodiversità;
  • la salvaguardia o la ricostruzione dei processi naturali degli equilibri idraulici e idrogeologici;
  • la definizione a livello strategico delle linee guida per il recupero degli annessi rustici non più funzionali alle esigenze delle aziende agricole.
    chiede le seguenti modifiche a:
    Relazione tecnica (pagina 81 81 paragrafo 13.2.3 “Zona agricola”):
    Il P.A.T. promuove per gli ambiti di paesaggio agrario di interesse storico e culturale:
  • la conservazione, salvaguardia e valorizzazione del territorio agricolo e dei singoli elementi che lo caratterizzano (piccoli boschi, siepi, grandi alberi, ecc.), delle attività agricole ambientalmente sostenibili e dei valori storico-architettonici e archeologici presenti nel territorio;
  • la promozione di zone dedicate alle coltivazione biologiche e biodinamiche con incentivi alla trasformazione delle colture e penalizzazioni per l'uso non sostenibile ambientalmente dei terreni;
  • la conservazione e la ricostruzione del paesaggio agrario e del relativo patrimonio di biodiversità con concessione di incentivi per il mantenimento e la riqualificazione;
  • la salvaguardia o la ricostruzione dei processi naturali degli equilibri idraulici e idrogeologici, favorendo l'utilizzo di sistemi di micro sfruttamento dell'energia rinnovabile;
  • la definizione a livello strategico di linee guida per il recupero degli annessi rustici non più funzionali alle esigenze delle aziende agricole solo in casi di comprovata necessità per la continuità dell'attività agricola di imprenditore principale o di suoi familiari entro il secondo grado.

    - Norme di Attuazione: nulla
    - Tavole di progetto: nulla
  • allega, per maggior precisione i seguenti documenti: nulla

1 commento:

  1. Carlo Boscardin - paesaggista7 ottobre 2013 alle ore 09:52

    Bene!!! Così chi ha la proprietà di un fabbricato rurale non più funzionale, ma storicamente presente nel territorio e nel paesaggio agrario, non potrà venderlo a chi vuol fare la scelta d'andare a vivere in campagna, anche se non agricoltore e, restaurare l'immobile conservandone la presenza nella campagna. In questo modo converrà al proprietario "agricolo" lasciare la casa rurale nel più completo abbandono, finché crollerà (magari con qualche aiuto), poi spianerà il rudere e farà arare l'area del sedime per una monocoltura a mais o soia più redditizia di tanti casini burocratici. Chi avrà convenienza e possibilità economica tra gli agricoltori a restaurare la casa storica per sé o per i suoi congiunti (solo se agricoltori altrimenti no), anche nell'ipotesi di trasformazione in agriturismo (quanti ne vogliamo ancora?), ci si dimentica che le case rurali erano così tante e grandi perché "ab illo tempore" necessitavano tante persone (che oggi non ci sono più) per le lavorazioni agricole, perché le stalle erano piene di vacche (che oggi non ci sono più) , perché i fienili dovevano conservare il foraggio (che oggi si conserva nei silos orizzontali), che i granai erano pieni di granaglie e altri di cavalletti e ramaglie per allevare "el cavaliér", che nel 1936 nella Marca c'erano 40.000 famiglie di contadini che allevano bachi da seta per la vendita dei bozzoli (gaéte), tutte situazioni che non ci sono più. Eliminiamo il "campo chiuso"! Adottiamo il "campo aperto"! Ma la può fare un PAT una simile rivoluzione?

    RispondiElimina

I commenti di contenuto ritenuto "inadatto" saranno eliminati..